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Discussione: Zigulì...

  1. #46

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    Non so dirti Franci. A me ha fatto un gran bene, ha dato molti stimoli e molto materiale per riflessioni e ricordi. Ma sai che io sono più proiettata di te... sul genere.
    Ah, ecco, per farti capire il livello... fai conto di leggere alcune delle cose mie di quando Lucrezia era pre-Ritalin...

  2. #47
    Administrator Pinguino reale L'avatar di kokoro
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    Quote Originariamente inviato da francesca Visualizza il messaggio
    quindi secondo voi dovrei buttarmi?
    Ci fosse un giusto o sbagliato sarebbe facile, Francesca!
    E' che c'é un giusto o sbagliato per me, un giusto o sbagliato per te... Che e' tutta un'altra roba.
    Io pero' mi sento di dirti che non ci sara' nulla che ti farà così male in questo libro, nulla che ti possa ferire davvero. Al massimo rinvangherai un po' di dolore che hai gia' provato, rivivrai un po' di disagio che hai gia' sentito in certe circostanze, piuttosto che ti risalira' la rabbia che hai sentito quando hai visto negare i suoi diritti a tua figlia... Tutto quello che hai letto nelle recensioni, se ne hai lette, e' solo la parte piu crudele della medaglia, quello che manca nella maggior parte delle recensione e' l'amore, e credimi non e' poi tanto male!
    Kokoro... con l'accento sulla terza ò!
    Ovvero Martina, mamma di Giulia (21 anni), Emma (18 anni SdD), Cesare (17 anni)

  3. #48
    Administrator Pinguino reale L'avatar di kokoro
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    Quote Originariamente inviato da drdlrz Visualizza il messaggio
    Ah, ecco, per farti capire il livello... fai conto di leggere alcune delle cose mie di quando Lucrezia era pre-Ritalin...
    Fra l'altro su questo lui fa delle esternazioni belle provocatorie che a confronto CRI e' una principiante e il te verde e' acqua naturale del rubinetto
    Kokoro... con l'accento sulla terza ò!
    Ovvero Martina, mamma di Giulia (21 anni), Emma (18 anni SdD), Cesare (17 anni)

  4. #49

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    Quote Originariamente inviato da francesca Visualizza il messaggio
    quindi secondo voi dovrei buttarmi?
    Certo che sì! Hai tutti i titoli per farlo, sei una mamma Falqui anche tu!
    milena, mamma di Francesca... e anche di Giorgia!

  5. #50

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    mi sa che mi avete convinto ... sto meditando se comprare l'e-book
    Francesca, mamma di Davide, Rosa, Margherita e Althea.

  6. #51

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    Quote Originariamente inviato da francesca Visualizza il messaggio
    Vi confesso che ho paura di comprarlo e leggerlo ... per lo stesso motivo per cui non guardo più film sui campi di sterminio nazisti, o simili ... per non essere costretta a guardare in faccia il dolore, a smuovere sentimenti che tengo ben nascosti nel mio animo, insomma tipo struzzo
    secondo voi sbaglio, vero?
    Credevo di aver scritto questo post senza accorgermene
    Se lo leggi tu Francesca ...forse posso farlo anche io ....
    Eve mamma di Eleonora 13 anni e Ale 20 anni

  7. #52

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    Ho finito di leggere questo libro solo dieci minuti fa, e come la maggior parte di voi, tutto di un fiato. Un bel libro, leggero nella scrittura ma profondo nei contenuti. Ha affrontato la disabilita' grave di suo figlio con estrema ironia talvolta, ma con infinito amore mischiato a rabbia in molti passaggi.
    Leggetelo se potete , e senza timore( Francesca ed Eve )
    Loredana, mamma di Emilio (1999) ed Edoardo sdd ( 2001)

  8. #53

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    Eccomi qua, l'ho letto
    Che dire, è sicuramente un libro molto ben scritto, asciutto, scorrevole, efficace ... però, ...
    Credo che i lettori di questo libro possano dividersi in due grandi categorie, ossia chi ha un figlio disabile e chi un figlio disabile non ce l'ha. Ora, penso che chi legge questo libro, e un figlio disabile (o handicappato come dice l'autore) non ce l'ha, appena gira l'ultima pagina pensa "meno male che non è capitato a me, poveraccio" ... il dolore è talmente intenso e percepibile, il dramma è così sviscerato e messo a nudo che inevitabilmente è destinato a provocare queste reazioni ... e purtroppo nessuna riflessione di tipo diverso. Chi invece, come noi, è incappato in questa sorte, cosa può provare? Cosa ci dice di nuovo? Che si può essere incazzati a morte con il mondo per quello che ci è capitato? che a volte si arriva ad odiare il proprio figlio e ad urlargli in faccia "non ti sopporto più"? mah, non so, forse non sentivo il bisogno di ritrovarmi faccia a faccia con tutto questo, anzi, come da sensazione iniziale prima di leggerlo credo ne avrei fatto volentieri a meno
    Insomma, sono pienamente d'accordo con l'autore quando dice, con una sincerità che desta in me profonda ammirazione, che questo libro lo ha scritto solo per se stesso, non per gli altri, e forse, dico forse, è giusto anche questo, non è detto che si debba scrivere un libro solo per comunicare qualcosa a qualcuno, per dare un messaggio al mondo (in questo caso sulla disabilità) ... Credo che l'autore abbia voluto tirare fuori, con grande coraggio, la parte più brutta di se stesso (anche perché sono sicura che c'è dell'altro) per provare a perdonarsi, non a cercare la comprensione degli altri, in una riflessione molto intimista che pare fregarsene altamente di quello che penserà il mondo
    Ovviamente queste è la mia personalissima impressione, molto condizionata da mio modo di vivere e di guardare alla disabilità, e comunque non vuole essere in alcun modo un giudizio sulla persona, me ne guardo bene.
    Francesca, mamma di Davide, Rosa, Margherita e Althea.

  9. #54

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    Ho comprato il libro, accidenti poi ho guardato la foto dell'autore e, tra l'altro mi sembra di conoscerlo, non mi piace. Io non mi intendo di fisiognomica ma questa persona non mi ispira! Affermazione stupida, anche perchè non lo conosco personalmente In ogni caso, io sono del parere che un libro deve "trasmettere" emozioni e sinceramente questo, a me non nè ha trasmesse, ma proprio nemmeno una...nè bella,nè brutta. Non si può dire che scrivi un libro solo per te stesso, nel momento in cui lo pubblichi sai per certo che sarai oggetto di critica e quindi.... Mi piacerebbe sapere cosa ne dice una persona che con il mondo della disabilità non ha nulla a che fare, ma a questo punto non vedo nemmeno perchè dovrebbe perdere tempo a leggerlo.
    Certo mi fa riflettere il fatto che noi con i nostri figli possiamo poco o tanto relazionarci, mentre lui ha pochi( se non nulli ) canali di comunicazione con il proprio figlio e quindi potrebbe essere che in alcune sue esternazioni io non sono in grado di capirlo, posso solo prendere atto di ciò che scrive.
    Credo comunque che nonostante tutto, ami i suoi figli....TUTTI!
    Eve mamma di Eleonora 13 anni e Ale 20 anni

  10. #55

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    Mi è venuto in mente però che, in un altro post, avevamo concordato tutti che scrivere fa' bene. E lo confermo e riconfermo. Spero che lui adesso stia meglio.
    Ultima modifica di evele; 24-01-2012 a 17:23
    Eve mamma di Eleonora 13 anni e Ale 20 anni

  11. #56

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    Sul n° di questa settimana di VITA c'è una bella intervista all'autore fatta da Bomprezzi (e riportando tra l'altro tutti i dubbi che gli avevo personalmente espresso come mio parere personale sulla "pericolosità" di un libro come questo) che secondo me chiarisce un po' meglio l'atteggiamento di Verga.
    Sullo stesso n° parlano anche del mio di libro... come "complemento" di una disabilità vissuta in maniera meno rabbiosa... anche se in questo caso non mi ritrovo molto nel trafiletto scritto dalla giornalista dopo un'intervista telefonica.
    Lato positivo... che deve aver letto anche il mio libro perchè ha scritto cose che io non le ho detto e che può aver estratto solo dal libro (la vita è come un camper etc etc ).
    Un'intervista un po' più "approfondita" sul mio libro l'ha pubblicata proprio poco fa un giornalista di Korazym.org (sito di un quotidiano di informazione cattolico online) a questo link: http://www.korazym.org/index.php/com...ml?directory=9
    Lo riporto per intero sul thread che parla di "Come aquiloni... o quasi".
    Non con la mole vincete o fallite ... siate il meglio di qualsiasi cosa siete
    www.darioweb.com

  12. #57

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    Che dire, è bello leggere anche punti di vista differenti, perchè questo ci fa capire come per suonare le corde delle emozioni non si possano fare corsi e non ci siano manuali di istruzione.
    SIamo diversi nel nostro sentire, e quindi sono diversi gli strumenti che vanno a grattare nel fondo del nostro animo.
    A me, ad esempio, ancora oggi a distanza di giorni dalla lettura, ci sono frasi che tornano alla mente e ancora mi colpiscono come stilettate al cuore, e il loro stile asciutto affila ancora di più la lama...
    Credo che sia la prima volta in assoluto che mi succede con un libro a tema di handicap di rimanere così coinvolta.
    Ci sono pillole, capitoletti, magari anche di poche righe, che ritorno ancora a leggere e rileggere, e ogni volta mi fanno un effetto moltiplicato, magari dal fatto che sono ritornata a riprendere proprio quel pezzetto in relazione al mio particolare stato d'animo di quel momento, e mi suscitano nuove riflessioni e, cosa importante, nuove domande...

  13. #58
    Super Moderator Pinguino reale L'avatar di ritz
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    Predefinito non solo Zigulì

    Parto da qui
    http://www.vita.it/images/cover/vita_20120120_vita.jpg
    da questa immagine che riassume quel che il libro mi ha trasmesso: il senso di un'amore struggente, di quelli che riducono in poltiglie cuore e animo.

    E scrivo a distanza di alcune settimane dalla lettura del libro, perchè sono entrata in uno stato di trance da allora.
    Mi si sono mischiati ricordi, dolori sopiti e quotidianità, in uno strano turbinio cui non riuscivo a dare forma. [catartico forse avere degli amici disposti ad aspettare il tempo dei nostri pensieri ]

    Lo abbiamo letto Alberto (mio marito) ed io in contemporanea. Rubandocelo nell'arco di un pomeriggio domenicale trascorso in casa con i figli.
    Non ci siamo detti nulla per delle ore. E poi ho questa immagine di lui il lunedì mattino seduto sul bordo del nostro letto, vestito, pronto per andare in ufficio. Il libro in mano, aperto in un punto preciso.
    Pareva un bambino alla vigilia dell'esame, intento nell'ultimo ripasso.

    Lo stesso lunedì abbiamo iniziato una serie di trafile burocratiche legate alle scelte future per Francesco che ci hanno tolto sonno e voglia di sorridere.
    E mentre mi sentivo così vicina a mio marito come non lo ero mai stata, ci siamo scambiati la lettura di stralci, di brani che ci erano entrati dentro, punte acuminate.

    E io? Io sono ripiombata nei ricordi di cottolenghi e estati al mare in colonia con ragazzi
    disabili.Di odori penetranti e pungenti, di pannoloni cambiati a omoni di varia stazza e fattezza.
    "NOn essere in grado di fare da sè" "NOn riuscire a badare a sè stesso": urlo di dolore e rabbia mischiati al senso di ingiustizia per vite apparentemente prive di senso.
    "Trovare nelle proprie abilità la leva per gestire l'esistenza": Francesco che sale (o non sale) le scale dopo avere varcato l'androne di una nuova scuola (sogno, desiderio, preoccupazione?)
    Questi i pensieri sciolti che mi hanno accompagnata.

    Il tutto mischiato al ricordo, tutt'oggi dolorosissimo, di quest'amica che se n'è andata da mesi ormai e che negli ultimi sprazzi di coscienza non faceva che ripetermi quanto non potesse sopportare di essere accudita e quanto nel contempo la facesse soffrire il non riuscire ad accettare i propri limiti, imposti dalla malattia...un lavorio costante cui ci eravamo impegnate reciprocamente solo fino a quelche mese prima, pensando ai nostri figli disabili.

    Che dire infine? Di certo apprezziamo maggiormente i libri che in qualche modo arrivano al momento giusto" per noi, per la nostra vita, per quel che andiamo facendo a pensando.
    E per dirla con le parole di alcune di voi"A me ha fatto un gran bene, ha dato molti stimoli e molto materiale per riflessioni e ricordi.", ha "rinvangato dolore gia' provato, ha fatto risalire la rabbia sentita quando ho visto negare i diritti a mio figlio."
    Ma del resto "Siamo diversi nel nostro sentire, e quindi sono diversi gli strumenti che vanno a grattare nel fondo del nostro animo."

    Io al signor Verga dico il mio grazie. Spero di trovare l'occasione di farlo personalmente uno di questi giorni.

    ps. per evele
    Il libro, mi dice un'amica, è il frutto di un percorso preciso: un corso di mutuo aiuto cui l'autore ha preso parte, insieme ad altri genitori e all'amica in questione. e dunque lo scrivere per sè ci sta eccome. in quest'ottica quel che si riesce ad esternare proprio per sè stessi, puo' finire per risultare di aiuto (catarsi?) anche per altri.

    E quanto ai lettori altri (quelli esterni al mondo della disabilità) mi scrive or ora un'amica
    carissima cui l'ho rifilato "leggerti una favola prima di andare a letto è come giocare a shangai con un malato di parkinson è bellssima: mi sembra molto molto azzeccato, e finalmente privo del buonismo melassa. "

  14. #59

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    Quote Originariamente inviato da ritz Visualizza il messaggio
    ps. per evele
    Il libro, mi dice un'amica, è il frutto di un percorso preciso: un corso di mutuo aiuto cui l'autore ha preso parte, insieme ad altri genitori e all'amica in questione. e dunque lo scrivere per sè ci sta eccome. in quest'ottica quel che si riesce ad esternare proprio per sè stessi, puo' finire per risultare di aiuto (catarsi?) anche per altri.
    @Rita e Cri: Sto per dire forse una scemenza, ma mi fa piacere che questo libro vi abbia aiutato a ripercorrere momenti della vostra vita, anche se negativi.
    E qui, la mia teoria è stravolta, perchè sembra che anche la rabbia fine a se stessa possa avere risvolti positivi
    Mia mamma sin da piccola mi ha cresciuta instillandomi un forte rispetto verso le esigenze altrui, giustissimo, senonchè io ho sempre anteposto il benessere psico-fisico degli altri rispetto al mio. Con la nascita di Eleonora, questo mio modo di vivere chiaramente è andato in tilt, perchè oltre agli altri c'era lei e infatti dopo qualche anno ho cominciato a vacillare anche io....pensieri di non riuscire a crescerla, pensieri di un futuro nero ecc Poi piano piano ho cominciato a pensare a me stessa e contemporaneamente sono riuscita a "organizzare" un po' la giornata tipo (terapie,casa,scuola,lavoro) e di conseguenza anche la mia vita di donna, non solo di mamma. Non si finisce mai di imparare, quindi di strada ne devo fare ancora tanta. Ma tutto questo per dire che ..non che io sia diventata egoista, ma la rabbia vista in un contesto di crescita e di aiuto mi va bene, ma la rabbia fine a se stessa faccio fatica a capirla. Molto probabilmente però, sono rimasta molto "scossa" dalla prima recensione che ho letto sul Corriere della Sera, in cui "giustificava" alcuni suoi atteggiamenti semplicemente perchè aveva un figlio disabile. Non so se mi sono spiegata,
    Eve mamma di Eleonora 13 anni e Ale 20 anni

  15. #60

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    Quote Originariamente inviato da evele Visualizza il messaggio
    E qui, la mia teoria è stravolta, perchè sembra che anche la rabbia fine a se stessa possa avere risvolti positivi
    per quanto riguarda me, non si tratta tanto della finalizzazione intenzionale della rabbia. Magari.
    Il fatto, per me, è che, dopo essere stata incazzata per anni, nel profondo di me stessa è rimasto un nucleo di rabbia pura che non se ne va e a cui bisogna impedire di fare danni.
    Negli anni in cui ho avuto così tanta rabbia, non è che non seguivo mia figlia. Anzi. Lo facevo molto di più di ora, perchè mi ci "accanivo", ed era proprio perchè la rassegnazione (uso questo termine perchè l'accettazione vera io non so cosa sia) non era ancora subentrata nemmeno in minima misura. In fondo, quindi, la rabbia era finalizzata... ma finalizzata male!!!
    Tu parli di "rabbia fine a se stessa" e la contrapponi alla rabbia costruttiva.
    Ecco, invece per me (e sottolineo per me, perchè appunto siamo tutti differenti) c'è la rabbia. Punto. La rabbia può avere diverse intensità. Ma soprattutto, grande o piccola che sia, bisogna vedere che direzioni prende.
    L'iperattivismo che prende molti di noi genitori nei primi anni di vita dei nostri cuccioli secondo me è una manifestazione camuffata della rabbia (della serie: sono arrabbiato perchè mi si è rotto il giocattolo-> ora lo riparo io).
    Anche se, con l'emergere di una certa rassegnazione alla realtà dei fatti, il mio nucleo di rabbia è diventato sempre più piccino, so che devo fare tanta attenzione a non illudermi che sia scomparso. Diversamente, lui riesce a prendere stradine laterali e a fare danni in modo impensato, infiltrandosi nei posti più nascosti, facilitato dalle sue dimensioni e dal fatto che in certi periodi abbasso la guardia considerandolo inoffensivo...
    Ecco perchè per me è tanto importante farmi riscoprire la mia rabbia. Tirare fuori quel sassolino e vederlo diventare gigantesco, sentirlo crescere, e in fondo ammirarlo. Perchè la rabbia è una sensazione forte che ti fa sentire vivo, potente, capace di tutto. Solo riscoprendolo in tutto il suo splendore poi riesco a farlo rimpicciolire, nel tempo che è necessario e che differisce ogni volta, e a rimettere il sassolino nella sua scatolina, in fondo al mio cuore. Sicura di non sottovalutarlo di nuovo.
    Fino alla prossima occasione di incontrarci.
    Che non mancherà, per me, stanne certa

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