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Mi chiamo Antonella e sono una trismamma.
Potrei essere definita una mamma per metà speciale in quanto il mio terzo figlio, attualmente di 21 mesi, è nato con la trisomia21 meglio conosciuta come sdD.
“Cosa significa essere la mamma di un bambino con sdD”? Prima di rispondere alla domanda, vorrei fare una premessa.
La sdD non è una malattia ma una condizione genetica che non necessariamente prevede l’associazione di patologie e quando queste non insorgono la riabilitazione psico-motoria dei bambini con sdD è più veloce e in ogni modo, tutti, seppure con tempi diversi, raggiungono le tappe di sviluppo, quelle solite, di ogni bambino normo.
Un continuo controllo medico, un sano ambiente familiare, l’amore e la fiducia delle persone che ruotano intorno a queste persone, saranno in grado di formare persone autonome, intelligenti capaci di lavorare e studiare, praticare sport proprio come ogni persona di questo mondo. Io non giudico chi si sente di abortire perché il test prenatale ha evidenziato una grossa probabilità che nasca un bambino con sdD, invito solo a riflettere prima di farlo se quello è l’unico problema.
Pensate che oggi anche chi nasce con una malformazione cardiaca tipica, come spesso accade, ha grandi opportunità di condurre una vita “normale”. Vorrei invitarvi ad una riflessione. Immaginate una gravidanza “sana” al termine della quale, per un qualsiasi intoppo, il bambino venga condannato ad una vita vegetale, che sicuramente, di per sé, è peggio della sdD, cosa deve fare un genitore in tal caso? L’amniocentesi non l’aveva previsto e allora questo bambino dovrà essere ucciso perché non corrisponde all’idea di figlio che avevano i genitori?
Il mio bambino è bellissimo, gioioso, intelligente e sano. Secondo voi non aveva diritto alla vita solo per il terzo cromosoma in più che si è trascinato dietro il suo bagaglio genetico? Io sono fiera, tutti noi siamo fieri di lui, il papà e i suoi due fratelli e non sappiamo, nessuno di noi, pensare ad una vita senza lui.
Ha dato un senso alle nostre vite che stavano rischiando di pietrificarsi in una società statica in cui sembra che le cose importanti siano un materialismo sfrenato e una ricerca continua dell’immagine tipo, una società in cui sembra che esistano solo uomini-cloni di altri uomini, tutti facenti parte del solito clichè. Ed ecco che vedere il diverso diventa destabilizzante ela paura di una vita complicata ti fa rincorrere un prototipo di vita che non esiste. Detto questo, torno a rispondere alla domanda iniziale.
Cosa significa essere la madre di un bimbo con sdD?
Significa morire dopo la sua nascita ,
impazzire mentre lui ti cerca,
piangere mentre lui ti ride,
aver paura mentre lui si affida a te.
Significa maledire la vita mentre lui ti ringrazia per averlo messo al mondo,
pensare che la vita sia finita mentre lui pensa che ora è incominciata,
pensare solo alla diagnosi mentre lui ti implora di guardarlo,
significa imparare ad avere fiducia.
Significa risalire dopo aver toccato il fondo,
reagire a quella vita che tutto sommato ti ha risparmiata,
significa vergognarti di non averlo subito accettato diversamente da lui, che invece, ti ha riconosciuta da subito,
dimenticare i referti, scoprirlo come la tua essenza e rinascere ad una nuova vita.
Significa riscoprire il valore delle piccole cose,
dare valore all’invisibile,
significa imparare a ringraziare per ciò che la vita ti ha dato,
imparare ad amare la vita,
a guardare oltre l’apparenza.
Significa conoscere l’imperfetto e rendersi conto che nessuno a questo mondo è perfetto,
che la normalità è un fatto relativo ,
significa imparare a rispettare il tempo e che i mostri alla luce fanno meno paura.
Significa obbligarti a guardarti dentro per capire chi sei,
gioire per ogni piccolo traguardo,
significa vivere in apnea fino al prossimo controllo,
a non dare niente per scontato,
a sperare che la tigre guardinga rimanga assopita, innocua lì dove l’hai lasciata,
significa imparare ad essere serena,
a gestire le paure e le incertezze,
smettere di correre dietro alla felicità perché hai capito che decide lei quando venirti incontro.
E meravigliarti!
Meravigliarti del sole che sorge, del fiore che sboccia e del mare in tempesta perché ora guardi il mondo attraverso gli occhi del tuo bambino,
significa ridere con il cuore perché i suoi sorrisi sono portatori sani di buonumore,
significa ogni giorno ringraziare Dio per averti concesso il miracolo della vita e chiedergli di farti essere all’altezza del suo disegno.
Ecco. Questo vuol dire essere la madre di un bambino con sdD.
Antonella – blog Colori dell’Amore
E per voi cosa significa?
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