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Discussione: fluoxetina (prozac) come possibile cura??

  1. #1

    Predefinito fluoxetina (prozac) come possibile cura??

    Leggete un pò...

    Sindrome di down. Un antidepressivo per curarla

    Uno studio italiano, condotto su topi, rivela che già in fase prenatale la fluoxetina è in grado di riabilitare tutte le parti del cervello dell’animale affetto dalla sindrome. Il tutto senza effetti collaterali visibili. Ed ora si studierà la durata dell’effetto


    13 DIC - Una delle più comuni anomalie cromosomica, la sindrome di Down, ha trovato oggi una cura sul topo, che, mediante l’antidepressivo fluoxetina, ne ripristina il cervello, e dunque le abilità cognitive compromesse dalla condizione. Lo studio è stato svolto dal Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, guidato da Renata Bartesaghi, ed è pubblicato sulla rivista di neuroscienze Brain.
    Nel down c’è un grave difetto nelle diverse strutture cerebrali nella generazione di neuroni, molto ridotti in numero: tale difetto comporta le disabilità cognitive note. La sindrome è associata ad un ritardo cognitivo e nella crescita fisica e a un particolare insieme di caratteristiche del viso.
    Riguardo al cervello, il numero maggiore di neuroni si genera prima della nascita, ma una parte di essi viene prodotta in fase postnatale, nel periodo neonatale e poi durante l’arco della vita, in una regione del cervello chiamata ippocampo,.
    “Sappiamo che gli antidepressivi stimolano la produzione dei neuroni nel cervello adulto sano: in una prima ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati qualche anno fa, abbiamo pensato di trattare con la fluoxetina – un comune antidepressivo - un modello di sindrome di Down di topo appena nato”, ha affermato la Professoressa Renata Bartesaghi. “Da questi studi si era visto che il numero dei neuroni dell’ippocampo diventa normale e che tali cellule nervose maturavano bene”, mentre nei down sappiamo si sviluppano male, con dendriti atrofici.

    La gran parte dei neuroni, però, si forma prima della nascita, sia nell’animale che nell’uomo: così nello studio odierno, per la prima volta, vengono trattati con la fluoxetina non i neonati di topo, ma le mamme di questo animale durante la gravidanza. “Ed è emerso che il trattamento prenatale ripristina il cervello in tutte le sue parti, e non solo nell’ippocampo. Il tutto senza effetti collaterali negativi: per il figlio non sono stati rilevati danni apparenti del corpo, né un aumento della mortalità; nella madre non si sono verificati problemi in gravidanza, né un aumento di aborti o una diminuzione del numero di cuccioli”, prosegue Bartesaghi. “Quello che possiamo dire è che il farmaco aumenta la presenza di serotonina nel cervello - un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione dell’umore -, che è una sostanza critica affinché i neuroni nascano e si sviluppino bene. La disponibilità aumentata di serotonina stimola la neurogenesi e questo sviluppo”.
    Il prossimo obiettivo del gruppo di ricerca è dimostrare quanto a lungo dura questo effetto. Inoltre, “spero che la comunità clinica dei pediatri abbia uno stimolo da questa ricerca per ideare dei trial clinici sui bambini”, conclude la Professoressa.
    Lo studio è stato finanziato dalla Fondazione Jérôme Lejeune, che sponsorizza la ricerca sulla sindrome di Down.

    http://www.ansa.it/web/notizie/speci...n_9768940.html


    Trovare una possibile cura iniziabile già "in utero" darebbe finalmente un senso allo sviluppo delle metodiche per la diagnosi prenatale, e ben differente da quello attuale!!
    Speriamo che questa scoperta possa essere utile anche nell'uomo, sarebbe una cosa molto molto bella!!
    Potrebbe cambiare il destino di tanti bimbi... la scelta potrebbe essere ben diversa da quella attuale (in cui tante mamme abortiscono alla notizia)... spero ovviamente che il farmaco possa aiutare anche i bimbi già fra noi, ma l'idea di poterne salvare tanti dall'IVG è semplicemente una cosa che non avevo nemmeno mai osato sperare, e invece...
    Speriamo che le ricerche proseguano e diano buoni frutti!!!

  2. #2

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    Precisazione: nessun intento di malgiudicare chi interrompe una gravidanza, solo tanta tanta gioia all'idea che dei bambini possano avere un futuro!

  3. #3

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    Speriamo che funzioni
    ......basta guardarsi negli occhi per scoprire il nostro percorso.....il percorso dell' Amore.

  4. #4

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    che bella notizia.ma sulle persone?quando proveranno il faramco sui bambini?
    Anna,mamma di jaja 9 anni.

  5. #5

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    Anna spero che la sperimentazione possa partire presto, per lo meno sulle categorie per le quali il farmaco è già approvato (ossia sopra i 7 anni). Non essendo un farmaco di quelli non utilizzabili in gravidanza, io spero che possano fare in tempi ragionevoli anche una sperimentazione sulle donne incinte che sanno di aspettare un bimbo down... è senza dubbio una cosa che potrebbe dare notizie di sè senza che passino secoli!!

  6. #6
    Administrator Pinguino reale L'avatar di paola
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    Il prozac che controindicazioni ha negli adulti in generale e nei bambini in particolare?
    "Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente"

  7. #7

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    paola ma forse non è il prozac ma una sostanza del prozac pura non credo che diano il prozac ai neonati vedrò il bugiardino su internet...bho.
    sto gurdando non mi sembra che vada bene
    Crescita e sviluppo puberale: i dati di letteratura relativi a crescita staturale, sviluppo sessuale, cognitivo, comportamentale ed emotivo sono limitati. In uno studio, della durata di 19 settimane, è stata osservata una riduzione della crescita dopo trattamento con fluoxetina in pazienti pediatrici. In questa classe di pazienti la sicurezza della fluoxetina non è stata valutata per trattamenti di durata superiore alle 19 settimane. Monitorare crescita e sviluppo puberale nei bambini trattati con fluoxetina[2].

    Interruzione del trattamento/sindrome da astinenza: la sospensione del trattamento con fluoxetina deve avvenire gradualmente per ridurre il rischio di sindrome da astinenza (nausea, capogiri, cefalea, vomito, dolori muscolari, acatisia, disturbi del sonno)

    suicidio/ideazione di suicidio in pazienti pediatrici: gli SSRI non sono registrati per il trattamento della depressione nei pazienti pediatrici ad eccezione della fluoxetina (bambini con età =/> 8 anni). La depressione è una patologia rara nel bambino (prevalenza 0,5%), aumenta nell'adolescenza (prevalenza 3%) ed è associata ad un rischio suicidario importante[3]. Sulla base dell'analisi di 11 studi clinici in pazienti pediatrici trattati con SSRI per il disturbo depressivo maggiore (MDD), le agenzie regolatorie inglese CSM (Commitee on Safety of Medicines) e americana FDA hanno verificato che ci sono dati clinici di efficacia per fluoxetina e probabilmente per citalopram, ma non per gli SSRI paroxetina, sertralina e venlafaxina. Inoltre l'uso degli SSRI, in questa classe di pazienti, è stata associata ad un aumento di comportamento suicida (ideazione di suicidio, tentativo di suicidio, autolesionismo)

    indrome serotoninergica: tutti gli SSRI, inclusa fluoxetina, possono causare sindrome serotoninergica, evento avverso raro ma potenzialmente pericoloso per la vita. L'associazione con farmaci ad attività serotoninergica aumenta il rischio per questa sindrome i cui sintomi possono comprendere: alterato stato mentale, febbre, agitazione, tremori, mioclono, iperreflessia, atassia, incordinazione, diaforesi, brividi e sintomi gastrointestinali. Raramente, sono stati anche osservati aumento del conteggio dei globuli bianchi, della creatinfosfochinasi, delle transaminasi epatiche o diminuzione del bicarbonato sierico, coagulazione intravascolare disseminata, mioglobinemia e insufficienza renale. Le manifestazioni cliniche non correlano con la concentrazione ematica di serotonina perché quello che conta è la sua concentrazione a livello della terminazione nervosa. Il trattamento della sindrome serotoninergica prevede sedazione, raffreddamento esterno, somministrazione di farmaci antiepilettici e antipertensivi[2].
    Mania/ipomania: la fluoxetina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi positiva di mania. Sono stati infatti riferiti psicosi e viraggio del tono dell'umore verso una fase maniacale, che ha richiesto la sospensione del farmaco, in pazienti trattati per la depressione. L'incidenza di mania e ipomania tende ad aumentare nei pazienti pediatrici[2].

    Eruzione cutanea: nei trial clinici sono stati riportati episodi di eruzione cutanea associati ad allergia con coinvolgimento sistemico (polmoni, reni, fegato). In caso di comparsa di reazioni cutanee e/o allergiche, la fluoxetina deve essere sospesa[2].

    Convulsioni: la fluoxetina deve essere impiegata con cautela in pazienti con epilessia controllata; è controindicata in caso di epilessia instabile. Il farmaco deve essere sospeso se compaiono convulsioni o se aumenta la frequenza delle convulsioni[2].

    Insufficienza epatica: la fluoxetina è metabolizzata dal fegato e in caso di ridotta funzionalità dell'organo possono aumentare i livelli plasmatici fino a comparsa di tossicità (un aumento di 1,5 volte i valori basali di SGOT è indice di disfunzione epatica). Pertanto, nei pazienti con insufficienza epatica, può essere richiesto un aggiustamento della dose (riduzioni anche fino al 50%) oppure un aumento dell'intervallo di somministrazione (es. a giorni alterni)[2].

    Insufficienza renale: la somministrazione di fluoxetina (20 mg/die per 2 mesi) in pazienti con insufficienza renale grave (GFR < 10 ml/min) in dialisi non ha determinato differenze significative di concentrazione plasmatica rispetto ai pazienti con funzionalità renale nella norma[2].

    Malattia cardiaca: nei trial clinici la fluoxetina non è risultata influenzare la conduzione cardiaca[2].

    Perdita di peso: nei pazienti in terapia con fluoxetina può verificarsi perdita di peso proporzionale al peso iniziale.

    Diabete: nei pazienti con diabete la somministrazione di un SSRI può influenzare il controllo glicemico. L'aumento del tono serotoninergico indotto dall'antidepressivo, infatti, sembrerebbe aumentare la secrezione e la sensibilità all'insulina[4]. Con fluoxetina è stata osservata ipoglicemia durante la terapia e iperglicemia alla sospensione dell'antidepressivo. Il dosaggio dei farmaci antidiabetici, ipoglicemizzanti orali e insulina, potrebbe richiedere quindi un aggiustamento[5].

    Acatisia, irrequietezza psicomotoria: nelle prime settimane di terapia con fluoxetina può manifestarsi acatisia, incapacità a stare fermi. Aumenti della dose di fluoxetina possono indurre un ulteriore peggioramento della sintomatologia[2].

    Emorragia: gli SSRI sono associati a comparsa di ecchimosi e porpora. Con fluoxetina, l'incidenza di questi effetti collaterali così come eventuali emorragie del tratto gastrointestinale o emorragie ginecologiche sono eventi non frequenti. Cautela in caso di associazione con farmaci che possono influenzare la coagulabilità del sangue (antipsicotici atipici, fenotiazine, antidepressivi triciclici)[2].

    Terapia elettroconvulsivante: i pazienti trattati con terapia elettroconvulsivante e fluoxetina possono andare incontro a convulsioni prolungate. Sebbene l'incidenza sia rara, si raccomanda cautela[2].

    Iponatremia: gli SSRI possono indurre iponatremia (valore medio di 120 mmoli/L) con un aumento del rischio di 3,5 volte[6]. Nella maggior parte dei pazienti questo effetto avverso si manifesta durante il primo mese di terapia; il rischio è maggiore nelle donne anziane e nei pazienti in terapia con diuretici. L'iponatremia si manifesta con confusione, convulsioni, senso di fatica, delirio, sincope, sonnolenza, agitazione, vertigini, allucinazioni; più raramente con aggressività, disturbi della personalità e depersonalizzazione. La comparsa quindi di sintomi neuropsichiatrici durante il primo mese di trattamento deve suggerire la misurazione degli elettroliti sierici[2].

    Sindrome da inappropriata secrezione di ADH: monitorare natremia ed uremia al basale e dopo 2 settimane dall'inizio del trattamento con SSRI ed eseguire ulteriori controlli qualora i pazienti manifestino sintomi come debolezza, letargia, cefalea, anoressia, confusione, stipsi ed aumento di peso[2].

    FANS: poiché sia gli SSRI sia i FANS, incluso acido acetilsalicilico, sono associati ad un aumento del rischio di sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore, l'eventuale associazione farmacologica richiede cautela. Nel caso non fosse possibile evitare l'associazione farmacologica preferire un antidepressivo a bassa inibizione del reuptake della serotonina, soprattutto nei soggetti a maggior rischio. In questi pazienti (età > 65 anni, anamnesi positiva per ulcera peptica o per sanguinamento gastrointestinale, pazienti defedati, pazienti in terapia con anticoagulanti o corticosteroidi) valutare la possibilità di ricorrere ad un trattamento gastroprotettivo[2].

    Farmaci con attività serotoninergica (destrometorfano, tramadolo, meperidina, venlafaxina, trazodone, nefazodone, paracetamolo, dossilamina, pseudoefedrina, linezolide, triptofano, ossitriptano, risperidone): in associazione a fluoxetina aumenta il rischio di sindrome serotoninergica. Con triptofano e fluoxetina si possono manifestare agitazione e nausea. Destrometorfano, tramadolo e meperidina inibiscono la ricaptazione della serotonina[2].

    Antipsicotici atipici: l'ipertensione indotta dagli antipsicotici atipici è un evento avverso noto. In associazione a SSRI il rischio aumenta probabilmente per inibizione farmacometabolica degli SSRI sugli antipsicotici. Poiché l'esordio dell'ipertensione è precoce, monitorare attentamente i valori pressori soprattutto nelle prime fasi dell'associazione terapeutica[2].

    Barbiturici: la co-somministrazione di SSRI e barbiturici potrebbe comportare un abbassamento della soglia convulsiva. Possibile antagonismo dell'effetto anticonvulsivante[2].

    Litio: in associazione a SSRI si può manifestare tossicità da litio[2].

    Sibutramina: la co-somministrazione con SSRI non è raccomandata[2].

    Pimozide, tioridazina: l'associazione con SSRI è controindicata (rischio di gravi aritmie ventricolari, fra cui “torsione di punta”)[2].

    Neurolettici: la co-somministrazione con SSRI richiede cautela perché può favorire la comparsa di sindrome maligna da neurolettici[2].

    Gravidanza: valutare attentamente il rapporto rischio/beneficio prima di somministrare fluoxetina in donne in gravidanza. La FDA ha inserito la fluoxetina nella classe C per l'uso dei farmaci in gravidanza (la classe C comprende farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto (teratogenico, letale o altro) e per i quali non sono disponibili studi controllati in donne oppure farmaci per i quali non sono disponibili studi né sull'uomo né sull'animale. I farmaci di classe C dovrebbe essere somministrati solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto). La depressione può arrivare a colpire fino al 20% delle donne in stato di gravidanza ed è stata associata a ritardo di crescita uterina e a basso peso alla nascita. La depressione materna non trattata può inoltre alterare il rapporto madre-neonato (scarsa capacità genitoriale). Gli studi clinici relativi all'impiego degli SSRI (intesi come classe terapeutica) hanno evidenziato un basso rischio di anomalie congenite. L'esposizione agli SSRI durante il terzo trimestre di gravidanza può provocare nel neonato la comparsa della sindrome da astinenza da SSRI e ipertensione polmonare persistente[7];[8]. I sintomi più frequenti relativi alla sindrome da astinenza includono: agitazione, irritabilità, ipo/ipertonia, iperriflessia, sonnolenza, problemi nella suzione, pianto persistente. Più raramente si sono manifestati ipoglicemia, difficoltà respiratoria, anomalie della termoregolazione, convulsioni. L'ipertensione polmonare persistente è una grave patologia che richiede terapia intensiva e che può indurre anomalie dello sviluppo neurologico e morte. L'incidenza è pari a 1/100 neonati esposti a SSRI nella seconda metà della gravidanza rispetto ad una incidenza di 1/1000 nati vivi nella popolazione generale. Probabilmente questa patologia è correlata ad effetti della serotonina sullo sviluppo cardiovascolare[9]. Il passaggio transplacentare degli SSRI può provocare emorragie nel neonato[10]. Non sono noti gli effetti dovuti all'esposizione in gravidanza agli SSRI sullo sviluppo neurocomportamentale dei bambini. Nelle donne in gravidanza in terapia con SSRI si raccomanda un monitoraggio ecografico fetale alla 20ª settimana per evidenziare eventuali malformazioni fetali e il monitoraggio di segni e/o sintomi riconducibili a tossicità neontale (distress respiratorio, ittero, convulsioni, PPHN)[2].

    Allattamento: la fluoxetina e il suo metabolita attivo norfluoxetina sono escreti nel latte materno. In letteratura sono stati riportati eventi avversi in bambini allattati al seno, pertanto l'allattamento al seno non è raccomandato in donne che assumono fluoxetina[2].
    Anna,mamma di jaja 9 anni.

  8. #8
    Administrator Pinguino reale L'avatar di paola
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    Quote Originariamente inviato da Anna211061 Visualizza il messaggio
    paola ma forse non è il prozac ma una sostanza del prozac pura non credo che diano il prozac ai neonati vedrò il bugiardino su internet...bho.
    sto gurdando non mi sembra che vada bene
    Beh parliamo di un antidepressivo non di vitamine, per cui la sperimentazione ha ancora un bel pezzo da fare. Sinceramente non so neanche quale genitore correttamente informato, potrebbe acconsentire a far sottoporre il figlio a tale sperimentazione
    "Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente"

  9. #9

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    urka addirittura il prozac. . .io sono terrorizzata dagli antibiotici, figuriamoci degli antirepressivi
    non capisco come non possa avere controindicazioni o meglio effetti collaterali visibili. . ma secondo voi che significa qs definizione riportata nel articolo? che il feto non ha subito malformazioni?
    Fa rumore camminare tra gli ostacoli del cuore! (Ligabue - Gli ostacoli del cuore)

  10. #10
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    Mah...mi trova un pò scettico sta notizia. Naturalmente ogni genitore vorrebbe una "ricetta miracolosa" per rendere almeno silente (se non estirpare del tutto) stò famoso cromosoma extra...e non penso che, se sarà un giorno possibile farlo con un farmaco, questo potrà essere somministrato a tutti indistintamente e soprattutto ad individui già nati.
    Non sono un medico e tantomeno mi intendo di medicina, ma vedo più fattibile una mutazione della condizione nel grembo materno che non quando l'individuo è gia nato e formato. Che poi sia possibile fermare l'avanzata della degenerazione intellettiva...magari si può fare, così come si cerca di tardare il più possibile gli effetti di malattie come l'Alzheimer.
    L'anatroccolo non diventa cigno ma vola lo stesso

  11. #11

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    Quote Originariamente inviato da Laura74 Visualizza il messaggio
    urka addirittura il prozac. . .io sono terrorizzata dagli antibiotici, figuriamoci degli antirepressivi
    non capisco come non possa avere controindicazioni o meglio effetti collaterali visibili. . ma secondo voi che significa qs definizione riportata nel articolo? che il feto non ha subito malformazioni?
    no so??è controindicato ingravidanza.....
    Anna,mamma di jaja 9 anni.

  12. #12

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    Quote Originariamente inviato da Anna211061 Visualizza il messaggio
    no so??è controindicato ingravidanza.....
    infatti dicono di valutare attentamente se somministrare il prozac io gravidanza per rischio malformazioni. . .bah
    Fa rumore camminare tra gli ostacoli del cuore! (Ligabue - Gli ostacoli del cuore)

  13. #13

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    E' chiaro palese e lampante che prima di pensare a un utilizzo clinico di questo farmaco su bambini, nati o no, è necessaria una attenta sperimentazione clinica.
    Mi permetto però di dire che la fluoxetina è un farmaco utilizzato da circa 25 anni e che quindi è molto ben conosciuto, nei suoi aspetti positivi e negativi, e che sebbene palesemente non sia acqua fresca non è nemmeno un farmaco "pericoloso" con questo intendendo una cosa paragonabile chessò, a una chemioterapia.
    E' un farmaco che SE I BENEFICI SUPERANO I RISCHI si usa con tranquillità in gravidanza e nei bambini sopra gli otto anni/adolescenti, in quanto non causa effetti collaterali gravi. Chiaramente ripeto se i benefici superano i rischi. Mia sorella ad es. la ha assunta un periodo in adolescenza per una s. depressiva.
    Credo comunque che si debba essere molto prudenti e prendere la notizia per quel che è.
    Ossia, ci siamo accorti che NEL TOPO alzare i livelli del neurotrasmettitore serotonina causa un miglioramento marcato della situazione cerebrale, tale quasi da rasentare la normalizzazione se la "terapia" è iniziata in utero.
    Questa è secondo me una scoperta EPOCALE nel senso che nessuno mai prima aveva ottenuto un risultato anche solo lontanamente paragonabile.
    Non significa affatto che da domattina mettiamo la fluoxetina nelle vitamine per gravidanza però!!
    Ma pensate a cosa può voler dire in meri termini economici: ci sono moltissimi farmaci che aumentano la serotonina in commercio.
    Sino a ieri mattina, investire in ricerca sulla s. di Down poteva sembrare a chi purtroppo diciamocelo ha i soldi per farlo "troppo difficile", tempo perso.
    Oggi secondo me si accende una prospettiva diversa, forse in fondo non è poi così difficile fare qualcosa di significativo per queste persone...
    E spero che le case produttrici degli antidepressivi serotoninergici decidano che sì, vale la pena provarci.
    Perchè scusate se ve lo dico molto francamente, ma se per la s. di Down negli ultimi vent'anni si fosse investito in ricerca quello che in un anno si spende per ad es. la sclerosi multipla, o più tristemente quello che si è investito nella diagnostica prenatale, una cura da fare già ci sarebbe, ne sono certissima.
    E' desolante per me vedere quanto poco si pubblichi in questo senso.
    E' vero che partecipare a una sperimentazione clinica significa correre anche dei rischi, nulla da dire su questo.
    Ma a volte i giochi valgono la candela.
    E comunque se non si vuole partecipare in prima persona, anche solo sapere che nel mondo c'è chi ci sta credendo e ci sta provando secondo me fa un bell'effetto.

    Io sono qui, non posso fare in concreto nulla di esaltante, ma spero tanto tanto di poter vedere i risultati concreti di queste ricerche, perchè è un sogno vedere l'umanità che progredisce e oggi quel sogno mi sembra un pò meno irraggiungibile!!

  14. #14
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    Quote Originariamente inviato da moneypenny Visualizza il messaggio
    Sino a ieri mattina, investire in ricerca sulla s. di Down poteva sembrare a chi purtroppo diciamocelo ha i soldi per farlo "troppo difficile", tempo perso.
    Oggi secondo me si accende una prospettiva diversa, forse in fondo non è poi così difficile fare qualcosa di significativo per queste persone...
    E spero che le case produttrici degli antidepressivi serotoninergici decidano che sì, vale la pena provarci.
    La penso esattamente così, perchè vuol dire che se c'è qualcuno che investe tempo e denaro per la ricerca sulla sdD, vuol dire prima di tutto che non si sono "dimenticati di noi"...e che magari c'è la possibilità in un futuro di poter migliorare la condizione delle persone, che sia sotto il profilo cognitivo o anche solo fisico.
    La notizia importante forse è proprio questa...e cioè che qualcuno ci sta lavorando
    L'anatroccolo non diventa cigno ma vola lo stesso

  15. #15

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    Quote Originariamente inviato da moneypenny Visualizza il messaggio
    E' chiaro palese e lampante che prima di pensare a un utilizzo clinico di questo farmaco su bambini, nati o no, è necessaria una attenta sperimentazione clinica.
    Grazie Moneypenny per aver segnalato questo articolo, certamente interessante...e grazie sopratutto per aver chiarito meglio il punto nel tuo secondo post...le precisazioni che hai fatto secondo me sono preziosissime perchè chi legge queste pagine possa avere un'idea più chiara e realistica di ciò di cui si sta parlando e anche del perchè del tuo entusiasmo senza che ci sia il richio da una parte di cadere in allarmismi e dall'altra di generare false speranze: entrambe potrebbero essere reazioni comprensibili tenendo conto che la maggior parte delle persone che leggono qui non sono medici ma genitori e quindi quello che per te è "chiaro, palese e lampante" potrebbe di fatto non esserlo...
    Margherita, sorella di Elena...da sempre!

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