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Discussione: Jenny, la ragazza down che ha fatto causa ai genitori per essere indipendente

  1. #1

    Predefinito Jenny, la ragazza down che ha fatto causa ai genitori per essere indipendente


  2. #2

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    Grazie della segnalazione Cri.
    Un articolo, ma sopratutto un episodio, che interroga profondamente sui diritti "reali" delle persone con sindrome di Down e sulla nostra "reale" disponibilità a lasciarglieli esercitare... e fino a che punto.
    Non univoca la risposta... ma ineludibile la domanda.
    Non con la mole vincete o fallite ... siate il meglio di qualsiasi cosa siete
    www.darioweb.com

  3. #3

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    Eh già.
    Tra le nostre priorità dichiarate di genitori c'è immancabilmente quella di portare i nostri figli ad esercitare un loro "libero arbitrio", ma cosa succede poi quando questo li porta al di fuori dell'alvo del "progetto" di vita che abbiamo pensato per loro?
    E quanto c'è di nostro, e quanto di loro, in questo progetto?
    Nel leggere questa storia ci viene naturale metterci dalla parte di Jenny.
    Ci sembra che quei genitori che hanno portato la figlia a questo livello di indipendenza emotiva debbano essere di per sè realizzati nel loro compito parentale. Ma credo che anche loro si pongano i nostri stessi quesiti. Quanto c'è di Jenny in queste scelte? Quanto i nostri figli sono influenzabili e "manipolabili" da altri contesti?
    Per quanto peroriamo la causa della loro libertà di scelta, in fondo sembra che siamo i primi a non credere alla totale genuinità delle loro prese di posizione, e quindi ad essere portati a pensare che, in fondo, se scegliamo noi per loro è meglio...
    Solo per riflettere.

  4. #4
    Administrator Pinguino reale L'avatar di kokoro
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    Mannaggia Cri, dammi una coltellata che facciamo prima...
    Sarò che questo è il tema che mi tormenta di più in assoluto. E' vero Emma ha solo 8 anni, ma è già da un po' che ha "alzato la cresta". E lo metto tra virgolette perché è davvero un'espressione inappropriata, ma la prima volta che lo ha fatto l'ho recepito proprio così. Emma sa cosa vuole, Emma ha già le sue inclinazioni, Emma vuole decidere per sé nelle piccole cose, ma anche nelle sue grandi cose di bambina di 8 anni. E io la guardo sorpresa (sempre perché non ci crediamo mai abbastanza all'indipendenza e l'autonomia dei nostri figli), orgogliosa, ma anche un po' infastidita (perché io sono la mamma e si fa come dico io!). Poi però la mia mente viaggia... e la vedo cresciuta, la proietto all'età di Giulia, al Liceo, all'età dei ragazzi della Locanda, e mi si aprono un sacco di domande, di paure e di sensi di inadeguatezza. Dove finisco io e il mio ruolo di madre e dove inizia lei? Non sarà troppo tutta questa indipendenza e questa autonomia che voglio trasmettergli dal primo giorno? Qual è la misura? Siamo sicuri che autonomi, liberi, indipendenti, consapevoli farà rima con felici? Non lo so, non ho risposte, ho solo tante domande!
    Kokoro... con l'accento sulla terza ò!
    Ovvero Martina, mamma di Giulia (21 anni), Emma (18 anni SdD), Cesare (17 anni)

  5. #5

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    Quote Originariamente inviato da kokoro Visualizza il messaggio
    dove finisco io e il mio ruolo di madre e dove inizia lei? Non sarà troppo tutta questa indipendenza e questa autonomia che voglio trasmettergli dal primo giorno? Qual è la misura? Siamo sicuri che autonomi, liberi, indipendenti, consapevoli farà rima con felici? Non lo so, non ho risposte, ho solo tante domande!
    ...anch'io!
    ......basta guardarsi negli occhi per scoprire il nostro percorso.....il percorso dell' Amore.

  6. #6
    Super Moderator Pinguino reale L'avatar di ritz
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    Mi viene da commentare richiamando alla mente un paio di immagini.

    La prima immagine
    Contesto: Francesco e io facciamo i compiti.
    Lo esorto a riprovare in un punto in cui fa fatica e lui se ne esce con quel suo “Sei molto arrabbiata? Sei infelice” “No” lo rassicuro “perché dovrei esserlo? devi imparare, puoi riprovare” e lui serafico: “allora ci provo. Così poi diventi felice?”
    Argh! Che ho fatto? mi domando, dove ho sbagliato? come ho fatto a inculcargli in testa questo senso del quel che faccio puo’ rendere piu’ o meno felice mia madre? Ma l’ho fatto davvero io?
    La mia amica Cri (non la nostra Cri ) mi consola e rassicura: il suo normo Leo, compagno di Francesco, fa così di continuo. “E’ normale, è l’età!” mi rassicura. Ma non ne sono convinta del tutto. E azzardo la domanda “Studia per me o per la gratificazioni che io gli fornisco?”. E’ sempre Cri a rassicurarmi: è piccolo non farti paturnie.


    Seconda immagine
    Contesto: convegno in cui si parla di residenzialità
    il pedagogista di un gruppo di adulti con sindrome di down, di cui ho particolare stima racconta di esperienze di residenzialità
    La persona con sindrome di Down fatica a costruire un’identità definita, nella misura in cui fatica ad affermare con forza il proprio io. Gli individui tutti compiono normalmente questo processo in età adolescenziale, in quella fase di contrapposizione netta con il mondo egli adulti, che parte dal fuori (scuola, insegnanti…) per arrivare in famiglia (genitori). Difficilmente questo percorso viene portato a termine dall’adulto con sindrome di Down, difficilmente egli si contrappone alla famiglia.
    “E di conseguenza un adulto con sindrome di down difficilmente sceglierà una vita da sé?” domando
    “Nella misura in cui non sarà stato guidato dall’adulto di riferimento a costruirsi il senso del sé, sarà più difficile”
    Argh! Sono spacciata mi dico. Vorrò mai VERAMENTE lasciare uscire mio figlio da casa?


    E allora torno alle domande di Cri (la nostra )
    Quanto i nostri figli sono influenzabili e "manipolabili" da altri contesti?
    Esiste la “totale genuinità delle loro prese di posizione”?

    La mia grande risposta ad oggi è: non lo so.
    E so parimenti che non avrei dubbi a sostenere in particolare la genuinità della presa di posizione di un bambino normodotato, al di là del sempre innegabile condizionamento familiare e sociale. E’ un po’ come se nella mia mente vivesse un assunto: il riscatto della persona normodotata è sempre possibile, quella della persona con sindrome (o delle persone che io ad oggi ho conosciuto, quanto meno) no, se non opportunamente indirizzata.

    Me lo dico con una certa tristezza, sperando in una smentita.
    Ecco si la lettura di questo articolo, la vicenda di Jenny, forse per la prima volta, mi mette di fronte a una possibile smentita.
    La leggo così e provo a fare il tifo per lei.

  7. #7

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    Grazie per questo articolo.
    Ci devo riflettere.
    A caldo il mio commento sarebbe : "ma cosa vogliono di più questi genitori?" non é il sogno di ognuno di noi che i nostri figli riescano a costruirsi una vita indipendente? che abbiano un lavoro? che vivano soli?
    Non é un po' la paura recondita di ogni neo-genitore, il pensiero dell'adulto down che passeggia per la manina della madre?
    Però devo rifletterci su perché, come dite voi, c'é dell'altro. Forse il fine ultimo del nostro lavoro di genitori dovrebbe essere quello di crescere degli adulti felici. Poi se vivono ancora in casa con noi e se ci accompagnano nelle vacanze anche a 50 anni...beh, se sono felici, che importa?
    Credo che il più difficile sia spronare, spingere i nostri figli a fare meglio, senza però influenzare le loro scelte.
    nel caso di questa Jenny, comunque mi chiedo. se i genitori non vogliono che sia indipendente, non credo che l'abbiano nemmeno involotariamente spinta a desiderare una vita indipendente. deve quindi essere farina del suo sacco.
    Come culmine di un processo naturale in cui ad un certo punto ci emancipiamo dalla famiglia di origine.
    Io se guardo e cerco di immaginare il futuro di Luna, nelle aspettative più rosee la vedo che lavora, che ha degli amici e che vive sola (o per lo meno separata da noi). Ma forse é solo la mia visione di una vita felice e realizzata. Magari per lei non sarà così, magari sarebbe chiederle troppo. E allora per ora mi dico che cerco di darle tutte le opportunità, tutte le carte da giocare, ma che poi dovrò seguire quello che lei vuole fare.
    Veronica, mamma di Luna (SDD 6), Aramis (4) e Eliot (15 mesi).

  8. #8

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    Speravo proprio che l'articolo condiviso da Cri creasse un po' di dibattito, e la mia sottolineatura un po' ambigua da genitore "vecchio" era proprio l'espressione di quella speranza, e dell'ambiguità delle possibili risposte che possiamo dare agli interrogativi sollevati da questa vicenda, che vedo condivisi da tanti.
    Io a differenza di tanti di voi... non ho bisogno di "immaginare" un futuro per Dario. Il suo futuro di adulto è "qui ed oggi" in un certo senso, perchè se da un lato è vero che non si smette mai di crescere, dall'altro è altrettanto vero che i tratti fondamentali delle proprie capacità-potenzialità etc... a 26 anni sono ormai ben definiti. Con dei margini di variabilità non così grandi da permettere di sognare "in grande" distaccandosi dalla realtà dell'oggi, e proiettandosi nel futuro... e nemmeno tanto stretti da pensare che tutto sia già in qualche modo deciso e definito.
    E quindi questa è proprio l'età del "cesellatore"... quella in cui bisogna affrontare questo genere di problemi: mi riferisco in particolare proprio al "discernimento" di ciò che è lecita aspirazione e di ciò che realmente è "plausibile", e al quotidiano lavoro (di entrambi... di noi genitori e dei nostri figli) affinchè le sacrosante aspirazioni di autonomia (nostre e loro) possano sovrapporsi piano piano in un processo che non può che essere delicato e doloroso, oltre che inevitabile... ma alla fine unica possibile fonte di serena consapevolezza e di felicità possibile... ad un sentiero oggettivamente percorribile.
    La reale difficoltà è che questo lavoro di cesello avviene proprio nell'età in cui il dialogo genitori-figli soffre per sua natura di una brusca diminuzione di intensità-qualità... ove addirittura non venga totalmente eliminato. Questo rende la cosa decisamente più complicata... e può facilmente portare anche ad uno "strappo", rischio che si corre per tutti gli adolescenti che si avviano all'età "quasi-adulta" della tarda giovinezza di chi si affaccia per la prima volta al mondo con la "fame" di chi pretende di abbracciare il mondo intero con uno sguardo.
    Ecco perchè in questa vicenda, di cui non conosco i contorni, io non posso fare il tifo solo per Jenny... perchè intravedendo in essa questo "strappo" tra lei ed i suoi genitori... non sono capace di comprendere se questo è avvenuto per responsabilità di troppo desiderio di protezione oppure semplicemente per poco senso critico della ragazza nel rispondere agli stimoli del mondo... senza avere gli "strumenti" (se dobbiamo almeno in questo credere a come la descrivono i suoi genitori) per mediare la propria situazione giudicandola in modo sereno ed oggettivo. Oppure come è molto più probabile... per un mix di proporzioni variabili di questi due e di altri numerosi elementi.
    Non mi schiererò dunque, in questa vicenda, nè ad una parte nè dall'altra... ma semplicemente come spesso capita in queste circostanze... mi dispiaccio per un'occasione perduta, probabilmente, da parte di quella famiglia... di raggiungere "insieme" l'immagine di un progetto di vita condiviso e possibile...
    La risonanza mediatica dell'episodio ci permette di affrontare il dilemma che ogni educatore si deve porre... perchè ne rende evidenti le contraddizioni.
    Ma resta il fatto che il gesto di "accompagnare", incoraggiando a camminare, mostrando strade e bivi, e non nascondendo il nostro parere sulla strada che preferiremmo i nostri figli percorressero (spiegandone le motivazioni)... senza tuttavia obbligarli a sceglierla... è quanto di più difficile ed al tempo stesso irrinunciabile un genitore "deve" fare... se non vuole abdicare alla propria responsabilità d'amore... arrendendosi al fallimento.
    Non con la mole vincete o fallite ... siate il meglio di qualsiasi cosa siete
    www.darioweb.com

  9. #9
    Administrator Pinguino reale L'avatar di zioudino
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    Ho letto stamattina il finale di questa storia:
    http://www.ilsussidiario.net/News/Es...nitori/417558/
    L'anatroccolo non diventa cigno ma vola lo stesso

  10. #10

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    Condivido la scelta del giudice....mi è sembrata "ragionevole"
    Lory

  11. #11

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    condivido la scelta...del giuide e capisco la ragazza.....x i geniotri che volevano chiuderla in un istituto no comment....non comprendo il motivo.
    Anna,mamma di jaja 9 anni.

  12. #12

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    Quote Originariamente inviato da aledario Visualizza il messaggio
    Speravo proprio che l'articolo condiviso da Cri creasse un po' di dibattito, e la mia sottolineatura un po' ambigua da genitore "vecchio" era proprio l'espressione di quella speranza, e dell'ambiguità delle possibili risposte che possiamo dare agli interrogativi sollevati da questa vicenda, che vedo condivisi da tanti.
    Finalmente Alessandro riesco ad avere un po' di tempo e tranquillità per parlare di questo argomento
    La mia prima preoccupazione appena saputo della sindrome è stata: come farò ad affrontare l'autonomia di Mirco (cioè quella al di fuori dalla mia vigilanza).Vedevo Mirco grande camminare fuori....da solo.Quello per me è l'apice dell'autonomia e sinceramente non ho trovato risposta anche se mi auguro e farò in modo che Mirco possa uscire anche da solo.Della serie .... chi vivrà..... vedrà
    Però per zittire la mia preoccupazione riflettendo sono riuscita a dirmi solamente: be' Mirco starà dove e con chi si sentirà sereno (ed è quello che penso per ognuno dei miei figli).
    Leggo la sentenza...e presumo che il giudice abbia fatto il mio stesso ragionamento.
    Una cosa chiedo ai genitori più "stagionati" : i nostri figli sono in grado di esprimere desideri, bisogni o disagi? Nel mio piccolo posso dire di sì.Ma voi cosa mi dite?
    E allora quando un genitore dice no può essere dovuto al solo fatto che sappiamo benissimo che il cattivo c'è, che l'imprevisto c'è ... e che sarebbe per noi un grande strazio perdere un figlio.
    Sto dicendo cose ovvie....ma la serenità spetta anche a noi genitori, è un diritto ...è un dovere visto che poi determina ambienti e relazioni il più possibile sicuri per ogni nostro figlio.
    Mi auguro che questa ragazza sia nel posto più sereno e con le persone più idonee per lei.
    ......basta guardarsi negli occhi per scoprire il nostro percorso.....il percorso dell' Amore.

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