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qualcuno di voi l'ha letto?
gen04 «Con Moreno è come camminare in un prato pieno di margherite: non sai dove mettere i piedi, per paura di schiacciarle»
(Massimiliano Verga, padre di Moreno) Mio figlio handicappato senza retorica
La rabbia di un padre è amore?
di Elvira Serra
Tags: famiglie, figli, handicap, paternità, storie
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Massimiliano Verga ha scritto un libro spiazzante. Appena ho cominciato a sfogliarlo ho provato irritazione. Fin dalla dedica, per Jacopo e Cosimo, i figli “sani”.
Perché non Moreno, il protagonista?
Zigulì, La mia vita dolceamara con un figlio disabile (Mondadori) è una testimonianza dura su cosa significhi vivere con un figlio gravemente handicappato.
Gli ho riconosciuto coraggio: di mostrare, per una volta, tutto il male anziché tutto il bene. Perché io un figlio non ce l’ho e non posso immaginare cosa significhi averne uno, e per giunta disabile. Ma ho riconosciuto, in quelle pagine, e soprattutto andando a trovare a casa Massimiliano per conoscere Moreno, il bambino “speciale” e i suoi due fratelli, un sentimento profondo e assoluto.
Ho raccontato la storia del libro in un articolo oggi sulle Cronache italiane del Corriere. E’ completamente diversa da quella che aveva scritto su questo blog Angela Frenda qualche mese fa, sulla fotografa Kelle Hampton e la sua bambina down Lainey . Ho sentito associazioni di famiglie di disabili per chiedere loro un parere, un commento, forse mi aspettavo un giudizio su questo padre così duro.
Mi è rimasta impressa la frase di Carlo Riva, direttore dell’associazione L’abilità, che «segue» un centinaio di famiglie con persone disabili a Milano:
«Il libro lancia il senso di solitudine di un padre e di una madre e io, come operatore, non posso non sentirmi chiamato a confrontarmi sul tema della inclusione sociale della famiglia, non tanto del bambino, e dello sforzo per trasformare la loro rabbia in creatività».
Ci ho parlato nella cucina della sua casa, con i tre bambini nella camera a fianco: Massimiliano Verga è un padre pieno di rabbia che si è trovato un figlio senza libretto di istruzioni. Le cerca, ogni giorno, anche sbagliando. Forse dovrebbe farsi aiutare, gliel’ho detto. Di sicuro, ama moltissimo, in modo quasi disperato. A un certo punto, nel libro, scrive:
«Con Moreno è come camminare in un prato pieno di margherite: non sai dove mettere i piedi, per paura di schiacciarle».
Se questo non è amore.
Cosa ne pensate voi?
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