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Discussione: Prima ragazza Down laureata in Italia

  1. #76

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    Quote Originariamente inviato da mela Visualizza il messaggio
    E' anche una questione di rispetto nei suoi confronti: capire i suoi limiti e portarlo con serenità fin dove può arrivare, non certo lanciarlo verso obiettivi che nn può raggiungere.
    è così che non li trattiamo da diversi.....questo aspetto li rende uguali ai loro fratelli e sorelle...
    ......basta guardarsi negli occhi per scoprire il nostro percorso.....il percorso dell' Amore.

  2. #77

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    personalmente non posso dire nulla al riguardo,non posso giudicare perchè non conosco la ragazza...come molti di voi.
    quindi le mie sono ipotesi,non so se fosse un suo desiderio o un desiderio dei suoi genitori ma mi chiedo quant ragazzi "normodotati" che si laurano lo facciono x una loro scelta e quanti per rendere felici i genitori....??????????????????
    non so se si sia davvero come dite sacrificata o no nella socializazzione,non lo so perchè non vivo con lei non la conosco non so..però credo che comunque sia per ricevere una laurea che tu sia normodotato o disabile dicerto c'è un impegno dicerto questa ragazza ha studiato,e anche tanto.
    e non riesco a pensare che non fosse consapevole di quello che faceva,
    come dice qualcuno...o ha detto...
    se avete letto l'intervista quando da bambina ha detto
    IO NON SONO DOWN per me ha già detto tutto,siamo noi a mettere su etichette ai nostri figli eppure siamo consapevoli che si tutti hanno la sdd ma non tutti i down sono uguali e se in lei il ritardo fosse davvero lievissimo?non lo so ma quella frase detta da una bambina di 7 anni mi ha colpito.(e immagino chissà quanto avrà sofferto)
    forse avrà come dite voi difficoltà a spiegarsi o avrebbe difficoltà a inseganre per problemi di linguaggio questo non lo so ,non so com'è cosa dice e cosa no, non so quali siano le sue reali difficoltà,come ho detto non la conosco,
    ma forse potrebbe trovare un altro modo per insegnare...
    e un ultima cosa non avrei nulla da ridire se a insegnare fosse lei....se lo fa bene e sa fare il suo mestiere non sono io a dire cosa deve o non deve fare....non la conosco e non lo so, ma se fosse davvero brava? quanti insegnati normodotati sono bravi??
    non so come sarà o cosa vorrà fare il nsotro bambino in futuro come per tutti i bambini lasciermo che segua le sue inclinazioni...
    non mi interessa si laurei se non lo rende felice ma se questo dovesse essere il suo sogno e non il nostro che ben venga....
    se invece non vorrà o non potrà farlo ,farà altro....
    ci sono tante cose che si possono fare....
    ma questo dovrebe valere per tutti i figli....ripettare i loro desideri...e aiutarli a seguire le loro inclinazioni...
    un ultima cosa se dovesse un giorno insegnare questa ragazza anche una sola materia e sapessimo che insgena al apri di altri non vedo perchè non dovrebbe insegnare a tutti.(compresi i nostri figli)
    se poi invece decideranno che sarà solo di aiuto alla classe con un insegnate perchè effetiviamente non può farlo da sola,mi starebbe bene e non avrei acora nulla da dire se capitasse a insegnare a mio figlio anche solo come aiuto ... non siamo noi a doverlo decidere ma chi dovere e comunque in questo momento penso solo a quanto sia bello questo suo momento tutto il resto si vedrà.
    spero di non aver offeso nessuno ma anche io volevo esprimere i miei pensieri.

  3. #78

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    io dico solo che essere la seconda persona in Italia e la terza in Europa ad aver raggiunto una laurea vorrà pur dir qualcosa, vorrà pur significare che le persone down hanno difficoltà a raggiungere tali risultati, o no? Poi se vogliamo credere alle favole, metterci i prosciutti sugli occhi allora possiamo immaginarceli ingegneri, architetti, professori, medici ecc. ecc. Sarà ma io mi rendo conto con profondo dispiacere che sindrome di down è ritardo psicomotorio e vivo ancorata alla realtà, quando questi casi non saranno più mosche bianche sicuramente mi ricrederò.
    noi sorteggiati dal computer di Dio!!

  4. #79

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    Quote Originariamente inviato da Anna211061 Visualizza il messaggio
    quindi le mie sono ipotesi,non so se fosse un suo desiderio o un desiderio dei suoi genitori ma mi chiedo quant ragazzi "normodotati" che si laurano lo facciono x una loro scelta e quanti per rendere felici i genitori....??????????????????
    non so se si sia davvero come dite sacrificata o no nella socializazzione,non lo so perchè non vivo con lei non la conosco non so..però credo che comunque sia per ricevere una laurea che tu sia normodotato o disabile dicerto c'è un impegno dicerto questa ragazza ha studiato,e anche tanto.
    .
    Io penso che un down debba capitalizzare il più possibile il tempo della sua gioventù, questo perchè sono gli anni in cui si impara e si costruisce più facilmente.
    Insomma,è stata grande a laurearsi, ma credo che forse sarebbe stato meglio utilizzare questi anni per imparare qualcosa di più utile per la sua vita.Non che una laurea nn serva a nulla, ma insomma ...forse una persona con difficoltà può utilizzare quel tempo per migliorarsi ad esempio dal punto di vista relazionale o dell'autonomia.
    Tanto non sarà facile comunque trovare un lavoro con una laurea in lettere. Si tratta solo di ottimizzare tempo e risorse.

    Quote Originariamente inviato da Anna211061 Visualizza il messaggio
    forse avrà come dite voi difficoltà a spiegarsi o avrebbe difficoltà a inseganre per problemi di linguaggio questo non lo so ,non so com'è cosa dice e cosa no, non so quali siano le sue reali difficoltà,come ho detto non la conosco,
    ma forse potrebbe trovare un altro modo per insegnare....
    Non è una questione di problemi di linguaggio (esprimersi bene è il requisito minimo x insegnare !) In questi giorni la maestra di mio figlio ha grossi problemi con un bambino che la picchia (avete letto bene: la picchia) e addirittura l'ha fatta cadere x terra più volte. Secondo voi una persona down come potrebbe gestire una situazione di tale gravità e difficoltà?
    Certo che se fosse perfettamente in grado di insegnare senza alcuna difficoltà, saremmo tutti felicissimi e io gli affiderei mio figlio con grande piacere.

  5. #80

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    Seguo il forum anche se non mi sono ancora presentata.
    Vorrei esprimere la mia opinione in questa discussione, perché sono rimasta assai perplessa dal come i media abbiano trattato come "caso" la ragazza sd laureatasi in lettere...soprattutto ho sentito il divario netto tra l'eccezionale (?) e i quotidiano di chi ha questa disabilità.
    Mi spiego meglio. Conosco un ragazzo down svedese, T21 totale e non mosaico, che dall'età di vent'anni vive da solo, anzi ora con la moglie (anch'essa down) e lavora (mi sembra in un ufficio postale), supportato da servizi sociali che lo aiutano nello svolgere mansioni più difficili per lui, aiutandolo nella pulizia dell'appartamento, nella spesa, nella gestione di altre situazioni più complicate per lui (gli spostamenti).
    E mi è sembrato sereno, assai più complicata la vita di sua sorella (mia amica) e della stessa madre, che infatti si sono divorziate, rimaritate, cambiando anche paese, senza dover pensare troppo a lui... e questa mi è sembrata la cosa straordinaria, che "lui" non fosse altro che una persona, non un problema, un continuo pensiero al futuro...un amore, un affetto, un punto fermo. Basta.
    Infatti all'ennesima rottura sentimentale della sorella lui mi ha detto che "non poteva occuparsi di lei, lei è tanto triste, ma lui deve pensare a sua moglie".
    E dall'altra parte, in Italia, una ragazza down si laurea, e non riesce quasi a esprimere una sua opinione a riguardo, stimolata a parlare da un padre -fisico universitario-, dando l'immagine di una persona che guarda ritagli di figurine per spiegare la sua tesi, e non so quanto in grado di disquisire su Foscolo o Leopardi... si presume che un laureato in lettere (certo, oggi non tanto) "legga". Questa ragazza può leggere Faulkner? Capire un libro di Roth?
    Perché non pensare alla normalità più giusta e rispettosa per chi è nato con delle oggettive difficoltà, e parlare in un caso unico, palesemente taroccato?
    Questo almeno è quello che ho pensato, fidandomi poco della università italiana e non interessandomi di pietà come cura. Ma di autonomia e capacità a gestirsi, ad amare, ad imparare, quello sì.

  6. #81

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    Quote Originariamente inviato da mela Visualizza il messaggio
    Io penso che un down debba capitalizzare il più possibile il tempo della sua gioventù, questo perchè sono gli anni in cui si impara e si costruisce più facilmente.
    Insomma,è stata grande a laurearsi, ma credo che forse sarebbe stato meglio utilizzare questi anni per imparare qualcosa di più utile per la sua vita.Non che una laurea nn serva a nulla, ma insomma ...forse una persona con difficoltà può utilizzare quel tempo per migliorarsi ad esempio dal punto di vista relazionale o dell'autonomia.
    Tanto non sarà facile comunque trovare un lavoro con una laurea in lettere. Si tratta solo di ottimizzare tempo e risorse.



    Non è una questione di problemi di linguaggio (esprimersi bene è il requisito minimo x insegnare !) In questi giorni la maestra di mio figlio ha grossi problemi con un bambino che la picchia (avete letto bene: la picchia) e addirittura l'ha fatta cadere x terra più volte. Secondo voi una persona down come potrebbe gestire una situazione di tale gravità e difficoltà?
    Certo che se fosse perfettamente in grado di insegnare senza alcuna difficoltà, saremmo tutti felicissimi e io gli affiderei mio figlio con grande piacere.

    mela,però tu la conosci? se non è così dai perscontato che non abbia fatto null'altro nella sua vita?come fai a dire che poteva utilizzare meglio il tempo?
    per quanto poi rigurda le relazioni andando a scuola sicuramente si sarà relazionata con i suoi compagni forse di più di quello che un ragazzo che dopo la scuola dell'obbligo non ci va più....
    cosa accade a chi rimane a casa e non può comunque trovare un lavoro?a meno che non abbia costruito delle amicizie solide (cosa difficle) con i suoi compagni sarà difficile che si relazioni e dove.....?forse andare a scuola e fare comunque qualcosa che le ha fatto piacere fare era meglio che starsene a casa.
    certo la questione del lavoro oggi come oggi è difficle comunque che tu sia laureato o no,se poi sei una persona disabile le cose si complicano ancora di più...lo sappiamo tutti quanti ostacoli ci sono....
    per quanto rigurda la storia sucessiva non lo riferirei solo alle persone con sdd ma lo estenderi a tutti ....ma mi chiedo e se invece di una maestra serena e tranquilla quel bambino si fosse ritrovato in uno di quegli asili che ormai conosciamo x nomina con quelle specie di maestre nevrotiche che picchiavano i bambini??? cosa sarebbe sucesso...
    forse e dico forse magari a lei i bambini piacciono davvero e le piacerebbe inseganre e forse sarebbe più paziente e calma di quanto crediamo chissà?ma forse non lo sapremo mai...ho paura che sarà molto difficle che riesca a realizzare il suo sogno ci sono troppi pregiudizi e putroppo ci saranno sempre,se ci poniamo questi dubbi noi figurati il resto del mondo.
    Ultima modifica di Anna211061; 18-04-2011 a 16:42

  7. #82

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    Quote Originariamente inviato da palma Visualizza il messaggio
    Conosco un ragazzo down svedese, T21 totale e non mosaico, che dall'età di vent'anni vive da solo, anzi ora con la moglie (anch'essa down) e lavora (mi sembra in un ufficio postale), supportato da servizi sociali che lo aiutano nello svolgere mansioni più difficili per lui, aiutandolo nella pulizia dell'appartamento, nella spesa, nella gestione di altre situazioni più complicate per lui (gli spostamenti).
    Auguro a Mirco questo futuro....ovviamente incorniciato da serenità.
    Ma non è che la parola magica è : SVEDESE !
    ......basta guardarsi negli occhi per scoprire il nostro percorso.....il percorso dell' Amore.

  8. #83

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    palma qual'è secondo te la normalità per una persona disabile di cui tu parli più giusta?

  9. #84

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    La normalità può essere un concetto astruso.. difficile da considerare anche per chi non ha disabilità; non è solo una condizione determinata dalla statistica, anche perché "normalità" (nel senso di cosa è più diffuso) può non essere un parametro positivo.

    Mi riferisco allora alla costituzione italiana e alle leggi che riferendosi alle persone disabili parlano di integrazione e sviluppo delle capacità come diritto dii qualsiasi individuo.

    Parametrando tali diritti alle condizioni oggettive di una persona, si deve garantire ad essa l'acquisizione massima delle proprie potenzialità; ovviamente valutando la differenza dei casi e non semplificando uno stato di svantaggio con l'appartenenza ad una macrocategoria! Esistono diversi livelli di sindrome di down, come in tante altre patologie, ed ogni individuo rappresenta se stesso, non la sua disabilità. Cogliere ogni specificità può anche individuare "deviazioni" del percorso che pare già segnato. Ci saranno down che scieranno, altri che non sapranno andare in bicicletta. E ci sarà anche chi potrà trovare una occupazione differente rispetto a quella di pelare patate. La laurea è un optional, ma dovrebbe essere un obiettivo credibile..se la ragazza in questione non avesse avuto un padre prof universitario, ma fosse stata figlia di un bidello che pure l'avesse seguita tantissimo in questi anni di formazione, sarei stata solo orgogliosa per lei. Facciamo in modo che ci possano stupire, scoprendoli veramente. Sì, la Svezia è un'altra cosa e infatti il fratello della mia amica, cos autonomo e consapevole, credo sia l'esempio di cosa può essere un welfare credibile.

  10. #85

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    Quote Originariamente inviato da palma Visualizza il messaggio
    La normalità può essere un concetto astruso.. difficile da considerare anche per chi non ha disabilità; non è solo una condizione determinata dalla statistica, anche perché "normalità" (nel senso di cosa è più diffuso) può non essere un parametro positivo.

    Mi riferisco allora alla costituzione italiana e alle leggi che riferendosi alle persone disabili parlano di integrazione e sviluppo delle capacità come diritto dii qualsiasi individuo.

    Sì, la Svezia è un'altra cosa e infatti il fratello della mia amica, cos autonomo e consapevole, credo sia l'esempio di cosa può essere un welfare credibile.
    Welfare che in Italia si sta sgretolando e che forse non esiste.....
    Eve mamma di Eleonora 13 anni e Ale 20 anni

  11. #86

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    Quote Originariamente inviato da Anna211061 Visualizza il messaggio
    mela,però tu la conosci? se non è così dai perscontato che non abbia fatto null'altro nella sua vita?come fai a dire che poteva utilizzare meglio il tempo?
    per quanto poi rigurda le relazioni andando a scuola sicuramente si sarà relazionata con i suoi compagni forse di più di quello che un ragazzo che dopo la scuola dell'obbligo non ci va più.....
    no, ho detto che nn la conosco. Non ho detto che nn ha fatto null'altro nella sua vita ma immagino che si sia dovuta impegnare per prendersi la laurea (o vogliamo pensare che non ha avuto bisogno di passare ore e ore sui libri???) E io penso che quel tempo forse (dico forse, mia opinione) poteva essere speso in un modo più utile e concreto per la sua autonomia.
    Io sono quella che preferisce che suo figlio passi il pomeriggio ai giardini (supportato da educatori validi) a giocare al calcio con gli altri bambini, piuttosto che a casa a fare i compiti perchè ritengo che la vera integrazione all'età di mio figlio, 9 anni sia conoscere le regole del calcio, piuttosto che la grammatica.
    Ma è una mia opinione, ovvio. Poi naturalmente mi accerto che a scuola faccia il suo lavoro e chi mi conosce sa che mi faccio in quattro perchè impari le nozioni base della scrittura e della matematica.

    Quote Originariamente inviato da Anna211061 Visualizza il messaggio
    cosa accade a chi rimane a casa e non può comunque trovare un lavoro?a meno che non abbia costruito delle amicizie solide (cosa difficle) con i suoi compagni sarà difficile che si relazioni e dove.....?forse andare a scuola e fare comunque qualcosa che le ha fatto piacere fare era meglio che starsene a casa..
    E chi ha detto che devono starsene a casa???? Ho parlato di altre attività utili e ce ne sono a bizzeffe: laboratori, apprendistati, progetti per l'autonomia , per il lavoro, per la socializzazione, hai voglia...
    Anzi, è studiando all'università che , per forza di cose, ci si deve rinchiudere in una stanza davanti ad una pila di libri da studiare.



    Quote Originariamente inviato da Anna211061 Visualizza il messaggio
    per quanto rigurda la storia sucessiva non lo riferirei solo alle persone con sdd ma lo estenderi a tutti ....ma mi chiedo e se invece di una maestra serena e tranquilla quel bambino si fosse ritrovato in uno di quegli asili che ormai conosciamo x nomina con quelle specie di maestre nevrotiche che picchiavano i bambini??? cosa sarebbe sucesso...
    forse e dico forse magari a lei i bambini piacciono davvero e le piacerebbe inseganre e forse sarebbe più paziente e calma di quanto crediamo chissà?ma forse non lo sapremo mai...ho paura che sarà molto difficle che riesca a realizzare il suo sogno ci sono troppi pregiudizi e putroppo ci saranno sempre,se ci poniamo questi dubbi noi figurati il resto del mondo.
    Di situazioni difficili nelle classi ce ne sono sempre. Insegnare è un mestiere impegnativo, difficile e stressante e qualunque insegnante te lo potrà confermare. Non basta essere dolci e pazienti e conoscere la materia, i bambini richiedono tantissima energia e sicurezza (sorvoliamo poi sul fatto che quella ragazza ha avuto paura pure di dire anche mezza parola con magalli e nn venitemi a dire che può succedere a tutti in televisione)
    Pensa un po' che un signore che conosce molto bene i down, una volta mi ha detto che a volte per loro è pure troppo stressante lavorare al mc donald e alcuni devono abbandonare.
    Penso che nella ns situazione, se riusciamo a guardare in faccia la realtà, non lo facciamo per sminuire le potenzialità di queste persone , che ci sono assolutamente (le potenzialità) ma per aiutarli a trovare uno stile di vita adatti a loro che li renda davvero uomini e donne adulti e realizzati e quindi felici.
    Poi, se a quella ragazza piacciono i bambini, e nessuno ha motivo di dubitarne, una soluzione in una scuola materna secondo me la può sempre trovare ma nn come insegnante di classe .

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