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Discussione: L'ultima lezione Randy Pausch

  1. #1

    Predefinito L'ultima lezione Randy Pausch

    p.s.: un "classico" molto famoso sul tema... anche se "americano" per cui leggermente lontano per certi versi dal nostro modo di essere... ma che merita di essere conosciuto... "L'ultima lezione" di Randy Pausch ... professore universitario e malato terminale di cancro al pancreas ... morto a luglio dello scorso anno...
    Una lettura simpatica (sì... sebbene sì parli di malattia terminale!) ed istruttiva per chi come noi si "confronta" tutti i giorni con la "scarsità" (ma non con l'assenza! ) della speranza.
    Ho voluto riprendere qui l'argomento perchè nell'altro forum mi pareva fuori tema...
    Il libro è molto bello e certo 48 anni sono ancora pochi per "accettare" la fine di questa fantastica esperienza che è la vita, specialmente se ti volti a guardare i tuoi figli (in questo tre ed ancora molto piccoli) e pensi a "cosa" gli sarà "tolto"...
    Molto bello anche "I miei martedì col professore" di Mitc Albom dove il professore è certo più avanti con gli anni e "lascia" con tanta serenità da dare anche lui "un'ultima lezione" al suo vecchio studente...
    Un libro sullo stesso argomento che parli di un bambino non l'ho ancora letto... (se ne conoscete segnalate)
    Tutto questo per dire che quando parli di te in prima persona è una cosa, quando parli di tuo figlio...tutt'altro!
    Certo è che Pausch e il professor Morrie "i sogni dell'infanzia" di cui parla Randy se non li hanno realizzati, come lui, ne hanno avuto almeno la possibilità...
    Non è una critica, nè un appunto e nemmeno una precisazione...solo un pensiero che mi è venuto.

  2. #2

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    Quote Originariamente inviato da Anto65 Visualizza il messaggio
    Tutto questo per dire che quando parli di te in prima persona è una cosa, quando parli di tuo figlio...tutt'altro!
    D'accordissimo con te... io avevo citato questo libro non per paragonare situazioni... ma solo per dire che anche di fronte a realtà che per definizione annullano la speranza (come una malattia terminale)... l'atteggiamento può essere "positivo" (passatemi il termine senza che debba precisarne il significato)... e che se perciò noi siamo a volte chiamati a sperimentare esperienze che la speranza solo la "riducono" ... almeno a livello di atteggiamento interiore... possiamo farcela .
    Che poi tutto si "complichi" quando queste realtà riguardano i nostri figli e non noi in prima persona, questo è indubbio.
    Pensavo proprio a questo proposito a quanto mi ha raccontato ieri una giovane mamma... dicendo che quando era in gravidanza aveva paura dei possibili problemi per il suo bimbo... ma che solamente guardando ora il suo sorriso si era resa conto che quando ancora non aveva esperienza di cosa vuol dire essere madre... la sua paura era una paura..."rivolta verso di sè" più che per il bambino... mentre ora pensare che possa succedere qualcosa a quel sorriso meraviglioso che pur le illumina la vita... è un pensiero "per lui". Un cambio di prospettiva ... rivoluzionario!
    Non con la mole vincete o fallite ... siate il meglio di qualsiasi cosa siete
    www.darioweb.com

  3. #3

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    Quote Originariamente inviato da aledario Visualizza il messaggio
    D'accordissimo con te... io avevo citato questo libro non per paragonare situazioni... ma solo per dire che anche di fronte a realtà che per definizione annullano la speranza (come una malattia terminale)... l'atteggiamento può essere "positivo" (passatemi il termine senza che debba precisarne il significato)... e che se perciò noi siamo a volte chiamati a sperimentare esperienze che la speranza solo la "riducono" ... almeno a livello di atteggiamento interiore... possiamo farcela .
    Certo, personalmente, spero di riuscire a conquistarla quella serenità che mi possa permettere di "farcela"...
    ...per ora mi accontento di ammirare, con rispetto e, concedetemelo, anche un pizzico di invidia, chi ci è riuscito...

  4. #4

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    Quote Originariamente inviato da aledario Visualizza il messaggio
    Un cambio di prospettiva ... rivoluzionario!
    Già!
    Pensa che il mio cambio di prospettiva mi ha fatto "veder doppio"!

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