Bravi, Bravissimi, Raffaello
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fiuuuu.... meno male..... Monica ne ha un altro ;)
ok, l'ho riletto e riletto e riletto. Come mamma, ogni lettura è stato un pugno, un calcio, un colpo allo stomaco, ma noi mamme "speciali" siamo di parte e la nostra ipersensibilità all'argomento può non interessare a nessuno.
Quindi tralasciando il mio povero stomaco, ritengo che la storia di per sè non sia nemmeno male. In fondo il protagonista è un personaggio realisticamente positivo. Non è un eroe, attraversa pure lui la sua fase da bulletto, ma alla fine capisce che per appartenere ad un gruppo sta tradendo un'amicizia, e si ribella. E' realistica questa cosa e non mi dispiace.
Il problema è il linguaggio: in certi passaggi è veramente duro, troppo crudo. Va bene il realismo, ma qui si sconfina nell'offesa. E non è certo quello che ti aspetti da un libro per bambini.
E qui arriva secondo me il punto più critico: questo non può essere considerato un libro per bambini dai 6 anni in su, come invece campeggia sulla copertina. Può essere che io sottostimi i bambini di quell'età, ma non ce lo vedo un seienne a discernere tutti i sottintesi che ci sono in questa storia e soprattutto a capire che quel linguaggio così crudo è un racconto realistico ma da non imitare......insomma ai bambini si leggono le favole edulcorate e a lieto fine, mica i malavoglia. Questa al limite è una storia per adulti, meglio se non coinvolti :eek:
A maggior ragione, non penso proprio che sia corretto inserirne brani in libri di testo di 3 elementare, anche perchè il fruitore di quel libro di testo può essere un alunno come Francesca, e giustamente come glielo spieghi e giustifichi poi che qualcuno lo possa descrivere così???
Mi avete incuriosito e dire che l'ho letto a suo tempo ma...non mi ricordo nulla,ora l'ho prenotato in biblioteca dove nel circuito brianza biblioteche ne esistono ben 23 copie ,tutte diponibili per il prestito.Nei prossimi giorni lo leggerò e vi dirò le mie impressioni.
Concordo in toto con Monica e Maddy. L'ho recuperato e letto perché Martina mi ha dato un buon motivo per farlo: la possibilità di vedere il lbro ritirato dal mercato, oppure rettificato, o almeno di opporre la visione di chi la sdd la vive.
Forse si potrebbe salvare la storia, però è davvero inaccettabile e insultante la percezione di Francesca che viene attribuita a un io narrante immaturo, non solo anagraficamente ed evidentemente ineducato al rispetto della diversità, lacuna che pare colmarsi con l'affezione, ma resta un vuoto in mezzo, un vuoto educativo palese. Il messaggio che passa è che si può essere amici lo stesso, che Francesca ha la capacità di voler bene incondizionatamente nonostante le sue carenze, le sue bizzarrie e il suo aspetto non attraente. Per me questa non è un'amicizia, ma un rapporto di forza in cui il bambino normo passa per benefattore e Francesca rappresenta la categoria vulnerabile beneficiaria. Non mi piace.
Nemmeno posso tollerare lo stereotipo estetico sgradevole della bambina con sdd, perché ho conosciuto bimbette e ragazzini atletici, eleganti, bellissimi, con sorrisi curati, tagli di capelli fighissimi e a volte manco gli occhi a mandorla, capaci di giocare, correre, saltare, andare in bici, nuotare, ballare, sciare bene quanto altri bimbi senza sindrome.
Vorrei dire a Monica che secondo me questa lettura non andrebbe proposta oltre i sei anni. L'età prescolare, per come la vedo io, rappresenta un periodo della vita in cui ai bambini si può e si deve insegnare a non prendere in giro gli altri per le loro difficoltà e poi consolidare il concetto in seguito, quando le dinamiche di gruppo dell'età scolare mettono alla prova l'individuo nel suo insieme di valori, personalità, ambizioni, convinzioni. Ho letto questo libro al mio neo5enne e lui si è indignato: "Perché mamma questo bambino dice così? Non lo sa che non si scherzano le persone che hanno le malattie e quelle che hanno un problema? Non glielo hanno detto la sua maestra o la sua mamma?". Forse anche lui è un sibling sensibilizzato, assolutamente non è più avanti della media dei coetanei e come loro, se registra un' incongruenza, prima di formulare un giudizio, domanda all'adulto di riferimento il perché di ciò che vede. Sta agli educatori mediare al fine di favorire lo sviluppo del rispetto delle differenze, cosa che va anche in favore dell'autostima: se chi è diverso vale, ciascuno vale: io valgo!
Infine, vorrei dire a Martina: io NON credo (più, da tempo) alle buone intenzioni. O meglio, mi fa paura chi, armato di sole buone intenzioni, si getta in un'impresa che coinvolge dei destinatari. La buona volontà, senza competenze specifiche, motivazioni forti ed autentiche e una professionalità (intesa come ruoli e responsabilità anche non retribuiti, ma con obiettivi da raggiungere), senza una guida e un controllo, senza una progettualità, ha una grande percentuale di fallimento e può perfino causare grossi danni ai beneficiari. Ad esempio ho visto abbastanza volontari ad "aiutare" i bambini, riempirli di caramelle e di aspettative, farsi le foto con grappoli di orfani appesi al collo da mostrare fra le immagini del safari e di e poi sparire in gloria.
Ti dirò, pure qui nel forum mal sopporto quelli che si iscrivono, postano 1 messaggio pieno di affettazione, presentandosi come "io voglio aiutare" (in mille forme diverse) e poi seguono: il silenzio - una marea di c....te - una pubblicità più o meno occulta - varie ed eventuali. Si può fare del bene, ma bisogna saperlo fare bene, altrimenti meglio mollare il colpo.
Tornando al libro, anche secondo me è un epic fail, se l'intento era promuovere l'inclusione, il risultato è l'amarezza di una disparità incolmabile, di un'ingiustizia grande, figlia dell'ignoranza che, in modo diverso, danneggia e danneggerà entrambi i bambini.
senza parole xxxxxx come sempre di fronte ai tuoi post, ma più che mai adesso. Dovresti spedire questo commento pari paro all'autore. Penso che ne morrebbe.Quote:
Originariamente inviato da ;83316