Originariamente inviato da
drdlrz
attenzione a non limitarvi troppo pensando che "sarebbe troppo difficile".
Quando ho iscritto Lucrezia all'istituto che frequenta, ho pensato che, dovendo prendere una metro, poi un bus, e poi fare un tratto a piedi dentro al labirinto dei vicoli di trastevere, avremmo potuto tentare, FORSE, dal quarto o quinto anno a proporle la possibilità di arrivare a scuola in autonomia.
Conoscendo la sua poca pazienza quando si tratta di aspettare (e gli autobus a Roma si fanno attendere parecchio!), e valutando la variabilità di quel percorso, ho pensato che fosse davvero impossibile per lei dal primo anno, ed ho fatto la pratica per il pulmino dei disabili, che ritirava davanti a casa e consegnava a scuola.
Dopo un periodo faticoso (Lucrezia non voleva mai prendere il pulmino), abbiamo deciso di farle vedere che casino sarebbe stato per lei fare il percorso in autonomia, e quanto sarebbe arrivata a casa tardi e quanto sarebbe dovuta partire prima al mattino, aspettando sotto la pioggia o con il freddo alle fermate.
Ci ha sbalorditi imparando il percorso in pochissimo tempo e facendo progressi enormi anche nella velocità di ragionamento grazie a questa novità. Per esempio, per lei non è mai stato facile ragionare su "cosa le conviene fare". L'altro giorno ha visto alla pensilina del bus che quello che prende di solito tardava 35 minuti, e questo l'avrebbe fatta arrivare in ritardo al "club dei ragazzi" all'associazione Down. Mi ha chiamata, e le ho consigliato di prendere un altro bus, che però arrivava ad una fermata della metro differente, e prendere la metro lì. Ha accettato il cambio di programma (altra difficoltà per lei, di solito), ed è arrivata alla meta in orario!
Ovviamente tutto questo percorso non è stato senza intoppi, perché gestire l'imprevisto non è sempre facile in una grande città dove è difficile orientarsi. In due anni, ci sono stati due (DUE!) problemi.
Una volta mi ha telefonato un vigile a cui Lucrezia aveva chiesto informazioni su dove stava la fermata della metro. Siccome con una sua compagna aveva fatto tempo prima un percorso bus-metro differente, aveva voluto provarlo da sola, sbagliando la fermata (era scesa una fermata prima), e non riconoscendo quindi più il percorso per arrivare alla metro. Il vigile, invece di indicarle la strada, ha pensato bene di trattenerla fino al nostro arrivo, perché non si prendeva la responsabilità di farla andare da sola.
Il secondo incidente c'è stato alcuni mesi fa, quando è salita su un bus che riportava il numero giusto, ma che era stato corretto con un foglio appiccicato sul davanti. Quando ha visto che la strada non era quella giusta, è scesa e ha provato a riportarsi in direzione orientandosi con il lungotevere. Dal momento che non ritrovava la fermata del suo bus, ci ha chiamati, ha condiviso la sua posizione con Wup e siamo partiti per andarla a riprendere. Nel frattempo, a castel sant'angelo, i carabinieri l'hanno vista seduta da sola su una panchina e l'hanno avvicinata. Mi hanno chiamata dicendo che stava con loro e, quando siamo arrivati, ci hanno fatto il verbale di affidamento di minore.
Non sono mai episodi piacevoli, anche perchè agli occhi di queste persone sembra quasi che lasci andare in giro un figlio handicappato mentre tu te la spassi al bar...