mi chiedo??????
quando iniziano a seguire un percorso didattico come quello degli altri?
da subito o solo arrivati alle superiori?
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mi chiedo??????
quando iniziano a seguire un percorso didattico come quello degli altri?
da subito o solo arrivati alle superiori?
credo mai, Claudia!
Che acide disfattiste che siete!!!
Ma perchè i vostri non seguono gli stessi percorsi didattici degli altri? :- :ffds:
Io non sono cosi' pessimista.(per drdlrz)
Certo questo è un discorso lungo, ma che varrebbe la pena approfondire.
Diciamo che per chi riesce, è piu' fattibile alle elementari e poi forse, anche alle superiori . Certo credo che si debba parlare sempre comunque di percorso facilitato e semplificato, ma comunque possibile.
Le variabili pero' sono tantissime: come famiglia innanzi tutto bisogna crederci, tirarsi su le maniche , sperare di imbattersi in maestre con la voglia di fare e di collaborare e non da meno sperare in una classe "accogliente".
Non è facile, ma se non in tutto , almeno in parte ce la si puo' fare ;)
In bocca al lupo!
Non credo si debba essere necessariamente "pessimiste" o "passive" se si guarda in faccia la realtà. Io ho poca esperienza, in fondo Eleonora è solo in prima elementare..... ma credo che anche mettendocela tutta non possa, in futuro, seguire un programma didattico come i suoi compagni. E sinceramente non me la sento di obbligarla a seguirlo a discapito del suo equilibrio emotivo. Ammiro i genitori di questa ragazza che si è laureata, ammiro anche lei e spero abbia potuto godere della sua infanzia, adolescenza con tutti i lati positivi e negativi.
Più una Dirigente lungimirante, un Provveditorato collaborativo, E la Fata Turchina (Maria Star) che faccia funzionare oltre che la bacchetta ... il cervello ...... sto scherzando!!! Facciamo un passo alla volta, in primis, come dici tu, la famiglia deve rimboccarsi le maniche e non arrendersi mai, poi ..............
me lochiedeo perché in altri forum miè capitato di leggere di insegnanti che raccontavano di pinguini che non seguivano un programma ad hoc che i genitori volevano quello della classe vistoche il figlio ce la faceva anche se con grande sforzo
e la cosa mi stupiva un po' almeno vista rapportata a jonny che è indietro indietro indietro :rolleyes:
penso che stiamo dicendo la stessa cosa. Il programma degli altri non potranno seguirlo mai, semplicemente perchè ci sono dei limiti oggettivi che tutti hanno (chi più, chi meno), soprattutto in materie come la matematica.
Per questo, per tagliare la testa al toro, ho detto che seguire il programma degli altri (nel senso di apprendere come gli altri, fare le verifiche con le modalità degli altri, studiare con le modalità degli altri, esporre oralmente al livello medio degli altri) secondo me è escluso, sempre, per tutti.
Poi, se vogliamo dire che si possono usare gli strumenti degli altri per raggiungere obbiettivi personali e comunque utili, sono perfettamente d'accordo con te! :)
voglio condividere la mia personale esperienza se può aiutare qualcuno.
Emanuele ora ha 12, frequenta la prima medie e fa lo stessoprogramma della classe.
Come ci siamo arrivati?
Siamo arrivati a metà anno della terza elementare che ancora non gli facevano fare quasi nulla, lui andava a scuola mal volentieri e ero più che certa che avesse più capacità di quelle che dimostrava (o aveva l'opportunità di dimostrare) a scuola. Abbiamo iniziato il percorso privato della Comunicazione facilitata alternativa aumentativa. Questa ci ha permesso di capire quanto effettivamente aveva dentro Emanuele. Il percorso è stato lungo e faticoso per me perchè il programma di terza glielo ho fatto fare io a casa con strumenti alternativi che mi hanno insegnato al centro dove porto Emanuele. All'inizio della quarta Emanuele ha iniziato anche a scuola a fare decisamente di più (senza C,F. solo con diverse strategie e strumenti). Purtroppo Emanuele ha avuto delle elemntari difficili per il continuo cambio di insegnanti e gli insegnanti di classe che non si facevano carico di lui. Quest'anno, prima media, tutto è cambiato, gli insegnanti credono in lui anche perchè vedono i risultati e vi assicuro che i voti che prende sono tutti suoi non regalati. A scuola non usa la Comunicazione facilitata ma su suggerimento nostro e degli specialisti che lo seguono nonchè la grande disponibilità degli insegnanti di sostegno Emanuele fa proprio lo stesso identico programma della classe in tutte le materie. è indietro solo in matematica perchè alle elemntari non ha mai fatto niente, comunque fa già le espressioni, le frazioni, etc.Bisogna che noi per primi ci crediamo e diamo loro l'opportunità di dimostrare ciò che veramente possono fare, ovviamente ciascuno nella propia misura come nella normalità. Emanuele è felicissimo, va a scuola volentieri, fa tutti i compiti, studia ma anche gioca, si diverte.Le relazioni con i compagni sono finalmente buone perchè mediate dagli adulti, lui si sente gratificato e vi assicuro che sembra un altro ragazzino in questi ultimi mesi. Abbiamo fatto il GLHO dove gli insegnanti hanno esplicitamente detto alla neuropsichiatra che segue il programma della classe. Fatica, impegno, energie spese di tuti i tipi (anche economiche) ma vi assicuro che ne vale la pena, vederlo così felice ci ripaga di tutto.
E' qualche giorno che volevo condividere delle nuove riflessioni e domande a riguardo dopo avervi letto sul discorso "laurea" come strumento di gratificazione personale, che è giustissimo e lo condivido nella misura in cui è la laure l'oggetto ultimo della gratificazione del ragazzo, intesa come realizzazione del sogno. Però quello che mi lascia l'amaro in bocca e poi sentire (e sarei curiosa di sapere se qualcuno di voi la pensa diversamente) che il prossimo sogno, indicato tra l'altro come se fosse un qualcosa di possibile, è quello di poter fare la maestra.
Ora con tutto l'ottimismo che posso metterci mi rimane difficile pensare ad una maestra Down che rimane sola con 20/30 bambini che ha avuto necessità dell'aiuto pure per fare la tesi: ma voi i vs figli glieli affidereste alla ragazza del servizio? secondo voi è un sogno realizzabile?
Io, onestamente, non penso gli affiderei i miei figli e come madre mi domando, ma è giusto farle pensare che ciò un giorno possa avvenire? non è un crearle un'illusione irrealizzabile?
Avrei capito di più un discorso del tipo voglio lavorare a contatto con i bambini, e di persone Down che hanno visto realizzato questo di sogno ce ne sono, magari come bidelli o aiuto mensa o comunque con mansioni semplici che non implichino la piena responsabilità che ne consegue dall'affidamento di un minore, e sono persone che lo fanno consapevolmente, è così mostruoso cercare di tarare gli obiettivi e i sogni su cose più umili ma rispondenti alle effettive potenzialità dei nostri figli? :roll:
Concordo con Paola: aldilà dell'eventuale preparazione (se ha avuto necessità del sostegno come fa ad essere un'eventuale maestra prevalente;)) anche io sinceramente come genitore avrei delle serie perplessità ad affidare mio figlio ad una maestra con sdd...sono razzista forse:rolleyes:??
con questo credo che sia giusto far seguire un proprio sogno, l'importante è che poi qs. non diventi un'arma a doppio taglio a livello emotivo.
Se così fosse, sempre come madre ma stavolta di una bimbetta con sdd, cercherei di ridimensionare il sogno su un piano di estremo realismo, per evitare inutli sofferenze. O cercherei di dare un altro significato a quel sogno: quindi si all'eventuale laurea (:rolleyes::rolleyes: che vedo dura visto la differenziazione del programma già alla materna;)) ma per una soddisfazione pesonale e non come trampolino di lancio per il lavoro:(
tantissimi complimenti ad Emanuele e a voi per averlo supportato, ma in poche parole in cosa consiste la "comunizione facilitata"????:confused:
Marco è in 2 media (dopo avergli fatto ripetere volutamente la 5) e il suo programma è simile a quella di sua sorella che frequenta la 4. Per cui non c'è assoluta corrispondenza con i programmi della classe, nonostante io lo faccia seguire privatamente da una pedagogista da quando aveva meno di 1 anno. I risultati ci sono, l'impegno anche, le gratificazioni scolastiche pure, ma non c'è paragone con i suoi compagni anche se lui segue tutte le materie con relative verifiche in classe dei professori titolari. Ma a me va bene così!
anch'io non accetterei una insegnante down per i miei figli, realisticamente noi vogliamo il meglio per tutti loro e diciamocelo tranquillamente i nostri pinguini non sono il massimo. E poi mi chiedo ma quanta consapevolezza aveva questa ragazza della parola del significato di "laurea"?! E' partito veramente tutto da lei o dai genitori che volevano dimostrare al mondo che anche una ragazza down poteva raggiungere gli obiettivi di una normo?
Bha, a me basta che Marco impari a leggere e scrivere e fare i conti, non cerco uno scienziato, nè un caso da dover vantare. Infine io credo che non bisognerebbe incoraggiare i loro desideri quando noi ci rendiamo conto di quanto siano difficili o irraggiungibili per loro, credo che provocherebbero una delusione e un danno maggiore, meglio restare ancorati alla realà. Piccolo esempio: Marco vorrebbe fare da anni brekdance, ma sapendo quanto sia lento e goffo per una disciplina decisamente molto molto movimentata gli ho spiegato che non sarebbe facile per lui e che può riuscire meglio in altro, non è meglio spiegargli la realtà che rendolo poi ridicolo agli occhi di altri? Io credo che questa mia scelta sia il male minore!
La discussione capita a fagiolo,in questo momento sono davanti a un dubbio perme amletico:Giorgio frequenta il secondo anno di un istituto professionale con indirizzo economico aziendale,naturalmente ha un PEi tarato sui suoi obbiettivi diversi dalla classe,ad es.in economia uso dell'euro e carico e scarico del materiale,....ora mi trovo davanti ad un bivio e cioè fargli continuare questa scuola pur sapendo che dalla quarta non avrà più l'educatrice( il comune dice che dopo i 18 anni non la darebbe più e il prossimo anno lui prenderebbe la qualifica)che lo supportava molto(15 ore) anche sul piano didattico e affidarlo all'insegnante di sostegno(9 ore su una frequenza di 30 ore)chiedendo agli insegnanti curricolari si ''mettersi in gioco''di più,gli insegnanti sono disponibili ma..''signora qua siamo alle superiori,la classe è difficile......''perciò sarebbe a scuola contando su degli insegnanti curricolari che abbiano la voglia di ''fare'';certo potrebbe maturare in socialità ma la didattica.....
L'alternativa prevede che dal prossimo anno scolastico si iscriva ad un corso regionale dove si punta sulle abilità lavorative spendibili in un eventuale luogo di lavoro ma....poca didattica e visto che il corso è per ragazzi disabili troverebbe modo di confrontaarsi solo con loro,a me sarebbe piaciuto farlo rimanere ancora per un anno nell'istituto che frequenta ma questo precluderebbe lo possibilitàin futuro di frequentare questo corso poichè la regione mette dei vicoli precisi per il loro ingresso.
Mi sento presa tra due fuochi:la voglia di farlo stare ancora in una scuola ''normale'' a scapito degli apprendimenti o la consapevolezza che comunque vada lui dovrà confrontarsi con i suoi ''pari'' intesi come ragazzi disabili,so che è impossibile dare consigli ma volevo solo sfogarmi un po',certo che se avete qualche idea fatemela sapere magari qualche riflessione su aspetti da me non considerati mi possono aiutare a sbrogliare la matassa.Antonella mamma di Giorgio
Io spero molto che Mirco possa lavorare da grande.....perciò punterei sul corso che ha lo sbocco lavorativo.Ma molte cose le ignoro ovviamente ...... perciò non prenderlo proprio come un consiglio ;)
Anch'io non affiderei i miei figli.E come genitori abbiamo il dovere di non creare illusioni.....le illusioni sono emozioni distruttive.
Anche a me ha colpito il suo sogno.....ma mi è anche stato detto che ha voluto laurearsi in quel campo perché non aveva potuto farlo sua sorella.Forse è stato fatto tutto per amore........ma è doveroso tener conto delle responsabilità verso terzi.
A volte penso alle paternità o maternità dei nostri pinguini.Se fisicamente è possibile... credo che sia impossibile per il discorso crescita e cura dei figli.Dovrebbe sempre esserci qualcuno a prendersi cura del bimbo........(francamente per dare la possibilità a mio figlio di essere padre mi piacerebbe essere immortale).......ma è solo fantasia :(
Ma ovviamente nn si può immaginare che questa diriga da sola una classe. Ora io nn la conosco nè ho visto il servizio...mi viene da pensare che una donna down di 'altro profilo' potrebbe lavorare in una materna come aiuto educatrice, cioè collaborare con le educatrici della scuola ma mai da sola con una classe o con soggetti potenzialmente difficili.
Certo, la laurea in lettere boh...non so come possa aiutarla...comunque se lei è contenta del risultato, tanto di cappello.
X ARIEL : anche noi non seguiamo il programma della classe ma uno semplificato ..siamo down doc!!! ;-)
sinceramente io davo per scontato che comunque non sarebbe mai stata sola, ma che affiancherà l'insegnante....non mi sembra possibile, per quanto possa essere sveglia, che possa gestire una classe da sola (a volte fanno fatica le insegnanti a 46 cromosomi...)...
Scusatemi ho voluto aspettare e contare fino a 10.000 prima di rispondere ma alla fine non ce l'ho fatta e ....forse sarò arrivata si e no a 1000 ma devo subito rispondere!
Ma ci rendiamo conto di quello che diciamo??????
Se noi per primi non crediamo alle capacità dei nostri figli come possiamo pretendere che ci credano gli altri che non li conoscono e credono ancora che il termine down sia sinonimo di ,scusatemi per il termine crudo cattivo ma sopratutto falso,"deficiente"?
Invece di rallegrarci per il traguardo raggiunto da Giusy ci chiediamo se lei abbia avuto la coscienza di essersi laureata ,ma secondo me ha più consapevolezza lei di coloro i quali credono che lei non ne abbia perchè prigionieri delle loro paure e dei loro pregiudizi.Diciamo che vogliamo portare i nostri figli all'autonomia e quando questi desiderano farlo e s'impegnano con tutte le loro forze per ottenere risultati ,noi cosa facciamo?Ci accorgiamo che sono "diversi"e gli tarpiamo le ali,così non soffriranno in seguito,quando si accorgeranno di non essere adatti,scusatemi ma questo discorso mi sembra tanto simile a chi dice:"io abortisco mio figlio per non farlo soffrire"!Io sono un'insegnante e credetemi di insegnanti incapaci che non hanno "insegnato"nulla di buono agli alunni,cioè non hanno saputo tirare fuori dall'animo degli alunni ciò che di buono avevano,ne ho visti molti,forse avere un'insegnante down significherebbe fare poco dal punto di vista nozionistico e didattico ma fare tanto dal punto di vista umano ed è questo quello che io auspico per i miei figli normo e down:che abbiano dei docenti che li aiutino nel loro cammino di uomini e donne ,capaci di amare e relazionare col mondo intero senza pregiudizi e luoghi comuni.
Forse dovresti iniziare a chiederti perche ti sei arrabbiata tanto...
L'hai visto il servizio quello completo prima che lo togliessero? Conosci la ragazza? cosa intendi tu per autonomia?
Per me l'autonomia non è prendersi una laurea CON AIUTO, o saper mettere la tavola, ed è quella che spero mio figlio un giorno avrà, ma per averla deve essere consapevole di quello che può e non può fare, e raggiungere traguardi adeguati a loro per poi poter fare le cose da soli, se poi vogliamo continuare a credere che la sindrome di Down è solo sinonimo di diversità e non di "ostacolo"... liberi di farlo: possiamo pure sperare di farli diventare ingegneri e fare di tutto x farceli diventare, però non ci aspettiamo che dopo progettino case...
Faccio la domanda anche a te: i tuoi figli in una classe che la ragazza dovrebbe gestire DA SOLA li metteresti? Gli insegnanti stanno da soli mica hanno il sostegno a se stessi!
Questo non è non credere nelle potenzialità dei nostri figli, ma è avere un minimo di oggettività, poi per carità ognuno é libero di pensare che davvero i nostri figli non hanno nessun problema se non il fatto che imparano tutto (laurea compresa e mestieri compresi) quello che possono imparare gli altri solo un po' più lentamente, questa mi è sempre parsa una bella favoletta lenitiva, ma poco corrispondente a realtà. Poi ognuno può vederla come gli pare, l'importante è che poi sia in grado di ascoltare le esigenze dei propri figli e fare del suo meglio per loro. Comunque ripeto bisognerebbe capire perchè l'opinione dell'altro ci dà tanto fastidio (quando ce lo dà ;))
Un'altra cosa...
No non è per niente uguale ma è uguale a quello "io non abortisco mio figlio perchè penso che abbia il diritto di vivere indipendentemente da ciò che imparerà a fare e gli vorrò bene lo stesso anche se non imparerà neanche a camminare"
intanto chi ti dice che un insegnante down significhi fare tanto dal punto di vista umano?
Potrebbe non essere in grado di trasmettere ciò che ha dentro o potrebbe essere umanamente poco valido: mica sono umanamente perfetti, i down..anche loro hanno pecche e difetti, come tutti.
Comunque cerchiamo di aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà: ci sono attività e mestieri che mio figlio nn potrà fare e questo nn significa affatto non credere nelle sue capacità. Nelle SUE CAPACITA' , appunto: non in quelle che io vorrei che avesse e che invece non ha.
E' anche una questione di rispetto nei suoi confronti: capire i suoi limiti e portarlo con serenità fin dove può arrivare, non certo lanciarlo verso obiettivi che nn può raggiungere.
E tutto questo non ha niente a che vedere con il discorso penoso dell'aborto, non vedo cosa possa entrarci. Invece, se devo dirla tutta, penso che chi spinge i figli fino all'impossibile per far raggiungere loro traguardi che poco hanno di utile nella realtà , lo fa per soddisfare il proprio ego e la propria vanità di genitore ferito nell'orgoglio, non certo per il bene del proprio figlio.
Quanto avrà dovuto sacrificare quella ragazza in termini di vita sociale per raggiungere l'obiettivo della laurea?
Cosa serve di più: vivere esperienze in mezzo al mondo reale o rinchiudersi a studiare per un titolo che nella pratica servirà a ben poco?
Penso di avere detto ciò che non mi è piaciuto e cioè il fatto di non credere tanto alla laurea di questa ragazza ,di criticare il fatto che lei volesse in qualche modo insegnare ai bambini ma sopratutto al fatto di mettere in dubbio che lei potesse avere coscienza di essersi laureata.
Se qualcuno dovesse avere qualche dubbio sulla capacità di coscienza di sè delle persone con sdd,suggerirei di andare a guardarei la puntata di "A Sua immagine "del gennaio del 2010,puntata incentrata sulla "scelta" di Cristina Acquapace. Se si è capaci di avere la profondità che ha dimostrato di avere Cristina non vedo come si possano avere dubbi a riguardo,certo le dita della mano non sono tutte uguali,ma anche noi "normo"non siamo tutti belli,bravi ed intelligenti alla stessa maniera.
Cristina è splendida, io ci farei la firma che mio figlio fosse così, peròanche lei ha dei limiti di cui è perfettamente conscia.
Tant'è (e questo lo aggiungo io e si tratta di una mia conclusione personale ) che lei comunque, nonostante sia consacrata, vive in casa con la sua famiglia.
E poi nn si tratta di avere o non avere profondità o intelligenza.
Un'insegnante di classe deve avere 'l'occhio lungo' sulle situazioni, prontezza di riflessi e di parola, autorevolezza ecc ecc a volte faticano le insegnanti normalissime con anni e anni di esperienza...fare l'insegnante è un lavoro molto difficile e di responsabilità. Non bastano la laurea e la buona volontà.
Conosco personalmente Cristina, non la ragazza che si è laureata. Mi sento di dire però che non si possono paragonare le due ragazze. La consapevolezza di una persona va aldilà di una laurea. Sinceramente non sò fino a che punto la laurea era un desiderio di Giulia, (credo si chiami così!), perchè da quel poco che ho potuto vedere in televisione, mi è sembrato che fosse il desiderio dei genitori. E' difficile poter dare un parere su una situazione che si conosce solo attraverso i media, perchè sappiamo tutti quanto queste cose siano "addomesticate".
Infatti... Cristina parla lei alle trasmissioni e Marilena é tra il pubblico. E ti dirò di più é proprio per l'aver conosciuto e parlato con Cristina ed altri che quel che ho visto in tv su questa ragazza non mi é piaciuto, e la discussione era sul caso specifico ;)
... io penso che quello che voleva dire la mamma di Emi è che non bisogna viaggiare con il freno a mano tirato perchè si ha paura di andare a sbattere.
Certo non si andrà a sbattere ma non si riuscirà nemmeno ad andare da altre parti.
Io ho visto la trasmissione di Magalli e non mi è piaciuta.
Ma mai e poi mai smetterò di pensare che Giovanni possa arrivare dove vuole, sarò anche utopica, ma tutto quello che faccio e farò sarà cercare di dargli tutti gli strumenti necessari per riuscire a fare ciò che desidera.
Già ha avuto la sfortuna di nascere con la zavorra e io non sarò certo responsabile di aggiungere altro peso.
Da qualche parte ho letto questa frase di Pablo Pineda, «Metterci sempre, in quello che si fa, tutta l'illusione; non solo quando le cose vanno bene».
Che se ci pensate bene, da un punto di vista di una generazione fà o due, anche tutte noi siamo delle illuse, perchè una generazione fà o due non era nemmeno pensabile che i nostri bambini potessero, frequentare la scuola, suonare uno strumento, prendere un autobus, avere un lavoro, avere una vita sociale ..... insomma tutte le vite che voi ogni giorno raccontate!!! :)
Francesca
sì, certo, il ragionamento è giusto e comprensibile, ed è stato quello che in questi ultimi decenni ha fatto correttamente progredire la qualità di vita e l'autonomia delle persone con sdd. Da persone istituzionalizzate, tenute nascoste in casa o comunque non stimolate in quanto nessuno aveva fiducia in loro, si è arrivati ad avere persone semi-autonome e capaci di avere relazioni significative con gli altri.
Ora il rischio è forse quello di non riuscire a rallentare per tenere conto dei limiti oggettivi derivanti dalla sdd. Un po' come i limiti umani nei record di corsa o salto in alto... siamo arrivati quasi all'asintoto, se vuoi progredire troppo in fretta ti serve il doping...
Come con il doping, con le persone, semplici e non, c'è da stare attenti a forzare troppo, per il rischio di arrivare a disturbi psichiatrici che magari non si sarebbero verificati con uno stile di vita più consono alla persona in questione.
Questo sul versante delle richieste.
Poi c'è il capitolo delle illusioni... anche qui il confine è lasco... con i "nostri" non possiamo creare illusioni come la genitorialità o mestieri come la maestra gestiti in autonomia. Non possiamo però nemmeno frantumare queste illusioni troppo violentemente o prematuramente.
Possiamo, però, cercare di soddisfare i bisogni che stanno alla loro base.
L'istinto materno può essere soddisfatto facendo la zia, la sorella maggiore, prendendosi cura degli animali... la voglia di fare la maestra idem, facendo la vice-baby sitter o, nei casi migliori, l'aiuto-maestra.
Anche per me è scontato che un mestiere difficile come fare la maestra non può essere svolto in piena autonomia da una persona con sdd. Anche nei rarissimi casi in cui il livello cognitivo può essere all'altezza, magari non lo sono la prontezza di riflessi o la capacità di pensare a cosa possa succedere con uno strumento, valutare la pericolosità di una situazione... un po' come il discorso della guida e della patente, che il problema non è capire come funzionano freno e frizione, ma è di saper gestire situazione di pluristimolo e di pericolo incombente.
mi rendo perfettamente conto di quello che ho detto nella stessa maniera in cui penso che per ognuno di noi il fatto di avere o no la laurea non lo renda certo più istruito o ideneo a svolgere mansioni di responsabilità. Io penso che per questa ragazza il diploma o la laurea non avrebbe fatto molta differenza se il suo desiderio era inserirsi nel lavoro nell'ambito scolastico, per esempio ci sono corsi che permettono poi di farlo come aiuti in asili o simili. La laurea credo che abbia soddisfatto più i genitori e questo non vuol assolutamente dire non credere nelle possibilità dei nostri figli ma di crederci in maniera "reale". Non ricordo quanti anni ha tuo figlio ma il mondo della scuola fa emergere notevolmente le loro lacune e voler equiparare questa laurea a quella degli altri mi sembra una favola. Ognuno lo pensa a suo modo ma io non vivo di illusioni, vivo con i piedi per terra e cerco di rendere mio figlio autonomo e felice senza pretendere il "plus" che potrebbe andare a discapito della sua serenità.
personalmente non posso dire nulla al riguardo,non posso giudicare perchè non conosco la ragazza...come molti di voi.
quindi le mie sono ipotesi,non so se fosse un suo desiderio o un desiderio dei suoi genitori ma mi chiedo quant ragazzi "normodotati" che si laurano lo facciono x una loro scelta e quanti per rendere felici i genitori....??????????????????
non so se si sia davvero come dite sacrificata o no nella socializazzione,non lo so perchè non vivo con lei non la conosco non so..però credo che comunque sia per ricevere una laurea che tu sia normodotato o disabile dicerto c'è un impegno dicerto questa ragazza ha studiato,e anche tanto.
e non riesco a pensare che non fosse consapevole di quello che faceva,
come dice qualcuno...o ha detto...
se avete letto l'intervista quando da bambina ha detto
IO NON SONO DOWN per me ha già detto tutto,siamo noi a mettere su etichette ai nostri figli eppure siamo consapevoli che si tutti hanno la sdd ma non tutti i down sono uguali e se in lei il ritardo fosse davvero lievissimo?non lo so ma quella frase detta da una bambina di 7 anni mi ha colpito.(e immagino chissà quanto avrà sofferto)
forse avrà come dite voi difficoltà a spiegarsi o avrebbe difficoltà a inseganre per problemi di linguaggio questo non lo so ,non so com'è cosa dice e cosa no, non so quali siano le sue reali difficoltà,come ho detto non la conosco,
ma forse potrebbe trovare un altro modo per insegnare...
e un ultima cosa non avrei nulla da ridire se a insegnare fosse lei....se lo fa bene e sa fare il suo mestiere non sono io a dire cosa deve o non deve fare....non la conosco e non lo so, ma se fosse davvero brava? quanti insegnati normodotati sono bravi??
non so come sarà o cosa vorrà fare il nsotro bambino in futuro come per tutti i bambini lasciermo che segua le sue inclinazioni...
non mi interessa si laurei se non lo rende felice ma se questo dovesse essere il suo sogno e non il nostro che ben venga....
se invece non vorrà o non potrà farlo ,farà altro....
ci sono tante cose che si possono fare....
ma questo dovrebe valere per tutti i figli....ripettare i loro desideri...e aiutarli a seguire le loro inclinazioni...
un ultima cosa se dovesse un giorno insegnare questa ragazza anche una sola materia e sapessimo che insgena al apri di altri non vedo perchè non dovrebbe insegnare a tutti.(compresi i nostri figli)
se poi invece decideranno che sarà solo di aiuto alla classe con un insegnate perchè effetiviamente non può farlo da sola,mi starebbe bene e non avrei acora nulla da dire se capitasse a insegnare a mio figlio anche solo come aiuto ... non siamo noi a doverlo decidere ma chi dovere e comunque in questo momento penso solo a quanto sia bello questo suo momento tutto il resto si vedrà.
spero di non aver offeso nessuno ma anche io volevo esprimere i miei pensieri.
io dico solo che essere la seconda persona in Italia e la terza in Europa ad aver raggiunto una laurea vorrà pur dir qualcosa, vorrà pur significare che le persone down hanno difficoltà a raggiungere tali risultati, o no? Poi se vogliamo credere alle favole, metterci i prosciutti sugli occhi allora possiamo immaginarceli ingegneri, architetti, professori, medici ecc. ecc. Sarà ma io mi rendo conto con profondo dispiacere che sindrome di down è ritardo psicomotorio e vivo ancorata alla realtà, quando questi casi non saranno più mosche bianche sicuramente mi ricrederò.
Io penso che un down debba capitalizzare il più possibile il tempo della sua gioventù, questo perchè sono gli anni in cui si impara e si costruisce più facilmente.
Insomma,è stata grande a laurearsi, ma credo che forse sarebbe stato meglio utilizzare questi anni per imparare qualcosa di più utile per la sua vita.Non che una laurea nn serva a nulla, ma insomma ...forse una persona con difficoltà può utilizzare quel tempo per migliorarsi ad esempio dal punto di vista relazionale o dell'autonomia.
Tanto non sarà facile comunque trovare un lavoro con una laurea in lettere. Si tratta solo di ottimizzare tempo e risorse.
Non è una questione di problemi di linguaggio (esprimersi bene è il requisito minimo x insegnare !) In questi giorni la maestra di mio figlio ha grossi problemi con un bambino che la picchia (avete letto bene: la picchia) e addirittura l'ha fatta cadere x terra più volte. Secondo voi una persona down come potrebbe gestire una situazione di tale gravità e difficoltà?
Certo che se fosse perfettamente in grado di insegnare senza alcuna difficoltà, saremmo tutti felicissimi e io gli affiderei mio figlio con grande piacere.
Seguo il forum anche se non mi sono ancora presentata.
Vorrei esprimere la mia opinione in questa discussione, perché sono rimasta assai perplessa dal come i media abbiano trattato come "caso" la ragazza sd laureatasi in lettere...soprattutto ho sentito il divario netto tra l'eccezionale (?) e i quotidiano di chi ha questa disabilità.
Mi spiego meglio. Conosco un ragazzo down svedese, T21 totale e non mosaico, che dall'età di vent'anni vive da solo, anzi ora con la moglie (anch'essa down) e lavora (mi sembra in un ufficio postale), supportato da servizi sociali che lo aiutano nello svolgere mansioni più difficili per lui, aiutandolo nella pulizia dell'appartamento, nella spesa, nella gestione di altre situazioni più complicate per lui (gli spostamenti).
E mi è sembrato sereno, assai più complicata la vita di sua sorella (mia amica) e della stessa madre, che infatti si sono divorziate, rimaritate, cambiando anche paese, senza dover pensare troppo a lui... e questa mi è sembrata la cosa straordinaria, che "lui" non fosse altro che una persona, non un problema, un continuo pensiero al futuro...un amore, un affetto, un punto fermo. Basta.
Infatti all'ennesima rottura sentimentale della sorella lui mi ha detto che "non poteva occuparsi di lei, lei è tanto triste, ma lui deve pensare a sua moglie".
E dall'altra parte, in Italia, una ragazza down si laurea, e non riesce quasi a esprimere una sua opinione a riguardo, stimolata a parlare da un padre -fisico universitario-, dando l'immagine di una persona che guarda ritagli di figurine per spiegare la sua tesi, e non so quanto in grado di disquisire su Foscolo o Leopardi... si presume che un laureato in lettere (certo, oggi non tanto) "legga". Questa ragazza può leggere Faulkner? Capire un libro di Roth?
Perché non pensare alla normalità più giusta e rispettosa per chi è nato con delle oggettive difficoltà, e parlare in un caso unico, palesemente taroccato?
Questo almeno è quello che ho pensato, fidandomi poco della università italiana e non interessandomi di pietà come cura. Ma di autonomia e capacità a gestirsi, ad amare, ad imparare, quello sì.