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Originariamente inviato da
aledario
Credo che Paola abbia un po' "forzato" l'esempio volutamente (ma se è così lo dirà lei!)
Sì si chiama iperbole ;)
Diciamo che mi sembra che si usino due pesi e due misure come se la sdd fosse un aspetto trascurabile nell'avere un figlio, come se fosse esattamente la stessa cosa che averlo sano (uso volutamente questo termine), come se non fosse vero che si fa più fatica, come se non fosse vero che ci vogliono più risorse (spesso anche economiche), come non fosse vero che alcune mamme dopo aver avuto un figlio con sdd hanno dovuto lasciare il lavoro o ridurne l'orario per seguirlo meglio, quando con un bambino normo questo non sarebbe accaduto, come non fosse vero che il dopo di noi diventa un problema reale. Con tutte queste variabili bisogna fare i conti una volta che il figlio è al mondo e non sempre si abortisce per edonismo od egoismo puro, ma a volte proprio perchè "costretti" dalle situazioni economiche o anche sociali.
Insomma preferisco immaginare un bambino abortito (anche con sdd) che uno che cresce nascosto per vergogna o abbandonato a se stesso perchè non ci sono le risorse per crescerlo al meglio.
Altra cosa sulla carta l'aborto terapeutico si fa perchè i suoi problemi sono incompatibili con la vita della madre, non del bambino :(