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Originariamente inviato da maxniola
Mi permetto di essere un pò perplesso sui giudizi espressi sull'imprenditore, nome Lorenzo, cognome CROSTA, su cui conosco ben altri pareri e di cui ho letto varie testimonianze sulla sua iniziativa e sul suo modo di operare nel mondo della disabilità e non solo e la mia visione su quest'uomo è stata molto positiva e non mi è sembrato un uomo che voglia lucrare sulla vita di soggetti sfortunati.
Nel dire che Crosta è stato a dir poco imbarazzante non volevo dare alcun giudizio sulla persona e su ciò che fa, ma solo dire che nel contesto oggettivo della trasmissione lui non ha trasmesso nulla se non tirare fuori dal cappello cose che non c'entravano nulla; insomma ha messo nel frullatore tanti ingredienti fra cui la sessualità e l'innamoramento, ed il succo è stato quello di non essersi fatto comprendere!
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Benvengano tutte le opinioni soprattutto le più diverse ;)
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Originariamente inviato da maxniola
Da questa affermazione prende il via l'incredibile avventura di Lorenzo Crosta e della Cooperativa Solidarietà, vera e propria impresa produttiva da 20 milioni di euro di fatturato che fa lampioni, prodotti elettromeccanici, cablaggi elettrici per frigoriferi, lavorazioni meccaniche, prodotti su macchine utensili, raccolta, smaltimento e rigenerazione dell'esausto informatico, montaggio sulle piastre di componenti elettroniche, ecc. I clienti sono di tutto rispetto: Alcatel, Hewlett-Packard.
Come si sa il bello è contagioso e negli ultimi anni la Cooperativa di Lorenzo Crosta ha visto intorno a sé il proliferare di molte altre realtà che cercano di far rivivere lo stesso spirito in diverse iniziative di tipo sanitario e socio-assistenziale. L'attività ferve in 12 capannoni, sparsi tra la provincia di Varese, Como, Milano, Genova e, accanto a 100 operai "normali", è portata avanti da 350 cosiddetti svantaggiati di cui 170 malati mentali.
Ecco vedi per una mente malata di economia come la mia ;) questo diventa un po' il fulcro di tutte la questione... se l'attività non fosse stata così redditizia il sig. Crosta l'avrebbe continuata con tanta passione e, di conseguenza, sarebbe riconosciuto come "filantropo"?
Onore al merito per aver capito che i disabili possono anche diventare una risorsa, ma da lì ad arrivare a dire che può rappresentare il mondo dei disabili in una trasmissione ce ne passa... Tempo fa lessi il comunicato del presidente di un AIAS locale (o ANFASS non mi ricordo bene?) riguardo ai divieti di Gardaland che tanto si "fregiava" di conoscere il mondo delle persone Down collaborando alla stesura del regolamente di cui abbiamo tanto parlato, che era allucinante, e anche di altri addetti ai "lavori" quindi questo significa che la loro percezione, che conoscono la disabilità per lavoro, non può essere e mai sarà come quella di chi il problema lo vive. Purtroppo per la mia visione gretta e meschina del mondo la maggior parte (non tutte fortunatamente) delle persone che "lavorano" con i nostri figli prima lo fanno perchè hanno il loro tornaconto (in termini economici o umani) e poi lo fanno per loro... ne sono un classico esempio gli insegnanti di sostegno che scelgono quella strada per entrare di ruolo prima :evil:
Sull'ultima parte... di quando è l'articolo? su che giornale è stato pubblicato? mi pare strano che non ci siano sgravi contributivi per l'assunzione (per lo meno il primo periodo) di persone a cui altrimenti lo stato dovrebbe pagare una pensione di invalidità, però nel nostro paese è possibile anche questo :roll: comunque mi permetto di usare il beneficio del dubbio per appurare la veridicità di tali affermazioni ;)
Sul fatto degli interessi bancari che mangiano gli utili... faccio notare che spesso è una manovra contabile (insieme ad altre) per non pagarci la tasse su quegli utili, tanto che ci sono anche scambi alla pari di favori con le banche... ovvero si sa che il nostro è il paese degli imprenditori ricchi ma dalle imprese indebitate... :oops:
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Originariamente inviato da paola
Sull'ultima parte... di quando è l'articolo? su che giornale è stato pubblicato?
La fonte è riportata in testa all'articolo nel post di MAx :-)
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:- chiedo venia :oops:
Comunque meglio che abbia saltato la parte della fonte così almeno ho la scusante di non essere prevenuta :twisted: però il dubbio mi era venuto dall'espressione "legislazione statalista/comunista" ;)
Tu Sandro non sai nulla riguardo le agevolazioni x le assunzioni dei nostri figli? Il tirocinio non viene in qualche modo incentivato dallo stato ad esempio?
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Il tirocinio più che agevolato viene praticamente "pagato" nel senso che di solito sono "Borse-lavoro" pagate dal Comune e/o dalla Provincia, ma hanno comunque una durata limitata che normalmente non supera i due anni per disabile, alla fine del percorso scolastico e dovrebbero essere finalizzate all'inserimento lavorativo (neo di questa situazione è che comunque il datore di lavoro "assolve" all'obbligo delle "quote" fissate dalla legge del '99 sul collocamento mirato anche attraverso i tirocini, però esistono in teoria dei controlli per i quali se dopo un certo numero di tirocini non assumi nessuno vieni penalizzato in questo senso). Anche le assunzioni vengono poi agevolate ... ma solo in pratica attraverso la defiscalizzazione temporanea dei costi dellavoro per quel lavoratore... quindi comunque non è un grande "affare" di per sè. A questo si aggiunge il fatto che il trattamento non prevede alcuna differenziazione (se non in alcune Regioni che hanno intuito questa "falla" nella legge) tra disabilità fisica anche a seguito di malattia invalidante ad esempio e disabilità intellettiva... con una forte penalizzazione ovviamente delle possibilità di assunzione per gli appartenenti alla seconda categoria.
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Bene Paola, visto come stanno le cose ti faccio essere ancora più prevenuta :wink:
E per farti venire ancora di più il mal di pancia :twisted: allego quest'altro articolo (mi sa che andiamo OT :oops:, ma la cosa la vedo diversa )
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Tracce N. 9 > ottobre 1996
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Vedano Olona
Dal niente, una impresa nuova
Paola Bergamini
Sono ormai più di 300 i dipendenti della Cooperativa Solidarietà. Quasi tutti portatori di handicap che imparano a lavorare. All'inizio, due amici e la scoperta di un punto in comune. Un esempio di come il movimento, coscientemente vissuto, genera una vita diversa. E una speranza che sostiene la ragionevolezza e la letizia del vivere
«L'esperienza della Chiesa è simile a quella di un bimbo nel ventre della mamma: è cullato dal suo respiro. Allo stesso modo, quanto tempo ognuno di noi trascorre nella condizione di morte, di abbandono? Eppure c'è sempre il respiro della Chiesa che ti culla, che è pronta ad abbracciarti. Questa esperienza riconosciuta genera una fecondità nuova, ti trovi a fare cose che mai avresti pensato di intraprendere». Lorenzo Crosta, seduto in prima fila, ascolta la testimonianza di sua moglie Marcella - unica donna della sua vita, come lui è solito dire -. Ricorda quando l'abbraccio di cui lei parla è diventato carne e ossa, ha preso un volto: quello del suo amico Pippo Ciantia. Ricorda con precisione l'ora e il luogo: l'1.30, sotto il campanile di Venegono, in provincia di Varese. Pippo l'aveva invitato a un incontro, organizzato dal Movimento popolare, sulla condizione giovanile. Era nata una discussione accesissima che avevano continuato sotto le finestre della casa del parroco che a un certo punto, forse per potere finalmente dormire, si era affacciato e aveva detto: «Ma perché non guardate a un punto in comune?». È stato l'inizio di un riconoscimento, del dire «sì». «Avevo 21 anni - racconta Lorenzo -. Da poco avevo incontrato queste persone. Anzi, Pippo lo vedevo in oratorio... ed era odioso e per di più di Cl. Lui, studente di medicina, mentre io frequentavo le scuole serali per diplomarmi e lavoravo in fabbrica. La mia giornata si divideva tra lavoro, lotte sindacali e militanza nella sinistra extraparlamentare. La mia vita era una lotta, dove non era ammessa possibilità di errore. Volevo cambiare il mondo. La Chiesa, poi, era per me una cosa lontanissima. Andavo a messa, giusto per non dover litigare anche su questo con i miei genitori. E quel prete mi dice di guardare a un punto in comune. Ma quel punto non era un nuovo progetto politico, non era qualcosa partorito dalla mia testa. Era quel volto lì. È cambiato tutto. Per la prima volta ho percepito cosa potesse significare la parola misericordia, perdono. Su di me, di qualcuno su di me.
Quell'inquietudine negativa, che provavo in quegli anni di turbolenza politica, si è tramutata in una domanda che è viva ancora oggi. Così ho cominciato a fare Scuola di comunità insieme a Pippo ed altre venticinque persone. Che, a dir il vero, per focosità assomigliava molto a un collettivo di sinistra».
Noi vogliamo lavorare
In quegli anni Lorenzo inizia il gesto della caritativa, prima seguendo un ragazzo affetto da distrofia muscolare, poi al centro professionale per disabili «La nostra famiglia», a Castiglione Olona. «Guarda, non è che io avessi la predisposizione verso gli handicappati. Tutt'altro! È che a Scuola di comunità si parlava di missionarietà. E quei ragazzi erano per noi la provocazione più immediata. E poi, poi Pippo mi aveva appena comunicato l'idea di partire in missione. Ed io? Cosa veniva chiesto a me? La risposta erano proprio quei ragazzotti che a volte mi indisponevano, mi infastidivano, mi chiedevano cosa avrebbero potuto fare nella vita. Ancora una volta l'abbraccio della Chiesa mi ha stretto».
Nel 1980 Pippo si sposa e parte per l'Uganda. Nell'81 Lorenzo e Francesco decidono di mettere in piedi un'impresa. Casualmente ne parlano con la direttrice de «La nostra famiglia» che fa loro la proposta: «Prendete in considerazione l'idea di far lavorare per qualche ora qualcuno di questi ragazzi». «Proviamo».
A volte accade che un imprevisto faccia diventare la vita creativa. È la prima tessera di un mosaico che non è ancora finito.
Dopo tre mesi i ragazzi vanno da Lorenzo e gli dicono che vogliono andarsene. Lorenzo è esterrefatto, domanda il perché. «Qui con voi diventiamo più scemi di quello che siamo. Noi vogliamo lavorare». «E noi non vi facciamo lavorare?». «No, io voglio imparare il lavoro che fai tu». «Mi hanno levato la carne di dosso - ricorda Lorenzo -. Ma avevano ragione. Cercavano un rapporto e soprattutto la dignità di un lavoro. Io e Francesco abbiamo deciso di iniziare tutto daccapo».
Il 7 gennaio 1982 viene costituita la Cooperativa Solidarietà. Capitale sociale: 110.000 lire. Soci: Lorenzo, Francesco e Angelo. Per non gravare economicamente sulla ditta Lorenzo e Francesco mantengono i loro impieghi dandosi il cambio nell'angusto locale di 150 metri quadrati vicino alla stazione ferroviaria di Venegono. Solo Angelo lavora stabilmente insieme ai disabili. Per non perdere commesse, per trovare nuove clienti i tre soci non perdono un minuto del giorno e della notte, compreso il sabato e la domenica. Si inventano le attrezzature di lavoro adeguate ai loro ragazzi. Nell'85 i dipendenti sono 40. Tutti disabili, chi affetto da sindrome down, chi epilettico, chi colpito da disturbi mentali. Il lavoro aumenta e così Lorenzo e Francesco devono lasciare i propri impieghi e si buttano nella Cooperativa. A questo punto c'è necessità di una nuova struttura. Il mosaico ha bisogno di un nuovo pezzo. Una nuova casa
«Non volevo solo un capannone più grande. Cercavo un posto dove i ragazzi si potessero fermare a dormire. Un vero luogo di accoglienza. Serviva una casa. Un giorno invito il parroco di Venegono Superiore a celebrare una messa. Rimane colpito. Mi dice che in paese ci sarebbe la struttura adeguata. Costo: 280 milioni. Faccio un giro per le banche. Niente da fare». La domenica successiva il parroco, durante l'omelia, parla del progetto, dà tutte le cifre e invita i parrocchiani a collaborare. Lorenzo si arrabbia. Tanto, pensa, è inutile. «Io sono convinto che qui la Provvidenza ci mette la mano», lo incalza il parroco. Passa una settimana e Crosta riceve una telefonata: «Sai quanto abbiamo raccolto?». «Dieci milioni? Troppo?». All'altro capo del filo una voce esultante: «120! Metà a fondo perso e la rimanenza da restituire quando ci saranno, senza interessi». A quel punto si può stipulare un mutuo con la banca per saldare la cifra. Nell'85 parte la comunità alloggio. L'abbraccio della Chiesa si allarga. Si rende visibile a tutto un paese. "Frate questuante"
Il lavoro va bene. Arrivano commesse considerevoli. Il mutuo è quasi pagato. Manca solo una rata da 40 milioni. Lorenzo comincia a fare il "frate questuante" tra le aziende del varesotto. «Non mi sono mai vergognato. Siamo sempre vissuti di carità, quella che ha la faccia della Provvidenza. Le diecimila della vecchietta piuttosto che l'assegno del grosso imprenditore». Alla fine si rivolge ad un industriale che già in passato gli aveva dato una mano. Un solo pensiero quando varca la soglia dell'ufficio: da qui non esco senza quei soldi. È l 'ultima opportunità. Nella testa scorrono il volti dei suoi ragazzi. Comincia la discussione: l'industriale non ne vuole sapere. Alla fine Lorenzo: «Se le dicessi che è un affare conveniente?». «Lo farei. Ma cosa mi torna in tasca?». «Immediatamente nulla. Ma io le garantisco che sarà contento». Non vola una mosca. Poi rivolgendosi al segretario: «Mi porti il blocchetto degli assegni. Il mio, personale. Non quello della ditta. Visto che qui ci va di mezzo la mia felicità...».
Due anni dopo, nell'87, pochi giorni prima di Natale, Lorenzo si ripresenta dallo stesso imprenditore: «La cosa è cresciuta. È bellissima. Ora ho bisogno di due miliardi. Devo comprare una casa. Non voglio più lasciare i ragazzi la sera con l'educatore. Vogliamo andare a vivere, la mia famiglia e quella di Francesco, in un cascina e portare con noi i ragazzi. Avranno una famiglia. Non lo faccio solo per gli handicappati, voglio condividere tutto con i miei amici. Il posto l'ho già individuato. E una cascina a Malpaga dove si allevavano i cavalli». «Tu sei pazzo! E questa volta perché dovrei darteli?». La risposta è secca: «Per Cristo». Altrettanto decisa la replica: «Vattene!». Tu sei pazzo!
Il 7 gennaio l'industriale lo richiama: «Malpaga l'ho comprata. Ma per me. Invece, vai a vedere un'altra proprietà a Malnate. Poi fammi sapere». Lorenzo non se lo fa dire due volte. "La Novella", questo il nome della proprietà, è l'ideale, ma necessita di molti lavori di ristrutturazione. Lorenzo prende in mano il telefono: «È perfetta! Ma non la voglio». «Ma allora tu sei proprio pazzo...». «Aspetta. Non la voglio in regalo, ma in uso. Per questo devi pensare tu alla ristrutturazione. Tu ne rimani il padrone». In primavera le due famiglie traslocano a "La Novella" insieme a nove ragazzi.
Il mosaico si arricchisce di nuovi tasselli. È un disegno che prende sempre più forma. Le unità produttive aumentano, tutte nell'alveo della Compagnia delle Opere, che dell'impresa messa in piedi da Crosta è punto di riferimento ideale e operativo: due a Vedano Olona, due a Milano, una a Paullo, una a Verano Brianza con le Cooperative Dell'ulivo e Il Carro. Si moltiplicano anche il numero delle persone coinvolte: più di 300 dipendenti. A Inarzo, sempre in provincia di Varese, una ricca signora ha donato una proprietà di 50.000 metri di terreno, dove da due anni si è costituita una nuova comunità alloggio con due famiglie. E poi in progetto ci sono Bresso, Carate Brianza, Sicilia,... fino dove si estende l'abbraccio della Chiesa. «Dove la Provvidenza ci vorrà portare».
Un fotografo che per un servizio fotografico era andato a "La Novella" e nell'unità produttiva di Vedano, ha detto: «Viene voglia di mettere il tappo all'obbiettivo. Di fermarsi. Per guardare questa presenza nuova, così tangibile. Non più sconosciuta».
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Con santa pazienza sono andato a rivedermi la puntata incriminata......e devo sinceramente essere contrario alle critiche rimosse contro il Crosta, che se colpe gliene dovete dare, io non gliele dò, e avere trattato il tema sul punto di vista cristiano e non politicaly correct, che vorrebbe che ogni cosa venga trattato in maniera prettamente laico.....utilizzando un linguaggio non comprensibile a tutti e non appropriato nel contesto di quella trasmissione, anche se poi alla fine, sia gli interventi del pubblico, che dei due esperti di televisioni, convergevano sul stesso modo di pensare e cioè che la disabilità va mostrata in video rispettando la centralità della persona, nel valorizzare le potenzialità e le capacità della persona e non come dei "contenitori vuoti" e come "comparse" compiacenti delle volontà del conduttore.
P.S. per Paola: non è che ogni imprenditore è sinonimo di sfruttatore del mercato e teso solo a fare gli interessi propri......ci sono anche persone come Crosta (e ti assicuro che ce ne sono molti come lui) che mettono in gioco la propria persona e tutto quello che hanno per riconoscere nell'altro la "sacralità della persona" e le sue Cooperative si fanno aiutare addirittura dal Banco Alimentare (quindi parliamo del bene primario che è il cibo) per superare le difficoltà contigenti di una gestione imprenditoriale tutt'altro che tesa a sfruttare una manovalanza redditizia e competitiva come quella cinese (tanto per rimanere in sintonia con il taglio degli occhi :wink: :wink: )
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Originariamente inviato da maxniola
Con santa pazienza sono andato a rivedermi la puntata incriminata......e devo sinceramente essere contrario alle critiche rimosse contro il Crosta, che se colpe gliene dovete dare, io non gliele dò, e avere trattato il tema sul punto di vista cristiano e non politicaly correct, che vorrebbe che ogni cosa venga trattato in maniera prettamente laico.....utilizzando un linguaggio non comprensibile a tutti e non appropriato nel contesto di quella trasmissione, anche se poi alla fine, sia gli interventi del pubblico, che dei due esperti di televisioni, convergevano sul stesso modo di pensare e cioè che la disabilità va mostrata in video rispettando la centralità della persona, nel valorizzare le potenzialità e le capacità della persona e non come dei "contenitori vuoti" e come "comparse" compiacenti delle volontà del conduttore.
Diciamo invece che tu, molto politically correct e poco cristianamente :lol: , ci hai dato delle stupidine che non hanno capito il succo di tanto parlare! :wink: Questione di punti di vista... :lol:
Mi ripeto: non ho nulla contro la persona e anzi, tanto di cappello per quello che fa con le persone svantaggiate, il mio era solo un «giudizio» puramente rivolto alla trasmissione.
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Originariamente inviato da milena
Diciamo invece che tu, molto politically correct e poco cristianamente :lol: , ci hai dato delle stupidine che non hanno capito il succo di tanto parlare! :wink: Questione di punti di vista... :lol:
è vero! :lol: :lol: :lol:
per quanto mi riguarda, ho espresso delle valutazioni su di un punto molto preciso del discorso del Sig. Lorenzo Crosta, sul quale non mi sembra che ci sia stato seguito nella nostra discussione.
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Originariamente inviato da francesca
per quanto mi riguarda, ho espresso delle valutazioni su di un punto molto preciso del discorso del Sig. Lorenzo Crosta, sul quale non mi sembra che ci sia stato seguito nella nostra discussione.
vogliamo parlare di sesso Francesca? :oops:
Ho aperto un thread nell'area "allo specchio" al link: http://www.pianetadown.org/phpBB2/viewtopic.php?t=1491
Vai! :)
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:lol: :lol: :lol:
non è che ne voglio parlare a tutti i costi! era per dire che sulla mia personale critica al Sig. Crosta non c'era stato seguito, tutto qua :)
comunque hai fatto bene :)
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eccola là, che getta il sasso e tira indietro la mano :lol: :twisted: :wink:
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Originariamente inviato da milena
Diciamo invece che tu, molto politically correct e poco cristianamente :lol: , ci hai dato delle stupidine che non hanno capito il succo di tanto parlare! :wink: Questione di punti di vista... :lol:
Arrrrgh :n_crying: Sei meglio del dott. House: Milena 1 - House 0 e palla al centro :wink: :lol:
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Max il sig. Crosta potrà anche essere un santo ed una persona che si ispira al cattolicesimo (cosa che di per sè non lo rende immune da molte brutture umane visto che la perfezione non esiste) rendendo incomprensibile quello che dice :twisted: però di sicuro non era una persona indicata a rappresentare la categoria "realtà Down" e di questo ne sono fermamente convinta, quindi la mia critica è verso gli autori del programma che non hanno trovato nessuno di più idoneo da invitare in trasmissione... o forse "dovevano" invitare lui per fare un po' di pubblicità alla sua attività magari per imposizioni dall'Alto :twisted: :-
Sul fatto che non tutti gli imprenditori siano degli sfruttatori convengo, però nessuno lo fa senza torna conto personale (che non si riduce all'utile contabile), che sia di tipo economico o di "immagine", altrimenti, se non interessasse la seconda, relativamente alla sua impresa non si parlerebbe solo di un singolo ma di un gruppo di persone :oops:
Comunque io ho visto solo il pezzo riguardo il sesso e non mi è piaciuto per niente, poi è ovvio che quello che fa è encomiabile, quali che siano le sue motivazioni, però eviterei processi di beatificazione in vita per una persona che della sua "missione" ha fatto un business... altrimenti potremmo fare la stessa cosa per quelli che investono in Cina ed India visto che fanno uscire dalla povertà persone in quegli stati :oops: (come ho sentito qualche giorno fa in tv :roll: ) che sono ben contente di lavorare a quelle condizioni...
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Beh dai... non esageriamo ora a dare addosso a chi fa comunque del bene.
Può darsi che questo Signore non fosse la persona più adatta a rappresentare il "mondo down" in tv, è probabile ... però da qui a dubitare della bontà delle sue motivazioni senza averne alcun "indizio" mi pare eccessivo. Il mondo, per fortuna, è pieno di "belle persone" (e qui parlo di chi conosco, e non di chi non conosco ovviamente) che senza alcun tornaconto nè economico nè di immagine (ebbene sì Paola, esistono! :twisted: ;-)) .. hanno "mollato tutto" (e dicendo "tutto" intendo un lavoro sicuro e ben remunerato, oppure investendo tutta la liquidazione in un progetto cooperativistico per dare opportunità di lavoro a dei disabili) dedicando tempo ed energie per creare realtà positive a favore del "mondo H", con l'unico tornaconto della coscienza di aver "fatto" qualcosa di utile (e su questo tema si potrebbe discutere a lungo... aprendo un thread a parte). Per cui... solo un doveroso richiamo ad evitare dannosi scetticismi, in un mondo che ha al contrario bisogno di incoraggiare realtà che fanno fatica di per sè a sopravvivere... figuriamoci se vengono "minate alla base" anche dalla sfiducia preventiva da parte dei possibili beneficiari...