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Visualizza la versione completa : nel letto con la mamma



Rita
10-04-2007, 05:52
Da pochi mesi mi sono trasferita in america del sud con la mia bambina sdd di 8 anni ed i nonni. So che questo è un grande cambiamento, non solo di idioma ma anche di ambiente. Ognuno di noi fa del suo meglio per ambientarsi e Giada lo stesso. Mi rendo conto che ha bisogno di sentirsi rassicurata, in effetti sembra serena ma piange più spesso quando la sgrido. Il fatto è che la notte immancabilmente mi raggiunge nel mio letto con il suo cuscino; prima quando ero in italia mi alzavo e la riportavo nel suo letto, stavo un po' con lei e poi tornavo in camera mia, a volte bastava una volta sola a volte due (tutto questo nasce dal fatto che per 5 anni Giada ha dormito con il lettino accanto al mio per problemi di spazio); ora come mi devo comportare?? a volte l'ho riportata in camera sua, ma a volte mi sembra che la sua adesso sia una necessità diversa e non so se sia il caso di insistere dovendo già affrontare un'ambiente scolastico nuovo ed una lingua che per ora non capisce.

staff
09-07-2007, 20:39
Ecco la risposta del Prof. Nicola Cuomo
"Gentilissima signora Rita,



i cambiamenti in relazione a delle abitudini, a dei contesti, a delle situazioni cariche affettivamente certamente producono disorientamenti. Quando poi i cambiamenti sono così significativi come quello che lei racconta oserei dire che il disagio è naturale che ci sia e che Giada lo avverta e che lo manifesti.

E’ positivo che Giada manifesti il suo disagio, sicuramente se non lo facesse risulterebbe una bambina che non si rende conto di quanto le accade intorno.

Il problema ora è quello di far adattare la bambina alla nuova situazione.

Il cambiamento che vi è stato non è un semplice trasloco. Anche se, nella mia esperienza, ciò che agli occhi degli adulti può sembrare un semplice trasloco, l’andare da una casa all’altra nella stessa città, ad una casa più bella e confortevole ha prodotto in bambini come Giada forti disorientamenti.

I riferimenti che i bambini hanno con il contesto, con gli ambienti non sono riferimenti tecnico-funzionali ed estetici; un bambino non ha gli stessi riferimenti degli adulti, i quali vedono nella nuova situazione lo star meglio sia immediatamente che in una prospettiva futura. Pertanto per un bambino l’avere una casa più grande, più comoda, più bella,…più… ha poco significato in quanto i loro riferimenti sono prevalentemente emozionali. La casa vecchia (che noi consideriamo scomoda e brutta) per loro è bella in quanto ricca di ricordi, di riferimenti affettivi ed emozionali. I colori, i rumori, gli odori, i vecchi mobili fanno parte del loro vissuto, ogni oggetto evoca ricordi, situazioni, eventi forti sul piano emozionale ed affettivo. Per Giada la vecchia casa è come il libro dei suoi ricordi, un “grande e meraviglioso libro” scritto giorno per giorno dagli eventi. In generale i bambini come Giada (più degli altri) si riferiscono ai contesti come se questi fossero un prolungamento del loro corpo in quanto l’ambiente costituisce la memoria esterna, un potenziamento quindi della loro memoria, della capacità di ricordare, prevedere, ricercare, trovare .

Il nuovo ambiente per giada propone un senso di estraneità e quindi giada è possibile che non si senta ancora a casa sua e per tale motivo sente ancora un senso di disorientamento. giada sente la necessità di stare molto accanto, molto vicino a ciò che per lei è meno estraneo: i riferimenti più forti in tal senso risultano i genitori e la vicinanza corporea con il papà e la mamma è una condizione importante per non perdersi nell’ambiente estraneo (anche se noi le diciamo che è casa sua per Giada non lo è ancora).

Per utilizzare la metafora del “grande e meraviglioso libro” del vecchio contesto, della vecchia casa risulta indispensabile iniziare a scrivere un “NUOVO meraviglioso libro” dei ricordi nel NUOVO contesto per farlo gradualmente far divenire sempre meno estraneo.

Bisognerà quindi, come dicono gli etologi, “marcare il territorio”.

Bisogna cioè aiutare Giada a impadronirsi dello spazio, degli oggetti investendo questi di significati affettivi facendoli divenire oggetti pieni di ricordi, “parole” conosciute nel grande libro.

Bisognerà allestire insieme[1] la stanzetta di Giada implicandola nelle decisioni (aiutandola a decidere) dove, come, e quali oggetti devono arredare la sua stanza.

Le decisioni di Giada sicuramente saranno meno funzionali di quelle prese dai genitori ma questo non conta. Quello che conta ora è “riscrivere il libro-contesto dei ricordi”.

Dove mettere l’armadio, il letto, i quadri,… va deciso con Giada, vanno fotografati con lei i cambiamenti con una macchina fotografica con sviluppo istantaneo per sollecitare e potenziare l’osservare e ricordare e le foto vanno organizzate in un album. I cambiamenti che Giada farà (cambiamenti sollecitati e affettivamente pilotati dai genitori) dovranno essere lodati e evidenziati. I muri potranno essere riempiti di disegni e poster di Giada, e bisognerà che la stanzetta divenga un luogo in cui avvengono degli eventi che piacciono alla bambina.

Nella stanzetta si leggono le favole che a Giada piacciono, la si spolvera e la si riordina insieme, la si fa divenire sempre più bella.

Tutti andranno a guardare la stanzetta di Giada e si complimenteranno con lei.

La stanzetta dovrà essere il libro meraviglioso riscritto da Giada, un libro che contiene anche i ricordi della vecchia casa. Pertanto se vi sono oggetti della vecchia casa portati dall’Italia o foto di quando si era in Italia questi devono far parte dell’arredamento (le foto dell’Italia possono esser incollate su di un cartellone al muro).

Anche il mettere a posto i vestiti, la biancheria nei cassetti e negli armadi deve divenire una attività fatta insieme a Giada.

Pian piano la bambina dovrà vincere l’estraneità dell’intera casa e a tale proposito il farsi aiutare nelle pulizie è una formula risultata vincente per conquistare gli spazi e per determinare attività utili per lo sviluppo cognitivo ed affettivo della bambina. Per quanto riguarda il comportamento da tenere sicuramente più che l’insistere di dormire nella sua stanzetta, nel suo lettino (che in questo momento potrebbe essere vissuto come un perdersi in un luogo estraneo) lavorerei moltissimo sul rendere desiderabile e non estranea la stanzetta. Il far addormentare Giada nel suo lettino mentre o il papà o la mamma le leggono una storia, il far diventare il momento dell’andare a letto un cerimoniale estremamente piacevole e forte sul piano affettivo, il rallentare il tempo dell’addormentamento facendolo divenire un tempo esclusivo per Giada, l’avere, mentre si legge, un contatto corporeo, intimo con lei, il riempire, per così dire la stanzetta dell’affettività dei genitori significa far permanere la presenza affettiva del papà e della mamma per tutta la notte. Poi il risveglio può divenire un ritrovarsi felicemente, il risveglio quindi non dovrà essere affrettato (basta svegliarsi dieci minuti prima) ma essere un riprendere il percorso di coccole della sera prima.

La stanzetta quindi non dovrà essere solo il luogo dove si va a dormire ma un ambiente pieno di ricordi e di affetto pertanto bisognerebbe che la stanzetta venisse frequentata più a lungo da Giada con i suoi genitori e che nella stanzetta accadano cose piacevoli come: il leggere insieme, il disegnare, il chiacchierare, il rimettere tutto a posto, …

Sicuramente non avverrà automaticamente che Giada dormirà da sola ma la strada intrapresa risulterà quella adeguata in quanto tale percorso propone attenzioni agli aspetti emozionali ed affettivi.

Il fatto che la famiglia è emigrata in sud america propone a Giada un contesto fuori casa differente nei suoni, nelle voci, nella lingua, negli orari,… contesti anche questi estranei pertanto non è solo la casa che dovrà divenire famigliare alla bambina ma anche i contesti. Per esempio in gran parte del sud america i bambini come Giada non sono integrati in classi normali, hanno una suddivisione per lo più per la loro età mentale e pertanto vi è il rischio (estremamente dannoso) che la bambina sia stata collocata con bambini più piccoli di lei e/o con deficit più gravi, che i lavori a scuola siano monotoni e ripetitivi (infilare perline, riempire colorando figurine, unire puntini,…), che i modi dell’insegnare non tengano conto degli aspetti emozionali ma si basino essenzialmente su quelli logici che prevalentemente propongono a Giada noiosi esercizi,…

Questi contesti forti per Giada non essendo di mia conoscenza non è possibile per me analizzarli e quindi mi limito a sottolinearne l’importanza della loro influenza sulla bambina.



Colgo l’occasione per inviare i miei saluti.



Nicola Cuomo



P.S.
In lingua castigliana circola in sud america uno dei miei libri che potrebbe essere utile sia per voi sia per orientare gli insegnanti verso una didattica integrata, il libro è edito dalla VISOR e si intitola “La integración escolar. Dificultades de aprendizaje o dificultades de ensenanza?”, 1992


[1] Se la stanzetta è già stata organizzata va riorganizzata con la bambina marcando in modo forte ed evidente emozionalmente l’allestimento."