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Visualizza la versione completa : Lavorano?



chiala17
02-04-2015, 23:49
Ciao a tutti. Volevo chiedere ai genitori degli adulti se i loro figli lavorano e se sì, se hanno voglia di raccontare che mansioni svolgono.
Grazie

marghe
03-04-2015, 07:12
Ciao, mia sorella Elena lavora come commessa in un supermercato da diversi anni. È stata fortunata, oltre che senz'altro in gamba e motivata, ed è stata assunta a tempo indeterminato. Si occupa di rifornire gli scaffali e pulire zone interne ed esterne del supermercato. :-)

Sergio
03-04-2015, 17:55
Io conosco personalmente 6 ragazzi che lavorano,uno però purtroppo ha appena perso il lavoro,quasi tutti lavorano in negozi o supermercati ,una grossa catena ha una specie di accordo con il Coordown e 2 infatti lavorano lì anche se in diverse filiali.

livia
07-04-2015, 23:19
Ilaria lavora presso una azienda della grande distribuzione alimentare.
Ha iniziato dubito dopo la maturità con un tirocinio formativo di 9 mesi, poi contratto di
apprendistato per quattro anni.
Poi è stata assunta tempo indeterminato.
Il suo incarico negli uffici dell'azienda prevede l'archiviazione telematica di tutti i documenti fiscali
e la loro relativa codifica
L'azienda ha circa 150 impiegati e si è inserita molto bene poi ha avuto sempre la fortuna di
avere come colleghi di ufficio dei maschi con i quali va d'accordissimo

Livia ;)

Federica Schirinzi
08-04-2015, 11:18
Queste testimonianze sono aria per i miei polmoni costantemente in apnea.... Aurora è piccola ma il futuro è la mia grande preoccupazione!
Un bacio e un grande in bocca al lupo a tutti!!!!
Federica

zioudino
09-04-2015, 10:08
Ciao a tutti. Volevo chiedere ai genitori degli adulti se i loro figli lavorano e se sì, se hanno voglia di raccontare che mansioni svolgono.
Grazie

Ciao Chiara, leggendo questo articolo di un giornale online mi è venuto in mente il tuo post...
http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Cronaca/ce-un-solo-handicap-la-burocrazia_1114310_11/

Per legge i ragazzi disabili possono effettuare un solo tirocinio retribuito dal Comune (si parla 300 euro al mese), per 24 mesi. «Dopodiché o li si assume o restano in balia di loro stessi. Per il titolare di un’attività però è impensabile contrattualizzarli, perché costerebbero 25mila euro all’anno, ma chiaramente non hanno la stessa resa lavorativa di un dipendente».

E' mai possibile che non sia mai stata studiata una formula "ad hoc" per i ragazzi disabili, magari con sgravi o sconti su contributi e imposte della busta paga che rendano così meno onerosa per i datori di lavoro la loro assunzione?

Qualcuno sa se, per esempio, le associazioni hanno fatto richieste in questo senso?

marghe
09-04-2015, 10:49
Non ne so molto zioudino...ma dello scritto che hai riportato mi ha colpito una particolare scelta lessicale:


«Per il titolare di un’attività però è impensabile contrattualizzarli, perché costerebbero 25mila euro all’anno, ma chiaramente non hanno la stessa resa lavorativa di un dipendente». [/I]

Interessante che il lavoratore disabile non sia considerato definibile come "dipendente"...IL DISABILE costa tot...IL DIPENDENTE rende tot...non è che a chi ha scritto sfugge qualcosa? Tipo che se una persona disabile viene assunta è anch'essa un dipendente...un dipendente disabile...esiste anche questa categoria di esseri umani nel mondo...guarda un po'! Che poi continueranno a rendere tendenzialmente meno dei dipendenti non disabili...ma almeno hanno diritto di essere chiamati nello stesso modo! No?!
:eh:

dorothea
09-04-2015, 11:55
C'e' la legge 68/1999 sugli incentivi all'assunzione dei disabili la legge 99/2013 (ex decreto legge n. 76 del 28/06/2013) che prevede anche incrementi del fondo per i diritti al lavoro. Questi incrementi, pero', son briciole, come vedrai.
La mia provincia e' densa di iniziative. Nel mio paesello c'e' una cooperativa che si occupa di assemblaggi e litografia e integra il lavoro di disabili e volontari, completandone la produttivita'. E' una formula che si basa sulla solidarieta' per funzionare, quindi a sostenibilita' relativa, come mi capita di notare per tutti i centri piccoli.

So anche di altre realta' , alcune piuttosto grandi e multisettoriali, la cui sostenibilta' finanziaria fa affidamento su fondi speciali.
Non sono a conoscenza di centri che abbiano prodotto un business plan viabile e redditizio, senza dover contare sul coinvolgimento di volontari, genitori e su risorse finanziarie destinate a progetto, quindi non eterne o fondi locali non sempre disponibili in forma continuativa e per importi sufficienti. Questo e' un difetto spero temporaneo del nostro Bel Paese.

dorothea
09-04-2015, 11:56
Un altro limite grosso all'inserimento lavorativo mi sembra la mancanza di attribuzione di mansioni adeguate alla risorsa che si intende assumere.
Ovviamente un tirocinante viene pagato meno, in considerazione del suo diritto di apprendere e della limitata produttivita' iniziale, anzi, lo schema salariale prevede un contributo per la formazione, cosi' per le assunzioni tramite agenzie interinali.
Non so se esiste il disegno di un piano retributivo e di carriera idoneo. Se no, va fatto.

zioudino
09-04-2015, 12:32
Hai perfettamente ragione Marghe...ma si sa, alcuni giornalisti non hanno molta dimestichezza con le parole :rolleyes:


Che poi continueranno a rendere tendenzialmente meno dei dipendenti non disabili...ma almeno hanno diritto di essere chiamati nello stesso modo! No?!

Anche questo concetto, comunque, è opinabile. Durante il servizio civile ho lavorato per parecchi mesi in una cooperativa sociale fianco a fianco con ragazzi disabili...erano tutti con una disabilità mentale lieve. Si montavano ruote di bicicletta, era un bellissimo ambiente, con due educatori giovani e intraprendenti....si lavorava sodo e c'erano anche momenti di svago, anche nel dopo-lavoro. Comunque ti garantisco che quei ragazzi lavoravano e rendevamo molto di più di tanti altri "lavoratori normodotati" che ogni tanto mi capita di incontrare... :-

marghe
09-04-2015, 15:09
Anche questo concetto, comunque, è opinabile. Durante il servizio civile ho lavorato per parecchi mesi in una cooperativa sociale fianco a fianco con ragazzi disabili...erano tutti con una disabilità mentale lieve. Si montavano ruote di bicicletta, era un bellissimo ambiente, con due educatori giovani e intraprendenti....si lavorava sodo e c'erano anche momenti di svago, anche nel dopo-lavoro. Comunque ti garantisco che quei ragazzi lavoravano e rendevamo molto di più di tanti altri "lavoratori normodotati" che ogni tanto mi capita di incontrare... :-
Sì, infatti il mio "tendenzialmente" voleva proprio sottolineare questo...anche se è innegabile che a parità di impegno e buona volontà un lavoratore senza disabilità probabilmente "produce" di più o meglio di uno disabile nella maggior parte delle mansioni...certo a volte la dedizione che "i nostri" mettono nelle attività loro affidate è una qualità rara.

marghe
09-04-2015, 15:17
Cmq se volete vedere qualche lavoratore disabile all'opera (anche se purtroppo ora la situazione lavorativa di uno dei ragazzi è cambiata in peggio...) eccovi un thread in cui trovate il link ad un filmato di qualche anno fa...
http://www.pianetadown.org/showthread.php?3026-Al-lavoro!

(per me è stato carino riascoltare cosa aveva raccontato di sè mia sorella e pensare a cosa è cambiato e a cosa è restato tale... :smile:)

dorothea
09-04-2015, 16:05
Sì, infatti il mio "tendenzialmente" voleva proprio sottolineare questo...anche se è innegabile che a parità di impegno e buona volontà un lavoratore senza disabilità probabilmente "produce" di più o meglio di uno disabile nella maggior parte delle mansioni...certo a volte la dedizione che "i nostri" mettono nelle attività loro affidate è una qualità rara.

Concordo, e ogni risorsa neoassunta e' un crescendo di produttivita' e una riserva di potenziale ancora inespresso. A maggior ragione i "nostri", per i quali il luogo di lavoro e' un'opportunita' di crescita continua.
Saro' idealista , ma secondo me la questione non andrebbe ridotta alle "assunzioni obbligatorie" e agli sgravi fiscali, ma andrebbe supportata da politiche attente allo sviluppo delle risorse umane, personale e professionale. Quindi non demansionamento, ma "rimansionamento" all'interno di un percorso a cui partecipa un intero team. Questo tipo di gestione e' anche una delle chiavi del successo aziendale.

Mi piacerebbe fare una ricerca fra i modelli produttivi di successo che integrano i disabili a vari livelli e vedere le loro policy sul personale. Alla faccia del Jobs Act.

palma
10-04-2015, 10:45
In Italia purtroppo vige un modello aziendale molto datato, e ne risentono tutti, disabili e non.
Io faccio parte di una categoria protetta, ma ho visto molte lacune in questo sistema di assunzioni, spesso operato solo per ottenere sgravi fiscali, senza un reale motivo e volontà all'inserimento.
C'è anche una classe dirigenziale vecchia e un po' ottusa, pensa a quello che succede alle donne che vorrebbero fare carriera e si trovano tagliate fuori per una gravidanza, invece che essere considerate comunque una risorsa.. una mia amica ha lavorato come una matta fino al 9 mese di gravidanza, in una posizione molto importante, solo da casa perché aveva minacce d'aborto.. ma era sempre reperibile e attiva. Non è stata sostituita. Però alla fine il premio di produzione non le è stato assegnato.. anche se il suo gruppo di lavoro ha avuto risultati eccellenti. Quando è tornata dopo la maternità, resa poi difficile dal fatto che il bambino aveva seri problemi cardiaci ed è stato operato alla nascita con un intervento molto delicato, ha dovuto lavorare 3 volte di più di quanto faceva prima, per recuperare la posizione perduta.
E menomale che si tratta di una figura socialmente privilegiata, molto benestante, amica stretta dell'amministratore delegato.. non oso pensare a cosa capita alle persone "normali" o per tanti versi svantaggiate. Nell'ultimo decennio si è fatto un gran parlare di risorse umane. Mi sembra però che siamo ancora lontani dal comprendere e sfruttare al meglio (in senso positivo per ambedue le parti, chi offre e chi riceve lavoro) il concetto di "risorsa". Ho visto la serie hotel 6 stelle, in quel caso mi è sembrato che ogni ragazzo fosse stato valutato con accuratezza, e in base alle sue predilezioni e capacità, fosse stato inserito in una mansione che potesse rispecchiarne al meglio le doti, e anche potesse far ottenere un buon livello di produttività per l'azienda. Ovvero, ti faccio lavorare non per pietismo, o perché pago meno tasse, ma sei anche in grado di svolgere dopo adeguato tirocinio un lavoro con competenza. E quindi, tanto lavoro e fatica, ma niente frustrazioni da una parte e dall'altra.

aledario
10-04-2015, 11:57
Ho visto la serie hotel 6 stelle, in quel caso mi è sembrato che ogni ragazzo fosse stato valutato con accuratezza, e in base alle sue predilezioni e capacità, fosse stato inserito in una mansione che potesse rispecchiarne al meglio le doti, e anche potesse far ottenere un buon livello di produttività per l'azienda. Ovvero, ti faccio lavorare non per pietismo, o perché pago meno tasse, ma sei anche in grado di svolgere dopo adeguato tirocinio un lavoro con competenza. Ehm... siamo proprio sicuri che non c'entri proprio nulla la pubblicità che il "brand" si è fatto con una bella serie televisiva di effetto... visto che non credo che i ragazzi in questione siano poi stati assunti? :-
Hotel a 6 stelle credo sia stata una grande opportunità di "cultura", ed in questo senso penso abbia rappresentato un grande successo, ma non credo che l'integrazione lavorativa si faccia... su un set televisivo, ma nell'oscuro lavoro quotidiano...
Scusate il disincanto. ;-)


Concordo, e ogni risorsa neoassunta e' un crescendo di produttivita' e una riserva di potenziale ancora inespresso. A maggior ragione i "nostri", per i quali il luogo di lavoro e' un'opportunita' di crescita continua.
Su questo argomento credo varrebbe la pena di aprire un discorso sul significato della parola "produttività". E' ovvio che see si misura in "N° di bulloni avvitati al giorno" (per fare un esempio risalente agli albori della civiltà industriale) non c'è possibilità di competizione, nè probabilmente di convenienza meramente economica da parte del datore di lavoro. Ma nel caso particolare dei nostri ragazzi, la "produttività" per lo stesso datore di lavoro credo si possa tradurre in un "effetto domino" che la presenza stessa di lavoratori "superdotati" nel team può provocare nello stesso. L'entusiasmo infatti che dimostrano è spesso contagioso... il paragone con se stessi, che serve a relativizzare... crea empatia e spirito di squadra (cosa rarissima in ambienti competitivi per definizione, alla faccia di tutto quello che viene contrabbandato spesso dalle politiche del personale), e suscita energie e risorse attrimenti non attivabili nelle persone, creando un clima di lavoro a volte molto più costruttivo e perciò efficiente ed efficace (da cui... produttivo), dove la gente lavora più volentieri etc etc.
I nostri ragazzi infatti, non corrono il rischio di essere visti come dei "competitors", per ovvie ragioni che qui non mi sembra il caso di ricordare ;-) :- e questo da un lato fa abbassare tutta una serie di difese che permettono quasi miracolosamente di raggiungere l'obiettivo dello spirito di squadra e del lavoro collaborativo... dall'altro attiva tutta una serie di atteggiamenti costruttivi e di collaborazione e supporto che normalmente faticano ad attivarsi.
Ovviamente è un discorso di carattere generale. Ogni caso va visto a sè...
Poi c'è tutto il discorso (in senso positivo) del poter apparire una Società attiva nel campo della Social Responsability di Impresa e ricevere perciò un ritorno di immagine positivo dai vari "stakeholders", con tutti i vantaggi che al giorno d'oggi questo può portare.
Credo però che la strada maestra da seguire se si vuole riuscire ad inserire i nostri ragazzi nel mondo del lavoro... e migliorare al tempo stesso i luoghi di lavoro stesso... sia proprio questa.
Altre strade (produttività, sgravi etc etc) sono destinate a fallire perchè oggettivamente impercorribili.

dorothea
10-04-2015, 19:58
Infatti, Ale, il principio di SROI non mi ricordo di averlo mai visto applicato in Italia se non come teoretica unita' di misura per organizzazioni o imprese che avessero tempo e voglia di cimentarsi in questa novita'. Per una questione di mentalita' datata (appunto, Palma), di priorita' dei profitti, di efficienza, tutte contingenti in questi tempi di crisi rispetto a un'dea astratta, il concetto non fa breccia.
Quando cambia la mentalita'?
Quando sotto gli occhi (ma proprio li' di fronte a te), vedi una realta' che funziona perfettamente e che non e' un'isola felice irripetibile, ma si basa su un modello scalabile, riproducibile e sostenibile.
Mi chiedo se qualcuno conosce realta' del genere, se ci sono tesi di laurea o di dottorato che le documentino, case-study (italiani) nei master di management a cui ispirarsi per cominciare a fare informazione e magari ispirare la necessaria fiducia a potenziali imprese/imprenditori.
Sarebbe davvero interessante conoscerle.

Anna Rita Fracchiolla
10-04-2015, 23:08
Resta il fatto che la realtà italiana ci mostra un inserimento lavorativo dei nostri ragazzi pressochè nullo. Qui a Messina non conosco nessun ragazzo assunto, fanno alcuni mesi in alcune aziende perchè sovvenzionati a livello regionale o comunale ma alla fine non ne assumono neanche uno, e questa cosa mi intristisce molto pensando al futuro di Marco. E molto dipende anche dalla zona in cui si vive. Insomma il lavoro per i nostri figli o meglio per la stragrande maggioranza dei nostri figli resta una meta difficilmente raggiungibile... poi con la crisi odierna diventa una chimera. Pessimista? No... realista!

chiala17
19-04-2015, 11:02
Ciao a tutti,
Scusatemi per l'assenza. Ho lanciato il tema e poi sono sparita. Volevo far parlare voi e sono felicissima del risultato. Secondo me Danno all'ambiente lavorativo un valore aggiunto e voglio dimostrarlo con un progetto al quale sto lavorando insieme ad alcuni amici e anche ad alcuni di voi. Abbiamo ricevuto del materiale dall'estero dal quale si evince numericamente che quello che penso si può tradurre in una misurazione reale di performance. Dalle interviste al personale il valore aggiunto emerge sia per i colleghi sia per la leadership.
Grazie ai pc si sono aperte nuove opportunità per nostri ragazzi in ambiti ancora inesplorati. Dobbiamo provare a costruire per loro nuovi ruoli al passo coi tempi.
La normativa esite e anche i contratti con contributi per i datori di lavoro.
Se capiscono il valore della presenza delle persone con sindrome di Down però devono essere disposti a pagarlo.

dorothea
19-04-2015, 13:35
Ciao a tutti,
Scusatemi per l'assenza. Ho lanciato il tema e poi sono sparita. Volevo far parlare voi e sono felicissima del risultato. Secondo me Danno all'ambiente lavorativo un valore aggiunto e voglio dimostrarlo con un progetto al quale sto lavorando insieme ad alcuni amici e anche ad alcuni di voi. Abbiamo ricevuto del materiale dall'estero dal quale si evince numericamente che quello che penso si può tradurre in una misurazione reale di performance. Dalle interviste al personale il valore aggiunto emerge sia per i colleghi sia per la leadership.
Grazie ai pc si sono aperte nuove opportunità per nostri ragazzi in ambiti ancora inesplorati. Dobbiamo provare a costruire per loro nuovi ruoli al passo coi tempi.
La normativa esite e anche i contratti con contributi per i datori di lavoro.
Se capiscono il valore della presenza delle persone con sindrome di Down però devono essere disposti a pagarlo.

Chiara, raccontaci subito per filo e per segno del progetto!
Non ho mai lavorato con la disabilita', ma e speravo di poter conoscere casi studio e modelli di successo. Sono infatti convinta che l'attuale panorama lavorativo necessiti di un'innovazione culturale dove l'integrazione abbia ricadute positive sulla produttivita' globale legata al benessere, fidelizzazione, professionalizzazione e sviluppo delle risorse umane. Ho anche un'idea ambiziosa: poter dimostrare che, indipendentemente dal Paese, dal livello di sviluppo economico, dai quadri normativi di riferimento, nonche' dalle politiche fiscali in materia di occupazione per i disabili in vigore, l'integrazione e' una strategia che impatta positivamente i sistemi socio-economici.

Racconta, racconta!

mariasole
20-04-2015, 02:09
Anna Rita Fracchiolla, forse dipende dal territorio.
Qui in Veneto i contratti a tempo indeterminato, e quindi non le esperienze di SIL, tirocinio lavorativi, per i quali le persone ricevono uno stipendio di € 250 al mese dall'ULSS, sono molti e di vario genere: commessa, servizio mensa, bibliotecaria, pulizie...unico denominatore comune: tutti part time.

ritz
20-04-2015, 02:28
Ehm... siamo proprio sicuri che non c'entri proprio nulla la pubblicità che il "brand" si è fatto con una bella serie televisiva di effetto... visto che non credo che i ragazzi in questione siano poi stati assunti? :-
Hotel a 6 stelle credo sia stata una grande opportunità di "cultura", ed in questo senso penso abbia rappresentato un grande successo, ma non credo che l'integrazione lavorativa si faccia... su un set televisivo, ma nell'oscuro lavoro quotidiano...
Scusate il disincanto. ;-).

...una bella serie televisiva di effetto, come tu dici, e un'opportunità culturale che ha indotto alcune aziende ad avvicinare realtà associative territoriali per avviare un rapporto lavorativo con un ragazzo con sindrome di Down.
Ad oggi 3 ragazzi di AGPD sono impiegati in virtù di questa ondata. Sarà poca cosa, ma le lunghe strade si percorrono anche a piccoli passi ;)

chiala17
22-04-2015, 00:52
Tutti sotto le 25 ore per mantenere la reversibilità immagino Laura. Spero che il virtuosismo veneto si possa replicare su tutto il territorio, magari facendo rete e scambiando idee sulle reciproche esperienze positive.