PDA

Visualizza la versione completa : Una notte ho sognato che parlavi



harold
08-04-2013, 12:03
Buongiorno a tutti. Non so se è il luogo giusto, in quanto vorrei segnalare non solo il libro in sè, ma confrontarmi con chi l'ha letto per condividere qualche sensazione ed emozione.... quindi nessuna pretesa di critica letteraria.... A me ha colpito molto, mi sono immedesimato in quel padre, con quel figlio particolare.

Ve ne mando giusto un brano, intenso al punto giusto, senza essere nè piagnone nè eroe...

Buona lettura a tutti

"Oggi sento Tommy come un problema soprattutto mio. E come se lui fosse tornato indietro alla più arcaica tradizione, secondo cui ogni maschio deve lasciare la madre con l'avvento della adolescenza per essere iniziato al mondo dei maschi adulti. Tomy non verrà gettato da una torre legato ad un piede, nemmeno sarà abbandonato nella foresta, né dovrà affrontare una fiera a mani nude. Non gli saranno imposti tatuaggi, scarnificazioni rituali, sacre mutilazioni. Niente di tutto ciò, ma Tommy nella sua alterità obbliga comunque chi gli sta accanto a comportarsi come non si faceva da secoli, almeno alle nostre latitudini. Questo, per quanto bello e suggestivo, alleggerirà la madre di un peso, ma condizionerà per sempre la mia vita.
Lui, giovane guerriero, che però non può essere lasciato un solo istante da me, presto vecchio e inutile ma obbligato a fare per sempre la sentinella al mio ragazzone? Col piffero che andrà a finire così sul triste, caro figlio mio capoccione! Il tuo papà avrà si molti capelli bianchi, ma ancora sa distinguere nelle notti di primavera quel bel profumino di gelsomino che gli risveglia addosso tante emozioni! Che te ne faresti di un papà in pantofole e con lo sguardo rassegnato? Alla fine, saresti tu il primo a soffrirne, quindi non diventare l'unico arbitro della mia possibilità di restare con te quando mi va di restare, e di scappar via ogni volta che l'estro me lo suggerisca.
Tuttavia, così come siamo messi ora, il mio tempo ha perso ogni valore. Quando un anno sta per finire, io rabbrividisco perché, mentre sta per arrivare di nuovo il Natale, mi accorgo che già aspetto Martedì grasso. La Pasqua mi assopirà mentre penso al tedio delle vacanze; sogno agosto da solo in città e già l'autunno mi entra nelle ossa mentre cominciano a vedersi le prime luminarie natalizie... Questo, ogni anno, è il mio anno; un tunnel concentrico con incolmabili fessure.
Non ti chiedo tanto, figlio mio, ma, se puoi, organizzati perché tuo padre riesca almeno a colmarne qualcuna."

GIANLUCA NICOLETTI, 2013. Una notte ho sognato che parlavi. Milano: Arnoldo Mondadori Editore.

GIUSI
08-04-2013, 15:12
Ho avuto la fortuna di vedere e soprattutto ascoltare una sua intervista la scorsa settimana.
Mi è sembrato una persona ricca di sensibilità equilibrata.
Penso che sia un libro che meriti di esser letto ;)

Mari54
08-04-2013, 19:00
Lo sto leggendo e mi piace un sacco. Trovo situazioni che capitano nella mia famiglia e altre che capitano a scuola. Anche io lo consiglio.

Sergio
08-04-2013, 21:08
Ritirato oggi in biblioteca,vi saprò dire....

harold
14-04-2013, 12:49
Un padre, un figlio autistico di 15 anni fisicamente già più che adulto, il mondo che li circonda. Un mondo fatto di amici, famiglie fragili, burocrazia che impera, speranze, paure e incertezze. Ma una certezza rimane: quella di sapere che il proprio figlio sarà con te per sempre e che da te per sempre dipenderà.

Un racconto fatto dal padre con tratti di di quotidianità, di crisi, di esplosioni e di tenerezze. Non certo in un contesto disastrato, bensì nella Roma bene, fatta di bei quartieri, amicizie eleganti, Ipad e Iphone a profusione.

Si raccoglie soprattutto il dolore di quel padre, la consapevolezza della sfortuna che lo ha colpito e la crudezza di non potersi certo accontentare di un generico “affetto” e attaccamento.

L’implacabile necessità di fare da “guardiano” a suo figlio trasforma rapidamente questo padre in una vittima del suo stesso “prigioniero”. Si ascolta e salta fuori da tante pagine tutto il disagio e la fatica che un padre speciale affronta e deve affrontare.

Il racconto è frammentario, dopo qualche capitolo si ripete un aneddoto già incontrato in precedenza... ma questa è una caratteristica del libro che va letto come un diario intimo di quel padre, dentro al quale si annida l'amore ma anche l'astio e la voglia di libertà, quasi come fosse schiavo a tutti gli effetti e non padrone del proprio destino.

Esiste una madre, ma il padre subentra alle sue funzioni educative per ragioni oggettive, se non si vuole che il figlio devasti anche fisicamente la sua genitrice.

E, come tutti i padri (e non solo quelli "speciali") coltiva nemmeno troppo segretamente dentro di se un sogno, una utopia, un delirio di potenza... dove possa esistere un luogo (forse addirittura non fisico) dove padri e figli possano convivere serenamente conservando e sviluppando comunque una loro vita, indipendente l'una dall'altro.


Ho trovato in quelle pagine tutto ciò che si può immaginare possa correre nella testa ma soprattutto nel cuore del mio essere uomo e padre di un ragazzo di 11 anni con la sindrome di Down.

Il periodo di vita è analogo, io sono nella mirabolante fascia anagrafica degli esodati / esodanti e mio figlio all’affaccio della preadolescenza. Io con tutte le preoccupazioni e il terrore della precarietà (e non solo professionale) e di un tempo che passa, lui con quella “assenza” da ciò che lo circonda: non diagnostica e ben descritta da Nicoletti in Tommy, ma comunque una apparente indifferenza ai mutamenti e soprattutto al concetto del tempo che passa. Un concetto astratto, complesso, che mi dilania e al tempo stesso mi immobilizza.

E’ come se vivessi in una sorta di eterna giostra, dove la velocità del giro aumenta sempre più e so per certo che non si fermerà. Ecco la differenza: per gli altri si fermerà, vuoi che i figli se ne vadano da casa o quant’altro, per me non si fermerà. E se sai già che non si ferma, il panico da “se, come e quando riuscirò a fare anche le cose che mi appassionano, in primis scegliere liberamente cosa fare?” aumenta ad ogni piè sospinto.

Molto incisivo e ben espresso nel libro con la frase “un tunnel concentrico con incolmabili fessure”.

La magica e sin troppo richiamata possibilità di conciliare la propria vita con quello del proprio figlio diventa per me una pura utopia, e Nicoletti fa bene a sognare un luogo ideale (Insettopia) dove ci piace fantasticare che quell’equilibrio fatto di saggezza e di eccitazione possa vivere e lasciare andare tutte le energie.

Invito tutti i genitori (e soprattutto i padri) a leggere questo libro; tutti, non sono quelli con figli particolari. Non intendo con questo “consolarmi”: credo solo che, portato nemmeno troppo agli estremi, il senso di solitudine, di impotenza, di esaltazione e di aberrazione che un padre speciale come Nicoletti vive sia del tutto analogo a quello che vivono chissà quanti padri “normali”.

Sappiate (e so) che finito di leggere il libro, nella migliore delle ipotesi avrete un pizzico di consapevolezza in più di cosa state vivendo: amarezza, frustrazione, dolore e fatica si, disperazione mai!

paola
15-04-2013, 15:12
Belle le tue riflessioni Claudio ci sarebbe da aprire altri 10 post...

harold
15-04-2013, 16:07
Grazie Paola, sarebbe bello.... se mi capita magari tento di trovare un tema che riesca a sintetizzare un po' di quello che ho scritto...

Claudio

P.S.: mi scuso per il termine "genitrice"; mi dicono essere un po' "squalificante" per una donna/madre. Se esistesse il club "fateviverelemamme100annichesenzadilorononcelafarem momai" vorrei avere la tessera n. 1!!!

mariasole
15-04-2013, 23:15
Ti ringrazio anche io di cuore per esserti messo così a "nudo" nell'esprimere ciò che provi e vivi,
e mi ha commosso la frase con cui termini il tuo post....disperazione mai!
GRAZIE!


ma comunque una apparente indifferenza ai mutamenti e soprattutto al concetto del tempo che passa. Un concetto astratto, complesso, che mi dilania e al tempo stesso mi immobilizza.



E’ come se vivessi in una sorta di eterna giostra, dove la velocità del giro aumenta sempre più e so per certo che non si fermerà. Ecco la differenza: per gli altri si fermerà, vuoi che i figli se ne vadano da casa o quant’altro, per me non si fermerà. E se sai già che non si ferma, il panico da “se, come e quando riuscirò a fare anche le cose che mi appassionano, in primis scegliere liberamente cosa fare?” aumenta ad ogni piè sospinto.


Molto incisivo e ben espresso nel libro con la frase “un tunnel concentrico con incolmabili fessure”.



La magica e sin troppo richiamata possibilità di conciliare la propria vita con quello del proprio figlio diventa per me una pura utopia,
e Nicoletti fa bene a sognare un luogo ideale (Insettopia) dove ci piace fantasticare che quell’equilibrio fatto di saggezza e di eccitazione possa vivere e lasciare andare tutte le energie.


Sappiate (e so) che finito di leggere il libro, nella migliore delle ipotesi avrete un pizzico di consapevolezza in più di cosa state vivendo: amarezza, frustrazione, dolore e fatica si, disperazione mai!

Ho evidenziato tutte le frasi che mi hanno colpito, lasciando un segno nella mia interiorità, perchè molto incisive. Per ora non mi sento di aggiungere altro....ho bisogno di riflettere...

GIUSI
16-04-2013, 20:40
E’ come se vivessi in una sorta di eterna giostra, dove la velocità del giro aumenta sempre più e so per certo che non si fermerà. Ecco la differenza: per gli altri si fermerà, vuoi che i figli se ne vadano da casa o quant’altro, per me non si fermerà. E se sai già che non si ferma, il panico da “se, come e quando riuscirò a fare anche le cose che mi appassionano, in primis scegliere liberamente cosa fare?” aumenta ad ogni piè sospinto.

Molto incisivo e ben espresso nel libro con la frase “un tunnel concentrico con incolmabili fessure”.

La magica e sin troppo richiamata possibilità di conciliare la propria vita con quello del proprio figlio diventa per me una pura utopia, e Nicoletti fa bene a sognare un luogo ideale (Insettopia) dove ci piace fantasticare che quell’equilibrio fatto di saggezza e di eccitazione possa vivere e lasciare andare tutte le energie.

Invito tutti i genitori (e soprattutto i padri) a leggere questo libro; tutti, non sono quelli con figli particolari. Non intendo con questo “consolarmi”: credo solo che, portato nemmeno troppo agli estremi, il senso di solitudine, di impotenza, di esaltazione e di aberrazione che un padre speciale come Nicoletti vive sia del tutto analogo a quello che vivono chissà quanti padri “normali”.

Sappiate (e so) che finito di leggere il libro, nella migliore delle ipotesi avrete un pizzico di consapevolezza in più di cosa state vivendo: amarezza, frustrazione, dolore e fatica si, disperazione mai!
Anch'io mi sento spesso in una giostra...ho 4 bimbi ... e a volte mi sembra che questa giostra non si fermerà mai...:eek:
Ma oso continuare a dire (e a pensare) che un giorno se ne andranno da casa...o quant'altro...e voglio crederci anche per Mirco.
Non fraintendetemi....non miro alla mia liberazione assoluta di tutti i pesi :rolleyes: ....ma è una sorta di mirar alto...per mirare un po'.
Non nego di sognare anch'io un luogo ideale...dove poter stare...insieme...serenamente.
Il libro l'ho ordinato...vorrei leggerlo...e vorrei che lo leggesse anche mio marito...per me sono preziosissime le riflessioni dei papà...è quella metà...che completa anche..l'amarezza, la frustrazione, il dolore, la fatica.

paola
16-04-2013, 23:38
Ma oso continuare a dire (e a pensare) che un giorno se ne andranno da casa...o quant'altro...e voglio crederci anche per Mirco.
Non fraintendetemi....non miro alla mia liberazione assoluta di tutti i pesi :rolleyes: ....ma è una sorta di mirar alto...per mirare un po'.

Mirko è ancora piccino è giusto mirare alto, però ci sono alcuni casi in cui, crescendo, si vedono le difficoltà, si toccano con mano e in quel caso è abbastanza utopico pensare che non siano "figli per sempre"... :(

mariasole
17-04-2013, 00:38
giusy
Il libro l'ho ordinato...vorrei leggerlo...e vorrei che lo leggesse anche mio marito...per me sono preziosissime le riflessioni dei papà...è quella metà...che completa anche..l'amarezza, la frustrazione, il dolore, la fatica.
quante volte si vorrebbe raggiungere tutto questo... le tue parole sono a dir poco meravigliose...io con mio marito non riuscirei mai a fare questo...lui rifiuta tutto ciò che lo può considerare debole...ma non si sa mai! ordino il libro per me e chissà che incuriosito non lo legga anche lui;)

mariasole
17-04-2013, 00:45
paola
Mirko è ancora piccino è giusto mirare alto, però ci sono alcuni casi in cui, crescendo, si vedono le difficoltà, si toccano con mano e in quel caso è abbastanza utopico pensare che non siano "figli per sempre"...
su questo pensiero mi trovo altalenante...a volte, normo o down, bisogna davvero toccare il fondo per sapere quali sono le risorse che ognuno dispone e il modo che trova per venire fuori dal tunnel e risalire...o viceversa, lasciarsi sprofondare se non ci riesce.
L'unico esempio che ho, però, è la perdita della mamma...sia in un bambino normo che in un ragazzo con sdd, sono stati affrontati con energie, serenità, speranza...al di là di tutte le nefaste previsioni che si erano fatte...questa però è l'esperienza che ho vissuto, in un campo "minato" specifico...però ..a volte si può...pur avendo la consapevolezza dei limiti e della realtà...bisognerebbe trovare per ogni limite la risorsa.:confused::rolleyes:

roberto 68
17-04-2013, 12:47
....ma è una sorta di mirar alto...per mirare un po'.


Giusi, hai scritto due paroline molto familiari per me che esprimono poi, un concetto!!! (mirare alto). Me lo diceva spesso il mio insegnante di pianoforte, in special modo, in occasione di un esame o di un concorso e diceva: "Devi mirare in alto" e poi aggiungeva: " devi puntare al volo dell'aquila "... oltre ad essere un bravo insegnante era anche un ottimo motivatore, un po' come gli allenatori dei boxer che sono agli angoli dei ring tra una ripresa e l'altra....
Io non so dove Mattia riuscirà ad arrivare, ma nei momenti di sconforto penso a quello che diceva il mio maestro... mi concedo il lusso di guardare in alto... di puntare al volo dell'aquila... probabilmente non riusciremo a raggiungere quel picco altissimo dove l'aquila ha costruito il suo nido, ma qualunque altezza sarà sempre meglio che restare a terra;).

aledario
17-04-2013, 14:53
Nella canzone che avevo scritto per la nascita di Dario (in tempi al di sopra di ogni sospetto ;-), visto che non sapevo nulla della sua Sindrome...) ci sono queste esatte parole:

"... e se perdi coraggio e non ce la fai...
tu mira più in alto... e fa ciò che puoi".

Un caso, sicuramente... come il 47° cromosoma ;-).

roberto 68
20-04-2013, 00:51
I libri ci parlano, prima di ancora di essere aperti e letti. Ci parlano attraverso le copertine , attraverso quelle immagini così significative, ci parlano attraverso i titoli, attraverso il semplice nome dell'autore.... e non sempre, almeno io, ultimamente, sono pronto ad ascoltare ciò che vogliono dirmi... per ogni cosa c'è un tempo, e anche per ogni libro.
Perchè questa premessa?
Perchè questo libro mi chiamava e mi spaventava, perchè sentivo che ci sarebbe voluta una bella forza per riuscire a portare a termine la lettura, (e Claudio me ne ha dato conferma col suo post ) una forza sicuramente minore rispetto a quella richiesta dell'autore per portare a compimento la stesura e perchè "conosco" l'autore, il quale è, da anni, una delle voci più brillanti della radio italiana: attualmente su radio 24 analizza temi di attualità, spaziando ogni giorno, che so, dal sesso all'ippica, affrontandoli senza pregiudizi e sacralità, con ironia e sarcasmo, ma anche con senso critico e non perdonando le banalità, aprendo all'ascoltatore , comunque, una prospettiva laterale.
Quindi mi son detto: se il Nicoletti ha voluto e saputo raccontarci la sua esperienza alle prese con la disabilità del figlio, anche io posso farcela e affrontare quelle pagine.
In passato avevo letto libri che avevano per protagonisti bambini o ragazzi autistici: Le cose degli altri di J. Picault , Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di M. Haddon e Se ti abbraccio non aver paura di F. Ervas.
I primi due, per quanto veritieri e credibili, erano piuttosto "romanzati", mentre l'ultimo si sente il "filtro" dello scrittore, cioè manovra materiale non suo , e dunque, lo fa con rispetto.
"Una notte ho sognato che parlavi" è un libro tosto, subito , dalle prime pagine, percepisco il tipico "piglio nicolettiano" sbriciolando semplicemente ogni pietismo e va dritto, in "presa diretta" a raccontarti (se si ha il cuore per sopportarlo) come sono davvero i fatti, affronta la pura realtà e non è una realtà facile ed è tutta in salita; devo dire che, oltre ad incutermi preoccupazioni, mi ha strappato anche qualche sorriso quando parla di certe situazioni e fa certe considerazioni. La penna iridescente di Nicoletti crea, ad ogni modo, un'opera godibilissima anche da chi della disabilità sappia poco o nulla, almeno credo ed immagino, che riceverà, nel contempo, una vera illuminazione su cosa significhi avere un autistico in famiglia , "sdoganando" l'immagine del "Rain man" , della persona bizzarramente intelligentissima, cioè quella dell'autistico ad altissimo funzionamento (Asperger o Savanth) e su come questa presenza possa far deflagrare i rapporti familiari.... e su come la vita dei genitori sia una battaglia infinita, nei casi peggiori una via crucis.
Ma egli non si compiange , anzi reagisce progettando un futuro comune con altri "colleghi", come li chiama lui, un futuro progettuale che apre una speranza verso l'avvenire. Un'utopia, sostiene Claudio, invece io dico che esistono delle possibilità, che alcune di esse si concretizzeranno ed altre no, che cercare e lottare sono cose che confermano il valore della vita. Le illusioni ti indeboliscono, i sogni e le possibilità ti rendono forte e forse, dico forse, questo libro può essere la prima pietra di "Insettopia". Voglio evidenziare, inoltre, che l'autore mette in luce le caratteristiche che fanno di suo figlio una persona unica, e nello stesso tempo, lo apparentano a tanti altri ragazzi che vivono la sua medesima condizione quali piccoli elfi che, d'un tratto, si trasformano in uomini-bimbi perfettamente sospesi in un'eterea dimensione atemporale: io vi ho ritrovato diversi tratti di mio figlio Mattia, seppure vi sia una notevole differenza d'età (il mio 6 anni, Tommy 15).
Inoltre scorgo dalle pagine di questo libro suggerimenti utili per una migliore convivenza col problema ed un potenziale suggerimento per viverla meglio estendendo il concetto di "normalità" a dimensioni ingiustamente inesplorate.

Claudio, il tuo post (il secondo) ogni volta che lo leggo suscita in me, tante riflessioni, come dice Paola, si potrebbero prendere spunto tanti altri argomenti: a volte sembra essere una vera e propria appendice del libro, si può discutere,a mio modesto parere, di diversità e unicità, ma io voglio dire due parole sul concetto del "tempo che passa" perchè anche per me il tempo mi sembra un vero e proprio nemico; il tempo passa in fretta un pò per tutti, i giorni, i mesi volano via con una velocità incredibile.
Da quando ci siamo resi conto dei problemi di Mattia, il tempo ha preso un significato diverso; Mattia sta facendo passi importanti, sta cercando di recuperare , ma il tempo corre e lui rimane sempre un pò indietro. Spesso ritrovo a pensare che vorrei rallentare il tempo, vorrei dargli il tempo di recuperare con i suoi tempi e vorrei che avesse la possibilità di completare il suo percorso di progressi con tranquillità senza dover arrancare per recuperare. Ma, al tempo stesso, devo dirti che da quando ho incominciato a fregarmene letteralmente dei tempi ed ho messo a fuoco ogni piccolo o anche piccolissimo passo in avanti, guardandomi ogni volta indietro per rendermi conto che il progresso c'era stato , mi sono sentito veramente meglio...più sollevato!
L'importante è raggiungere gli obiettivi, o quanto meno, avvicinarsi loro più possibile, non importa quanto tempo ci vorrà!
Certo che tutti viviamo con delle belle angosce, bisogna proprio starci dentro per capirle certe cose dal momento che nel mondo in cui viviamo è crudele per tutti: sembra che solo la perfezione sia accettata, basta vedere i modelli a cui si riferiscono i giovani. Ieri sera riflettevo e ho visto tutto quello che è stato suddiviso tra prima e dopo: prima della diagnosi e dopo la diagnosi. Adesso siamo nel dopo, il momento in cui bisogna lavorare , sperare e pensare positivo e far si che un giorno, parafrasando il bel libro di Alessandro, i nostri " aquiloni " voleranno con soltanto l'aiuto di un piccolo venticello, sarà già qualcosa...

harold
20-04-2013, 11:50
Caro Roberto, grazie per la preziosa "recensione" con i tuoi commenti. Ieri pomeriggio in treno, tornando da Roma, mi sono visto Z la Formica... il film dove il protagonista parla di "Insettopia", questo luogo utopico.

La questione vera e in qualche modo "nuovo" che il libro di Nicoletti ha fatto emergere in me non è solamente rivedermi in certi atteggiamenti e fatiche rispetto ai nostri figli (i tempi, gli obiettivi, la fatica, le conquiste, i passi avanti, i passi indietro...) , quanto piuttosto la spesso ignorata necessità di un po' di felicità anche per noi genitori: e che sia una felicità "autoctona", non solo quella che ti può trasmettere un figlio. La felicità che cerchi e trovi nell'amore, negli amici, nelle tue passioni.... quelle tue davvero... e che non erano certo quelle di girare da un operatore all'altro, di far parte di una associazione sulla disabilità....

Sarà che non mi sento "felice", ma vivo pienamente quella sensazione di come la mia felicità non possa che trasmettersi anche a Giulio, e non è vero solo il contrario.

Un padre poco attento ai bisogni del proprio figlio? non credo...

Claudio

GIUSI
26-04-2013, 20:53
... che il libro di Nicoletti ha fatto emergere in me ... piuttosto la spesso ignorata necessità di un po' di felicità anche per noi genitori: e che sia una felicità "autoctona", non solo quella che ti può trasmettere un figlio. La felicità che cerchi e trovi nell'amore, negli amici, nelle tue passioni.... quelle tue davvero...

... vivo pienamente quella sensazione di come la mia felicità non possa che trasmettersi anche a Giulio, e non è vero solo il contrario.

Un padre poco attento ai bisogni del proprio figlio?


Anzi lo sei molto...perché ti sei reso conto di un aspetto genitoriale basilare ;)
Anch'io credo molto in questo...e pur avendo 4 figli, mi riservo ogni giorno questo assaporare la felicità...è la mia fonte energetica :)
E come ha detto Benigni :" Se la felicità si è dimenticata di te...tu non dimenticarti della felicità ;) "