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zioudino
22-03-2013, 20:42
Stefano Mauri, editore: «La sua nascita fu uno choc, ci facevano le condoglianze, poi è emersa la sua personalità»

MILANO - «Se dovessi scegliere con chi fare il giro del mondo, non avrei esitazioni: con lui». Con Andrea, con suo figlio. Molti padri direbbero la stessa cosa, probabilmente. Ma non tutti si divertirebbero quanto Stefano Mauri, l'editore milanese. Assieme ad Andrea, in giro per mare e per monti, ma preferibilmente per mare. Perché pochi ventenni sanno essere sempre di buon umore e di compagnia, come lui, soprattutto a bordo di una nave. Perché tra i problemi di Andrea non c'è la sindrome dell'età ingrata. Né un grammo di snobismo. Perché Andrea sa fare amicizia con tutti e si trova a suo agio con il petroliere come con il benzinaio: semplicemente non vede la differenza, e questa è una delle sue migliori qualità.

«Attacca bottone con chiunque. Sa sempre come rompere il ghiaccio e sul cazzeggio è imbattibile. In qualche caso è addirittura consigliabile avere un figlio Down» riflette Stefano Mauri, 51 anni, presidente del gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS), e consapevole - lui - che in tal caso sarebbe però preferibile essere un petroliere che un benzinaio.
«Certo, per chi ha mezzi, tutto diventa più facile - riconosce -: le scuole private, gli insegnanti di sostegno. Ma da quando è arrivato lui, da quando è cominciata a emergere la sua personalità, è iniziata un'avventura. Tutta diversa da quella prevista».

Non è stato subito così, naturalmente. «La sua nascita è stata uno choc». Ma vent'anni dopo è il ricordo di quella sensazione, simile a un lutto, a sconcertarlo: «Ci si sente come se il bambino fosse morto, invece di essere nato - analizza Stefano Mauri -. E in effetti è morto il bimbo immaginario che si era atteso per nove mesi. Il bambino normale. Gli amici quasi ci facevano le condoglianze. Tranne due cugini che avevano studiato alla scuola media dell'Istituto dei Ciechi di Milano, una delle scuole che favorisce maggiormente l'integrazione dei disabili. Loro, quando l'hanno saputo, ci hanno detto: embé? Avevamo amici così nella nostra classe».

Che il mondo dedichi dunque una giornata all'anno alla Sindrome di Down sembra una buona idea al papà di Andrea: «Perché è l'occasione per occuparsene e per diffondere un po' di cultura sulla questione. Tre persone su quattro sono ben disposte, ma la quarta è schiva quando incontra una persona Down, perché non sa come comportarsi».
Ecco un altro problema che Andrea non ha. «Sua madre e io siamo molto contenti che lui sia molto sicuro di sé nelle situazioni sociali. Andrea cade sempre in piedi e ha un'attenzione per il prossimo superiore alla media. Da lui non ci si può aspettare cattiverie».E dal futuro? «Sì, Andrea sta frequentando la quinta liceo artistico e adesso verrà il difficile: trovargli un'occupazione - non si abbatte comunque Stefano Mauri -. Lui vorrebbe diventare una rockstar, ma io conosco un ragazzo che ha aperto un bar e penso che per Andrea sarebbe un'esperienza lavorativa adatta, perché è bravo, simpatico e socievole».

In film come Johnny Stecchino , L'ottavo giorno , o lo spagnolo Yo tambien , diventerebbe sicuramente, alla fine, un barman di successo, ma la realtà è meno edulcorata del cinema e ci sono piccole vittorie quotidiane che contano quasi di più: «Uno dei suoi giorni più felici è stato quando ha imparato a nuotare - ricorda suo padre -. Un po' più tardi degli altri, magari, però ciò che apprende non lo scorda più. Va e torna da scuola da solo, cambiando linea metropolitana. E se qualcosa lo interessa, come trovare una canzone in Internet, diventa geniale come Houdini».

Vero, i suoi coetanei hanno gli amici del cuore, si telefonano in continuazione ed escono, però raramente sono entusiasti della vita come Andrea: «Si sveglia prestissimo, al primo barlume di luce, con la felicità di iniziare una nuova giornata. Bambini come Andrea tengono unita la famiglia. Il suo sogno è di vivere tutti insieme in una specie di kibbutz. Quando è nato, i medici italiani ci dicevano come dovevamo curarlo, senza nemmeno averlo visitato. Andrea non è malato e non va trattato come tale. Ai genitori dei bimbi Down basta insegnare come amarli».

Elisabetta Rosaspina

FONTE: http://www.corriere.it/salute/disabilita/13_marzo_22/andrea-down-storia-editore-mauri_a9684dfe-92cb-11e2-b43d-9018d8e76499.shtml

grazia g.
23-03-2013, 08:03
a quasi un anno dalla nascita della nostra principessa questa lettura sembra finalmente entrare dentro e farti venire i brividi perche' inizi ad assaporare quanto questi figli siano speciali.....noi come mauro la nascita l'abbiamo vissuta come un lutto ed ora non vediamo l'ora di festeggiare il suo primo compleanno con una mega festa stretti intorno alla sua luce bellissima!!!

stefania71
23-03-2013, 16:33
Leggere di Andrea mi ha fatto bene, in fondo è quello che vogliamo tutti noi genitori per i nostri figli qualunque sia la loro condizione , li vogliamo felici non ci preoccupa credo neanche più di tanto la performance scolastica lavorativa etc......vogliamo che sorridano alla vita e spero che sia probprio così come ci ha raccontato il papà di Andrea, io stò imparando a vivere l'impatto col mondo con la mia bambina con un po' di sfrontetezza e leggerezza che in verità al bisogno ho sempre avuto!

michela pa
23-03-2013, 20:35
Anche per me leggere di Andrea mi ha fatto un gran bene, il lutto alla nascita di Domenico per noi non ci è stato, anche se non sapevamo niente finchè non è venuto al mondo, la sua cardiopatia grave ci ha catapultato in un'altra urgenza: tenerlo in vita. Certo ci è stata quella famosa sindrome da "bambola rotta" però con il tempo capisci che il vantaggio è proprio quello: non avere aspettative, e secondo me è proprio la mancanza di inconsce pressioni nei loro confronti da parte di noi genitori, che li fa crescere liberi e gioiosi della vita e non la sdd in sè. Non dimenticherò mai quello che disse mio suocero quando ha saputo del primo nipote che portava il suo nome, noi eravamo in ansia e lui dopo averci pensato un pò disse: e allora? è speciale esattamente come me lo aspettavo!

stefania71
24-03-2013, 18:31
Questa frase vale oro , un nonno così in gamba non si trova tutti i giorni , noi ancora oggi dobbiamo nuotare in alcuni dolorosissimi silenzi che ognuno di noi riempie con le sue paure, ma attendo e spero che il tempo guarisca le ferite e le incomprensioni

michela pa
25-03-2013, 11:28
noi ancora oggi dobbiamo nuotare in alcuni dolorosissimi silenzi che ognuno di noi riempie con le sue paure, ma attendo e spero che il tempo guarisca le ferite e le incomprensioni

mi dispiace molto per i vostri silenzi, paure, ferite e incomprensioni, secondo me non ci dovrebbero assolutamente essere e la lettera su Andrea lo spiega bene, i nostri figli certo quando sono piccoli sono più complicati degli altri ma con il tempo ci daranno grandi soddisfazioni. Domenico con il tempo ha conquistato tutti con la sua tenerezza e il suo affetto, ti racconto un episodio: la sorella di mia suocera ha da poco divorziato, il marito ha trovato una più giovane e lei piange quasi tutti i giorni, è diventata nonna anche lei nello stesso periodo di mia suocera e quindi ha una bellissima nipotina di 2 anni e mezzo, ma lei viene sempre a trovare Domenico perchè dice che il suo affetto e i suoi bacini la fanno stare meglio, la nipote le dà attenzioni solo se tira fuori le caramelle dalla borsa! Quindi non aspettare che il tempo guarisca le incomprensioni ma sìì sicura del fatto che hai avuto un grande dono e cerca di non concentrare la tua attenzione a capire cosa pensano gli altri quando vedono tua figlia, ma lascia che siano loro a guardare te che dai amore a tua figlia, perchè tante volte gli altri sono rammaricati perchè vedono il nostro dolore e non perchè abbiamo un figlio down. Certo per me è stato più facile con un nonno così, ma ho fatto fatica invece con mia madre a farle capire che tutto andava bene. Ti auguro tanta forza e tanto amore per la tua bellissima Anna!

stefania71
25-03-2013, 12:36
Ieri ho fatto una cosa che mi ha fatto stare bene, sono andata ad ascoltare la messa dopo tanto tempo, io sono credente ma non tanto praticante e andare in chiesa un gesto così semplice , con le mie bambine ha voluto dire per me cercare un contatto con la comunità dove viviamo , ho incontrato tante persone che si sono avvicinate a noi con affetto e semplicità , so che può sembrare banale ma la pesantezza degli ultimi tempi mi impediva anche di fare i gesti più semplici , grazie a Michela per la sua bella testimonianza

maddy
25-03-2013, 12:55
cerca di non concentrare la tua attenzione a capire cosa pensano gli altri quando vedono tua figlia, ma lascia che siano loro a guardare te che dai amore a tua figlia, perchè tante volte gli altri sono rammaricati perchè vedono il nostro dolore e non perchè abbiamo un figlio down.

mi sa che la saggezza abbonda nella vostra famiglia :). La frase di tuo suocero è davvero bellissima, soprattutto per il momento in cui è stata detta, ma anche questa tua riflessione è molto profonda e vera.
Ricordo i primi tempi, ero sempre preoccupata del pensiero altrui, e questo distoglieva le mie energie mentali da compiti più importanti. Poi quella fase si è naturalmente esaurita nel giro di qualche mese. Però io non sono una persona serena, inutile nascondersi dietro a un dito, e ad esempio ho notato che mia mamma è in ansia particolarmente quando mi vede un pò giù, per i risultati che tardano, per la salute, per vari piccoli problemi che via via si presentano. Ed è allora che andiamo "in avvitamento": io sono preoccupata, tesa, infelice, e mia mamma (che è una figura molto presente per Monica, anzi diciamo che senza di lei non ce la farei proprio) reagisce negativamente, divanta iperprotettiva con Monica, le sta sempre addosso, le fa mancare la naturalezza del rapporto che con la nonna non dovrebbe essere diverso....
Certo, con la mamma non si può fingere, non potrei nasconderle il mio vero stato d'animo, però mi dico che ha senso reagire proprio per evitare che si innesti un circolo vizioso