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Visualizza la versione completa : Video-insulti a un disabile: Google in Appello a Milano



zioudino
13-12-2012, 11:31
Il 21 dicembre è prevista la sentenza della Corte di Appello di Milano sul caso Vivi Down. A distanza di 6 anni dai fatti la difesa indica nella professoressa dell'istituto l'unica responsabile dell'omesso controllo sugli studenti.
Il caso Vivi Down è nuovamente protagonista nel Tribunale di Milano con l'atteso processo di Appello. Come molti ricorderanno si tratta di una vicenda che risale al 2006, quando venne pubblicato, prima su Google Video e poi su YouTube, il filmato di un ragazzo disabile insultato e vessato dai compagni di classe. Nel 2010 i tre manager di Google che ai tempi avevano responsabilità dirette nel servizio Video vennero condannati a sei mesi di reclusione (con il beneficio della sospensione) per violazione della legge sulla privacy.
Adesso con l'Appello i legali della difesa tirano nuovamente in ballo il tema delle responsabilità. "Se c’era un obbligo di controllo sui ragazzini che filmavano un loro compagno disabile, questo doveva essere esercitato dalla professoressa presente in classe e non da Google che poi ha caricato le immagini", ha ribadito ieri nell'arringa l'avvocato Giuseppe Vaciago. "Non esiste nell’ordinamento italiano un obbligo per Google di controllare il contenuto dei video. La professoressa non ha mosso un dito mentre i ragazzi filmavano, ha guardato impassibile una scena riprovevole. A differenza nostra che non avevamo un obbligo giuridico di controllo, lei ce l’aveva".
Google sostiene fin dal 2006 di aver rimosso il video a distanza di due ore dalla segnalazione della Polizia Postale. Dettaglio per altro confermato dal giudice di Primo Grado che però, come ha spiegato l'avvocato Giulia Bongiorno, "non se l’è sentita di assolvere e ha parlato di un obbligo di controllo". Insomma, tutta la vicenda è stata probabilmente condizionata dalle lacune del nostro ordinamento, dal clamore del caso sui giornali e dal dibattito sul controllo preventivo sui video. Prova ne sia che a Google è stata imputata una carenza di informazione sul trattamento dei dati personali. Nella sentenza si leggeva che Google Italia "trattava i dati contenuti nel video scaricati sulla piattaforma e ne era responsabile quindi perlomeno ai fini della legge sulla privacy".
"In parole semplici la scritta sul muro non costituisce reato per il proprietario del muro. Ma il suo sfruttamento commerciale può esserlo, in determinati casi e determinate circostanze", aveva spiegato il Giudice di Milano Oscar Magi.
"Quello che manca in questo processo è la chiarezza, vi chiedo di contestualizzare il codice della privacy nella normativa europea. Non è vero che siamo in una prateria senza obblighi in questo settore", ha concluso l'avvocato Buongiorno, chiedendo infine l'assoluzione per i tre imputati.
Non resta che attendere la sentenza prevista per il 21 dicembre.

http://www.tomshw.it/cont/news/caso-vivi-down-alla-corte-di-appello-di-milano/41747/1.html

Claudia.de
13-12-2012, 13:22
staremo a vedere!

roberto 68
22-12-2012, 17:26
Caro Zioudino, come avrai sicuramente preso atto, anche coloro che erano stati condannati in primo grado per questa triste vicenda sono stati assolti in Appello. Premesso che tutte le sentenze devono essere rispettate, al di là delle motivazioni che saranno rese note successivamente, ritengo di affermare che, a volte, è troppo crudele la "beffa della libertà", troppo lancinante l'evidenza di un'assurda realtà.

mariasole
26-12-2012, 00:23
Molto spesso non riesco a capire come funziona...anzi...funziona?:confused: la giustizia italiana.
A volte ironizzo dicendo : " è espressione dei politici che la rappresentano":eek:
e su questo non servono ulteriori commenti!

zioudino
27-12-2012, 13:06
Anche se è già stato anticipato, riporto per "dovere di cronaca" l'articolo con la chiusura della vicenda come riportato sul sito dell'INAIL nella sezione "Superabile":

Arriva la sentenza di secondo grado sul video, poi caricato su Google Video, in cui un ragazzo disabile veniva insultato da coetanei: in primo grado i dirigenti di Google erano stati condannati a sei mesi per violazione della privacy e la sentenza aveva fatto il giro del mondo. Ora la Corte d'Appello ribalta la sentenza e li assolve perché "il fatto non sussiste". La famiglia del ragazzo disabile aveva da tempo ritirato la querela in cambio di un risarcimento in denaro

MILANO - La corte d'appello di Milano ha assolto «perché il fatto non sussiste» i tre manager di Google imputati per violazione della privacy in relazione al video, caricato in rete, che mostrava un minorenne disabile insultato e vessato dai compagni di scuola. In primo grado David Carl Drummond, ex presidente del cda di Google Italy e ora senior vice presidente, George De Los Reyes, ex membro del cda di Google Italy e ora in pensione, e Peter Fleischer, responsabile delle strategie per la privacy per l'Europa di Google Inc., erano stati condannati a 6 mesi (pena sospesa) per violazione della privacy. Il collegio ha confermato anche l'assoluzione che era già arrivata in primo grado per il quarto imputato, Arvind Desikan, responsabile del progetto Google video per l'Europa, che rispondeva solo di diffamazione (caduta anche l'accusa di diffamazione per gli altri tre manager).

I COMMENTI DELLA DIFESA - L'avvocato difensore Giulia Bongiorno commenta: "Non sono sorpresa, è una sentenza giusta a cui si arriva contestualizzando il fatto. In questo modo l'Italia è in Europa, perché Google non può essere considerato come il direttore responsabile di un quotidiano, non è un controllore. Il controllo spetta all'utente". E Giorgia Abeltino, Policy Manager di Google Italia, aggiunge: "Siamo molto felici che la decisione di primo grado non sia stata confermata e che la Corte d'appello abbia riconosciuto l'innocenza dei nostri colleghi. Anche in questo frangente, il nostro pensiero va al ragazzo e alla sua famiglia, che in questi anni hanno dovuto sopportare momenti difficili".

FUORI DAL PROCESSO - Da tempo, già prima della sentenza di primo grado, i familiari del minore disabile avevano ritirato la querela nei confronti dei dirigenti di Google, in cambio di un risarcimento in denaro. Tra il primo e il secondo grado anche l'associazione "Vividown" aveva compiuto lo stesso percorso: anche in questo caso non è noto l'ammontare della somma pagata da Google.

IL PRIMO GRADO - La sentenza di primo grado emessa nel febbraio 2010 aveva fatto il giro del mondo perché si trattava del primo processo a livello internazionale per pubblicazione di contenuti sul web che vedeva tra gli imputati dei responsabili di un provider di internet. Le condanne erano state criticate dall'ambasciata Usa a Roma e anche dalla stampa statunitense perché erano ritenute una sorta di censura alla libertà del web.

IL VIDEO - Il filmato che ritraeva un minorenne sottoposto ad angherie ed insulti da parte dei compagni di classe di un istituto tecnico di Torino era stato caricato su Google video l'8 settembre del 2006 e rimase, cliccatissimo, nella sezione «video più divertenti» fino al 7 novembre, quando fu rimosso.

http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Superabilex/News/info-1293972029.html