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Visualizza la versione completa : Mondiali di nuoto per atleti con sdD



zioudino
11-11-2012, 20:59
Al via in Italia, e più precisamente a Loano, la sesta edizione dei mondiali di nuoto DSISO (Down Syndrome International Swimming Organisation).
Di seguito il link al sito ufficiale della manifestazione e le ultime news:

http://www.liguria2012.it/world-dsiso-swimming-championships/index.php

http://www.rsvn.it/a-loano-i-mondiali-di-nuoto-dsiso.lits7c21498.htm

aledario
12-11-2012, 13:27
Come sapete tutti, ho un grande vissuto "passato" ;-) nello sport e nella sua valenza educativa per persone con disabilità.
Dario ha gareggiato per dieci anni almeno sia nella federazione Special Olympics che nel FISDIR (che dalla prima ha "colto" gli aspetti educativi sovrapponendoli in tutto o in parte a quelli agonistici), nel nuoto e nello sci alpino.
E io, che di mio coglievo l'importante valenza dell'attività sportiva nella crescita armonica di Dario sia sotto il profilo fisico che sotto quello della conoscenza di sè, dell'accettazione e del superamento del proprio limite, in una parola... del rafforzamento della propria autostima (da applicare poi in tutti i campi della vita!), ho speso parecchie energie a servizio di queste attività, sia come Consigliere di una Società sportiva, compito che ho svolto per quasi un decennio, che come Responsabile regionale per la Lombardia dell'Area Famiglie Special Olympics (esperienza più breve ma molto intensa... durante la quale mi è anche capitato di svolgere il ruolo di "formatore" dei tecnici SO, dal punto di vista del "genitore" e di ciò che veramente preme ad esso nell'attività sportiva dei propri figli), area nella quale lo sport tra persone di "pari opportunità" è strettamente legato anche al concetto complementare di "sport integrato".
Ora, l'esperienza cui fa riferimento qui sopra Alessandro, è una realtà molto particolare... quella che si ispira allo sport paralimpico per antonomasia, dei record mondiali e delle olimpiadi, che quindi per forza di cose "categorizza" ogni singola limitazione, portando alla fine come risultato ad una disgregazione in tante "categorie" degli atleti (ove la T21 è di significato evidente), entro le quali riconoscere elle "ecellenze" assolute.
Tutto il rispetto per simili manifestazioni, e anche per chi vi partecipa e/o le promuove... ma personalmente penso che lo sport in generale, e per i nostri ragazzi in particolare, sia proprio tutta un'altra cosa! Non mi interessa nulla che mio figlio possa essere, ad esempio... "il Down più veloce al mondo nei 50m rana" (che bene gliene può derivare?!), ma invece sarei felicissimo se lui, dopo aver imparato che se si allena e si impegna con coraggio e costanza... può innanzitutto migliorarsi, ed in secondo luogo può "vincere" o anche "perdere" in funzione delle circostanze e degli avversari... con la coscienza di averci messo tutto l'impegno possibile, possa usare dell'autostima di cui di conseguenza beneficerà... per rapportarsi in modo sereno con il mondo, costruendo rapporti significativi e gratificanti, per sè e per i suoi interlocutori.
In questa federazione questi obbiettivi sono messi tutti in secondo piano, a favore della performance, dell'eccellenza, del record (provate voi se siete capaci, a nuotare i 50m stile libero in 30 secondi!). Ecco perchè non credo renda un grande servizio ai nostri ragazzi... invitandoli alla competizione sfrenata ed illudendoli con il miraggio della vittoria a trasferire il medesimo atteggiamento nella vita "reale", dove ben altri sono gli "avversari" con i quali si troverebbero a competere, senza speranza di "vittoria".
Ecco perchè, in due parole... non mi piacciono queste iniziative.

zioudino
12-11-2012, 17:56
Grazie Alessandro per avermi fatto ragionare sulla sottile (ma neanche tanto) differenza che ci può essere tra lo sport inteso come attività che racchiude il divertimento, lo svago, il tenersi in forma e la sana competizione da una parte, e invece lo sport "professionistico" dall'altra.
Ammetto che prima di leggere il tuo intervento pensavo che le varie manifestazioni di sport "speciale" fossero tutte simili, organizzate più per uno spirito di aggregazione e di divertimento che altro.
Lo stesso pensiero lo si può estendere a qualsiasi sport e a qualsiasi categoria...che sia T21 o...T46 ;)
Parlando di me, visto che pratico qualche sport, e in particolare il calcio a livello amatoriale... sono convinto che se a 36 anni ho ancora voglia di giocare un campionato di calcio partendo ogni volta da casa con lo spirito di quando di anni ne avevo 15...questo sicuramente non sarebbe successo se il divertimento fosse diventato per me un "lavoro" (cosa che non sarebbe mai potuto succedere per limiti, diciamo, oggettivi :rolleyes: ).
Visto che avvierò il prima possibile mio figlio allo sport (quello che preferirà, senza imposizioni), farò sicuramente tesoro di questo insegnamento.

mariasole
13-11-2012, 00:04
Io sono favorevole del pensiero sia dell'uno che dell'altro, senza però " tarpare le ali" ai nostri figli,
ma lasciando a loro la scelta di quale attività e modalità sportiva seguire.
Se fare dello sport competitivo ad alto livello non fa per loro,
sono i primi a lasciare questa strada...
viceversa, se se la sentono di fare allenamenti massacranti per una "passione" e una competizione più alta
senza che ciò intacchi l'amore verso lo sport stesso, li lascerei seguire i loro sogni...
anche se sono davvero pochi coloro che ci riusciranno. :rolleyes:

pamela
13-11-2012, 13:11
ma personalmente penso che lo sport in generale, e per i nostri ragazzi in particolare, sia proprio tutta un'altra cosa! Non mi interessa nulla che mio figlio possa essere, ad esempio... "il Down più veloce al mondo nei 50m rana" (che bene gliene può derivare?!), ma invece sarei felicissimo se lui, dopo aver imparato che se si allena e si impegna con coraggio e costanza... può innanzitutto migliorarsi, ed in secondo luogo può "vincere" o anche "perdere" in funzione delle circostanze e degli avversari... con la coscienza di averci messo tutto l'impegno possibile, possa usare dell'autostima di cui di conseguenza beneficerà... per rapportarsi in modo sereno con il mondo, costruendo rapporti significativi e gratificanti, per sè e per i suoi interlocutori.

anch'io la penso in questo modo, ma purtroppo la maggior parte della gente non la vede così, indipendentemente dalla disabilità, Andrea ogni tanto va a vedere i suoi compagni a giocare a calcio (lui fa pallavolo): non dico come incitano i bambini i genitori sugli spalti e si arrabbiano pure se fanno giocare tutti (perchè non sono tutti campioni e le "schiappe " devo stare in panchina...), purtroppo è tutto una competizione e non più un gioco del dove l'importante è impegnarsi a fondo indipendentemente dal risultato.
il problema è che questo modo di vedere le cose c'è in tutti a campi: ad esempio quando aspetti che esca da scuola e le mamma parlano solamente di voti e prima ancora di salutare i propri figli gli chiedono il voto della verifica...

Luna2009
13-11-2012, 16:52
anch'io la penso in questo modo, ma purtroppo la maggior parte della gente non la vede così, indipendentemente dalla disabilità, Andrea ogni tanto va a vedere i suoi compagni a giocare a calcio (lui fa pallavolo): non dico come incitano i bambini i genitori sugli spalti e si arrabbiano pure se fanno giocare tutti (perchè non sono tutti campioni e le "schiappe " devo stare in panchina...), purtroppo è tutto una competizione e non più un gioco del dove l'importante è impegnarsi a fondo indipendentemente dal risultato.
il problema è che questo modo di vedere le cose c'è in tutti a campi: ad esempio quando aspetti che esca da scuola e le mamma parlano solamente di voti e prima ancora di salutare i propri figli gli chiedono il voto della verifica...

che tristezza sentire questi racconti...i miei sono piccoli e non l'ho acora sperimentato sulla mia pelle da genitore.
Ma personalmente ho da sempre praticato sport a livello agonistico (ginnastica ritmica e poi nuoto sincronizzato) e devo dire che lo stress della presenza dei genitori l'ho sentito nel primo caso. I miei sono sempre stati molto rilassati. Ho fatto l'agonismo perché volevo farlo io. non mi hanno mai forzato. Ma in palestra c'era la presenza fisica dei genitori delle altre che creava una competizione tra noi atlete. E io ho reagito con grande stress e alla fine ho lasciato perdere.
In piscina (vuoi che i genitori devono per forza rimanere "fuori") i genitori sono sempre stati più distanti e quindi ho continuato fino alla maggiore età (poi gli interessi si diversificano...) ad andare 3 ore al giorno, 6 giorni su 7 in piscina.
Credo che praticare uno sport, anche agonistico, sia educativo per i nostri figli (tutti) perché insegna la disciplina, insegna che per ottenere qualcosa bisogna lavorare su se stessi e che non tutti vincono, ma che tutti possono essere soddisfatti dei propri risultati. Questo ovviamente con genitori dietro che non "incitano" e basta, ma che accompagnano, spiegano e applaudono per ogni piccola o grande vittoria.