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Visualizza la versione completa : pensiero ossessivo



valedelbi
23-01-2012, 19:52
Gent.mo Dott. Cuomo,
da due anni sono l'educatrice-amica di una ragazzina di 21 anni con Sdd che si chiama Lisa. Nell'ultimo periodo (6 mesi circa) Lisa ha dei pensieri ossessivi che riguardano una persona che per un anno ha abitato con lei (una sorta di colf, visto che Lisa abita da sola) e che a settembre di quest'anno se ne è andata trasferendosi. Lisa da quel giorno pensa ossessivamente a questa persona e nonostante le varie attività che fa, niente riesce a distrarla. La sua vita adesso gira solo intorno a questa persona. Spesso "parla" tutta la notte con questa persona, e inizia ad avere fantasie e rituali magici. Inoltre a Lisa piace essere triste! Me lo ha detto lei diverse volte, infatti fa di tutto per esserlo come per esempio ascoltare canzoni tristi che le ricordano la sua amica.
Io non so più in che modo aiutarla, inoltre Lisa è una ragazzina autonoma e brava nei compiti pratici ma ha un deficit cognitivo importante.
Avrebbe dei suggerimenti da darmi o una bibliografia da suggerirmi?
La ringrazio!

staff
24-01-2012, 14:25
Ecco la risposta del Prof. Cuomo:

Gent.ma educatrice-amica, lei cita la denominazione "amica", tale denominazione è utilizzata per diversissime modalità di intervento, pertanto non so quale sono le metodologie a cui lei si riferisce.
Personalmente, con i Colleghi che formano il gruppo di lavoro presso il Dip. di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna nell'ambito di Pedagogia Speciale di mia responsabilità, utilizzo da ormai più di 20 anni la denominazione "Progetto-Amico". Questo inserito rigorosamente nei protocolli della Metodologia "Emozione di conoscere" (che potrà trovare nella rivista omonima http://rivistaemozione.scedu.unibo.it). Il Progetto Amico prevede un sistema di intervento e rigorosi protocolli. La denominazione amico non fa riferimento ad un'Amicizia falsa e/o artificiale ma si riferisce (tra le tante modalità relazionali possibili ad es. relazione secondo il modello insegnante o secondo il modello educatore o secondo il modello terapeutico o secondo il modello genitoriale, ...) a quello che noi abbiamo scelto e definito un modello relazionale somigliante a quello del rapporto tra amici.
Per poter essere in grado di agire adeguatamente e coerentemente al metodo "Emozione di conoscere" attraverso il progetto amico (il progetto amico non è un' etichetta ma fa riferimento ad alte e qualificate competenze) si necessita di una formazione specifica, di un training con tutoraggio e supervisione.
Per chiarezza le tratteggio brevemente il percorso:
OGGI è importante prevedere una organizzazione sistemica circa gli interventi relativi ai progetti nell’ambito di Pedagogia Speciale che non possono essere assolutamente occasionali e/o saltuari.
Oggi (in relazione alle problematiche politico-sociali in stato di emergenza)si necessita di un progetto calendarizzato, strutturato ed organizzato sistemicamente,un progetto gestito dalle Famiglie.
Oggi è necessario che le famiglie (come sto coordinando in molte regioni di Italia) si uniscano in un Progetto minimo triennale con scadenze e valutazioni periodiche.
E' indispensabile anche che il Progetto sia Istituzionale e sia gestito da una Associazione, una Fondazione per garantirne la continuità nel tempo... l'incontrare le famiglie di tanto in tanto non cambia molto...
Oggi abbiamo problemi finanziari ed organizzativi e per sostenere le famiglie perchè è indispensabile una continuità nel tempo che formi sia le famiglie che gli operatori in tempi costanti.
Le esperienze che in passato sono risultate utili sono state quelle che impegnavano le famiglie quasi mensilmente.
Vi mando uno schema degli impegni che io sto richiedendo alle famiglie, schema che in soli due anni (ho appena iniziato il terzo anno) ha elevato la qualità di vita e delle comptenze sia dei genitori, che dei figli, che degli operatori, che degli insegnanti:

Tutte le famiglie possono seguire un progetto di Vita Autonoma ed Indipendente.
Tali progetti devono appoggiarsi ad Associazioni e/o Fondazione e/o a strutture con connotazione istituzionali quali Ausl, servizi locali...
Il partecipare significa OBBLIGATORIAMENTE:

1. avere un Operatore-amico (per due unità di tre ore per due volte la settimana: l'operatore deve seguire previamente un Corso di formazione specifico);
2. che l'Operatore-amico deve avere una supervisione in presenza e a distanza con frequenza di 15 giorni (l'Operatore-amico si paga le supervisioni che sono un percorso formativo e di verifiche obbligatorie);
3. la famiglia, dopo aver avuto un incontro di partenza, segue un percorso di formazione-ricerca-azione con un incontro di gruppo di 10 ore ogni due mesi con presente anche l'Operatore-amico per il periodo di sei incontri l'anno nel gruppo dell'Associazione di riferimento (l'Operatore viene portato con la famiglia agli incontri bimestrali ed è spesato dalla Famiglia).
4. le quote di partecipazione agli incontri bimestrali la famiglia le pattuisce con l'Associazione di riferimento, gli Operatori-amici pattuiscono con i Tutor il costo dei tutoraggi, per gli incontri personalizzati vi è una "quota destinata alla donazione alla ricerca".
5. la famiglia può richiedere, durante il percorso, oltre agli incontri già organizzati per scadenze, altri incontri personalizzati.
6. vi è nell'anno la possibilità di partecipare sia a progetti per i fine settimana, che di vacanze finalizzate a percorsi per la vita autonoma ed indipendente che fungono da formazione compatta sia per le persone con deficit che per gli opertaori.
7. molte Famiglie ed Associazioni riescono ad avere sovvenzioni dalle Istituzioni locali per le spese totali o parte di queste.

In linea di massima questo è l'itinerario.

Per particolari ed approfondimenti cfr forum: http://xfragile.forumattivo.com/

Inoltre cfr: Cinzia De Pellegrin, Verso una vita autonoma ed indipendente con l'emozione di conoscere ed il desiderio di esistere (Cosa fare, come fare e perchè: strategie e buone prassi nell'ambito della pedagogia speciale), Edizioni ETS, 2009.
TORNANDO A LISA.
Lei operatrice parla di pensieri "ossessivi" tale termine è più da psicanalista e deve essere il risultato di una diagnosi. Nel campo dell'educazione e della pedagogia speciale più che fornire diagnosi e constatare problemi si fa riferimento alla descrizione di comportamenti per superare gli handicap che i deficit propongono. Il comportamento di Lisa che ritorna sempre col pensiero sulla persona che da anni ha abitato con lei (lei la definisce una sorta di colf) è certamente prevedibile per persone con Sdd quando si allacciano a relazioni profondamente affettive ed esclusive. Questo certamente accadrà in maniera estremamente rischiosa per l'esistenza di Lisa con la morte dei genitori. Per tanto è opportuna un'attenta sorveglianza con supporti psicologici a livello preventivo, insieme ad un progetto nell'ambito di Pedagogia speciale finalizzato a fornire ambiti educativi e conosciviti sufficientemente adeguati ad affrontare le problematiche intorno alla "perdita". Solitamente i percorsi educativi e formativi di persone come Lisa, fanno emergere itinarai che sin dalla nascita quasi assediano la persona con Sdd di terapie, di esercizi nell'ambito della didattica, circa le autonomie... un percorso più o meno quasi totale che è finalizzato essenzialmente all'addestramento della persona. Ci si dimentica di frequente degli aspetti affettivi ed emozionali che rappresentano la parte più potente e nello stesso tempo più vulnerabile nelle persone come Lisa, per tale motivo da più di 20 anni abbiamo messo a punto un Metodo di intervento che ha come base "L'Emozione di conoscere e il desiderio di esistere" perchè è in tale ambito più profondamente esistenziale che vanno inserite l'insegnamento di competenze ed il percorso di sviluppo cognitivo ed affettivo della persona con Sdd. Il vivere da soli ed in autonomia può rivelarsi una trappola quando si concentrano le relazioni affettive per lo più e esclusivamente ai genitori e/o, come in questo caso, ad una "colf". Vivere da soli non è solo espressione di autonomia ma può essere indicativo di capacità che puntando sull'autonomia rischiano di isolare la persona dalla relazioni affettive più ampie nel sociale producendo un'autarchia ed un isolamento. In tale dimensione la tristezza è un rifugio emozionale dove, se non vi sono relazioni affettive concrete, ci si rifugia in un mondo di emozioni dove gli affetti sono perlopiù espressi dal dolore, dalle sconfitte e dagli abbandoni. Condizioni che vanno tenute sotto stretta vigilanza da parte dei Colleghi dell'area psicologica perchè a rischio di produzione di depressione. Aspetti quali gite, ballo, incontri, innamoramenti...il fidanzato, la sessualità..che determinano il desiderio e il piacere di esistere sono spesso posti in secondo piano e/o assenti, a favore del saper legge, scrivere, contare, conoscere l'aritmentica, saper cucinare, sapersi orientare.. essere "ubbidienti". Come lei potrà capire, da quello che le scrivo, non posso risponderle su cosa lei può fare ma le posso solo dire che c'è tantissimo da poter fare!!! Per Lisa è indispensabile un dover intervenire immediatamente con un progetto che le proponga l'emozione di conoscere e il piacere di esistere. Chi è intorno a Lisa deve acquisire competenze e professionalità in tale direzione.
Nicola Cuomo