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Laura74
04-01-2012, 09:40
http://27esimaora.corriere.it/
qualcuno di voi l'ha letto?

gen04 «Con Moreno è come camminare in un prato pieno di margherite: non sai dove mettere i piedi, per paura di schiacciarle»
(Massimiliano Verga, padre di Moreno) Mio figlio handicappato senza retorica
La rabbia di un padre è amore?
di Elvira Serra
Tags: famiglie, figli, handicap, paternità, storie


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Massimiliano Verga ha scritto un libro spiazzante. Appena ho cominciato a sfogliarlo ho provato irritazione. Fin dalla dedica, per Jacopo e Cosimo, i figli “sani”.

Perché non Moreno, il protagonista?
Zigulì, La mia vita dolceamara con un figlio disabile (Mondadori) è una testimonianza dura su cosa significhi vivere con un figlio gravemente handicappato.

Gli ho riconosciuto coraggio: di mostrare, per una volta, tutto il male anziché tutto il bene. Perché io un figlio non ce l’ho e non posso immaginare cosa significhi averne uno, e per giunta disabile. Ma ho riconosciuto, in quelle pagine, e soprattutto andando a trovare a casa Massimiliano per conoscere Moreno, il bambino “speciale” e i suoi due fratelli, un sentimento profondo e assoluto.

Ho raccontato la storia del libro in un articolo oggi sulle Cronache italiane del Corriere. E’ completamente diversa da quella che aveva scritto su questo blog Angela Frenda qualche mese fa, sulla fotografa Kelle Hampton e la sua bambina down Lainey . Ho sentito associazioni di famiglie di disabili per chiedere loro un parere, un commento, forse mi aspettavo un giudizio su questo padre così duro.

Mi è rimasta impressa la frase di Carlo Riva, direttore dell’associazione L’abilità, che «segue» un centinaio di famiglie con persone disabili a Milano:

«Il libro lancia il senso di solitudine di un padre e di una madre e io, come operatore, non posso non sentirmi chiamato a confrontarmi sul tema della inclusione sociale della famiglia, non tanto del bambino, e dello sforzo per trasformare la loro rabbia in creatività».



Ci ho parlato nella cucina della sua casa, con i tre bambini nella camera a fianco: Massimiliano Verga è un padre pieno di rabbia che si è trovato un figlio senza libretto di istruzioni. Le cerca, ogni giorno, anche sbagliando. Forse dovrebbe farsi aiutare, gliel’ho detto. Di sicuro, ama moltissimo, in modo quasi disperato. A un certo punto, nel libro, scrive:

«Con Moreno è come camminare in un prato pieno di margherite: non sai dove mettere i piedi, per paura di schiacciarle».
Se questo non è amore.

Cosa ne pensate voi?

cangel
04-01-2012, 12:18
ho appena letto l'articolo sul Corriere della sera,e non mi meraviglio del dolore e della rabbia espressa da questo padre,rabbia ma anche molto amore verso suo figlio. parlo per me;non ho mai provato rabbia verso qualcuno e non è colpa di nessuno se nasce un figlio diverso e non mi sento colpevole se la mia gravidanza tardiva è arrivata inaspettata all'età di 42 anni.Ho letto un articolo qualche tempo fa che le aspettative di vita di un genitore con un figlio disabile statisticamente è inferiore di 12 anni a quella di un genitore con figlio normale;sono rimasta meravigliata perchè capisco che ci sia maggiore stress legato alle lotte che i genitori fanno a scuola o nella società per veder riconosciuti i loro diritti,ma francamente non pensavo che si giungesse prematuramente alla fine!n Ho paragonato la cosa al fatto che pur non essendo una fumatrice , la mia speranza di vita e peggiore di quella di un fumatore o quanto meno uguale a quella di un fumatore! Ben vengano allora le proposte di prepensionamento anticipato per chi ha un figlio con disabilità !

Laura74
04-01-2012, 12:42
ho appena letto l'articolo sul Corriere della sera,e non mi meraviglio del dolore e della rabbia espressa da questo padre,rabbia ma anche molto amore verso suo figlio...

anche a me ha colpito molto questo passaggio, perchè mi ci ritrovo tanto: Rabbia/gioia.. è un binomio che mi accompagna dalla nascita di Lety e quasi quasi penso che non proverei "così tanto amore" se non avessi dentro "così tanta inc....."

e poi mi ha colpito come la giornalista si stupisca della rabbia di questo padre. quante volte vi siete sentiti dire di fronte ad uno sfogo di rabbia "ma insomma in fin dei conti è tuo figlio/a è un bambino/a come puoi non volergli/le bene?"...senza che il tuo interlocutore capisca minimamente che non è che se uno è inc... vuole male a suo figlio...:rolleyes: o "non gli vuole bene":rolleyes:

però le emozioni della giornalista di "sgomento" di fronte a questo padre e di ricerca anche di conferma di questo suo sgomento (è andata a chiedere ad altri genitori se i sentimenti di quest'uomo fossero "condivisibili"), mi sono sebrate altrettanto vere, realistiche e non falsate da retorica...
insomma quest'articolo mi ha dato degli spunti di riflessione che volevo condividere anche con voi;)

Laura74
04-01-2012, 12:44
Ho paragonato la cosa al fatto che pur non essendo una fumatrice , la mia speranza di vita e peggiore di quella di un fumatore o quanto meno uguale a quella di un fumatore! !

ohhhh porcaccia ed io che sono fumatrice e mamma down?????:eek::eek:...già la mia speranza di arrivare anche solo al prepensionamente per genitore h era vana...figuriamoci adesso che so di qs. cosa!!!:eek:

GIUSI
04-01-2012, 15:18
Io penso che proprio l'amare ti faccia provare rabbia.Insomma quante volte abbiamo amato, l'altro non ha capito e ha fatto di testa sua e tu sei lì arrabbiato con lui perché non ti da ascolto e si sta rovinando la vita.
Con una persona disabile tutto viene accentuato...e la paura di calpestare le margherite è enorme.E il fatto di dover e voler camminare sul prato di margherite è anche frustrante.Perché soprattutto con le disabilità gravissime sicuramente ad ogni passo una margherita verrà calpestata.
Capisco la rabbia di questo padre.Anche se è sempre consigliabile trasformare l'energia della rabbia in energia buona.... positiva.

paola
04-01-2012, 15:25
Penso che qualsiasi recenzione o scritto su qualcosa rifletta un'interpretazione di chi scrive pertanto andrebbe letto il libro ;)

Sulla rabbia invece è un sentimento normale e un libro può essere un mezzo per gridarla, soprattutto verso una società che lascia i disabili e le loro famiglie sempre più sole :( e a riguardo ci sarebbe tanto da scrivere solo che ora proprio non ne ho il tempo :oops:

Claudia.de
04-01-2012, 15:50
quoto quanto detto da giusy e paola. Grazie laura per questo articolo. Per la rabbia ha caratterizzato anche me. Ps anche io sono fumatrice!

mela
04-01-2012, 18:53
.Ho letto un articolo qualche tempo fa che le aspettative di vita di un genitore con un figlio disabile statisticamente è inferiore di 12 anni a quella di un genitore con figlio normale;sono rimasta meravigliata perchè capisco che ci sia maggiore stress legato alle lotte che i genitori fanno a scuola o nella società per veder riconosciuti i loro diritti,ma francamente non pensavo che si giungesse prematuramente alla fine!

Santo Cielo!
Speriamo che nn sia vero...sfiga che porta altra sfiga...non ci posso credere!

GIUSI
04-01-2012, 19:16
ohhhh porcaccia ed io che sono fumatrice e mamma down?????:eek::eek:...
...e prendere in considerazione il fatto di smettere di fumare? he? :-

Sergio
04-01-2012, 19:19
Qualche settimana fa delle mamme di ragazzi disabili gravi si sono incatenate a Roma per farsi ricevere in una trasmissione tv(non ricordo il titolo della trasmissione) ed hanno gridato la loro rabbia perchè è da anni che chiedono il prepensionamente per accudire i figli e viene negato,su FB c'era l'internvento della mamma che ha parlato,penso però che il fatto delle aspettative di vita ridotte si riferisse a che deve assistere ragazzi allettati e con grosse disabilità che vanno cambiati ed assistiti 24 ore su 24.
Giorni dopo un aricolo di giornale diceva che fanno male quelle madri a chiedere ciò perchè è lo stato che deve garantire assistenza adeguata e loro devono far sì che i loro figli siano più liberi da madri possessive,non so se chi ha scritto l'articolo si rende conto che per alcune disabilità conta molto sentirsi circondati dall'affetto e che magar ila poca autonomia che hanno è perchè i genitori si sono impegnati per fargliela raggiungere.

mela
04-01-2012, 20:29
Giorni dopo un aricolo di giornale diceva che fanno male quelle madri a chiedere ciò perchè è lo stato che deve garantire assistenza adeguata e loro devono far sì che i loro figli siano più liberi da madri possessive

Pazzesco!
Quindi è tutta colpa dei genitori..insomma fidiamoci dello stato e lasciamoli andare da soli incontro al mondo!

evele
04-01-2012, 20:47
Penso che qualsiasi recenzione o scritto su qualcosa rifletta un'interpretazione di chi scrive pertanto andrebbe letto il libro ;)

Sulla rabbia invece è un sentimento normale e un libro può essere un mezzo per gridarla, soprattutto verso una società che lascia i disabili e le loro famiglie sempre più sole :( e a riguardo ci sarebbe tanto da scrivere solo che ora proprio non ne ho il tempo :oops:

Anche io penso che vada prima letto il libro, per poter meglio comprendere .. Ma la prima frase che ho letto sul'articolo del Corriere della Sera
"Insomma, uno dei vantaggi di avere un figlio handicappato è che puoi permetterti di essere un idiota e di trattarlo anche male. E io mi concedo spesso questo vizio»", mi ha irritato, in fondo per "avere" questi vantaggi non occorre avere un figlio disabile:mad:

mikytrava
05-01-2012, 12:57
A me mette solo tanta tristezza, capisco che in alcuni momenti lo possa odiare ma poteva anche evitare di scriverci un libro! Invece tramite il post ho scoperto il fantastico blog di kelle hampton e della sua piccola bimba down, pieno di amore e di serenità.

drdlrz
06-01-2012, 08:50
Io sono intenzionata a leggerlo. Sono convinta che il marcio vada in qualche modo buttato fuori per fare pulizia. E scriverne è un modo.
Cristina

anna72
07-01-2012, 16:14
Anche io penso che sia opportuno leggerlo "se è possibile" intregalmente, per poter capire fino in fondo il "dolore"di questo padre di avere un figlio disabile, e della rabbia e amore che si intrecciano tra loro.

evele
07-01-2012, 19:56
Su Vanity Fair di questa settimana c'è un'articolo dedicato a questo libro. E' proprio vero che prima di giudicarlo occorre leggerlo, perchè leggendo i due articoli ho avuto due impressioni diverse di quest'uomo! Mah!

maddy
08-01-2012, 02:21
mi incuriosisce.... anche perchè...se non c'è amore non ci può essere rabbia, non credete?

drdlrz
08-01-2012, 08:41
sì. Una rabbia così forte deriva sicuramente da un'amore immenso... altrimenti potresti in fondo "disinteressarti" (passatemi il termine), disimpegnarti emotivamente, delegare ad altri la gestione del figlio disabile.
Se stai così, è perchè lo ami alla follia e non riesci a digerire l'ingiustizia che ha subito dalla vita e dalla natura.
Ci sono persone che riescono ad amalgamare meglio i colori (e comunque il tempo in questo fa la sua parte), ed altre per cui il bianco e il nero rimangono separati nettamente.

aledario
08-01-2012, 09:17
L'amore ed il dolore vanno spesso a braccetto... e la rabbia non è di solito verso il figlio... ma verso la sua disabilità. E ha ragione Cri quando dice che se uno non ama non si arrabbia...
Tuttavia...
C'è un "tuttavia"...
Io il libro l'ho letto (in un'ora o poco più!). Effettivamente come costruzione letteraria assomiglia molto a quel "Dove andiamo papà?" scritto da un comico francese di cui abbiamo parlato altrove... (ma con più rabbia e meno sorrisi) e le 192 pagine nominali, una volta eliminati i vuoti si riducono forse a 40... max 50. E' un libro sferzante... aria gelida appena usciti dal caldo tepore di una baita di montagna... schiaffo inaspettato ricevuto mentre attendi una carezza... insomma, un libro fatto per scuotere, più che per raccontare, commuovere o per dare ricette, soluzioni... o anche solo speranze. Ed in questo, lo ammetto... ci riesce bene... benissimo... forse troppo. Perchè si ferma lì... senza andare oltre, senza cercare di raccontarci dove sta il "trucco"... quello che sicuramente esiste se uno sta per otto anni ad accudire un figlio disabile grave... che gli permette di continuare ad andare avanti... e di farlo magari in modo positivo. Forse perchè l'autore sta ancora camminando in cerca di quel trucco... forse perchè non ce lo vuole far vedere... riservandoci quasi esclusivamente nel suo libro la faccia "dura" della medaglia. Un grido... di rabbia e di dolore, intriso di tanta sarcastica autoironia... pena e soluzione al tempo stesso. E' stato bello leggerlo...e non sta a me giudicare ovviamente (anche perchè mi immagino che sembrerebbe una soletta pubblicitaria del mio di libro! ;-)) la qualità del contenuto. Vi dico solo che sicuramente vale la pena di leggerlo e di confrontarsi con esso ed il suo stile secco, asciutto, essenziale, onestamente crudele ma forse troppo "forte"... che non lascia spazio ai dubbi... che al contrario impregnano invece il mio racconto e la mia vita di padre disabile. Per completare il mio commento... direi che questo libro può essere molto utile a chi vive situazioni di sentimenti negativi nei confronti del proprio figlio disabile ed ha bisogno forse di non sentirsi solo in questo… ma ben difficilmente potrà rendere un servizio ai disabili… avvicinando il loro mondo, quello della disabilità appunto, a quello dei “normali”. L’impressione infatti è che dopo aver letto un’espressione così forte e cruda, pur se ricca di sarcasmo ed ironia, di rabbia interiore, condita di racconti di situazioni non certo edificanti (anch'io sono per non edulcorare la realtà... ma nemmeno per dipingerla solo nei suoi aspetti negativi!)… un lettore che non conosce il mondo della disabilità possa solo dire “Che c*** che non è capitato a me!”… senza avere il minimo desiderio di avvicinarsi maggiormente alle persone disabili che potrebbero essere alla sua… portata... anzi, forse avendo la tentazione di allontanarsene maggiormente.

A questo mio commento postato altrove ha risposto così Franco Bomprezzi... che di disabilità e di scrittura... se ne intende:

Bravissimo Alessandro, è la mia medesima impressione. Il settimanale Redazione Vita sta lavorando a questo tema, per costruire un'inchiesta a tutto campo, capace di registrare voci, opinioni, esperienze. Io mi occupo del libro... Vi consiglio di prenotare in edicola il prossimo numero.

Aggiungo infine che a mio parere il fatto che un editore come Mondadori abbia scelto questa strada per parlare del tema della disabilità... ovviamente ha a che fare con il sicuro impatto che un simile approccio "eccessivo" può avere sui potenziali lettori... (è una legge di mercato), e non certo con finalità di carattere filantropico o di cultura. E questo a mio parere è un peccato... un'occasione persa per il nostro mondo... perchè un libro che avrà sicuramente una grossa diffusione e verrà letto da tantissime persone... non darà un messaggio "utile" al rapporto tra mondi che non si conoscono... ma forse addirittura controproducente...

evele
08-01-2012, 18:14
sì. Una rabbia così forte deriva sicuramente da un'amore immenso... altrimenti potresti in fondo "disinteressarti" (passatemi il termine), disimpegnarti emotivamente, delegare ad altri la gestione del figlio disabile.
Se stai così, è perchè lo ami alla follia e non riesci a digerire l'ingiustizia che ha subito dalla vita e dalla natura.
Ci sono persone che riescono ad amalgamare meglio i colori (e comunque il tempo in questo fa la sua parte), ed altre per cui il bianco e il nero rimangono separati nettamente.
Concordo con te Cri per quanto riguarda il discorso rabbia/amore, ma ho un dubbio...non è che lui Prof in sociologia all'Università abbia una quantità di orgoglio per cui la "delusione" di aver generato un figlio fuori dai canoni lo abbia un tantino "irritato"??? Forse nel post prima ho sbagliato ad usare la parola "giudicare", perchè lungi da me giudicare una situazione così particolare. Mi sembra giusto che ognuno esprima il proprio "sentire", ma come dice Sandro, questo libro non sarà letto con lo spirito di condivisione o avvicinamento, o semplicemente di conoscenza del mondo disabilità.

drdlrz
08-01-2012, 19:19
Concordo con te Cri per quanto riguarda il discorso rabbia/amore, ma ho un dubbio...non è che lui Prof in sociologia all'Università abbia una quantità di orgoglio per cui la "delusione" di aver generato un figlio fuori dai canoni lo abbia un tantino "irritato"???
Guarda, quando è nata Lucrezia ho pensato immediatamente: "oddio, il ritardo mentale no... qualsiasi altro handicap ma non quello!!!".
Per me, che avevo fatto dell'intelletto un dio, tutto era sopportabile ma non la disabilità intellettiva. Quale limitazione poteva essere maggiore, per la persona che ne è affetta e per chi non riuscirà mai a stabilire con essa un rapporto anche solo minimamente soddisfacente???
Poi, purtroppo, la vita mi ha messo di fronte in famiglia ad una gravissima disabilità fisica, e la mia opinione è - anche se solo parzialmente - mutata.
Però, certo, non mi meraviglierei che per una persona molto cerebrale, che attribuisce un'mportanza primaria all'intelletto, una grave disabilità intellettiva possa essere il peggiore dei mali per il proprio figlio, e quindi che sia ancor più insostenibile e che la sua rabbia si sia elevata all'ennesima potenza.
Anche io sono stata (e in parte sono ancora, ma in piccolissima parte rispetto a quanto ero) molto molto arrabbiata. Arrabbiatissima. Proprio incazzata nera. A maggior ragione mi sento vicina a questo padre.

Laura74
09-01-2012, 12:36
… un lettore che non conosce il mondo della disabilità possa solo dire “Che c*** che non è capitato a me!”… senza avere il minimo desiderio di avvicinarsi maggiormente alle persone disabili che potrebbero essere alla sua… portata... anzi, forse avendo la tentazione di allontanarsene maggiormente.

............un'occasione persa per il nostro mondo... perchè un libro che avrà sicuramente una grossa diffusione e verrà letto da tantissime persone... non darà un messaggio "utile" al rapporto tra mondi che non si conoscono... ma forse addirittura controproducente...

Sandro non so se ci debba essere per forza un messaggio utilie per il nostro mondo, nel senso che questo libro è un "urlo di rabbia", un "sfreccia scagliata con forza contro il nemico", un "pugno liberatorio contro il muro", un'energia inglobata in un gesto "esplosivo" per non far implodere chi la possiede...questa mi sembra la sua funzione.
Forse fa pensare a chi non ha handicap in casa di essere vermamente fortunati (e perchè non è vero???;)), ma per chi prova questa rabbia immensa fa sentire FORSE meno "in colpa", meno "soli", più "normali":rolleyes: e forse per l'autore allevia la rabbia stessa...

aledario
09-01-2012, 13:23
Sandro non so se ci debba essere per forza un messaggio utilie per il nostro mondo, nel senso che questo libro è un "urlo di rabbia", un "sfreccia scagliata con forza contro il nemico", un "pugno liberatorio contro il muro", un'energia inglobata in un gesto "esplosivo" per non far implodere chi la possiede...questa mi sembra la sua funzione.
Forse fa pensare a chi non ha handicap in casa di essere vermamente fortunati (e perchè non è vero???;)), ma per chi prova questa rabbia immensa fa sentire FORSE meno "in colpa", meno "soli", più "normali":rolleyes: e forse per l'autore allevia la rabbia stessa...D'accordissimo Laura... sull'utilità intrinseca dello scrivere... per chi scrive ;-)... ed anche per chi legge "ritrovandosi" nell'esperienza dell'Autore. Ma nel nostro caso di genitori "disabili" io credo anche che lo scrivere con l'idea di farsi leggere (e chi pubblica un libro non può certo dire che lo fa solo per se stesso!), non possa prescindere dalla considerazione e dalla responsabilità che così facendo "lancia" un messaggio... un messaggio che può essere o meno positivo ma soprattutto accattivante nei confronti di una persona che non conosce il mondo della disabilità. Ecco che allora secondo me è semplicemente controproducente e forse anche un tantino ipocrita fare l'incazzato perchè il mondo non considera o emargina tuo figlio, mentre dipingi la sua disabilità come una realtà che genera anche in te che sei suo genitore solo rabbia ed altri sentimenti non proprio edificanti. E' una contraddizione in termini... o quantomeno è l'avvallo dell'atteggiamento del mondo. Io credo che sia giusto gridare la propria rabbia se questa esiste... l'ho fatto anch'io... ma al tempo stesso sia doveroso giustificare perchè tutto sommato accanto a questi figli ci siamo stati e ci stiamo. A meno che il nostro scopo in realtà non sia proprio quello invece di essere noi, per esempio, e non la Danimarca come ha appena dichiarato orgogliosamente... il primo Paese che potrà vantarsi di essere (intorno al 2030)... "Down free"!

Laura74
09-01-2012, 13:47
forse anche un tantino ipocrita fare l'incazzato perchè il mondo non considera o emargina tuo figlio, mentre dipingi la sua disabilità come una realtà che genera anche in te che sei suo genitore solo rabbia ed altri sentimenti non proprio edificanti. E' una contraddizione in termini...

e se fosse l'emarginazione della società ad essere il primo "motore della rabbia"? personalmente è questo uno degli aspetti che mi causano più dolore e più inc.......a. Se mia figlia avesse meno barriere e la società fosse più propensa nel vederla solo per ciò che è "una bambina" CON un handicap, ma in primis una bambina, se ci fosse più "abitudine" al diverso, molta della mia rabbia non esisterebbe.
In questo conocrdo con te,e ne abbiamo parlato altre volte, che è solo "facendo conoscere il nostro mondo" senza imporlo, ma proponendolo che forse si possono fare dei passi avanti. Ma nel proporlo non si può tacere qust'aspetto.

Certo qui varrebbe la pena di aprire un altro post:
cosa ci spinge ad essere così arrabbiati?
la società che emargina?
un handicap che mutila (si dice così???) un aspetto dei nostri figli che per NOI è vitale? (l'intelletto per es...)
il futuro incerto?
la non conoscenza....
e chissà quante altre cose...

paola
09-01-2012, 13:48
ma al tempo stesso sia doveroso giustificare perchè tutto sommato accanto a questi figli ci siamo stati e ci stiamo.
Secondo me non c'è proprio nulla da giustificare: ci stiamo perchè sono nostri figli, li abbiamo fatti noi, potendo scegliere li avremmo fatti normali, in primis per loro.
A dire il vero, personalmente sento più ipocrita il meglio Down/disabile che normale, che un atteggiamento di rabbia verso la disabilità del proprio figlio e contestuale atteggiamento di indifferenza di tutto quello che gli gravita attorno se non quando c'è un tornaconto economico :oops:
Ma nessuno ha pensato che quest'uomo (sociologo) possa aver pubblicato questo libro (edito da Mondadori mi pare) semplicemente con l'intento di venderne tante copie con un'accurata operazione di marketing alle spalle? :eek:
Sì lo so: ho un cinismo alle stelle ;)

Laura74
09-01-2012, 13:58
...Ma nessuno ha pensato che quest'uomo (sociologo) possa aver pubblicato questo libro (edito da Mondadori mi pare) semplicemente con l'intento di venderne tante copie con un'accurata operazione di marketing alle spalle? :eek:
Sì lo so: ho un cinismo alle stelle ;)

ma anche se fosse, ci ha dato la possibilità cmq di fare delle riflessioni:rolleyes::rolleyes:, SENZA COMPRARE IL LIBRO:tt2::twisted::devan:, quindi ha cmq un'utilità sociale oltre agli utili per l'autore e la sua casa editrice:P

aledario
09-01-2012, 13:59
Ma nessuno ha pensato che quest'uomo (sociologo) possa aver pubblicato questo libro (edito da Mondadori mi pare) semplicemente con l'intento di venderne tante copie con un'accurata operazione di marketing alle spalle? :eek:
Sì lo so: ho un cinismo alle stelle ;)Sinceramente penso di no... anche dopo aver letto il libro. Parlo dell'Autore ovviamente... non dell'Editore che ha certamente nella vendita di più copie possibile di un determinato volume il suo obiettivo primario, anche in presenza di altri possibili intenti...

paola
09-01-2012, 14:00
ma anche se fosse, ci ha dato la possibilità cmq di fare delle riflessioni:rolleyes::rolleyes:, SENZA COMPRARE IL LIBRO:tt2::twisted::devan:, quindi ha cmq un'utilità sociale oltre gli utili per l'autore e la sua casa editrice:P

Giusto! :lol:

cangel
09-01-2012, 16:10
secondo me con il libro si vede il punto di vista soggettivo di un padre verso suo figlio,ma non è l'esperienza di altri e mi ci metto anch'io; ognuno di noi reagisce in modo diverso alla nascita di un bambino che non entra nei canoni della "Normalità":ma mi chiedo cos'è la Normalità?

evele
09-01-2012, 17:40
Ma nessuno ha pensato che quest'uomo (sociologo) possa aver pubblicato questo libro (edito da Mondadori mi pare) semplicemente con l'intento di venderne tante copie con un'accurata operazione di marketing alle spalle? :eek:
Sì lo so: ho un cinismo alle stelle ;)
Non preoccuparti Paola, su FB la mia prima idea è stata proprio questa;)

paola
09-01-2012, 20:18
Non preoccuparti Paola, su FB la mia prima idea è stata proprio questa;)

Infatti già il titolo la dice lunga... è una provocazione già solo quello :(
Ci sono tanti bei libri in libreria penso proprio che comprerò e leggerò altro ;)

mela
09-01-2012, 22:02
Infatti già il titolo la dice lunga... è una provocazione già solo quello :(
Ci sono tanti bei libri in libreria penso proprio che comprerò e leggerò altro ;)

Anch'io!

maddy
10-01-2012, 08:36
Certo qui varrebbe la pena di aprire un altro post:
cosa ci spinge ad essere così arrabbiati?
la società che emargina?
un handicap che mutila (si dice così???) un aspetto dei nostri figli che per NOI è vitale? (l'intelletto per es...)
il futuro incerto?
la non conoscenza....
e chissà quante altre cose...

per me, per la mia rabbia reputo responsabili primariamente l'handicap che mutila e il futuro incerto. La società che emargina la vedo secondaria, forse perchè ancora non ho avuto esperienza forte di questo aspetto.
Per questi motivi, non trovo che un libro sulla disabilità debba avere anche il compito di "avvicinare" il lettore all'handicap. E' un optional, se c'è bene altrimenti pazienza... Inoltre come optional deve essere ben fatto: il tentativo edulcorato di avvicinare il mondo normo a quello dell'handicap mi farebbe arrabbiare ancora di più

tatina74
11-01-2012, 19:08
Per chi è casa... Stanno parlando di disabilità e del
Libro in questione alla Vita in diretta su Rai Uno.

kokoro
11-01-2012, 20:20
ho comprato il libro oggi, non mi esprimo senza averlo letto. non vi nascondo che tutto ciò che non è scientifico o saggistico sull'argomento, lo leggo.

quello che mi colpisce è la promozione che ne stanno facendo... evidentemente ha parlato a molti prima di tutto in casa editrice.

Claudia.de
12-01-2012, 12:24
l'ho visto su rai replay su internet. Mi ha colpito la storia della mamma che aveva adottato tre figli disabili. Per il libro sono d'accordo con paola. So che l'importazione é competan diversa sandro, non sì tratta dì pubblicità ma se dovessi consigliare un libro a tema consiglierei senz'altro il tuo. So che questo non l'ho letto ma viste le premesse... tornando al servizio in tv mi ha colpito anche la famiglia del ragazzo autistico che parlava anche del dopo dì noi. Anche qui sui vari temi trattati ci sarebbe da aprire altri thread

Claudia.de
12-01-2012, 12:26
ops volevo dire l'impostazione é completamente diversa tra i due libri

kokoro
14-01-2012, 12:40
Ho letto il libro tutto d'un fiato ieri sera.
Io trovo che sia un libro che merita di essere letto. L'autore scrive molto bene: uno stile asciutto, a volte persino troppo, ma indubbiamente attraverso un esercizio di stile di tenere pulito il linguaggio, limpido il pensiero, lineari le frasi, riesce a fare un'autoanalisi priva di fronzoli, priva di buonismo, priva di pacche sulla spalla. L'autore è autentico e analizza il dolore e la rabbia che prova fino in fondo senza sconti, senza dubbio arriva a fare male, a essere pungente, cinico e autoironico. E' un'ironia che solleva però, non che affonda. Un'ironia che è calibrata tra le pagina del libro... se le frasi che sono estrapolate e riportate nelle varie recensioni e commenti che ho letto fossero la sostanza del libro o fossero scritte tutte in fila, forse l'effetto finale non sarebbe lo stesso. Ma ovviamente sono loro che fanno notizia, non come un padre (e sottolineo un PADRE!) sia riuscito a guardarsi allo specchio così bene senza fronzoli e senza sconti e sia stato così coraggioso di andare a fondo di sé e del suo dolore, della sua rabbia, del suo amore nelle loro sfaccettature più profonde e oscure. Io dico grazie a questo padre che ha voluto condividere il suo viaggio dentro il suo io più intimo.

drdlrz
14-01-2012, 12:56
Ho letto il libro tutto d'un fiato ieri sera.
Io trovo che sia un libro che merita di essere letto. L'autore scrive molto bene: uno stile asciutto, a volte persino troppo, ma indubbiamente attraverso un esercizio di stile di tenere pulito il linguaggio, limpido il pensiero, lineari le frasi, riesce a fare un'autoanalisi priva di fronzoli, priva di buonismo, priva di pacche sulla spalla. L'autore è autentico e analizza il dolore e la rabbia che prova fino in fondo senza sconti, senza dubbio arriva a fare male, a essere pungente, cinico e autoironico. E' un'ironia che solleva però, non che affonda. Un'ironia che è calibrata tra le pagina del libro... se le frasi che sono estrapolate e riportate nelle varie recensioni e commenti che ho letto fossero la sostanza del libro o fossero scritte tutte in fila, forse l'effetto finale non sarebbe lo stesso. Ma ovviamente sono loro che fanno notizia, non come un padre (e sottolineo un PADRE!) sia riuscito a guardarsi allo specchio così bene senza fronzoli e senza sconti e sia stato così coraggioso di andare a fondo di sé e del suo dolore, della sua rabbia, del suo amore nelle loro sfaccettature più profonde e oscure. Io dico grazie a questo padre che ha voluto condividere il suo viaggio dentro il suo io più intimo.

Mi ritrovo totalmente nella recensione di Martina.
E' bello, gronda emozioni forti... rabbia, amore, sangue. Vale sicuramente la pena di leggerlo!!!!!

ritz
14-01-2012, 13:13
...non mi meraviglierei che per una persona molto cerebrale, che attribuisce un'mportanza primaria all'intelletto, una grave disabilità intellettiva possa essere il peggiore dei mali per il proprio figlio, e quindi che sia ancor più insostenibile e che la sua rabbia si sia elevata all'ennesima potenza.
Anche io sono stata (e in parte sono ancora, ma in piccolissima parte rispetto a quanto ero) molto molto arrabbiata. Arrabbiatissima. Proprio incazzata nera. A maggior ragione mi sento vicina a questo padre.

ti quoto ;)

milena
15-01-2012, 15:51
L' ho letto...in poco più di un'ora.
Stile essenziale, chiaro, sintetico. E vero, come solo il dolore sa essere. A pagina 15 sorridevo, a pagina 20 già piangevo. Piangevo nel leggere quelli che erano stati e che a volte sono ancora i miei sentimenti: rabbia, rassegnazione, incazzatura, amore. Amore per mia figlia. E' peggio di un pugno nello stomaco o un dito in un occhio. Non credo sia un "libro" che possa essere capito, non tanto da chi con la disabilità non ci ha nulla a che fare, ma proprio da coloro che con la disabilità ci fanno i conti ogni giorno. Proprio perchè solleva un velo. Questo padre si è guardato dentro con una tale lucidità, con un tale egoismo anche, che si guadagna tutto il mio rispetto e la mia stima.

francesca
15-01-2012, 18:27
Vi confesso che ho paura di comprarlo e leggerlo ... per lo stesso motivo per cui non guardo più film sui campi di sterminio nazisti, o simili ... per non essere costretta a guardare in faccia il dolore, a smuovere sentimenti che tengo ben nascosti nel mio animo, insomma tipo struzzo :(
secondo voi sbaglio, vero?

milena
15-01-2012, 18:31
Considera, Francesca, che ce n'è nel libro anche per le famiglie modello Mulino Bianco! :) a parte gli scherzi...leggilo!

drdlrz
15-01-2012, 18:52
Milenaaaaaaaaaaaa, anche io ho pensato a questo leggendolo, e non sapevo se dirlo a Francesca prima che lo leggesse!
Comunque qualcuno dovrebbe informare l'autore che esistono anche famiglie Mulino Bianco al gusto Zigulì :)

francesca
15-01-2012, 18:54
quindi secondo voi dovrei buttarmi? ;)

drdlrz
15-01-2012, 19:12
Non so dirti Franci. A me ha fatto un gran bene, ha dato molti stimoli e molto materiale per riflessioni e ricordi. Ma sai che io sono più proiettata di te... sul genere. ;)
Ah, ecco, per farti capire il livello... fai conto di leggere alcune delle cose mie di quando Lucrezia era pre-Ritalin... ;)

kokoro
15-01-2012, 19:12
quindi secondo voi dovrei buttarmi? ;)

Ci fosse un giusto o sbagliato sarebbe facile, Francesca!
E' che c'é un giusto o sbagliato per me, un giusto o sbagliato per te... Che e' tutta un'altra roba.
Io pero' mi sento di dirti che non ci sara' nulla che ti farà così male in questo libro, nulla che ti possa ferire davvero. Al massimo rinvangherai un po' di dolore che hai gia' provato, rivivrai un po' di disagio che hai gia' sentito in certe circostanze, piuttosto che ti risalira' la rabbia che hai sentito quando hai visto negare i suoi diritti a tua figlia... Tutto quello che hai letto nelle recensioni, se ne hai lette, e' solo la parte piu crudele della medaglia, quello che manca nella maggior parte delle recensione e' l'amore, e credimi non e' poi tanto male!

kokoro
15-01-2012, 19:15
Ah, ecco, per farti capire il livello... fai conto di leggere alcune delle cose mie di quando Lucrezia era pre-Ritalin... ;)

Fra l'altro su questo lui fa delle esternazioni belle provocatorie che a confronto CRI e' una principiante e il te verde e' acqua naturale del rubinetto ;-)

milena
15-01-2012, 19:22
quindi secondo voi dovrei buttarmi? ;)
Certo che sì! Hai tutti i titoli per farlo, sei una mamma Falqui anche tu!

francesca
15-01-2012, 19:35
mi sa che mi avete convinto ... sto meditando se comprare l'e-book :think:

evele
16-01-2012, 16:18
Vi confesso che ho paura di comprarlo e leggerlo ... per lo stesso motivo per cui non guardo più film sui campi di sterminio nazisti, o simili ... per non essere costretta a guardare in faccia il dolore, a smuovere sentimenti che tengo ben nascosti nel mio animo, insomma tipo struzzo :(
secondo voi sbaglio, vero?
Credevo di aver scritto questo post senza accorgermene:eek:
Se lo leggi tu Francesca ...forse posso farlo anche io ....

lory
16-01-2012, 17:41
Ho finito di leggere questo libro solo dieci minuti fa, e come la maggior parte di voi, tutto di un fiato. Un bel libro, leggero nella scrittura ma profondo nei contenuti. Ha affrontato la disabilita' grave di suo figlio con estrema ironia talvolta, ma con infinito amore mischiato a rabbia in molti passaggi.
Leggetelo se potete , e senza timore( Francesca ed Eve ;))

francesca
19-01-2012, 10:07
Eccomi qua, l'ho letto :)
Che dire, è sicuramente un libro molto ben scritto, asciutto, scorrevole, efficace ... però, ...
Credo che i lettori di questo libro possano dividersi in due grandi categorie, ossia chi ha un figlio disabile e chi un figlio disabile non ce l'ha. Ora, penso che chi legge questo libro, e un figlio disabile (o handicappato come dice l'autore) non ce l'ha, appena gira l'ultima pagina pensa "meno male che non è capitato a me, poveraccio" ... il dolore è talmente intenso e percepibile, il dramma è così sviscerato e messo a nudo che inevitabilmente è destinato a provocare queste reazioni ... e purtroppo nessuna riflessione di tipo diverso. Chi invece, come noi, è incappato in questa sorte, cosa può provare? Cosa ci dice di nuovo? Che si può essere incazzati a morte con il mondo per quello che ci è capitato? che a volte si arriva ad odiare il proprio figlio e ad urlargli in faccia "non ti sopporto più"? mah, non so, forse non sentivo il bisogno di ritrovarmi faccia a faccia con tutto questo, anzi, come da sensazione iniziale prima di leggerlo ;) credo ne avrei fatto volentieri a meno :(
Insomma, sono pienamente d'accordo con l'autore quando dice, con una sincerità che desta in me profonda ammirazione, che questo libro lo ha scritto solo per se stesso, non per gli altri, e forse, dico forse, è giusto anche questo, non è detto che si debba scrivere un libro solo per comunicare qualcosa a qualcuno, per dare un messaggio al mondo (in questo caso sulla disabilità) ... Credo che l'autore abbia voluto tirare fuori, con grande coraggio, la parte più brutta di se stesso (anche perché sono sicura che c'è dell'altro) per provare a perdonarsi, non a cercare la comprensione degli altri, in una riflessione molto intimista che pare fregarsene altamente di quello che penserà il mondo ;)
Ovviamente queste è la mia personalissima impressione, molto condizionata da mio modo di vivere e di guardare alla disabilità, e comunque non vuole essere in alcun modo un giudizio sulla persona, me ne guardo bene.

evele
24-01-2012, 16:33
Ho comprato il libro, accidenti poi ho guardato la foto dell'autore e, tra l'altro mi sembra di conoscerlo, non mi piace. Io non mi intendo di fisiognomica ma questa persona non mi ispira! Affermazione stupida, anche perchè non lo conosco personalmente ;) In ogni caso, io sono del parere che un libro deve "trasmettere" emozioni e sinceramente questo, a me non nè ha trasmesse, ma proprio nemmeno una...nè bella,nè brutta. Non si può dire che scrivi un libro solo per te stesso, nel momento in cui lo pubblichi sai per certo che sarai oggetto di critica e quindi.... Mi piacerebbe sapere cosa ne dice una persona che con il mondo della disabilità non ha nulla a che fare, ma a questo punto non vedo nemmeno perchè dovrebbe perdere tempo a leggerlo.
Certo mi fa riflettere il fatto che noi con i nostri figli possiamo poco o tanto relazionarci, mentre lui ha pochi( se non nulli ) canali di comunicazione con il proprio figlio e quindi potrebbe essere che in alcune sue esternazioni io non sono in grado di capirlo, posso solo prendere atto di ciò che scrive.
Credo comunque che nonostante tutto, ami i suoi figli....TUTTI!

evele
24-01-2012, 16:41
Mi è venuto in mente però che, in un altro post, avevamo concordato tutti che scrivere fa' bene. E lo confermo e riconfermo. Spero che lui adesso stia meglio.

aledario
24-01-2012, 17:29
Sul n° di questa settimana di VITA c'è una bella intervista all'autore fatta da Bomprezzi (e riportando tra l'altro tutti i dubbi che gli avevo personalmente espresso come mio parere personale sulla "pericolosità" di un libro come questo) che secondo me chiarisce un po' meglio l'atteggiamento di Verga.
Sullo stesso n° parlano anche del mio di libro... come "complemento" di una disabilità vissuta in maniera meno rabbiosa... anche se in questo caso non mi ritrovo molto nel trafiletto scritto dalla giornalista dopo un'intervista telefonica.
Lato positivo... che deve aver letto anche il mio libro perchè ha scritto cose che io non le ho detto e che può aver estratto solo dal libro (la vita è come un camper etc etc ;-)).
Un'intervista un po' più "approfondita" sul mio libro l'ha pubblicata proprio poco fa un giornalista di Korazym.org (sito di un quotidiano di informazione cattolico online) a questo link: http://www.korazym.org/index.php/component/content/article/24-lettura/2061-alessandro-mosconi-come-aquiloni-o-quasi.html?directory=9
Lo riporto per intero sul thread che parla di "Come aquiloni... o quasi".

drdlrz
24-01-2012, 18:19
Che dire, è bello leggere anche punti di vista differenti, perchè questo ci fa capire come per suonare le corde delle emozioni non si possano fare corsi e non ci siano manuali di istruzione.
SIamo diversi nel nostro sentire, e quindi sono diversi gli strumenti che vanno a grattare nel fondo del nostro animo.
A me, ad esempio, ancora oggi a distanza di giorni dalla lettura, ci sono frasi che tornano alla mente e ancora mi colpiscono come stilettate al cuore, e il loro stile asciutto affila ancora di più la lama...
Credo che sia la prima volta in assoluto che mi succede con un libro a tema di handicap di rimanere così coinvolta.
Ci sono pillole, capitoletti, magari anche di poche righe, che ritorno ancora a leggere e rileggere, e ogni volta mi fanno un effetto moltiplicato, magari dal fatto che sono ritornata a riprendere proprio quel pezzetto in relazione al mio particolare stato d'animo di quel momento, e mi suscitano nuove riflessioni e, cosa importante, nuove domande...

ritz
25-01-2012, 13:24
Parto da qui
http://www.vita.it/images/cover/vita_20120120_vita.jpg
da questa immagine che riassume quel che il libro mi ha trasmesso: il senso di un'amore struggente, di quelli che riducono in poltiglie cuore e animo.

E scrivo a distanza di alcune settimane dalla lettura del libro, perchè sono entrata in uno stato di trance da allora.
Mi si sono mischiati ricordi, dolori sopiti e quotidianità, in uno strano turbinio cui non riuscivo a dare forma. [catartico forse avere degli amici disposti ad aspettare il tempo dei nostri pensieri ;)]

Lo abbiamo letto Alberto (mio marito) ed io in contemporanea. Rubandocelo nell'arco di un pomeriggio domenicale trascorso in casa con i figli.
Non ci siamo detti nulla per delle ore. E poi ho questa immagine di lui il lunedì mattino seduto sul bordo del nostro letto, vestito, pronto per andare in ufficio. Il libro in mano, aperto in un punto preciso.
Pareva un bambino alla vigilia dell'esame, intento nell'ultimo ripasso.

Lo stesso lunedì abbiamo iniziato una serie di trafile burocratiche legate alle scelte future per Francesco che ci hanno tolto sonno e voglia di sorridere.
E mentre mi sentivo così vicina a mio marito come non lo ero mai stata, ci siamo scambiati la lettura di stralci, di brani che ci erano entrati dentro, punte acuminate.

E io? Io sono ripiombata nei ricordi di cottolenghi e estati al mare in colonia con ragazzi
disabili.Di odori penetranti e pungenti, di pannoloni cambiati a omoni di varia stazza e fattezza.
"NOn essere in grado di fare da sè" "NOn riuscire a badare a sè stesso": urlo di dolore e rabbia mischiati al senso di ingiustizia per vite apparentemente prive di senso.
"Trovare nelle proprie abilità la leva per gestire l'esistenza": Francesco che sale (o non sale) le scale dopo avere varcato l'androne di una nuova scuola (sogno, desiderio, preoccupazione?)
Questi i pensieri sciolti che mi hanno accompagnata.

Il tutto mischiato al ricordo, tutt'oggi dolorosissimo, di quest'amica che se n'è andata da mesi ormai e che negli ultimi sprazzi di coscienza non faceva che ripetermi quanto non potesse sopportare di essere accudita e quanto nel contempo la facesse soffrire il non riuscire ad accettare i propri limiti, imposti dalla malattia...un lavorio costante cui ci eravamo impegnate reciprocamente solo fino a quelche mese prima, pensando ai nostri figli disabili.

Che dire infine? Di certo apprezziamo maggiormente i libri che in qualche modo arrivano al momento giusto" per noi, per la nostra vita, per quel che andiamo facendo a pensando.
E per dirla con le parole di alcune di voi"A me ha fatto un gran bene, ha dato molti stimoli e molto materiale per riflessioni e ricordi.", ha "rinvangato dolore gia' provato, ha fatto risalire la rabbia sentita quando ho visto negare i diritti a mio figlio."
Ma del resto "Siamo diversi nel nostro sentire, e quindi sono diversi gli strumenti che vanno a grattare nel fondo del nostro animo."

Io al signor Verga dico il mio grazie. Spero di trovare l'occasione di farlo personalmente uno di questi giorni.

ps. per evele
Il libro, mi dice un'amica, è il frutto di un percorso preciso: un corso di mutuo aiuto cui l'autore ha preso parte, insieme ad altri genitori e all'amica in questione. e dunque lo scrivere per sè ci sta eccome. in quest'ottica quel che si riesce ad esternare proprio per sè stessi, puo' finire per risultare di aiuto (catarsi?) anche per altri.

E quanto ai lettori altri (quelli esterni al mondo della disabilità) mi scrive or ora un'amica
carissima cui l'ho rifilato "leggerti una favola prima di andare a letto è come giocare a shangai con un malato di parkinson è bellssima: mi sembra molto molto azzeccato, e finalmente privo del buonismo melassa. :-)"

evele
25-01-2012, 19:57
ps. per evele
Il libro, mi dice un'amica, è il frutto di un percorso preciso: un corso di mutuo aiuto cui l'autore ha preso parte, insieme ad altri genitori e all'amica in questione. e dunque lo scrivere per sè ci sta eccome. in quest'ottica quel che si riesce ad esternare proprio per sè stessi, puo' finire per risultare di aiuto (catarsi?) anche per altri.
@Rita e Cri: Sto per dire forse una scemenza, ma mi fa piacere che questo libro vi abbia aiutato a ripercorrere momenti della vostra vita, anche se negativi.
E qui, la mia teoria è stravolta, perchè sembra che anche la rabbia fine a se stessa possa avere risvolti positivi:(
Mia mamma sin da piccola mi ha cresciuta instillandomi un forte rispetto verso le esigenze altrui, giustissimo, senonchè io ho sempre anteposto il benessere psico-fisico degli altri rispetto al mio. Con la nascita di Eleonora, questo mio modo di vivere chiaramente è andato in tilt, perchè oltre agli altri c'era lei ;) e infatti dopo qualche anno ho cominciato a vacillare anche io....pensieri di non riuscire a crescerla, pensieri di un futuro nero ecc Poi piano piano ho cominciato a pensare a me stessa e contemporaneamente sono riuscita a "organizzare" un po' la giornata tipo (terapie,casa,scuola,lavoro) e di conseguenza anche la mia vita di donna, non solo di mamma. Non si finisce mai di imparare, quindi di strada ne devo fare ancora tanta. Ma tutto questo per dire che ..non che io sia diventata egoista, ma la rabbia vista in un contesto di crescita e di aiuto mi va bene, ma la rabbia fine a se stessa faccio fatica a capirla. Molto probabilmente però, sono rimasta molto "scossa" dalla prima recensione che ho letto sul Corriere della Sera, in cui "giustificava" alcuni suoi atteggiamenti semplicemente perchè aveva un figlio disabile. Non so se mi sono spiegata,

drdlrz
26-01-2012, 18:11
E qui, la mia teoria è stravolta, perchè sembra che anche la rabbia fine a se stessa possa avere risvolti positivi:(

per quanto riguarda me, non si tratta tanto della finalizzazione intenzionale della rabbia. Magari.
Il fatto, per me, è che, dopo essere stata incazzata per anni, nel profondo di me stessa è rimasto un nucleo di rabbia pura che non se ne va e a cui bisogna impedire di fare danni.
Negli anni in cui ho avuto così tanta rabbia, non è che non seguivo mia figlia. Anzi. Lo facevo molto di più di ora, perchè mi ci "accanivo", ed era proprio perchè la rassegnazione (uso questo termine perchè l'accettazione vera io non so cosa sia) non era ancora subentrata nemmeno in minima misura. In fondo, quindi, la rabbia era finalizzata... ma finalizzata male!!!
Tu parli di "rabbia fine a se stessa" e la contrapponi alla rabbia costruttiva.
Ecco, invece per me (e sottolineo per me, perchè appunto siamo tutti differenti) c'è la rabbia. Punto. La rabbia può avere diverse intensità. Ma soprattutto, grande o piccola che sia, bisogna vedere che direzioni prende.
L'iperattivismo che prende molti di noi genitori nei primi anni di vita dei nostri cuccioli secondo me è una manifestazione camuffata della rabbia (della serie: sono arrabbiato perchè mi si è rotto il giocattolo-> ora lo riparo io).
Anche se, con l'emergere di una certa rassegnazione alla realtà dei fatti, il mio nucleo di rabbia è diventato sempre più piccino, so che devo fare tanta attenzione a non illudermi che sia scomparso. Diversamente, lui riesce a prendere stradine laterali e a fare danni in modo impensato, infiltrandosi nei posti più nascosti, facilitato dalle sue dimensioni e dal fatto che in certi periodi abbasso la guardia considerandolo inoffensivo...
Ecco perchè per me è tanto importante farmi riscoprire la mia rabbia. Tirare fuori quel sassolino e vederlo diventare gigantesco, sentirlo crescere, e in fondo ammirarlo. Perchè la rabbia è una sensazione forte che ti fa sentire vivo, potente, capace di tutto. Solo riscoprendolo in tutto il suo splendore poi riesco a farlo rimpicciolire, nel tempo che è necessario e che differisce ogni volta, e a rimettere il sassolino nella sua scatolina, in fondo al mio cuore. Sicura di non sottovalutarlo di nuovo.
Fino alla prossima occasione di incontrarci.
Che non mancherà, per me, stanne certa ;)

kokoro
26-01-2012, 18:37
La rabbia era sopita dentro di me, e questo libro ha solo dato un nome alle cose, le ha chiamate con il loro nome, le ha guardate in faccia una ad una senza cercare scorciatoie e consolazioni. E' quando riesco a liberarmi di tutte gli alibi, di tutte le sovrastrutture e di tutti i pensieri positivi così come di pensieri negativi che si appiccicano sopra alle esperienze, è solo quando riesco a togliere aggettivi verbi e avverbi che riesco a trovare il vero nome delle cose...

"Quando un predatore entra nella conchiglia nel tentativo di divorarne il contenuto e non ci riesce, lascia dentro una parte di sé che ferisce e irrita la carne del mollusco, e l'ostrica si richiude e deve fare i conti con quel nemico, con l'estraneo. Allora il mollusco comincia a rilasciare attorno all'intruso strati di se stesso, come fossero lacrime: la madreperla. A cerchi concentrici costruisce in un periodo di quattro o cinque anni una perla dalle caratteristiche uniche e irripetibili"
Cose che nessuno sa, di Alessandro d'Avenia
Solo che io non sono un'ostrica e il mio dolore, la mia rabbia non diventeranno mai una perla. Forse mia figlia sì, in fondo lo è già, una perla unica e irripetibile, e nessuno mi porterà via l'amore che ho per lei, l'ammirazione per la sua grinta, la meraviglia per le sue conquiste. Ma nessuno mi porterà via mai nemmeno il dolore, e la rabbia che ho verso quel dannato cromosoma contro cui, lei, solo lei, lotta davvero tutti i giorni.

paola
26-01-2012, 20:13
Questo è un altro libro però... :D

paola
26-01-2012, 22:16
Premetto che questo libro non l'ho letto ;) ma visto che la discussione sta andando oltre provo a dire la mia.
Tornando al tema della rabbia provocata dal dolore, penso che sia un qualcosa che non lascia le persone, si "cristallizza" può assumere forme diverse, può essere "canalizzata", controllata, come dice Cri, ma non scompare, soprattutto quando è causata da un dolore che non ci può lasciare, ma che si rinnova, ogni volta che vediamo quanto la disabilità di nostro figlio lo faccia stare male, ogni volta che dobbiamo tirarla fuori quella rabbia per farlo rispettare, ogni volta che daremmo tutto perchè leggiamo nei suoi occhi la consapevolezza del suo essere "diverso" e invece possiamo solo stargli accanto impotenti, e forse è proprio dalla nostra impotenza che nasce la rabbia...

kokoro
26-01-2012, 23:23
Questo è un altro libro però... :D

Certo, credevo si fosse capito... Correggerò il post per non dare adito a fraintendimenti. E quest'altro libro parla pure bene del predatore... :( Ma i libri non sono di chi li scrive, ma di chi li legge e dell'interpretazione che se ne da, e di che cosa se ne fa con quelle parole... Non siamo noi a leggere i libri, ma i libri a leggere noi, quando siamo fortunati.
Proust diceva: "il riconoscimento dentro di sè, da parte del lettore, di cio' che il libro dice e' la prova della sua verità"... Beh Ziguli' per me e' stato questo.

Per chi e' interessato domani l'autore sarà alle "Invasioni barbariche"... Speriamo che non sia solo l'occasione di parlare dei suoi acuti pungenti, ma di lavorare sul quel famoso ponte tra noi e gli altri.

evele
27-01-2012, 17:12
Per chi e' interessato domani l'autore sarà alle "Invasioni barbariche"... Speriamo che non sia solo l'occasione di parlare dei suoi acuti pungenti, ma di lavorare sul quel famoso ponte tra noi e gli altri.
Grazie Martina, ecco speriamo che quest'occasione........ non vada perduta.

GIUSI
27-01-2012, 17:49
...e però stasera c'è Zelig...preferisco ridere...

drdlrz
28-01-2012, 10:09
qui trovate già i video selezionati:
http://www.satarlanda.eu/2012/01/28/massimiliano-verga-a-le-invasioni-barbariche-27012012/

lory
28-01-2012, 10:50
l'autore sarà alle "Invasioni barbariche"... Speriamo che non sia solo l'occasione di parlare dei suoi acuti pungenti, ma di lavorare sul quel famoso ponte tra noi e gli altri.

Non mi è piaciuto niente!
Mi spiego meglio: intanto la Bignardi mi piace piu' leggerla che guardarla in tv in quanto la trovo scontrosa e scostante, ma brillante solo quando un personaggio le va a genio.
Mi sarei aspettata che lei per prima nei panni dell'intervistatrice avesse visto "oltre" quel libro, e soprattutto "oltre" quel padre che come lei stessa ha sottolineato sin dalle prime battute è sconvolgente per cio' che scrive. Accenna con un sorriso quasi di disapprovazione l'uso dell'olio di canapa, senza pero' approfondire il perchè di quel rimedio.
Mentre guardavo l'intervista, mi venivano in mente le parole che Verga scrive nel libro , cioe'- che non puoi capire fino in fondo, se non sei tu genitore di un figlio disabile-
Avrei voluto che Verga avesse avuto la possibilita' di tirare fuori anche quell'ironia che è tangibile nel libro, e invece è apparso un papa' depresso, crudele, innamorato certo del figlio, ma arrabbiato. Solo arrabbiato.
Se quell'intervista doveva servire a lavorare sul noi e gli altri, per me è stata un'occasione sprecata!!!

kokoro
28-01-2012, 11:41
Daria stessa dice: "Non so se stasera siamo riusciti a raccontarlo, è molto difficile raccontare questo libro, infatti io invito a leggerlo, anche perché anche se uno non è minimamente interessato al tema della disabilità, è un libro che parla di noi stessi, perché lei è stato capace di raccontare cosa fa un uomo quando è messo con le spalle al muro di fronte al dolore totale. Lo ha raccontato qui dentro, farlo poi dal vivi o è molto più difficile, però saperlo scrivere è un dono che lei ha avuto."
Io credo che lei abbia capito, ma non era facile. Lui era molto emozionato ed è una persona molto timida. E' vero, è mancata l'ironia che nel libro invece è molto presente, e questo è un vero peccato! Ma di certo qualcosa è passato. Per esempio nella rete è esploso un vero e proprio caso, twitter ieri sera è andato in fibrillazione, in 10 minuti #Zigulì è diventata una parola trend, il che significa che molte persone l'hanno postata e i post che ho letto io erano di gente che non aveva a che fare con la disabilità e che, commossa e colpita, voleva leggere il libro. E questo è un bel pezzo di ponte...

drdlrz
28-01-2012, 12:46
sono d'accordo che l'intervista non ha reso la forza del libro. Del resto, non avrebbe potuto, come raramente ci riescono i film.
I libri non si possono descrivere nè raccontare. Vanno letti. :)

Sergio
28-01-2012, 13:10
Non ho ancora letto il libro, che mi riprometto di fare al più presto ed ho vistooggi dal link di Cri l'intervista.
La mia prima impressione è che questo papà sia un uomo dolorosamente solo davanti a suo figlio,non so se nel libro se ne accennni ma non ha mai coinvolto la madre in tutto ciò.
detto questo dalle sue parole mi sono trovata a pensare che non tutte le disabilità sono uguali,mi spiego meglio e con questo non voglio fare classifiche ma mi rendo conto che un conto è parlare di mio figlio ,un conto sentire il papà di Moreno che raccontava cosa può fare o non riesce a fare,ho sempre pensato nel mio caso che sono contenta che Giorgio riesca ad esprimere,anche se non sempre appropriatamente le proprie emozioni o sentimenti,tra di noi c'è e c'è sempre stato un grande canale di comunicazione anche quando da piccolo non si esprimeva verbalmente,una delle mie più grandi paure era di non riuscire ad entrare in sintonia e capirlo,perciò capisco l'impotenza davanti ad un figlio che grida e non sai il perchè.
Il fatto poi che il canale visivo che in altri tipi di disabilità è grossa fonte di comunicazione sia precluso,incide ancora di più su l'impatto che la disabilità di questo bimbo ha nelcapire i suoi bisogni.

L'impressione è che vivano una grande solitudine,non ho colto nelle sue parole qualche momento di ''serenità'' se così si può chiamare ,qualche momento piacevole con questo bimbo,forse leggendo il libro mi sarà più chiaro tutto.Antonella mamma di Giorgio.
P.S.Non ho capito però come ,se nato sano,poi ha avuto tutte queste problematiche,ha accennato ad una ischemia,possibile?

drdlrz
28-01-2012, 13:19
da come descrive il suo handicap mi sembra un classico caso di grave cerebrolesione da emorragia cerebrale, come nel caso di alcuni prematuri.

La madre. Sì, nel libro accenna solo al fatto che non parlerà di lei, perchè non può parlare delle emozioni di un altro. Mi pare di capire che siano separati.

milena
28-01-2012, 14:01
Io mi sono commossa moltissimo. Ho pianto nell'ascoltare il dolore di questo padre. Di fronte ad un dolore così grande posso solo ascoltare in silenzio...e farmi piccola piccola. Era un uomo emozionato, timido, non avvezzo a tutto questo clamore e ai tempi della televisione... ed era lì, non a parlare di un romanzo, ma a parlare di suo figlio... che non è affatto un dono. Quel passaggio è stato grandioso ed ha trasmesso benissimo quello che anch'io penso da sempre. Proviamo a chiederlo ai nostri figli se pensano davvero di aver ricevuto un dono nella loro vita. :( Per noi può esser diverso e per dirla con le parole di Verga «mi ha insegnato ad aver rispetto per l'Altro, Altro con la A maiuscola, una maggior attenzione per il mondo che mi circonda. Io sicuramente questo ho imparato, un po' per necessità, se vogliamo. Però mi accorgo che in realtà, forse sono riuscito a sviluppare, grazie a Moreno, una sensibilità che prima non avevo, e questo me lo ha insegnato lui, sicuramente.»... ma per i nostri figli?
A me la Bignardi è piaciuta molto: non è un libro che si può raccontare, ma appunto solo leggere. Vogliamo parlare delle maestre invece???? :( Bocciate!

Sergio
28-01-2012, 14:10
Le maestre......certo avere un alunno come Moreno non deve essere facile ma...esordire dicendo che morde,fa male,...non mi è sembrato una bella uscita,ci sarà qualche momento piacevole con questo bambino ma loro non lo hanno raccontato,sono state molto ''crude'' e forse quella è la loro visione ,spero di no o perlomeno non solo questo.Antonella mamma di Giorgio

drdlrz
28-01-2012, 14:16
le maestre hanno reso molto bene la gravità della situazione di Moreno, ma nel finale... quando hanno detto che il papà deve essere aiutato ad amare un po' di più suo figlio... bleahhhhh
Si vede proprio che non hanno capito niente di lui... sensibilità zero.
Se proprio vogliamo, per conquistare maggiore serenità quel padre dovrebbe, passatemela, amare un po' meno suo figlio, nel senso di "staccare" un po' dalla sua disabilità per stare meglio tutti e due e recuperare un po' di serenità...

milena
28-01-2012, 14:19
Le maestre......certo avere un alunno come Moreno non deve essere facile ma...esordire dicendo che morde,fa male,...non mi è sembrato una bella uscita,ci sarà qualche momento piacevole con questo bambino ma loro non lo hanno raccontato,sono state molto ''crude'' e forse quella è la loro visione ,spero di no o perlomeno non solo questo.Antonella mamma di Giorgio

Già, Antonella... quindi se loro sono riuscite a raccontare solo questo di Moreno, vuol dire purtroppo che questa è la triste realtà e che forse è davvero difficile gestirlo... e noi vogliamo star qui a sparare addosso ad un padre, piuttosto che cercare di comprenderlo? :(

Sergio
28-01-2012, 14:45
Forse non mi sono espressa bene o non ho capito se ti riferivi a me,io non sparo addosso a nessuno perchè ho ben presente una situazione simile e il padre in questione mi sembra nella stessa situazione,non riesco neanche ad immaginare cosa deve essere stare tutto il giorno e la notte con un bambino con una problematica così pesante,davvero come ho detto prima mi è sembrato solo un uomo dolorosamente solo che non sa come affrontare questa enorme cosa.Spero per lui e per i fratelli che riescano nel tempo ad ''entrare in contatto'' positivamente con Moreno per riuscire ad avere con lui dei momenti di serenità.Antonella mamma di Giorgio

milena
28-01-2012, 15:00
Forse non mi sono espressa bene o non ho capito se ti riferivi a me,io non sparo addosso a nessuno perchè ho ben presente una situazione simile e il padre in questione mi sembra nella stessa situazione,non riesco neanche ad immaginare cosa deve essere stare tutto il giorno e la notte con un bambino con una problematica così pesante,davvero come ho detto prima mi è sembrato solo un uomo dolorosamente solo che non sa come affrontare questa enorme cosa.Spero per lui e per i fratelli che riescano nel tempo ad ''entrare in contatto'' positivamente con Moreno per riuscire ad avere con lui dei momenti di serenità.

No, tranquilla, Antonella! Il mio noi non era riferito a te, ma a noi tutti in quanto genitori... perchè è indubbio che questo libro abbia sollevato pareri e giudizi contrastanti anche qui dentro questo forum che la disabilità la viviamo ogni giorno anche se non in maniera così "limitante" come invece la vive questo genitore che, a differenza di noi, non può avere alcuna relazione intellettuale con il proprio figlio, ma solo puramente fisica. Io ho un gran rispetto per questo padre... mi suscita una gran tenerezza e senso di protezione... mi ricorda tanto me, ecco. Avrei voluto abbracciarlo ieri sera e dirgli "so che cosa provi, non ti giudico...sento la tua fatica, sento il tuo dolore".

lory
28-01-2012, 15:45
le maestre hanno reso molto bene la gravità della situazione di Moreno, ma nel finale... quando hanno detto che il papà deve essere aiutato ad amare un po' di più suo figlio... bleahhhhh
Si vede proprio che non hanno capito niente di lui... sensibilità zero.
Se proprio vogliamo, per conquistare maggiore serenità quel padre dovrebbe, passatemela, amare un po' meno suo figlio, nel senso di "staccare" un po' dalla sua disabilità per stare meglio tutti e due e recuperare un po' di serenità...

Perfettamente d'accordo con te! Credo che Verga ieri sera dopo averle ascoltate, si sia sentito ancora piu' solo. Affidare un figlio a delle educatrici e sentirsi dire che dev'essere aiutato ad amare di piu', è stato crudele!!!!
Loro di certo avranno di che vergognarsi :(

drdlrz
28-01-2012, 16:02
è vero... lui le ha lodate tanto... e loro gli hanno dato una coltellata in mezzo alle costole!!!
Va bene che ci siamo abituati, ma un po' di sensibilità!!!!

aledario
28-01-2012, 17:08
Non l'ho visto... ma da quanto mi raccontate non posso che confermarmi sulla mia idea. Lui è coraggioso e bravo, e non vi è dubbio che ami il proprio figlio... ma il suo libro comprensibile solo da chi vive un'esperienza simile non aiuta il nostro mondo, non unisce ma divide... :-(. E non parlo ovviamente dei nostri pareri...
E permettetemi solo di farvi notare che io sono qui tra le persone che lo possono comprendere di più... da padre... e per esperienza...

paola
28-01-2012, 20:11
Vabbè vabbè, tra commenti e interviste mi avete convinto: lo leggerò, però attenzione che dopo potrei chiedervi i danni :twisted:

L'intervista, non avendo letto il libro, non l'ho trovata malvagia anzi, certo è più facile, anche perchè più politically correct, parlare della disabilità in modo positivo, raccontandosi e raccontandoci la storiella dell'esser diventati migliori, molto più diffile invece ammettere di aver perso l'amore per se stessi perchè la disabilità di un figlio ti mette di fronte anche ai tuoi di limiti e all'impossibilità di togliergli il dolore o di aiutarlo nelle difficoltà, con la consapevolezza anche che non siamo eterni :roll:
Non dà assolutamente un messaggio sbagliato, almeno per come vedo io il mondo ;)

drdlrz
28-01-2012, 20:47
vai Paola!!! :) :) :)

evele
28-01-2012, 21:28
Avrei voluto che Verga avesse avuto la possibilita' di tirare fuori anche quell'ironia che è tangibile nel libro, e invece è apparso un papa' depresso, crudele, innamorato certo del figlio, ma arrabbiato. Solo arrabbiato.
Se quell'intervista doveva servire a lavorare sul noi e gli altri, per me è stata un'occasione sprecata!!!
Dopo aver letto il libro, mi aspettavo un uomo più determinato, ma anche la voce mi è sembrata "sottotono". Certo l'emozione avrà prevalso .... In ogni caso la frase più bella che ho sentito è stata "Ho imparato a guardare negli occhi l'altro mentre gli sto parlando e a guardare con occhi diversi il mondo che ci circonda"...

drdlrz
29-01-2012, 10:12
Lui è coraggioso e bravo, e non vi è dubbio che ami il proprio figlio... ma il suo libro comprensibile solo da chi vive un'esperienza simile non aiuta il nostro mondo, non unisce ma divide... :-(. E non parlo ovviamente dei nostri pareri...

ma siamo proprio sicuri che la schiettezza, anche estrema, ci allontani dal resto del mondo?
per quella che è la mia storia di vita, succede il contrario.
Le persone non coinvolte in nessun modo nell'handicap che mi sono a vario titolo ruotate intorno da anni hanno sempre apprezzato il mio modo franco e sincero di parlare della disabilità di mia figlia, nel bene e nel male, e alcuni me l'hanno proprio detto chiaramente che solo dopo avermi conosciuta si sono fatti un'idea realistica di cosa significhi avere un figlio con handicap.
Non si sono allontanati e, quel che è più importante, non mi trattano in modo particolare, ma semplicemente come una donna con una responsabilità più gravosa e una vita più faticosa.
Lo stesso è successo con le persone a cui avevo fatto leggere la prima edizione dei Pinguini. Praticamente tutti hanno lodato la franchezza con cui molti di quelli che scrivevano parlavano di sè e dell'handicap.
Se diamo un'immagine di noi come di quelli che portano la croce, oppure che sono strafelici di avere un figlio disabile, oppure parliamo dell'handicap usando parole retoriche e dunque vuote... è allora che allontaniamo le persone, perchè ci sentono non sinceri in primis con noi stessi, o magari ci sentono irraggiungibili, e pertanto non fanno neppure la fatica di avvicinarsi.
Le persone magari passano, ci guardano, fanno l'inchino, e vanno oltre.
Nel migliore dei casi ci considerano creature celesti, ci dicono che loro non ce l'avrebbero mai fatta, e passano oltre lo stesso, lasciandoci nel nostro ghetto di santi ed eroi.
E' questo che crea distanza, a mio avviso, non dire che ti ripugna pulire per l'ennesima volta la stanza piena di merda che tuo figlio disabile ha sparso tutto intorno usando il pannolone come un mocho vileda.
Se dici così, gli altri capiscono quanto sia dura, ma capiscono che l'avrebbero fatto anche loro, eccome l'avrebbero fatto. Avrebbero pulito la merda del loro figlio a vita, come facevano quando era neonato, continuando ad amarlo e magari incazzandosi a morte con lui, perchè sono umani come anche noi lo siamo. Non angeli, non creature celesti.
Certo, non è facile esporsi in questo modo, ed è per questo che ho ammirato Verga.
Mettere in piazza così le proprie miserie, le proprie fragilità, le proprie crepe, che ti portano addirittura a schiaffeggiare un figlio gravemente disabile perchè urla, è una delle cose più difficili del mondo.
Ma la sincerità, anche estrema, desta sempre ammirazione e voglia di conoscenza, mai distanza.
Questa ovviamente è la mia opinione, la mia esperienza.

mela
29-01-2012, 11:42
E' proprio così Cristina, condivido pienamente tutto quello che scrivi. Anche io penso che la sincerità senza retorica paghi sempre e avvicini le persone.
Poi bisogna vedere se si è veramente disposti a calarsi, anche solo per un attimo, nei panni di quel padre.
Non siamo in un 'mondo a parte' siamo sempre dentro lo stesso mondo degli altri..chi non ha un figlio disabile è esattamente come noi, nè meno bravo nè più menefreghista..non ha senso dire 'io nn ce la fare' o 'come sei bravo' ..non ha senso perchè chiunque si trovi nella ns situazione o in quella di quel padre, farebbe esattamente quello che facciamo noi o che fà quel padre tutti i giorni...non ci sono barriere o differenza, semplicemente un destino diverso.

evele
29-01-2012, 12:13
Ma la sincerità, anche estrema, desta sempre ammirazione e voglia di conoscenza, mai distanza.
Questa ovviamente è la mia opinione, la mia esperienza.
Rispetto la tua opinione, ma purtroppo la sincerità, soprattutto di questi tempi, a me sembra crei distanza.
Personalmente non credo di essere "bugiarda" semplicemente questo è il mio modo di affrontare la vita con Eleonora, probabilmente diverso dal tuo all'apparenza ma uguale per contenuti e aspettative. Può essere che il mio modo di vedere la disabilità cambi, come cambierà nel crescere la Ele.

paola
29-01-2012, 16:35
Rispetto la tua opinione, ma purtroppo la sincerità, soprattutto di questi tempi, a me sembra crei distanza.
Personalmente non credo di essere "bugiarda" semplicemente questo è il mio modo di affrontare la vita con Eleonora, probabilmente diverso dal tuo all'apparenza ma uguale per contenuti e aspettative.Può essere che il mio modo di vedere la disabilità cambi, come cambierà nel crescere la Ele.

Innanzi tutto bisognerebbe vedere che cosa intendiamo per sincerità ;) io penso di essere una persona schietta e diretta (anche troppo a volte) ma ci sono occasioni (es a scuola) in cui non puoi permetterti di esserlo fino in fondo xchè andresti a complicare ulteriormente dei rapporti che magari sono già complicati di loro :roll:
Però di certo non dico neanche che va tutto bene, perchè non dimentichiamoci che oltre ai problemi legati alla disabilità in sè ci sono quelli che vengono dal mondo esterno (es invalidità negate, sostegni assenti, pressapochismo nelle strutture sanitarie o nella riabilitazione, ignoranza sulle tutele ecc ecc) ed ecco che parlare senza remore del fatto che si è anche un po' stanchi di tutto, può (non è detto che sia così perchè esiste anche a chi dell'altro non interessa nulla) ben disporre chi hai di fronte, nel senso che magari si rende conto che se inizia a fare il suo semplifica anche la vita dei nostri figli e di conseguenza la nostra.
E questo è un discorso che secondo me va al di là di come vive ognuno di noi la disabilità e di come ne parla. Tutti all'esterno cerchiamo di "vendere" il positivo verso gli altri, ma non c'è solo quello e, soprattutto, per le disabilità in cui questo positivo non c'è? che vuol dire che hanno meno dignità? che vanno nascoste le difficoltà perchè danno fastidio ad una società che parla di diversamente abili ma che di fatto non attrezza i servizi pubblici per una sedia a rotelle? Penso che su questo nessun genitore di bambino disabile può vederla diversamente. Così come è fin troppo facile giudicare dall'esterno visto che, se andiamo a ben vedere, alla fin fine i genitori sbagliano sempre (dovrebbe amarlo un po' di più :( ), così come è facile ragionare con cose del tipo "le difficoltà arrivano solo a chi le può sopportare" e dopo ci si fa pure una bella lavata di mani alla Ponzio Pilato girandosi dall'altro lato.
Tutto questo pippolotto è per dire che secondo me tra voi due tutta questa differenza di "atteggiamento" che ci hai letto tu, Eve, non c'è ;)

GIUSI
29-01-2012, 16:37
...leggendo le vostre impressioni...mi è sorto un dubbio: e se questo libro fosse una richiesta d'aiuto?

aledario
29-01-2012, 20:50
Non ho detto che la sincerità non "paga"... ho proprio detto invece che secondo me bisogna essere sinceri. E se stai otto anni con una persona così problematica... non può esserci "solo" rabbia. Ma se mostri solo quello... allontani le persone... Tutto qui.

isalomone
29-01-2012, 21:38
Sono amico di Massimiliano Verga, l'autore di Zigulí, da qualche anno. Ci siamo conosciuti al pacchetto sotto casa, incrociandoci con i nostri figli. Disabile il suo, disabile la mia. Ho preceduto di qualche tempo Massimiliano nell'avventura di scrivere un libro sulla mia esperienza di padre, credo di capire a fondo quindi cosa voglia dire per lui oggi questo momento. Capita inoltre che io, per non farmi mancare nulla, mi occupi di disabilita anche professionalmente. Dunque non potevo che far dono a Massimiliano di una mia recensione delle sue pagine. Se volete leggerla la trovate qui:

http://igorsalomone.net/2012/01/29/ziguli-lurlo-le-domande-e-la-solitudine/

kokoro
29-01-2012, 22:07
...leggendo le vostre impressioni...mi è sorto un dubbio: e se questo libro fosse una richiesta d'aiuto?

Giusy, non mi ricordo se sei tra quelli che hanno letto il libro....

Comunque sia, no non ho dubbi in merito, Zigulì non è una richiesta di aiuto! Massimiliano inizia a scrivere per se stesso e forse arriva in fondo ancora per se stesso... come molti di noi fanno, chi più chi meno, mette nei cassetti o archivia nelle cartella, o posta in questo luogo di incontro e confronto i suoi scritti, i suoi sfoghi, i suoi momenti di lucidità, i suoi pensieri più intimi.
Poi quando questi pensieri prendono forma e diventano un libro pensi che possano arrivare ad altri, possano aprire dei dibattiti, possano aiutare altri a confrontarsi con se stessi, possano aiutare a costruire quel ponte tra "noi" e gli "altri" e allora ti metti in piazza e fai la tua parte, come puoi, come forse ad un certo punto non puoi fare a meno di fare...

evele
29-01-2012, 22:09
Accidenti...è possiblie che mi "coinvolga" di più la recensione di Igor... che il libro stesso??? Non riesco a capirmi :-(

drdlrz
30-01-2012, 12:34
bellissima la tua recensione, Igor! :)

maddy
01-02-2012, 15:43
all'inizio volevo leggere Zigulì, poi ho letto i vostri commenti e avevo deciso che no, non l'avrei letto. Perchè non ho nessuna voglia di sentire storie di rabbia dolorosa, chè si rischia che esploda la mia di rabbia.... Io sono un casino sapete ;), non ho fatto ancora ordine nella mia vita, nei miei pensieri, non sono stata ancora capace di trovare un punto fermo da cui ripartire. Per questi motivi avevo deciso di non leggere quel libro, che poteva solo farmi del male.
Poi ho visto l'intervista della Bignardi, quasi per caso, e ho visto un uomo che più che incazzato mi è sembrato disperato. Mi sono sentita così vicina a lui, l'avrei abbracciato se ce l'avessi avuto davanti, perchè, con le dovute differenze legate alle diverse disabilità dei nostri figli, mi ritrovavo perfettamente nelle sue parole, nei suoi sguardi, nella sua timidezza un pò impacciata.
Non ho ancora deciso se leggerò il libro, ma se passo davanti a una libreria mi sa che finisce che me lo compero ;).
Un passaggio che mi ha colpito particolarmente dell'intervista è stato quello in cui Verga sostiene che lo fa ridere il modo di dire "diversamente abili".... non ricordo le sue parole esatte ma il concetto era questo e io lo condivido appieno: ma quali abilità diverse? parliamo di non abilità! Poi però, Verga, secondo me senza nemmeno accorgersene, ci ha svelato una "diversa abilità" di Moreno, quando ha raccontato che il figlio sa distinguere dal tocco di una persona se questa è sincera o finta con lui... vi pare poco?

maddy
06-02-2012, 00:18
ci sono cascata.... sono entrata in libreria, l'ho comprato e l'ho letteralmente divorato. Zigulì mi è piaciuto tantissimo. Mi è piaciuto lo stile, i passaggi ironici (ho riso più di una volta!), mi è piaciuto il mettersi a nudo di questo padre, i cui pensieri condivido quasi totalmente.... Il senso di impotenza, di inadeguatezza, la paura per il dopo di noi, il senso di isolamento e solitudine, la sensazione devastante che nessuno ti possa capire... è incredibile ma io e questo sconosciuto siamo molto simili.... A renderci diversi sono i nostri figli. Lui ha perso la speranza, si è rassegnato e può crogiolarsi nel suo dolore e urlare la sua rabbia al mondo. Io no. Per mia fortuna mia figlia è "solo Down" (come si dice nel libro) e io ho speranze, aspettative, traguardi che so raggiungibili. Non mi posso crogiolare nel mio dolore, lo devo nascondere perchè ho da lavorare. Per questo motivo, anche se avrei voluto mettere Zigulì sul comodino, per rileggerne ogni tanto qualche pezzo, l'ho già messo via, sulla mensola. Mi è piaciuto molto, ma può fare molto male

ritz
06-02-2012, 02:28
... Lui ha perso la speranza, si è rassegnato e può crogiolarsi nel suo dolore e urlare la sua rabbia al mondo...

Eppure io questa rassegnazione non l'ho letta.
Accettazione consapevole si, ma sottilmente e intimamente diversa dalla mera rassegnazione.

Quest'uomo per me continua a vestire i panni del quotidiano condottiero.
Perla rara.

Resto felice di avere condiviso i suoi pensieri.
Rita

maddy
06-02-2012, 11:50
ma, non so... forse il confine tra la rassegnazione e l'accettazione consapevole è molto labile. Soprattutto nel caso di una disabilità pesante come quella di Moreno. In questo senso forse nemmeno noi possiamo fino in fondo capire i pensieri del padre....

paola
26-02-2012, 00:58
Alla fine l'ho letto, a pillole e con molta calma, e non vi chiedo i danni ;) anzi mi ha pure fatto sorridere a tratti :shock:
Sinceramente dopo aver letto i commenti qui mi aspettavo un libro diverso. Un libro in cui trovare solo rabbia, risentimento verso la vita invece non è stato così.
Vi ho letto anche rabbia, secondo me in dosi più che giustificate vista la situazione, ma era in quantità minime rispetto al resto, vi ho trovato soprattutto amore verso questo figlio, verso gli altri figli, fatica e tanta spietata sincerità, spietata soprattutto verso sè stesso. Vi ho letto di un padre che vorrebbe essere diverso, "migliore" e mi sono riconosciuta anche in questo forte senso di autocritica. Vi ho letto anche una denuncia forte verso l'esterno politically correct, che poi crea difficoltà aggiuntive alle famiglie con al suo interno una persona con disabilità, e quello che francamente non ho capito è il perché dei genitori questo non l'abbiano colto, ma piuttosto abbiano preferito porre l'accento su altro. E mi domando: se siamo noi i primi a puntare l'indice come possiamo aspettare che gli altri ci leggano altro? :roll: Per parlare onestamente di disabilità non si può parlare solo di quanto si "riceve" (e lui comunque lo fa), di quanto la nostra vita sarebbe vuota senza i nostri figli, altrimenti non solo si risulterebbe poco credibili, ma anche un po' invasati ;), bisogna per forza parlare anche del dolore che provoca, delle difficoltà e anche dei nostri limiti di genitori, e questo per scuotere.... non è vero che capita solo a quelli bravi!! I nostri figli non sono solo un numero di protocollo su una pratica, o mezzi per creare occupazione, ma dietro a loro ci sono tanti piccoli Verga che si affannano tra pratiche, mezzi pubblici, ricerca della scuola, dell'assistente e quant'altro. Nel nostro caso spesso sono questi gli aspetti che ci mandano in tilt, più della sindrome di Down in sè.
E' un libro essenziale, diretto e breve. Qualità che fanno in modo che sia di facile lettura e soprattutto, come già è stato detto, vero. Penso che proprio per queste sue caratteristiche invece può dare più di quello che possiamo immaginare e che possa anche far riflettere più il mondo esterno alla disabilità, rispetto a chi la disabilità la vive.

Ariel
26-02-2012, 17:09
quoto paola in ogni virgola

e aggiungo che alla fine mi è anche scappato un "meno male che mio figlio è solo down"

so che suona come un "meglio a te che a me", ma non credo di riuscire nemmeno lontanamente a immaginare come siano alcune disabilità e vedo che forse nemmeno me ne occupo più di tanto essendo concentrata sulla mia

kokoro
29-03-2012, 09:33
Per chi volesse ascoltare di persona Massimiliano Verga, oggi sarà a Milano al Mondadori Multicenter in Piazza Duomo a presentare "Zigulì".
Interverrà anche Franco Bomprezzi. Ore 18.

evele
29-06-2012, 22:12
Ho comprato il libro, accidenti poi ho guardato la foto dell'autore e, tra l'altro mi sembra di conoscerlo, non mi piace. Io non mi intendo di fisiognomica ma questa persona non mi ispira! Affermazione stupida, anche perchè non lo conosco personalmente ;) e perdere tempo a leggerlo.
Ammazza quanto è stupida questa affermazione :eek: Mercoledì sera sono andata alla presentazione del libro, avvenuta in una città vicina in occasione di incontri sulla disabilità. Ho avuto il piacere di conoscere l'autore e Franco Bomprezzi e devo proprio ricredermi su quello che ho scritto 6 mesi fa. Ho passato circa due ore ad ascoltarli e mi sono proprio resa conto che in fondo siamo sulla stessa lunghezza d'onda e che, ancora prima di leggere il libro, mi sono fatta ingannare da una recensione letta su un quotidiano:( Questa è una bella lezione di vita.....spero di non cadere nello stesso errore la prossima volta.
Però che coppia Bomprezzi/Verga.....troooppo forte!!!

mariasole
18-04-2013, 18:56
Ora dal libro si è passati a ......

http://francescocolella.wordpress.com/2013/03/20/ziguli-nel-nome-del-padre-del-figlio-il-videoreport/