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anna72
31-03-2011, 23:35
Cari amici con Francesco sta diventando un problema quando arriva il turno di fare psicomotricità. Poco dopo che viene portato via comincia a piangere,la terapista non vuole che siamo presenti durante la terapia, ci dice che sono episodi che possono capitare ma ciò non mi tranquillizza, anzi il sapere che sta piangendo mi fa sentire male, cosa che non succede con il fisioterapista in cui è presente mio marito durante la terapia, anzi è sereno e tranquillo.
Mi chiedevo possono"imporre"la mia presenza durante la psicomotricità anche se ci viene detto di no?

paola
01-04-2011, 01:20
Sinceramente non lo so... ma non penso sia quella la strada, penso che tutt'al più vi possano mettere in condizione di osservare senza essere visti. Per la nostra esperienza Davide lavora molto di più se non siamo presenti noi.

aledario
01-04-2011, 08:44
Mi chiedevo possono"imporre"la mia presenza durante la psicomotricità anche se ci viene detto di no?In realtà il problema vero in questi casi è: ti fidi di quei terapisti o no?
Se sì... allora non c'è motivo per te di essere presente, visto che fiducia vuol dire sapere che comunque sia, anche se il loro "cliente" piange... loro stanno facendo tutto ciò che serve per il suo bene...
Se no... essere presente non ti servirà a nulla ugualmente, se non ad accrescere i tuoi dubbi, rafforzando ogni tua convinzione negativa nel più piccolo "segno" che, ovviamente, una mente preconcetta non può... non trovare ;-).
A questo poi si aggiunge ciò che dice Paola, e cioè che la presenza dei genitori è comunque un elemento che "disturba" il rapporto bambino-terapista... perchè introduce una relazione "terza" che complica un po' il tutto, con elementi che non hanno nulla a che fare con la terapia... ma investono il piano affettivo, con tutti i suoi meccanismi e ricatti più o meno espliciti.
In conclusione il mio parere è quindi... anche ammesso che tu possa imporre la tua presenza... se ci riesci... non farlo! ;-)

Fraegio
01-04-2011, 09:37
Ciao, vere le considerazioni di Paola e Sandro e anche per la mia esperienza Giovanni a volte è distratto dalla mia presenza o si appoggia a me quando potrebbe fare da solo.

Però, io credo che in questa fase dove il tuo bimbo piange e tu non sei tranquilla puoi chiedere di accompagnarlo e stare con lui per il primo quarto d'ora di terapia o più vedi tu.

A me con Gio è successo, poi dicevo ora devo andare in bagno torno presto.

Questo perchè Giovanni sapeva che poteva contare su di me nel momento del bisogno cioè quando piangeva e poi però le cose le doveva fare da solo.

Non trovo molto giusto il comportamento di alcuni professionisti che non permettono ai genitori di entrare. I bambini vivono delle fasi che non sono tutte uguali, a volte bisogna solo aiutarli a gestirle.

D'altro canto se lui non va contento e tu non stai tranquilla, la terapia la vivete male entrambi e questo non è certo un bene!

Un abbraccio.
Francesca

Loredana
01-04-2011, 11:52
Anche al centro di riabilitazione dove porto Francesco non mi hanno mai permesso di entrare nonostante la mia richiesta non fosse quella di essere presente a tutte le sedute ma di tanto in tanto per vedere come si comportava e cosa gli facevano fare, questo non per una azione di controllo ma semplicemente per capire se il lavoro svolto era in sintonia con ciò che facciamo a casa per avere qualche suggerimento o più semplicemente per confrontarmi con loro. Niente da fare.... la risposta è stata che quello è il loro metodo di lavoro, che il genitore è da intralcio e che deve limitarsi a fare il genitore perchè i terapisti sono loro!
Essendo l'unico centro a cui posso rivolgermi perchè in zona non ce ne sono altri mi sono dovuta rassegnare, peccato però perchè con un pò più di collaborazione, comunicazione e confronto si raggiungono risultati migliori a vantaggio del bambino.
Tante cose del bambino l'hanno scoperte in grandissimo ritardo perchè davano per scontato che non sapeva fare ed invece a casa le faceva già da tanto tempo. Inoltre ho avuto modo di partecipare a sedute fatte con altri professionisti e Francesco non è stato affatto disturbato dalla mia presenza,
credo che dipenda molto dalla capacità relazionale del terapista.
Poi ogni bambino ha il suo carattere e il suo attaccamento materno e magari in alcuni casi la presenza del genitore può essere controproducente ma credo che questo il genitore dovrebbe capirlo e se possibile gradatamente allontanarsi.

Fraegio
01-04-2011, 12:52
... peccato però perchè con un pò più di collaborazione, comunicazione e confronto si raggiungono risultati migliori a vantaggio del bambino.

.... credo che dipenda molto dalla capacità relazionale del terapista.
Poi ogni bambino ha il suo carattere e il suo attaccamento materno e magari in alcuni casi la presenza del genitore può essere controproducente ma credo che questo il genitore dovrebbe capirlo e se possibile gradatamente allontanarsi.

Loredana ti sei espressa meglio di me.
Quello che hai detto mi trova pienamente d'accordo.

Francesca

anna72
01-04-2011, 13:48
Ma questo avviene solo con la terapista di psicomotricità, la quale a priori ci ha detto che non possiamo essere presenti, perchè deve instaurare un rapporto di fiducia con Francesco, mentre con il fisioterapista è diverso che molto gentilmente ha detto che un solo genitore può essere persente durante la terapia,infatti lui è sereno perchè c'è il papà. Adesso mi chiedo chi dei due è più giusto?

aledario
01-04-2011, 13:51
Adesso mi chiedo chi dei due è più giusto?Non c'è un "giusto" infatti! ;-) Al massimo un "opportuno". E tu dovresti valutare quello, credo, sulla base della fiducia che riponi negli operatori... come cercavo di spiegare prima.

Loredana
01-04-2011, 16:29
Ma questo avviene solo con la terapista di psicomotricità, la quale a priori ci ha detto che non possiamo essere presenti, perchè deve instaurare un rapporto di fiducia con Francesco, mentre con il fisioterapista è diverso che molto gentilmente ha detto che un solo genitore può essere persente durante la terapia,infatti lui è sereno perchè c'è il papà. Adesso mi chiedo chi dei due è più giusto?

Scusa Floriana ma la psicomotricista neanche le prime volte non ti ha fatto entrare?
Solitamente ai primi 2-3 incontri il genitore è presente per dar modo al bambino di ambientarsi e conoscere il terapista poi successivamente la terapia prosegue senza genitore, almeno così è successo nel mio caso.
Se non ti hanno fatto mai entrare nemmeno al primo incontro io al tuo posto lo chiederei, solo per il tempo necessario a tranquillizzare il bambino anche perchè se passa tutto il tempo a piangere non credo serva a molto la terapia se non a rinforzare i muscoli facciali o esercitare i polmoni :lol:
Scusami per l'ironia....è solo per sdrammatizzare! ;)

Sergio
01-04-2011, 17:26
Eccomi qua,Giorgio ha cominciato psicomotricità a 16 mesi (fino ad allora non faceva nessuna terapia) dato però che in quel periodo ,cioè dai 9 mesi circa ,piangeva con chiunque non fosse la mamma,la terapista mi faceva entrare ,io mi sedevo in un angolo e lei cercava di far qualcosa con lui,naturalmente non ci riusciva ,siamo andati avanti così per circa 5 mesi ,poi al rientro delle vacanze mi disse e io d'accordo che lo avrebbe tenuto in stanza da solo anche se piangeva magaari solo 5 minuti ,facendogli poi vedere che lo aspettavo fuori(intanto aveva 22 mesi) quasi magicamente non pianse più,aveva anche cominciato il nido e non piangeva più con gli estranei.Da allora non sono più entrata nella stanza,mi fidava molto della terapista che era una persona che comunque aveva cercato di assecondare i bisogni di Giorgio.Antonella mamma di Giorgio

Mari54
01-04-2011, 19:32
La fisioterapia e la psicomotricità sono due attività molto diverse. In una i movimenti sono meccanici e guidati dall'adulto con tecniche ben precise. La psicom è invece un esprimere con il corpo quello che la mente ci suggerisce di fare cioè se voglio durante le sedute posso saltare, rotolarmi, correre riposarmi, costruire, distruggere,fare quello che mi sento con l'osservazione dell'adulto rispettando gli altri e me stesso. Penso quindi che la presenza di un famigliare possa influire sulla libertà del bambino di agire secondo quello che la sua psiche gli suggerisce. Non sempre se i bambini piangono vuol dire che stanno male dove sono, a volte sentono la nostra ansia e piangono al posto nostro. Prova a fidarti ancora un po di tempo poi valuti. Quando Robi aveva 6 anni ho iniziato a portarlo a nuoto. Erano altri tempi. Lo spogliavo e lo consegnavo all'istruttore e andavo a riprenderlo dopo un'ora. Ha pianto per un anno di seguito. Non so perchè non ho mai mollato, mi ero messa in testa che doveva farcela. Oggi nuota benissimo, è il suo sport preferito ed io che non so nuotare quando vado in acqua mi appendo a lui che nel frattempo è diventato un armadio

Anna Rita Fracchiolla
01-04-2011, 21:19
anch'io ricordo che tranne le prime sedute, non potevo assistere alle terapie anche se lo sentivo piangere dietro la porta. La mia presenza lo distoglieva dal "lavorare" e quindi con una stretta al cuore ho pazientato fuori sino a quando lui si è ambientato e ha cominciato ad andare volentieri. Ad oggi dico che ho fatto bene a mettere da parte il "cuore di mamma" e a fidarmi delle terapiste che lo hanno aiutato nella sua crescita.

anna72
01-04-2011, 23:38
[QUOTE=Loredana;50601]Scusa Floriana ma la psicomotricista neanche le prime volte non ti ha fatto entrare?
Solitamente ai primi 2-3 incontri il genitore è presente per dar modo al bambino di ambientarsi e conoscere il terapista poi successivamente la terapia prosegue senza genitore, almeno così è successo nel mio caso.
]

Si siamo stati presenti ai primi incontri, dopodiche stop(sempre psicomotricità )nel pomeriggio ha di nuovo pianto, e ci siamo accordati in modo da poter restare quantomeno fuori la porta.Domani vedremo cosa succederà!