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drdlrz
06-11-2009, 19:02
Perdonatemi la battuta "noir", ma non ci resisto.
Ero incerta se postarlo nella sezione "Io ho fatto così" :eek:

Toltami questo dente, passo a postarvi una storia veramente pazzesca, che ho trovato per caso cazzeggiando su internet.

Dal Foglio di venerdì 11 aprile 2008

Così uccisi un bimbo Down
“Aveva due mesi, si scelse il soffocamento. Il primo tentativo fallisce, allora gli abbiamo messo sul viso un sacchetto di plastica”.
Testimonianza uscita su Le Temps Modernes, la rivista di Sartre, nel 1974. Non successe nulla
Tra i molti meriti dell’ultimo libro della storica e femminista Anna Bravo, c’è quello di aver riportato alla memoria un episodio estremo ma significativo di come il rifiuto del limite, variamente teorizzato negli anni dei movimenti, abbia partorito mostruosità. La vicenda alla quale la Bravo ha deciso di dedicare un intero capitolo del suo “A colpi di cuore. Storie del Sessantotto”, appena uscito per Laterza, è quella dell’uccisione casalinga di un bambino Down, decisa e realizzata dai genitori e dai loro amici più stretti. Raccontata nei dettagli (si può dire rivendicata) dai protagonisti, nascosti dietro semplici iniziali, apparve sul numero di aprile-maggio del 1974 di Les Temps Modernes, la rivista di Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Claude Lanzmann. Era un numero speciale del bimestrale, che presentava testimonianze di donne, scritte “perché nessuna faccia più la loro stessa esperienza” e collocate in una sezione intitolata molto sartrianamente “Désires-Délires”. Desideri e deliri presentati senza alcun commento, se non quello implicito nell’assenza di qualsiasi commento. Storie politicamente esemplari, da cui trarre lezioni e indicazioni ideali e di lotta. Dell’infanticidio non si parla né nella post fazione al fascicolo, né nella presentazione, affidata a Simone de Beauvoir. La quale si augura solo che la rivista “semini turbamento”.
L’assassinio del bambino, un neonato di due mesi che era stato appena consegnato ai genitori dopo un periodo passato nell’incubatrice, è, scrive Anna Bravo, “eseguito con la partecipazione di tutti, studiato ‘tecnicamente e tatticamente’ perché sia un delitto perfetto”. C’è qualche tentativo di informarsi su terapie che non esistono, c’è l’amica che consiglia di usare l’anestetico e di cercare un medico disposto a firmare il certificato di morte (“il bambino non soffrirebbe e noi non avremmo corso alcun rischio dal lato giustizia”).
Tutti i medici rifiutano, e allora si sceglie il soffocamento. Il primo tentativo, fatto con un cuscino e delle coperte, fallisce. Scrivono i congiurati su Les Temps Modernes: “All’alba non era ancora morto, respirava tranquillamente nel suo fagotto. La notte aveva strillato spesso ma non era mai l’ultimo pianto. Allora abbiamo aperto il fagotto nel quale dormiva e gli abbiamo messo sul viso un sacchetto di plastica; è stato necessario tenerlo ben stretto e controllare che tutto finisse come doveva. E’ morto soffocato quasi immediatamente”. Doveva essere ucciso e allora “lo si è fatto insieme, eravamo tristi ma sicuri di essere nel giusto. Non abbiamo commesso un delitto, abbiamo fatto soltanto una cosa necessaria”. Necessaria perché un medico non ha voluto sentir parlare dell’amniocentesi, un altro ha rianimato il bambino in sala parto anche se c’era la certezza che fosse Down, altri medici si sono rifiutati di sopprimerlo. L’esperienza da cui si dice di voler proteggere “le altre donne”, commenta Anna Bravo, non è dunque “l’uccisione del figlio, è la necessità di farlo in prima persona. Infatti si chiede a ‘quelli che hanno la competenza tecnica e il potere giuridico per farlo impediscano a di neonati mongoloidi di vivere in piena coscienza, piuttosto che chi si trova a vivere con un bambino sia obbligato (corsivo della Bravo) a ucciderlo, a lasciarlo in un istituto, a diventare genitori anormali di bambini anormali’. Lo stato è messo sotto accusa per mancata politica eugenetica”.
Una storia atroce, per la quale non basta evocare l’infinita catena che va da Medea agli infanticidi per miseria o a quelli per follia. Una vicenda, dice Anna Bravo che “sta fra la Cina e il Terzo Reich”. C’è il rifiuto della creatura sbagliata (in Cina sono sempre sbagliate le femmine, abortite o soppresse alla nascita) e c’è anche la convinzione di essere nel giusto, “per Hitler il diritto a un popolo superiore, per la madre a avere un figlio ‘normale’”. C’è soprattutto quel ripugnante ricorso a giustificazioni sedicenti politiche da parte degli assassini, i quali si applicano a spiegare che “i mongoloidi” non sono degni di vivere perché mai avranno “la possibilità di rivoltarsi, di lottare per vivere meglio, perché nascendo sono totalmente dipendenti da chi se ne prende cura e tali resteranno”.
E’ qui che la vicenda, che di per sé non è figlia né del femminismo né di altri movimenti, dice Anna Bravo – ma semmai rimanda “in parte a una mai morta concezione proprietaria della maternità” – rivela “tristissimi incroci fra il rivoluzionarismo e il mondo contro cui si pensa di lottare… a cominciare dal richiamo alla politica, dove tutto è gerarchizzato: vite stroncate ingiustamente contro vite ingiustamente create; la possibilità di lottare come condizione per vivere; il collettivo come fonte di legittimazione superiore all’assunzione della responsabilità personale”. E poi c’è il primato del desiderio, il mito dell’autonomia che si stravolge “nell’orrore della dipendenza, mentre sparisce il limite come argine all’ideologia secondo cui senza una gloriosa integrità non vale la pena di stare al mondo”. Non manca nemmeno l’appello alla compassione. Scriveva la madre assassina: “Sì, ti amavo, piccolo mio, quando ti guardavo dietro i vetri del reparto prematuri; poi quando ti abbiamo portato a casa, ti sono stata accanto giorno e notte sapendo in ogni momento che il solo atto d’amore che potevamo fare per te, per noi, per la vita, era darti la morte, e potevo vivere questo amore e questa determinazione quasi con serenità perché non ero sola, perché eravamo in tanti a volere la stessa cosa”.
Dopo la pubblicazione di quella testimonianza su Les Temps Modernes, non succederà assolutamente niente. Non se ne parlerà sui numeri successivi né altrove, nulla accadrà nemmeno alla ripubblicazione in un libro di quello e degli altri racconti di vita vissuta di “Désires-Délires”, un anno dopo. Nessuno commenterà mai la vicenda. Di quel macigno, conclude Anna Bravo, si è avuto paura. Si è avuto paura di riconoscervi l’atto di guerra “dei grandi/ sani/ uniti contro l’imperfetto/ piccolo/ solo”.

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

aledario
09-11-2009, 11:58
Perdonatemi la battuta "noir", ma non ci resisto.
Ero incerta se postarlo nella sezione "Io ho fatto così" :eek:Cri... a parte il fatto che mi hai fatto ridere a crepapelle con questa battuta tra il "noir" e la "farsa"... credo che proprio questo tuo "esordio" abbia contribuito a far sì che il tuo post... ottenesse lo stesso risultato del libro e degli articoli che in passato hanno divulgato il tragico episodio di cui ci metti a conoscenza.... il silenzio!
Ma le ragioni qui non sono ovviamente la coscienza del fallimento di un'idea politica o di un periodo storico... ma molto più intimamente la mai sopita idea che riaffiora probabilmente in modo periodico anche se occasionalmente in ognuno di noi... che forse, senza i nostri figli problematici, la nostra vita sarebbe stata migliore... e la conseguente paura di ammetterlo per non apparire più "brutti" di come gli altri ci percepiscono... (perchè il dire od il tacere... comunque non ci cambiano in questo senso... se brutti siamo... brutti rimaniamo! ;-)).

drdlrz
09-11-2009, 12:07
Cri... a parte il fatto che mi hai fatto ridere a crepapelle con questa battuta tra il "noir" e la "farsa"...
:D :D
è che quando mi trovo di fronte a storie o situazioni che mi creano emozioni così forti - in estremo positivo o in estremo negativo, come in questo caso - che sembra che il cuore non posa reggere, mi viene spontaneo esorcizzare tutto ciò con una battuta di spirito. :eek:

Spero, in questo caso, di non aver spento una discussione sicuramente dolorosa ma certamente interessante sugli estremi che albergano in noi, sull'angelo e sul demone che c'è in ogni mamma (pardon, in ogni genitore), sul lato oscuro dell'amore genitoriale. :ffe:

valemi
09-11-2009, 12:18
Purtroppo i recenti fatti di cronaca riportano alla luce e rendono attualissimo questo tragico racconto. Forse una volta si ricorreva al silenzio ... oggi non c'è giorno che il TG non riporti tragedie simili. :-(

drdlrz
09-11-2009, 12:58
a differenza dei casi di cronaca di cui abbiamo parlato, e in cui è leggibile l'atto disperato, condito di depressione solitudine e forte emotività non incanalata nei giusti binari, in questa storia i fattori che mi hanno colpito sono:
- collegialità;
- razionalità estrema (ti amo ma, senza ombra di dubbio, è meglio che tu non viva);
- durata dell'atto (in tutto quel tempo in cui hanno compiuto vari tentativi di omicidio, nessuno che si sia reso conto della follia che stavano commettendo???);
- assenza di condanna sociale.
QUesto tipo di atteggiamento e interpretazione ("atto d'amore" in primis) lo si ritrova spesso negli aborti terapeutici, ma lo trovo pazzesco (e comunque insolito) con un bambino in carne ed ossa (il TUO bambino) che piange e ti chama.
Molti di questi estremismi sono probabilmente "storicamente determinati", ovvero influenzati se non generati dal periodo storico e dal contesto politico, ma rimane il fatto che sotto c'erano comunque PERSONE, e più d'una, che non si sono intenerite di fronte ad un pupetto che non è riuscito a distoglierli dalla loro lucida follia.
Come ogni follia, però, ritengo che sia utile non girarsi dall'altro lato come hanno fatto all'epoca i lettori del quotidiano (e nessun pubblico ministero lo leggeva??????? nessuno ha pensato che si trattava di omicidio?????), se non altro per rendere dignità alla breve vita e all'assurda morte di un essere umano.

monica23
09-11-2009, 22:17
Nessuno commenterà mai la vicenda. Di quel macigno, conclude Anna Bravo, si è avuto paura. Si è avuto paura di riconoscervi l’atto di guerra “dei grandi/ sani/ uniti contro l’imperfetto/ piccolo/ solo”.

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO[/QUOTE]

Sono ammutolita dall'orrore della vicenda, non tanto per l'atto di follia del singolo, che so purtroppo esistere, ma per l'atto di indifferenza del mondo, che mi ha lasciato davvero sgomenta e che non mi aspettavo.

maddy
11-11-2009, 00:15
genitori anormali di bambini anormali’.

ogni tanto penso che, comunque, io non sarei stata un genitore normale...
A parte questo mio pensiero un pò delirante, quello che ho provato a leggere l'articolo è stato un senso di vomito....
Una sola cosa mi sento di aggiungere, senza intento di giudizio alcuno, perchè ognuno ha i suoi problemi e la sua vita, e io che ne so dei c...i degli altri, però... non vedo grossa differenza tra l'omicidio di un bimbo di due mesi "solo perchè è down" e l'abortirlo "solo perchè è down". Ucciderlo a due mesi richiede solo più fegato, un pò come macellare il vitellino con cui si è giocato, mentre un vitellino sconosciuto si può mangiare senza problemi.

drdlrz
11-11-2009, 11:20
beh, magari su un piano etico-teorico forse non c'è differenza, ma sul piano pratico, oh, ce n'è eccome!!! :(

maddy
11-11-2009, 16:24
sì certo sul piano pratico c'è la differenza di dover pensare a COME uccidere, doverlo fare in prima persona, sapendo che si va contro la legge... nel mio solito eccesso di sintesi l'ho riassunto dicendo che ci vuole più fegato.
Ci vuole anche più lucida e folle determinazione perchè, come col vitellino, nel frattempo magari ti sei affezionato all'esserino, hai ricevuto sorrisi e... mille altre cose che evidentemente il genitore che non ha voluto vedere non ha visto :(

*terry*
11-11-2009, 23:02
ogni tanto penso che, comunque, io non sarei stata un genitore normale...
A parte questo mio pensiero un pò delirante, quello che ho provato a leggere l'articolo è stato un senso di vomito....
Una sola cosa mi sento di aggiungere, senza intento di giudizio alcuno, perchè ognuno ha i suoi problemi e la sua vita, e io che ne so dei c...i degli altri, però... non vedo grossa differenza tra l'omicidio di un bimbo di due mesi "solo perchè è down" e l'abortirlo "solo perchè è down". Ucciderlo a due mesi richiede solo più fegato, un pò come macellare il vitellino con cui si è giocato, mentre un vitellino sconosciuto si può mangiare senza problemi.

sono d accordo con te nel secondo caso la differenza è che qualcun altro lo fa al posto e in un modo ancora piu' atroce

drdlrz
12-11-2009, 11:50
Scriveva la madre assassina: “Sì, ti amavo, piccolo mio, quando ti guardavo dietro i vetri del reparto prematuri; poi quando ti abbiamo portato a casa, ti sono stata accanto giorno e notte sapendo in ogni momento che il solo atto d’amore che potevamo fare per te, per noi, per la vita, era darti la morte, e potevo vivere questo amore e questa determinazione quasi con serenità perché non ero sola, perché eravamo in tanti a volere la stessa cosa”.

quoto di nuovo, perchè per me questo è il punto chiave della follia lucida...

cangel
12-11-2009, 14:27
Questa mamma "assassina" è una persona malata,magari affetta da depressione post partum aggravata dal la notizia di un figlio con handicap. Quello che sconvolge però è il coinvolgimento di altre persone sane di mente. Si parte da un inganno profondo quello di sopprimere il proprio figlio per Amore e non farlo soffrire in futuro. ,perchè un disabile rappresenta ciò che ostacola ,un peso morto, un intralcio alla Libertà. Oppure il disabile rappresenta una persona sofferente,"malata", un pò che ci ricorda che l'uomo è un essere fragile e non DIO? Che comunque viene a ricordarci che dobbiamo TUTTI MORIRE E E LA MORTE CI FA' PAURA?

mela
12-11-2009, 15:31
quoto di nuovo, perchè per me questo è il punto chiave della follia lucida...

no, è egoismo marcio.

caterina
13-11-2009, 12:59
. Il primo tentativo, fatto con un cuscino e delle coperte, fallisce. Scrivono i congiurati su les temps modernes: “all’alba non era ancora morto, respirava tranquillamente nel suo fagotto. La notte aveva strillato spesso ma non era mai l’ultimo pianto. Allora abbiamo aperto il fagotto nel quale dormiva e gli abbiamo messo sul viso un sacchetto di plastica; è stato necessario tenerlo ben stretto e controllare che tutto finisse come doveva. E’ morto soffocato quasi immediatamente”.


non ho parole ......

ellina69
13-11-2009, 13:19
e stiamo parlando di intellettuali "finissimi", gli esistenzialisti sartriani, non di fanatici o trogloditi. Ma a volte l'ideologia ama di più la propria idea che non gli esseri umani. e a me sembre così chiaro, così evidente che i nostri figli imperfetti, i malati, gli anziani, le persone fragili, simboleggiano, anzi mostrano, la fragilità e il destino che è di tutti noi, tutti, nessuno escluso. Dovremmo voler loro ancora più bene, perchè sono noi, il noi piccolo, il noi fragile e mortale, coloro che sin dall'inizio ce lo ricordano e lo scontano per tutti noi.

drdlrz
13-11-2009, 13:26
hai ragione, anche questo aspetto è da segnalazione, cioè il fatto che non si trattasse di un contesto di sottosviluppo ma, al contrario, di persone a cui la vita ha regalato gli strumenti culturali e intellettuali per far funzionare il cervello al meglio.
Qualcosa nell'intrico di sinapsi deve essere andato storto :x

OT: il mio stato d'animo risente della visione, ieri sera, de "La banda baader-meinhof" sui terroristi tedeschi della Raf, e quindi mi viene da commentare che spesso tanta ideologia ottura il cervello e va a discapito dei sentimenti :(

enrica
13-11-2009, 14:40
OT: il mio stato d'animo risente della visione, ieri sera, de "La banda baader-meinhof" sui terroristi tedeschi della Raf, e quindi mi viene da commentare che spesso tanta ideologia ottura il cervello e va a discapito dei sentimenti :(

Forse a volte è meglio pensare col cuore che col cervello
sono allibita:eek::eek:

giololú
15-11-2009, 16:09
Non ci si abitua mai (per fortuna) ad atti di simile crudeltà perchè per quanto mi riguarda nonostante ogni volta cerchi di "comprendere" o analizzare tali eventi non solo non ci riesco, la sensazione che ne deriva è di sconfitta, sconforto, rabbia dolore ecc in quanto appartenente al solito genere, quello umano.. ma del resto tali orrori sono sempre esistiti basti pensare a cosa sia stato capace di fare un folle tedesco accompagnato da numerosi suoi simili qualche anno fa in nome della superiorità razziale.:confused:

tammi59
21-11-2009, 13:28
atti simili?

avete forse animali?

io si ho avuto 4 cani che ricordo con tristezza li amavo.

Pisquina, la pincherina, dopo un parto travagliato con sofferenza del cucciolo... non l' ha più voluto vicino
per 4 ore ho con cautela avvicinato il cuccioletto che a stento si moveva.

sono andata a dormire e alla mattina l' ho trovato freddo e rigido fuori dalla cuccia.

Ho chiesto, impressionata, al veterinario e mi ha risposto questo: è l' istinto che agisce. la prole debole viene abbandonata e lasciata morire.

quindi il far sopravvivere un cucciolo malato non è l' istinto materno ma la ragione!