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elsy63
02-06-2009, 02:45
Il Giornale.it del 01-06-2009

L’azienda che assume solo "rain man"

Tutti i dipendenti di una ditta danese sono affetti da autismo: hanno rapporti difficili con gli altri ma sono geni con numeri e computer. Loro si sentono realizzati e la società di informatica va a gonfie vele.

DANIMARCA - Calcoli e numeri, numeri e calcoli. Vanno avanti così da ore, parlano con i computer, li accarezzano, li sfidano. È quasi una guerra di cifre. Questo ufficio ha qualcosa di magico. Ci sono solo loro, i Rain Man, gli autistici, quelli che la società considera un po’ strambi, con quella mania di ripetere le stesse frasi e ricordare tutto: targhe delle auto, capitali del mondo, altezze di tutti i monti e profondità di ogni mare. Qualcuno ogni tanto snocciola un numero primo, appena afferrato al volo. È la scommessa di un imprenditore che traffica con bit, programmi e diagrammi. È il padre di uno di loro e li ha assunti, per non sentirsi diverso.
A ventisette anni Thomas ha smesso di guardare la vita scorrere dalla finestra. Ha chiuso l’enciclopedia e non ha più controllato il Pil di ogni Stato del mondo. Dalla sua scrivania guarda i suoi colleghi e si commuove. «Per vent’anni non hanno capito che ero autistico. Oggi è un sollievo dare un nome alla mia malattia»: sindrome di Asperger. Autismo. «Non ero molto socievole, preferivo chiudermi in casa a studiare geografia, i terremoti, lo tsunami, il prodotto interno lordo di ogni Stato. Era più semplice per me imparare a memoria un libro che fare amicizia».
Thomas è al lavoro. Si guarda intorno e quasi non ci crede. «Qui tutti i miei colleghi hanno la sindrome di Asperger. Per la prima volta ho degli amici. Tutti sappiamo di avere la stesso gene pazzo». Era il 2004 quando Thorkil Sonne in Danimarca crea un’azienda molto speciale. I medici hanno già capito l’origine dei problemi comportamentali del suo terzo figlio: autismo. Una doccia fredda. «Non ci sono reazioni prevedibili quando senti dal medico pronunciare quella parola. Racconta oggi Sonne all’Independent. Io e mia moglie avevamo capito che il nostro Lars era unico. Ma quando il medico svelò il mistero, la prima reazione fu negare l’evidenza. Era l’unica difesa». La più istintiva, la più umana. Lars aveva delle capacità sorprendenti, poteva ricordarsi serie lunghissime di numeri a memoria, gli bastava uno sguardo per riprodurre tutti i dettagli di un paesaggio visto anche solo per un istante, imparare una guida del telefono a memoria.
Ma fare amicizia con un compagno, ridere a una battuta, era per lui un’impresa impossibile. Thorkil Sonne fa quello che fanno la maggior parte dei genitori in questi casi: studia, si documenta, sfoglia riviste specializzate per conoscere tutto sulla malattia. Prova e sperimenta. Regala un computer a figlio. Lars è intuizione e genio. È speciale. È la strada giusta per tutti quelli come lui. Sonne non ha dubbi, si licenzia e si mette in proprio. Fonda la Specialisterne, un’azienda di software. Vengono testati sistemi informatici e database. Un lavoro di precisione, ripetitivo. Impegnativo. Sfilze di numeri in serie. I dipendenti sono solo autistici. Cinque anni dopo la Specialisterne ha 60 impiegati e un fatturato di quasi 2 milioni di sterline e tra i suoi partner commerciali c’è anche Microsoft. Un’azienda in forte crescita, due uffici in Danimarca e uno che sta per essere aperto a Glasgow. La Specialisterne ha riportato nel mondo reale tantissimi ragazzi. «È un lavoro molto ripetitivo che richiede ore e ore di concentrazione - spiega Sonne -. Molte compagnie utilizzano lavoratori indiani o studenti. Ma dopo una media di sei ore la loro concentrazione svanisce. Ma i miei dipendenti invece hanno capacità superiori».
In ufficio c’è silenzio e rispetto di certe regole. Daniel è un collega di Thomas. Un po di tempo fa ha imparato l’islandese in una sola settimana. Ma lui come gli altri impiegati alla Specialisterne non sopporta il caos. «I clienti che entrano in contatto con i nostri ragazzi sanno che devono essere gentili e carini con loro. È vietato stressarli e mandarli in confusione. Sanno che i nostri dipendenti non potrebbero cogliere il senso delle battute, non potrebbero decodificare il sarcasmo». Thomas sorride: «Con le macchine mi sono sempre sentito a più a mio agio che con le persone. Sono felice».

Manila Alfano

elsy63
02-06-2009, 02:45
Ho delle sensazioni e considerazioni ma aspetto le vs!

maddy
03-06-2009, 12:15
so poco o nulla di autismo, però mi viene da dire che la soluzione lavorativa individuata per queste persone è un pò deprimente.... è un pò come rinunciare... se sto bene con un computer sto solo con quello.... mi fa un pò tristezza. Però, ripeto, la mia è solo una sensazione, non conosco abbastanza la problematica dell'autismo