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elsy63
23-02-2009, 19:24
ADDIO A CANDIDO CANNAVO'


(AGI) - Milano, 22 feb. - E' morto Candidido Cannavo'. Il giornalista, che era stato ricoverato il 19 febbraio scorso nella clinica Santa Rita dopo una emorragia cerebrale, e' deceduto per arresto cardiocircolatorio. Durante la notte Cannavo' aveva avuto una grave crisi ipotensiva con scompenso cardiocircolatorio e oscillazione dei parametri vitali. Lo ha reso noto la clinica Santa Rita di Milano. Un minuto di raccoglimento verra' osservato oggi sui campi italiani, prima dell'inizio delle partite di calcio di campionato, in memoria dell'ex direttore della Gazzetta dello Sport. Lo rende noto il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, d'intesa con il numero uno della Lega professionisti Antonio Matarrese e della Lega Pro Mario Macalli. Una vita spesa per il giornalismo, quella di Cannavo', senza paura di scagliarsi contro i potenti di turno. Ha iniziato come giornalista sportivo ne La Sicilia a diciannove anni. Dal 1952 al 1955 ha ricoperto la carica di presidente del Cus Catania. Nel 1955 e' stato ingaggiato come corrispondente da La Gazzetta dello Sport. Successivamente e' diventato anche inviato speciale e tra le manifestazioni di cui si e' occupato si ricordano alcuni Mondiali di calcio, ben 9 Olimpiadi e moltissimi Giri d'Italia. Nel 1981 e' diventato vicedirettore, poi condirettore e nel 1983 e' succeduto a Gino Palumbo come direttore responsabile del quotidiano. E' rimasto in carica 19 anni, fino al 2002, quando e' stato sostituito da Pietro Calabrese. Durante la sua carica, la Gazzetta dello Sport si e' consolidata come maggiore giornale italiano, ha iniziato la pubblicazione del settimanale Sportweek e ha aperto il proprio sito web. E' stato opinionista (sempre per la Gazzetta) e ha curato le rubriche Candidamente e Fatemi capire. Il figlio Alessandro, anch'egli giornalista, lavora come redattore capo al Corriere della Sera. Il suo impegno e' andato al di la' dello sport. Da sempre si e' occupato dei problemi della societa', soprattutto della sua terra, e da quando ha smesso di dirigere la Gazzetta dello Sport ha pubblicato la sua biografia e tre saggi, che narrano la situazione delle prigioni italiane, dei disabili e dei senzatetto. Nel corso della sua carriera, si e' schierato contro intoccabili come Primo Nebiolo, critico' Pantani (pur essendo la Gazzetta organizzatrice del Giro), espresse parere favorevole alla cancellazione del Catania, che pure era la sua squadra del cuore. Un medico mancato, ma un grande giornalista, come gli riconobbe con insolito trasporto persino Gianni Agnelli: "Non sapremi mai cio' che la medicina ha perso, visto che il giovane Cannavo' ha deciso di diventare giornalista, ma sappiamo quanto ci ha guadagnato lo sport e noi con lui".


.......................e da IL SOLE 24 ORE:

Per il direttore del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli, Cannavò è stato «un grande amico e un maestro che ha trasmesso a noi più giovani la passione per il giornalismo». Tra i primi a raggiungere la clinica milanese Santa Rita, De Bortoli ha sottolineato come Cannavò «lasci un grandissimo esempio di giornalismo attento ai bisogni della gente, che ha sviluppato soprattutto dopo aver lasciato la direzione della Gazzetta dello Sport». «Ha legato l'ultima parte della sua vita - ha continuato il direttore del Sole 24 Ore - alla necessità di restituire agli altri con la sua attenzione al volontariato ciò che riteneva la vita gli avesse concesso: era convinto di essere stato molto fortunato».

E lo ricorda come un padre anche Simona Atzori, la ballerina e pittrice senza braccia, protagonista di un capitolo del libro di Cannavò, E li chiamano disabili. «Candido - ha detto Simona Atzori - ha saputo raccontare la mia storia meglio di come avrei potuto fare io. Tra noi è nata una grande amicizia. Da quando ci siamo conosciuti, c'era sempre nei momenti più importanti della mia vita e io sono orgogliosa di avere danzato l'anno scorso con sua moglie, ex ballerina e maestra di ballo, in uno spettacolo organizzato a Milano».

Direttore per 19 anni
Cannavò è stato direttore della Gazzetta dello Sport per 19 anni, dal 1983 al 2002, facendola diventare il più diffuso quotidiano sportivo d'Europa. Nel luglio del 2005 aveva festeggiato il cinquantesimo anniversario della sua prima firma sul giornale per il quale ha seguito i maggiori avvenimenti sportivi mondiali e undici Olimpiadi.

Nato a Catania nel novembre 1930, ha iniziato la sua carriera di giornalista nel 1949 nel quotidiano della sua città, La Sicilia, occupandosi di sport ma anche di temi sociali e di costume. Nel 1955 è entrato alla Gazzetta come corrispondente; nel 1981 ne è diventato vicedirettore, poi condirettore e nel 1983 ha preso il posto di Gino Palumbo alla guida del quotidiano.

Nel 1992 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito il titolo di Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Nel 1996, durante i Giochi di Atlanta, il Comitato Olimpico Internazionale lo ha insignito dell'Ordine olimpico. Nel 1998 ha ricevuto il premio Ischia per il giornalismo e nel 2006 il premio Saint Vincent-Indro Montanelli alla carriera.