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elsy63
20-01-2009, 11:55
DA BITONTO LIVE


6 7 8 FEBBRAIO TEATRO ABELIANO BARI



gennaio 2009
Il capolavoro del “nostro” attore sarà di scena al Teatro Abeliano, a Bari
A Febbraio torna “Lo zì” di Mimmo Mancini


Il “nostro” Mimmo Mancini, attore versatile e, a suo modo, geniale, sta per tornare da noi col suo piccolo, lucente capolavoro. Infatti, il 6, 7 e 8 Febbraio, al Teatro Abeliano di Bari, sarà di scena con “Lo Zì”, opera delicata e vera sulla disabilità. In vista di questo appuntamento, lui ha deciso di scriverci. Vediamo cos’ha da dirci.

“Egregio amico, carissima amica, sono Mimmo Mancini e vorrei comunicarti che sarò con il mio spettacolo "LO ZI" al Teatro Abeliano di Bari il 6 7 e 8 di febbraio (venerdì sabato e domenica).

E' un monologo "particolare"della durata di 80 minuti in cui sorridendo, ridendo e, se ne hai voglia, commuovendoti, sentirai parlare di disabilità, di una famiglia, della storia del nostro paese e di due fratelli, dal 1932 ad oggi. Dal termine "storpio" al "diversabile"di oggi, o per essere più espliciti, da quando gli storpi non li volevano a scuola, ai progressi e all'ipocrisia di oggi.
Un fratello sano, imbroglione e forte detto "il toro", dichiaratamente di destra e l'altro primogenito maschio, paraplegico grave, di nome Benito, comunista. Come direbbe Gaber, tre tragedie in corpo solo. Benito ha la passione per la scrittura, scrive tutto il giorno degli strani geroglifici, ma cosa abbia scritto in tutti quegli anni, "il toro" vuole saperlo, ma nessuno è in grado di leggere quella grafia tipo "elettrocardiogramma" dette "cip e ciapp".

Il pubblico è entusiasta, la critica anche.
Stiamo girando con questo spettacolo da marzo 2006 giorno in cui ha debuttato all'Auditorium parco della musica di Roma, poi è stato anche al piccolo Ambra Jovinelli sempre a Roma, a Londra al River Side Studios in una rassegna sulla nuova drammaturgia italiana, poi diverse piazze in Puglia. Ripreso ad ottobre 2008 presso il teatro dell'Angelo sempre a Roma per tre settimane con grande successo. Ne hanno parlato in tv e sui giornali nazionali.

Lo spettacolo è patrocinato da Regione Puglia, provincia di Bari, comune di Bitonto e Telethon.
Don Franco Monterubbianesi fondatore della storica comunità per disabili fisici e mentali di Capodarco (Fermo) e di Grottaferrata (Roma), è un nostro sostenitore. Con questo spettacolo lo aiuteremo nella sua battaglia per la realizzazione di un'altra comunità in Salento, "Fondazione prima del dopo capodarco onlus" .

Il pubblico resta particolarmente colpito per la forza e la delicatezza con cui l'argomento "disabilità" è stato affrontato senza finti pietismi (sul sito www.lozi.it si possono leggere i pareri del pubblico e della critica e altro ancora).
Abbiamo realizzato fino ad oggi con infiniti sacrifici e grandi difficoltà circa 40 repliche (ci sono molti pregiudizi sulla disabilità)
Personalmente ho fatto una scelta come autore e attore, aiutare a far sorridere il prossimo attraverso il teatro, il cinema. A proposito di cinema, voglio informarti che il mio cortometraggio "U SU' " una simpatica e dolce storia sul disagio mentale, ha vinto come miglior film il Levante Film Fest di Bari edizione 2008 a dicembre scorso.

Porto da sempre in giro per l'Italia e non solo, il sapore e le contraddizioni della nostra terra, il linguaggio del sud, la nostra cultura sempre però con una storia universale. Vienici a trovare

Durante le repliche, saranno distribuiti campioncini di ottimo olio della cooperativa Oleificio Puro cima di Bitonto.

Grazie per l'attenzione
MImmo Mancini

N.B. La pubblicità non basta mai, e quella che si fa è nulla rispetto al mercato, e allora forse anche una mail può servire per convincerti a venire a vedere questo piccolo capolavoro di cui se ne parla tanto e fa anche bene”.

DA:organizzazione@teatroabeliano.com



Autori Mimmo Mancini e Pietro Albino Di Pasquale
Titolo Opera . “Lo Zì”
Genere: Monologo teatrale, atto unico
Durata : 1 ora e 20minuti
Interpreti Mimmo Mancini
Regia Enrico Maria Lamanna
Autore delle musiche :Antonio Di Pofi
Scenografia Maria Teresa Lapadula
Costumi Teresa Acone
Disegno luci Stefano Pirandello
Direttore di scena Tonino Di Giovanni

Sinossi:
“Lo Zì” è uno spettacolo teatrale che si propone di mettere in risalto il problema della diversità.
Chi sono i diversi? Sono persone che percepiscono la vita diversamente dagli altri e che spesso vedono erigersi muri sempre più alti. Oggi, nella società dell'immagine e del bello, il diverso appare deforme, cattivo, apolitico. Per abbattere il mutismo e il semplicismo delle rappresentazioni è stata meditata un'opera teatrale che si prefigge il compito di trattare il problema dell'handicap in maniera alternativa: una rivoluzione copernicana che ribalti le prospettive.
La vita di una persona nell'arco di trasformazione di cinquant'anni, da quando essere uno “storpiato” era sinonimo di piaga infetta e untuosa, fino ai nostri giorni quando si coniano nuovi sinonimi per mortificare e ignorare il problema: “Il diversamente abile”.

Ulteriori dati:
Lo spettacolo ha debuttato a Roma all’Auditorium Parco della Musica il 26 marzo 2006 con il patrocinio dello stesso Auditorium, il Comune di Roma Ufficio del Consigliere Delegato all’Handicap, TRAMBUS spa, Comune di Bitonto, Provincia di Bari. E’ stato anche in scena al Piccolo Teatro Jovinelli di Roma dal 26 dicembre 2006 al 6 gennaio 2007 . Fino ad oggi ha realizzato 32 repliche in tutta Italia e una a Londra il 5 novembre 2007 per il Festival di Teatro italiano “First Italian Theatre season in London presso il teatro “ Riversaide Studios”. Alcune delle repliche fatte in Puglia sono state concesse dal Consorzio Teatro Pubblico Pugliese.

“Lo Zì”


…lo scandire del tempo, dalle giornate piovose d’inverno alle torride estati, sempre sulla tua sedia.
Che cos' è?
E’ il prodigio incessante dell’invecchiare quando linee profonde solcano il tuo viso e le mani incidono quaderni di lunghi segni piatti: ideogrammi, filigrane….
Come sono? Che cosa significano?
Sono poesie, sono romanzi: sono tutti i nomi della libertà…
Questa è la storia di chi non sa raccontare, il cammino difficoltoso di un disabile attraverso i luoghi dell’Italia di Ieri.
(dall’opera teatrale “Lo Zì”)

“Lo Zì” è uno spettacolo teatrale che si propone di mettere in risalto il problema della diversità.

Chi sono i diversi?
Sono persone che percepiscono la vita diversamente dagli altri e che spesso vedono erigersi muri sempre più alti.
Oggi, nella società dell’immagine e del bello, il diverso appare deforme, cattivo, apolitico.
Per abbattere il mutismo e il semplicismo delle rappresentazioni è stata meditata un’opera teatrale che si prefigge il compito di trattare il problema dell’handicap in maniera alternativa: una rivoluzione copernicana che ribalti le prospettive.
La vita di una persona nell’arco di trasformazione di cinquant’anni, da quando essere uno “storpiato” era sinonimo di piaga infetta e untuosa, fino ai nostri giorni quando si coniano nuovi sinonimi per mortificare e ignorare il problema: “Il diversamente abile”.

Che cosa accadrebbe se un uomo si accorgesse di soffrire di una malattia invalidante? Come dirlo agli altri e come imparare ad accettarsi?
Un’ora e un quarto di spettacolo, uno scoppiettante monologo comico in cui l’attore si mette in gioco dando prova di straordinarie capacità interpretative.
La rappresentazione di un’opera matura come “Lo Zì” può compiere un grande prodigio: il sorriso.

“Lo Zì” è uno spettacolo necessario e buono. È evidente che il buono è bello, ma questa volta sarà anche divertente.

“Lo Zì” vince la scommessa della comicità: un’ironia intelligente che, attraverso il sorriso, palesa problemi spinosi raccontando e raccontandosi, mescolando italiano e dialetto in una preziosa partitura musicale.

“Lo Zì” è un’archetipica esperienza conoscitiva, insinua importanti domande che continueranno a bussare dentro di noi anche a sipario calato:

“Chi sono, che cosa cerco, che cosa voglio dalla vita? Voglio essere accettato…per come sono!”
Un monologo fatto di tante voci colorate fuse nella caleidoscopica e grumosa lingua dialettale di Mimmo Mancini.


Mimmo Mancini monologa con sé stesso risvegliando dentro di se la figura de “Lo Zì”.
Un monologo rocambolesco, momento dopo momento, coinvolge gli spettatori in una seduta d’autopsia nel corpo e nell’anima di un disabile.
Una storia ambientata al Sud, in un’Italia povera, poco sviluppata, dai rapporti rozzi e spinosi ma sorprendentemente umani. Mimmo Mancini autore e attore valente figlio di questa terra si sveste indossando gli abiti di tutti i suoi personaggi.

Lo spettacolo ha lo scopo di avvicinare il teatro a quelle persone che più di altre sentono l’esigenza di nominare e di chiamare la realtà circostante.
Il teatro da sempre è lo strumento per trovare sublimazione e catarsi, un modo per sfogare e ordinare l’ansia delle passioni che tempesta le nostre anime.
E’ l’alito che sospinge a superare le prove di una vita molto dura oppure, il rifugio-strumento cui fidare le nostre paure: spazio dove abbandonarci ad aspirazioni o illusioni.
Questo spettacolo non ha nessun compito, non vuole e non può ovviamente risolvere i problemi dell’handicap, ma unire e avvicinare persone colpite dal problema e non farle sentire sole, forse questo in punta di piedi può farlo. Questo monologo vuole urlare a coloro i quali hanno vissuto e vivono il dramma in prima persona e soprattutto alle loro famiglie di non vergognarsi della propria condizione, non c’è nulla da nascondere, è la “società civile”, “gli abili non diversi” che devono chiedersi molte cose, e sarebbe ora.

Note dell’attore.
“Lo Zì” è un monologo ispirato in parte ai miei ricordi di bambino.
Ho uno zio completamente disabile, seduto su una sedia a rotelle da sempre.
Da piccolo, quando mi capitava di stare da mia nonna, m'incantavo nell’osservarlo; scriveva senza saper scrivere, sui suoi infiniti quaderni. In famiglia la sua strana grafia simile ad un elettrocardiogramma la chiamavano :le cip e ciapp de “Lo Zì”.
Era meraviglioso osservarlo, seduto davanti alla sua mini scrivania “u vanghette” formato mignon, color marrone scuro, con almeno quattro cinque “mani” di vernice, l’abat jour con la lampadina azzurra, il crocifisso, i timbri, i quaderni.
La sua faccia così serena, con la mente forse molto lontana da quella stanza. Questa era la sensazione che avvertivo solo quando scriveva
Mi guardava e scriveva. Lo osservavo, i miei occhi calamitati dalla sua immagine, fissi sulle sue labbra, sulle mani, sulla penna, sulle sue cip e ciapp. Questo è il ricordo indelebile del”Lo Zì”, stampato nella mia mente.
Oggi penso che il suo disperato bisogno di scrivere sia stato il modo per urlare, in silenzio, al mondo intero il suo naturale bisogno di comunicare.
Questo lavoro è un atto d' amore nei suoi confronti e nei confronti di chiunque viva ed abbia vissuto direttamente o indirettamente la sua condizione ed ha bisogno di comunicare, di urlare, non solo in silenzio, i bisogni dell’anima.
La sua forza di volontà e la voglia di vivere sono un grande esempio per me che a volte mi lamento per quello che non ho, ignorando e non apprezzando quotidianamente quello che ho.
“Lo Zì“ dà voce a tutte quelle forme di disagio, di vergogna che destabilizzano le menti di molta gente.
Mi riferisco anche ai genitori, ai fratelli, alle sorelle, ai nonni di queste persone.
“Lo Zì” vuole urlare al mondo: accettatemi per quello che sono “strepiato” o sano, ma così come sono, con i miei disagi più o meno evidenti, quello che sono. “Lo Zì” è in ognuno di noi. Il personaggio di ”Vittorio” vive finalmente quando diventa “Lo Zì”, trova il coraggio di essere, finalmente.
Ho capito in questo anno e mezzo di lavoro dedicato a “Lo Zì” , attraverso il contatto quotidiano con la gente, che in molte famiglie, ricche o povere, c’è molta sofferenza e non solo a causa del “problema” ma anche dell’inutile vergogna che si prova per esso.
Queste famiglie molto spesso, sono lasciate sole davanti ad un dramma più grande, non solo di loro, ma di tutti noi.
L’ignoranza è molto più pericolosa della disabilità stessa, fa molti più danni ed io ho voluto fare qualcosa, mi auguro di arrivare fino in fondo con la stessa determinazione.
Questa piccola opera scritta e interpretata con il cuore, con profonda umiltà e con la gioia di vivere, se potesse essere utile anche ad una singola persona, io ne sarei ben lieto e onorato.

Lì dove “Lo Zì" sarà rappresentato, sono e siamo disposti, con l’aiuto di associazioni locali, sponsor privati, enti coinvolti, ad aiutare chiunque abbia concretamente bisogno, basta semplicemente segnalarlo a questo sito www.lozi.it
Grazie
Mimmo Mancini.
“Lo Zì” è un monologo ispirato in parte ai miei ricordi di bambino.
Ho uno zio completamente disabile, seduto su una sedia a rotelle da sempre.
Da piccolo, quando mi capitava di stare da mia nonna, m'incantavo nell’osservarlo; scriveva senza saper scrivere, sui suoi infiniti quaderni. In famiglia la sua strana grafia simile ad un elettrocardiogramma la chiamavano :le cip e ciapp de “Lo Zì”.
Era meraviglioso osservarlo, seduto davanti alla sua mini scrivania “u vanghette” formato mignon, color marrone scuro, con almeno quattro cinque “mani” di vernice, l’abat jour con la lampadina azzurra, il crocifisso, i timbri, i quaderni.
La sua faccia così serena, con la mente forse molto lontana da quella stanza. Questa era la sensazione che avvertivo solo quando scriveva
Mi guardava e scriveva. Lo osservavo, i miei occhi calamitati dalla sua immagine, fissi sulle sue labbra, sulle mani, sulla penna, sulle sue cip e ciapp. Questo è il ricordo indelebile del”Lo Zì”, stampato nella mia mente.
Oggi penso che il suo disperato bisogno di scrivere sia stato il modo per urlare, in silenzio, al mondo intero il suo naturale bisogno di comunicare.
Questo lavoro è un atto d' amore nei suoi confronti e nei confronti di chiunque viva ed abbia vissuto direttamente o indirettamente la sua condizione ed ha bisogno di comunicare, di urlare, non solo in silenzio, i bisogni dell’anima.
La sua forza di volontà e la voglia di vivere sono un grande esempio per me che a volte mi lamento per quello che non ho, ignorando e non apprezzando quotidianamente quello che ho.
“Lo Zì“ dà voce a tutte quelle forme di disagio, di vergogna che destabilizzano le menti di molta gente.
Mi riferisco anche ai genitori, ai fratelli, alle sorelle, ai nonni di queste persone.
“Lo Zì” vuole urlare al mondo: accettatemi per quello che sono “strepiato” o sano, ma così come sono, con i miei disagi più o meno evidenti, quello che sono. “Lo Zì” è in ognuno di noi. Il personaggio di ”Vittorio” vive finalmente quando diventa “Lo Zì”, trova il coraggio di essere, finalmente.
Ho capito in questo anno e mezzo di lavoro dedicato a “Lo Zì” , attraverso il contatto quotidiano con la gente, che in molte famiglie, ricche o povere, c’è molta sofferenza e non solo a causa del “problema” ma anche dell’inutile vergogna che si prova per esso.
Queste famiglie molto spesso, sono lasciate sole davanti ad un dramma più grande, non solo di loro, ma di tutti noi.
L’ignoranza è molto più pericolosa della disabilità stessa, fa molti più danni ed io ho voluto fare qualcosa, mi auguro di arrivare fino in fondo con la stessa determinazione.
Questa piccola opera scritta e interpretata con il cuore, con profonda umiltà e con la gioia di vivere, se potesse essere utile anche ad una singola persona, io ne sarei ben lieto e onorato.




Lo Zì
Note di regia

In qualche angolo della nostra memoria, in qualche anfratto delle nostre zone d’ombra, in quei ricordi, quei ricordi dell’infanzia, vive “Lo Zì”, lo zio. Da bambini quante volte abbiamo incontrato creature “diverse”, bimbi mai cresciuti, uomini dallo sguardo infantile, da gnomo...esseri che comunicavano con suoni gutturali. Semplicemente portatori di handicap, ma per un bambino erano portatori di mistero, segreti, cittadini di un mondo di favola.
Vittorio, il nostro protagonista, ha un fratello, Benito, ritardato infantile, ma con un mondo interiore magnifico e una voglia di tenerezza incommensurabile. Il suo mondo è racchiuso in un quaderno che contiene le cip ciap, un linguaggio segreto, dalla scrittura indecifrabile che solo un puro può comprendere. In una lunga notte Vittorio ripercorrerà la sua vita costretta affianco al fratello Benito, “Lo Zì”, appunto. E in un continuo salto temporale, quasi metafisico, appariranno tra le cip e ciap, i personaggi del loro mondo, quello vissuto dai due fratelli: dalla madre al Sindaco, dal medico alla fidanzata...in uno spazio sospeso, tra rumori, scricchiolii, battiti di orologio, battiti di un tempo che va. Quindi, elementi della loro vita scenderanno dall’alto: una croce, le ali di un angelo, uno specchio, un microfono, mentre la scena è invasa sempre più da cassetti contenenti quaderni rivelatori.
Solo all’alba, al termine del suo viaggio, quando conoscerà il proprio “Zì”, Vittorio troverà la soluzione. Soluzione che prima o poi dovremo trovare tutti. Concludo ricordando un episodio che mi capitò all’età di cinque anni al mare. Sulla riva vi era un nanetto che prendeva il sole, era la prima volta che avevo un simile incontro. Mi avvicino, ci guardiamo e lui mi sorrise. <<Ma tu -chiedo- sei un bimbo grande o un grande bimbo?>>. Lui si alza, prende un secchiello, me lo dà e dice << Sono un grande che ha chiesto di tornare bambino per poter giocare con te>>
Dedicato ovviamente a quell’uomo.

Enrico Maria Lamanna






NB COME METTERE IL MANIFESTO IN QUESTO POST?

Nunzio
23-01-2009, 00:21
E' stato anche a Corato... mi è sfuggito.
Mmh... Mi sta frullando qualcosa per la mente!

elsy63
23-01-2009, 16:36
Dicono che sia da vedere e far vedere, anche io ci sto facendo un pensierino!;)