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Visualizza la versione completa : Testimonianza di un datore di lavoro



paola
03-09-2008, 11:54
Ieri mi è arrivato l'ultimo quaderno dell'AIPD dal titolo " L'inserimento lavorativo delle persone con sindrome di Down".
Stamattina, approfittando del pisolino della piccola belva totalizzante me lo sono letta un pochino e riporto questa testimonianza che penso vi possa interessare (così come anche quelle dei ragazzi ma non posso riportarle tutte :D ) del licenziatario del Mc Donald di Roma che segnalo ai romani visto che dà lavoro a diversi ragazzi di cui ben 4 hanno scritto la loro testimonianza nel quaderno AIPD. Da questa lettura resta il rammarico di abitare in un piccolo centro che sicuramente da questo punto di vista dà meno possibilità.

Eccola:


Sono titolare da 10 anni di due ristoranti McDonald's a Roma. Dieci anni di lavoro in cui sono passati nei miei ristoranti circa 400 collaboratori e in questo momento ho il piacere di avere circa 80 dipendenti tra i quali due ragazze con la sindrome di Down, una è Monica e l'altra è Giordana, una per ristorante.
Vi parlo di Monica che lavora con me da 6 anni; ogni volta che parlo di lei mi commuovo perché è una esperienza di vita e lavorativa meravigliosa. Monica è una persona eccezionale, è entrata 6 anni fa e parlando del suo lavoro, ha dichiarato che con esso ha "finalmente realizzato i suoi sogni": beh, come datore di lavoro sapere che stai realizzando il sogno di qualcuno è il massimo e per questo mi sento appagato. L'ingresso di queste due lavoratrici con SD all'interno dei ristoranti è stato concordato con l'AIPD. Prima che cominciassero a lavorare nel ristorante abbiamo pensato di scrivere una lettera a tutti i collaboratori. Normalmente nei posti di lavoro ci sono le bacheche aziendali dove mettere le comunicazioni; in questo caso ho preferito fare una cosa ad personam. Quindi ho scritto una lettera uguale per tutti, ma indirizzata a "Caro Francesco..", "Cara Alessandro...", "Caro Giuseppe... nei prossimi giorni entrerà Monica a lavorare con noi", ho spiegato attraverso alcuni piccoli consigli come bisognava comportarsi, quale poteva essere il giusto approccio e credo che questo sia servito. Ma il grosso del lavoro l'ha fatto Monica stessa, che ha guadagnato sul campo la fiducia dei suoi colleghi: non è stata mai la "mascotte" o la persona che, poverina, doveva essere aiutata. Monica ha dimostrato una forza di volontà e una voglia di arrivare che si mangiava tutti gli altri, questa è la cosa bella, ed è diventata immediatamente parte del gruppo. Monica partecipa a tutte le cene che facciamo, organizza feste, va a fare serate in discoteca, e non accade che venga invitata anche lei perché è una cosa che deve essere fatta, ma perché è parte del gruppo, perché i colleghi hanno piacere a stare con lei.
Monica addirittura adesso usa il sarcasmo (...); è diventata talmente brava con il suo lavoro che è lei che fa il sarcasmo sugli altri, è lei che adesso trova da ridire sulle persone che lavorano poco, e fa dei cazziatoni micidiali, è veramente un punto di riferimento per il ristorante. Problemi con lei... sì, ho un problema con lei: le ferie, non vuole prenderle, non riesco a mandarla a casa. Purtroppo ha qualche problema fisico, ha una percentuale di malattia nella media delle altre persone, ma anche Iì è difficile farla stare a casa, il giorno di riposo per lei è un dramma perché non riesce a stare con i suoi amici, con i suoi colleghi. Prima si parlava della funzione della famiglia, lo voglio ribadire, la famiglia ha una funzione importantissima. Credo che Monica abbia una famiglia straordinaria, straordinaria nella sua semplicità, perché l'ha sempre sorretta nella giusta maniera, dandole i giusti mezzi per percepire l'importanza del lavoro, di quello che stava facendo, trasmettendole l'orgoglio di lavorare. Monica è orgogliosa di lavorare e io sono orgoglioso a dirlo, perché ne vorrei una decina dentro al ristorante come lei, penso che ne guadagnerebbe... Ho parlato di produttività, ma soprattutto è per me un arricchimento umano e quindi sono contento di questa esperienza.
Non è sempre tutto rosa e fiori. Negli anni abbiamo avuto esperienze anche con altre persone con SD con risultati non positivi (...) Proprio in queste situazioni mi sono reso conto di quanto fosse importante la famiglia alle spalle, di che ruolo importante giocasse, prima ancora dell'associazione, perché ho visto che tutte le famiglie che avevano un concetto sano del lavoro, davano degli input più precisi alla persona e questo si è visto poi nello svolgimento del lavoro; chi invece pensava che in fondo il lavoro fosse un'attività per tenere impegnati i propri figli, per non far sentire loro troppo il peso della situazione, dava un input sbagliato alla persona e questo poi si vedeva nei risultati.
Federico Bresciani
Titolare EMME.CL S.r.L, licenziatario McDonald's
(Tavola rotonda di "Verso il lavoro. L'inserimento lavorativo delle persone con SD", seminario di formazione organizzato dall'AIPD Onlus, 21-22/11/2007)

marghe
03-09-2008, 13:17
Bellissima questa testimonianza...più passa il tempo e più ho la sensazione che in ambito lavorativo le cose vadano avanti per il meglio per i nostri ragazzi! Se poi hanno la fortuna di incontrare datori di lavoro così preparati, consapevoli e positivi...fantastico! :D

Dadi
03-09-2008, 13:32
Sono pienamente d'accordo con la testimonianza che hai riportato, soprattutto nella parte finale dove si fa riferimento al ruolo della famiglia (non sono riuscita a quotare.....le tue quote).

Per esperienza personale (sia in ambito associativo che scolastico)purtroppo vedo che per la maggior parte delle famiglie, soprattutto di ragazzi grandi, vede il lavoro come un modo per tenere il ragazzo impegnato, per fargli passare il tempo, e non come ....una cosa seria, come cioè un'esigenza di pienezza, di completezza che i nostri ragazzi hanno al pari degli altri.......e poi si vedono i risultati.

Stopray
03-09-2008, 14:39
Ormai alla soglia dei 38 anni mi rendo conto che tendo a ripetermi spesso, (chissà fra 20anni come sarò barboso ):D.

In ogni caso credo che anche questa notizia tenda a confermare il fatto che se noi genitori siamo i primi a credere nella riuscita dei nostri figli, di sicuro la perentuale di riuscita si alza verso valori prossimi al 100%, e parlo di figli in generale non necessariamente sdd.

Ciao Ciao
:D