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elena
27-10-2007, 13:20
Pensavo che sarebbe carino avere un angolo in cui postare quello che in alcuni momenti abbiamo buttato su carta, sara' che a me spesso vengono delle idee, ma poi restano solo idee in quanto le scriverei solo per me stessa, e lascio perdere. Che ne dite?

aledario
29-10-2007, 10:06
Intendi Elena... qualcosa di "scritto" da noi, al di là della sdd o in qualche modo "a tema", ma comunque frutto di fantasia e non solo di "vita vissuta" ?

sabrina
29-10-2007, 11:19
Elena mi dispiace che tu abbia cancellato la poesia che avevi scritto.... era molto bella... delicata... e vi si leggeva il profondo amore che nutri per il tuo cucciolo...

Spero tu decida di ripostarla ancora :D :D

valeria sechi
29-10-2007, 11:22
Credo sia una bella idea :applaudit: :P !!! La scrittura può trasmettere emozioni e moti interiori profondi in grado di ispirare, confortare, stimolare.....perchè no :think: !!!

elena
29-10-2007, 11:56
Intendi Elena... qualcosa di "scritto" da noi, al di là della sdd o in qualche modo "a tema", ma comunque frutto di fantasia e non solo di "vita vissuta" ?

Ovviamente a tema sdd, se no che forum sarebbe :D, se poi qualcuno di noi vuole andare fuori tema libero di farlo, ci mancherebbe.Magari anche dei racconti di fantasia, perche' no...

Sabrina, mi hai scoperto :lol: ! Infatti l'avevo tolta perche' il giorno dopo non mi piaceva gia' piu', va be' dai, la rimetto.

Eri un piccolo ovetto imperfetto,
tenero bimbo paffuto;
i tuoi occhi diversi
guardano un mondo uguale.
Calde morbide manine
accarezzano il viso della tua mamma,
dolce struggimento d'amore,
sofferenza e gioia ineguagliabili.
Passato e futuro
attraversano i miei pensieri,
la strada percorsa
un irto sentiero;
dubbi e angoscie ci hanno accompagnato
ma tu c'eri, dolce struggimento d'amore.
Lungo e' il cammino,pieno di ostacoli,
ma tu sei con me
assieme raggiungeremo la vetta.
Da lassu' guarderemo il futuro
aspettando l'alba di un nuovo giorno,
quando chiunque vedra' in te
una persona speciale
capace
di accettare chi non ti accetta,
di perdonare chi ti deride,
di capire chi non capisce,
di sorridere a questa vita
con te cosi' infausta.
Ci guarderemo negli occhi,
tenendoci la mano
felici soltanto di stare vicini.
Grazie per esserci, amore mio.

valeria sechi
29-10-2007, 12:03
Elena E' BELLISSIMA!!!!!!!!!!!!

Credo che racconti il cuore di ogni mamma!!!!

Grazie!

sabrina
29-10-2007, 12:27
grazie elena, per averci permesso di sbirciare tra le tue emozioni di mamma!!

orsobruno
29-10-2007, 16:53
devo salvarla o la lasci per tutti quelli che ancora se la sono persa?
non ti montare la testa perchè non sono un intenditore ma per me è meravigliosa, è umile, semplice, ricca, sincera, forte, fortissima............grazie elena, un bacio al tuo bimbo paffuto

Loredana
29-10-2007, 17:07
:applaudit: Brava Elena!Davvero carina la tua poesia :P

rine
30-10-2007, 17:13
Brava Elena :D
Bellissima poesia ,io amo le poesie :D


Nella

livia
30-10-2007, 22:05
Carina la poesia, mi è piaciuta soprattutto la prima parte......



una persona speciale
capace
di accettare chi non ti accetta,
di perdonare chi ti deride,
di capire chi non capisce,
di sorridere a questa vita
con te cosi' infausta.
C

qui invece mi sembra che tu descriva una persona senza personalità, alla quale va bene tutto.

Mi ricordano le solite descrizioni delle persone down....tanto buoni e sorridenti ....

:cry:

Spero di non averti offesa... non era nel mio intento

Livia :D

Nunzio
01-11-2007, 01:44
una persona speciale
capace
di accettare chi non ti accetta,
di perdonare chi ti deride,
di capire chi non capisce,
di sorridere a questa vita
con te cosi' infausta.
C

qui invece mi sembra che tu descriva una persona senza personalità, alla quale va bene tutto.



Uhm... una persona con personalità è quindi una che fa l'esatto contrario?

elena
01-11-2007, 15:41
Carina la poesia, mi è piaciuta soprattutto la prima parte......



una persona speciale
capace
di accettare chi non ti accetta,
di perdonare chi ti deride,
di capire chi non capisce,
di sorridere a questa vita
con te cosi' infausta.
C

qui invece mi sembra che tu descriva una persona senza personalità, alla quale va bene tutto.

Mi ricordano le solite descrizioni delle persone down....tanto buoni e sorridenti ....

:cry:

Spero di non averti offesa... non era nel mio intento

Livia :D

Figurati, accetto tranquillamente le critiche, altrimenti non l'avrei postata!
Dal tuo punto di vista hai probabilmente ragione, ma io ho descritto Alex, e lui e' proprio cosi', capita che il fratello gli rompa le scatole fino all'inverosimile con vari dispetti (e non perche' e' down ma perche' son fratelli, e il piu' piccolo e' rompi di natura :) ),, Alex gli tiene il broncio per un po' ma alla fine, quando Matteo lo implora di perdonarlo, non riesce a tenere rancore, e' piu' forte di lui. Oppure quando Alex, magari perche' sono piu' nervosa del solito e si becca una bella sgridata per niente, invece di prendersela viene da me piangendo e mi dice "mamma, io ti voglio tanto bene lo sai?". E io vorrei sprofondare sotto terra....E questo non perche' lui non abbia le capacita' cognitive (direi abbastanza buone) per discernere il bene e il male, ma perche' rancore, rabbia, cattiveria sono proprio sentimenti che non gli appartengono. Allo stesso modo in cui non e' il classico bambino down socievole con tutti, sempre sorridente e che butta le braccia al collo al primo che incontra, anzi, e' timido, introverso con gli estranei, direi anche riservato.

Ovviamente rigranzio anche chi mi ha fatto i complimenti 8)

Barbara
06-11-2007, 11:29
Bellissima :D

rayssa
27-12-2007, 12:48
un pensiero per te piccola mia e per tutti quelli che come te hanno sofferto e fatto soffrire alla nascita.

un giorno molto lontano ti racconterò quel giorno in cui la tua amata nonna ha visto decine e decine di dottori entrare nella stanza dove la tua mamma e il tuo papa' aspettavano il responso , ti dirò che avevo una scatola di colori tutti neri e grigi come nero era il tuo piccolo visino e le tue manine,
non vedevo il sole, non vedevo la luce ero un po' intontita e all'inizio non capivo quello che la dottoressa diceva: sindrome di down è spesso associata a cardipatie, ma la sua è tetralogia di fallot estrema, che vuol dire? chiedevo e lei mi rispose : è probabile che non arrivi a domani mattina, le persone intorno a me parlavano udivo le loro voci il loro volermi tranquillizare ma non capivo: forse è meglio cosi, se deve soffrire tutta la vita..
tesoro mio non avevano fatto i conti con te piccolo terremoto scalciante , e non avevano fatto i conti con me testarda e tenace come sono quando ti ho preso in braccio la prima volta con tutti quei fili e aghi tho provato a trasmetterti la voglia di vivere e di continuare a scalciare ti ho sussurrato
all'orecchio : tesoro mio la vita non è uno scherzo sopratutto la tua sarà segnata e scandita da ritmi a cui dovrai abituarti, ma sarà la tua vita e noi cisaremo , io ci sarò la tua mamma e tutti saranno ti saranno vicini.
Però continuavo a non vedere colori brillanti continuavo a non avere il rosso in quella brutta cartella con soltanto colori neri e grigi.
Dopo tanti giorni e pene sei arrivata a casa cuore mio, nel frattempo io ero approdata in un'isola deserta dove ci sono tanti pinguini grandi e piccini ognuno di loro con il fardello da portare eppure tutti hanno trovato le parole per raggiungere il mio cuore ancora ferito e il mio orgoglio bastonato.
In questi anni il mio amore per te è cresciuto a dismisura, nella scatola dei colori ne ho aggiunto qualcuno più brillante , il nero non c'è più. ho rivisto il sole prima coperto dalle nuvole.
E finalmente ti raccontero di tutti i colori brillanti e decisi che si sono aggiunti nella mia scatola:
Il rosso per l'amore
il giallo per la sabbia ardente del mare
l'arancio per la gioia della vita
il verde per i germogli e la natura
il celeste per i chiari cieli splendenti
il rosa per i tuoi sogni
poi mi siederò stanca e dipingero la pace.
AUGURI MIOMIOAMO

francy
28-12-2007, 10:53
Elena, la tua poesia mi e' piaciuta tantissimo!!! :applaudit:
Ed anche il pensiero di Rayssa, soprattutto il finale, che esprime tutto l'amore per la tua bimba. :ponpon:

Vi faccio leggere un paio di cose che ho scritto...

Prima un passo del mio libro, che parla della prima bimba con la quale ho lavorato ( 6 anni, con idrocefalo e ritardo mentale grave),
Poi un racconto(un po' lungo, scusate) uno sulla Sindrome di Williams. Spero vi piacciano!! :)


CECILIA: "Entrai e chiusi la porta.
Lei era gia’ scomparsa dentro ad una pallestra, una di quelle piscinette piene di palline di plastica colorate che si trovano alle fiere, e tra le palline emergevano soltanto la sua testolina spettinata ed i suoi occhioni che fissavano il nulla.
Come per magia si era calmata, aveva smesso di urlare e giaceva la’ dentro, immobile e silenziosa, allora mi tolsi le scarpe e mi sdraiai di fianco a lei, lasciandomi sommergere dalle palline.
Ci guardammo.
Si’,proprio cosi’, lei mi guardo’, quasi negli occhi, come se mi vedesse per la prima volta, come se si stesse risvegliando da un lungo sogno, ed io rimasi li’ a fissarla, non osando neppure respirare per non rompere l’incanto. Dopo pochi secondi distolse lo sguardo, e per attirare la sua attenzione mi misi a cantare una canzone dello Zecchino d’Oro che amavo da bambina : “Sono nata in uno strano paese/ inventato settecento anni fa/ da un tedesco , un italiano e un francese/..” Cecilia riprese a guardarmi, attenta e presente come non l’avevo mai vista. Allora abbaiai e miagolai , mettendomi una pallina in testa ( meno male che nessuno poteva vedermi!!), ed in quel momento il suo viso si apri’ in un enorme sorriso, e prese a dare bacini all’aria, facendo schioccare forte le labbra.
Ero elettrizzata, allora c’era qualcosa in quella bambina!!
La imitai, e dopo un po’ mandavamo tutt’e due tanti bacini all’aria e sorridevamo.
Non ero mai stata cosi’ felice, era incredibile quello che stava succedendo… avrei voluto che quel momento durasse per sempre."


"
Meta’ Aprile. Cecilia continuava a fare piccoli miglioramenti, passi avanti impercettibili per la gente che guardava da fuori, ma per lei risultati eccezionali, che solo un paio di mesi prima mi sarebbero sembrati pura fantascienza.
Ormai la piccola imitava gesti e suoni, aveva imparato a comunicarci alcuni suoi desideri, quali bere o ascoltare la musica, tentava di chiudere da sola la bottiglia dell’acqua, e rispondeva a semplici consegne, come raccogliere un quaderno o mettere via i giocattoli.
Nella palestra, gli esercizi che le proponevo erano piu’ complessi, cercavo addirittura di farle combinare piu’ sillabe.
Sapevo che non avrebbe forse mai imparato a parlare, ma solo il fatto che sapesse produrre vari suoni mi sembrava utile per la sua autonomia, come forma di comunicazione.
Un pomeriggio, stavamo cantando con i bambini. Deepak e Luigi collaboravano, ma Jessica era altrove, e ripeteva senza sosta “ Mamma..Papa’..Mamma…”, intervallati da risate tra se’ e se’.
Cecilia, che stava tendendo il tempo con il mio aiuto, smise di seguire la canzone e guardo’ Jessica…. “Maa…MMMMaa….” Fece, rivolta verso la ragazzina.
Aveva collegato due sillabe! Aveva detto Mamma!
La abbracciai e glielo feci ripetere.

Non era una parola. Lo sapevo. Non aveva detto veramente “ mamma”, perche’ non c’era intento comunicativo in quelle due sillabe, e nessuna comprensione ne’ intenzionalita’.
Ma aveva ripetuto una parola, la sua prima parola."
:)


RACCONTO " UN HOBBIT DAI CAPELLI ROSSI " ( 2007


Numerose fiabe e leggende popolari hanno come protagonisti gli gnomi : creature che vivono nei boschi, di bassa statura, con i lineamenti del viso molto pronunciati, gli gnomi sono simpatici, socievoli e cordiali, amano parlare e raccontare storie.

Alcuni testi di psicologia ipotizzano che essi siano in realta’ persone con la Sindrome di Williams, e io sono d’accordo.

Forse anche Tolkien pensava a persone Williams quando scriveva dei suoi Hobbit, anche loro piccoli, allegri, con i capelli ricci ed una spiccata passione per la musica, il canto e la danza.



E quella bambina mi ricordava proprio un Hobbit.

Si chiamava Valeria, mi dissero. Furono gli altri bambini a dirmi il suo nome, perche’ lei non parlava, a causa di una malformazione alle corde vocali che tra l’altro era indipendente dalla Sindrome.

Di solito, infatti, il linguaggio e’ proprio uno dei punti di forza di questi bambini, che sono dei veri chiacchieroni fin da piccolissimi, nonostante il ritardo mentale.

Valeria aveva otto anni. Era piccola ma piuttosto robusta, con il viso paffuto, le labbra carnose e il naso a patata; ed una combinazione di caratteristiche insolite : capelli rossi, corti e ricci, ed occhi bellissimi , di un verde smeraldo che mi ricordava il mare della Sardegna.



Me la presentarono, e due secondi dopo lei non c’era piu’. Sparita. Era andata a nascondersi da qualche parte in quella stazione enorme, e non voleva saperne di farsi trovare.

Ma dovevamo partire, il nostro treno sarebbe arrivato tra poco, quindi decisi di mettere a tacere la psicologa che era in me, che mi diceva di agire con calma per darle il tempo di ambientarsi , ed andai a cercarla.



Chiesi ai viaggiatori in sala d’attesa se l’avessero vista, ma nessuno ci aveva fatto caso.

Controllai il bar, il Mc Donald’s , i bagni, i binari...ma niente.

Andai all’ufficio oggetti smarriti, dove mi presero per pazza, perche’ una bambina non e’ esattamente un oggetto smarrito…

Mancavano dieci minuti alla partenza, ed iniziavo a sentire il panico salirmi fino allo stomaco, non sapevo proprio cosa fare.

Era forse salita sul treno sbagliato? Si era nascosta in una carrozza di un treno che poi era partito?

O l’avevo soltanto immaginata? Esisteva davvero, quel folletto con i capelli rossi…?



Alla fine la trovai. Era accucciata in mezzo agli scaffali del negozio di dolciumi, intenta a servirsi a piene mani da un sacchetto di caramelle, che in parte si infilava in bocca ed in parte metteva in tasca, ed ormai la tasche dei suoi pantaloni traboccavano di gelatine di tutti i colori.



“ Ma ti sembra il momento di giocare a nascondino?? “ la rimproverai cercando di restare seria, perche’ dopotutto la scena era quasi comica, e poi se avessi avuto otto anni anch’io avrei scelto come nascondiglio un negozio di caramelle…

Lei si giro’ mostrandomi la lingua , e con una risatina divertita prese a correre in direzione del nostro binario, sul quale ci aspettavano gli altri.

E questo era solo l’inizio.



Durante il viaggio in treno rimase stranamente tranquilla. Guardava fuori dal finestrino con un’espressione assorta, come se volesse imprimere nella sua mente tutto quello che vedeva , per poterlo rivivere una volta diventata grande.

Io non parlavo per non disturbarla, perche’ dava davvero l’impressione di essere concentrata su qualcosa di molto importante.

Dopo quasi un’ora, pero’, il suo sguardo divenne meno attento, lentamente gli occhi le si chiusero e lei si addormento’, con la testa appoggiata alla mia spalla ed una manina stretta tra le mie.



Arrivammo all’hotel per cena, ma i bambini erano talmente stanchi che mangiarono poco e vollero andare subito nelle stanze, anche se la felicita’ di essere in vacanza e la curiosita’ di trovarsi in un posto nuovo presero il sopravvento sulla stanchezza, e per tutta la notte l’albergo risuono’ delle risate e delle chiacchiere di venti piccole pesti alte un metro scarso.

Valeria saltava sul letto, senza emettere neanche un suono, ma battendo le mani , ed ogni tanto parlava tra se’ e se’ in una lingua dei segni nota solo a lei, che sul momento mi sembrava indecifrabile.



Il giorno seguente iniziammo a conoscerci, e mi resi conto di avere a che fare con una bambina molto intelligente ed acuta osservatrice nonostante i suoi handicap, dotata di una personalita’ forte e determinata, e spesso persino ribelle e da “maschiaccio”.

Pur non parlando capiva perfettamente tutto quello che le veniva detto, e comunicava senza problemi con chiunque, usando i suoi gesti , il corpo e le espressioni del viso .

Amava giocare con i maschi, e soprattutto con quelli piu’ grandi di lei, che fisicamente la sovrastavano ed avrebbero potuto sollevarla con una mano o farle del male, se avessero

voluto.

Ma per lei non era un problema.

Si buttava in mezzo a loro pretendendo di sfidarli in una lotta a corpo libero o in una partita a calcetto, si faceva accettare, che loro lo volessero o no, e molto spesso risultava essere un membro prezioso della squadra e un’avversaria agguerrita.

Anche con me sfogava il suo temperamento, e quando non voleva fare qualcosa non c’era verso di convincerla, doveva a tutti i costi decidere lei.



Dopo cena ci riunivamo nel salone dell’hotel per divertirci con la musica, ed i bambini cantavano e ballavano per tutta la serata.

La felicita’ e l’amore per la vita che trasmettevano non si possono descrivere a parole, ma riempivano l’aria e si diffondevano per la stanza, tanto che spesso anche gli altri clienti dell’albergo scendevano nel salone e si sedevano a guardare i nostri bambini.

Valeria era come sempre tra i piu’ scatenati. Ballava e saltava, ridendo a crepapelle.

Aveva una risata acuta ma piena, come il suono di migliaia di monetine che cadono tutte insieme.



Una sera pero’ vidi che si era allontanata dal gruppo e si era seduta sul dondolo, sotto il portico.

Si dondolava con una gamba, l’altra piegata a nascondere il viso, e si copriva gli occhi con le mani.

In silenzio gliele spostai, e vidi che stava piangendo.

I suoi splendidi occhi verdi erano gonfi ed arrossati,e respirava affannosamente.

“ Che cosa c’e’? – chiesi un po’ in apprensione- ti hanno fatto qualcosa?”

Scosse la testa, ed a gesti mi spiego’ che si era divertita molto in quella vacanza, e non voleva tornare a casa.

Le dissi che non sarebbe finito tutto li’, ma avrebbe rivisto in altre occasioni sia me che i bambini.

Lei abbozzo’ un sorriso e mi abbraccio’, e rimanemmo a dondolarci osservando le stelle, mentre la musica ci arrivava attutita e lontana.



L’ultimo giorno, i genitori vennero a riprendere i bambini.

La mamma di Valeria disse alla bimba che l’avrebbe portata a casa di Anna, con la quale lei aveva fatto particolarmente amicizia.

Valeria fece un largo sorriso e batte’ le mani, si dimentico’ all’istante della tristezza della sera precedente, e se ne ando’ senza neanche guardarmi.

Non mi aveva neppure salutata, ma forse era giusto cosi’.

La sua vita era altrove, ed a me bastava averla accompagnata per una parte del suo percorso.



Quando ripenso a lei, pero’, mi chiedo se non fosse davvero uno dei folletti di cui parlano le fiabe , e se avventurandomi nel bosco non potro’ un giorno ritrovare il mio piccolo Hobbit dai capelli rossi. "

maya66
29-12-2007, 00:28
Sicuramente andrò OFF TOPIC ... Postando i miei di pensieri.
Non ho un cucciolo al quale scrivere, purtroppo.
E so che vi suonerà strano, ma a volte leggendo cosa scrivete sui vostri figli, provo invidia per ciò che date e ricevete.

Questo è uno dei miei rietri a casa, da single quarantenne, annoiata, delusa dalle persone, depressa, ma comunque solare e con la voglia di vivere il mondo e gli altri.

Ancora scuse per l'OFF TOPIC

--------------------
La porta si chiude
Alle mie spalle
Luce
Sono a casa
Poso le chiavi
Tolgo le scarpe
Alzo la testa, distratta
Incontro uno specchio, perso anche lui nei propri pensieri
Osservo la mia faccia, quasi non fosse la mia
Forse per questo mi sorrido, e guardo subito altrove
In un altro luogo, chiuso nello specchio
Immagini mi riempiono gli occhi, guardando aldilà dello specchio
Prendono forma
Me stesse represse
Desideri non esauditi
Pensieri incompiuti
Sogni mai trovati al risveglio
Silenzi pieni di rumori impropri
Gusci incrinati ma mai rotti
Sipari calati su scene senza applausi
Canzoni solo accennate
Sbornie mai fatali
Mi smarrisco
Vulnerabile. un po'
Fragile, forse
Ma non doma
Infatti è solo un attimo
Mi contemplo di nuovo, i miei occhi stanchi puntati nei miei occhi
E, guardandomi, so di essere fortemente viva.
--------------------

Marina

francy
03-01-2008, 15:49
Maya la tua poesia e' molto bella, ha delle immagini veramente intense ed evocative e trasmette benissimo la profondita' delle tue sensazioni. :applaudit: :)

francy
03-01-2008, 15:50
Che cosa ne dite dei miei scritti? :?: :?

rayssa
03-01-2008, 19:27
io dico che traspare da loro tutta la tua sensibilità e tutto il tuo amore per gli "altri" grazie ancora di essere con noi.

francy
03-01-2008, 20:20
GRAZIE, sono contenta che ti siano piaciuti! :grazie: :mrgreen:

francy
03-01-2008, 20:33
Scusate se rompo ancora con i miei racconti...prometto che dopo questo vi lascero' in pace per un po'... ma sento molto il bisogno di avere dei pareri sulle cose che scrivo....Ok ecco l'ultimo racconto che vorrei farvi leggere. :)


Grazie per la vostra pazienza!!! :?

ALESSANDRO. LA FESTA DI COMPLEANNO

Era il giorno del suo compleanno, e sapevo che dopo quella sera non l’avrei piu’ rivisto. Avevo conosciuto Alessandro durante il tirocinio in RTC, il Reparto Traumi Cranici di un centro che, oltre ai pazienti con danni neurologici , ospitava anche alcuni adolescenti in gravi difficolta’ famigliari e comportamentali.
Quando ero arrivata in RTC, Alessandro aveva 14 anni ed era un ragazzo profondamente triste, ferito e chiuso nella sua sofferenza, dovuta a pesanti problematiche in famiglia, e sfociata anni prima in un tentativo di suicidio.
Adesso stava per compierne 17 e, grazie al lavoro svolto dagli operatori e dagli psicologi della struttura e in parte, mi piace pensare, anche da noi tirocinanti , era finalmente riuscito a crescere, liberandosi della depressione che gli impediva di esprimere le sue emozioni e la sua personalita’.
Non che i problemi fossero tutti risolti, ma ,negli ultimi mesi, Alessandro aveva iniziato a aprirsi di piu’, ad instaurare relazioni con gli altri, a sorridere molto piu’ spesso ed a dare voce a quello che aveva dentro. Inoltre lavorava come meccanico, dunque guadagnava soldi suoi e si sentiva utile, ed aveva iniziato a viaggiare da solo nel weekend, cosa che lo faceva sentire giustamente “grande” ed indipendente.
Visti gli inaspettati progressi, l’equipe che lo seguiva aveva deciso di dimetterlo dal centro con un anno di anticipo rispetto al previsto, e la notizia era arrivata all’improvviso a lui come a noi: il giorno seguente al suo diciassettesimo compleanno, Ale sarebbe tornato a casa, questa volta per sempre.

Io, invece, finito l’anno di tirocinio ero rimasta in RTC come volontaria, continuando a lavorare per altri due anni con Alessandro ed i pazienti nuovi, che avevano preso il posto di Enrico, Giacomo, Irma e tutti gli altri.
Ora pero’ avevo in programma di trasferirmi in un’altra citta’ per studio, dunque quel giorno non sarebbe stato l’ultimo solo per Alessandro, ma anche per me.

Entrai in RTC, ed ogni passo che facevo, ogni cosa che vedevo, mi servivano per imprimermi nella memoria quei momenti, e poterli rivivere in futuro, quando avrei voluto. Volevo memorizzare tutto : il soggiorno, il corridoio, le stanze, il lungo tavolo preparato per la festa, con i pasticcini, la bibite, ed i pacchi regalo su di una sedia.
Il mio era sul divano, e conteneva una t- shirt del suo colore preferito, rossa.

Eravamo tutti pronti, intorno al tavolo, e Susanna era riuscita ad invitare persino molti dei vecchi pazienti e tirocinanti, che nell’attesa facevano conoscenza con quelli attuali.
Finalmente, Alessandro entro’ dalla porta principale, ma, prima che potessimo salutarlo, si era gia’ rifugiato in camera sua.
Sgattaiolai nel corridoio e bussai alla porta “Ale??” “Entra”- sussurro’ lui- .
“ Ehi, cosa fai qua? Ti stanno aspettando tutti, la festa non puo’ iniziare senza di te.”
“Sono stanco, non ho voglia di venire”. La sua voce era un mormorìo senza espressione, e teneva gli occhi fissi per terra.
Da tempo ormai non si comportava piu’ in quel modo, e guardandolo capii che la situazione era davvero troppo pesante per lui.
Una dimostrazione di affetto cosi’ diretta, la festa, tutti noi li’ solo per lui, l’imminente ritorno a casa… Stava accumulando troppe emozioni, tutte insieme, ed il ritorno alla vecchia introversione era un modo per gestire il sovraccarico e per riprendere il controllo prima di affrontarle.
“ Va bene allora, se non vuoi venire vuol dire che festeggeremo senza di te….” Ormai lo conoscevo, ed avevo imparato che insistere su un argomento aveva con lui l’effetto opposto, percio’ tornai tranquillamente in salotto chiudendomi alle spalle la porta del corridoio.
E, come previsto, pochi minuti dopo Alessandro era in mezzo a noi, cupo e silenzioso, ma c’era. Partecipo’ alla festa con un distacco che rasentava l’ostilita’, ma io sapevo che era soltanto emozionato, e non riusciva ancora a capacitarsi di avere qualcuno che si interessasse a lui e che gli dimostrasse di valere qualcosa.
Lo vedevo teso, emozionato, incredulo, ma al tempo stesso intensamente felice.
Ma non voleva lasciarsi andare, permettere a se’ stesso di gioire, perche’ dentro di se’ lo sapeva che le cose belle, prima o poi, finiscono, e le persone che dicono di volerti bene, alla fine ti lasciano…

Dovetti spronarlo per ogni piccola azione, mangiare la torta, brindare, scartare i pacchi… ma accetto’ tutto, tentando con tutte le sue forze, ma senza molto successo, di dissimulare la gioia che aveva dentro.

Finita la festa, rimasi l’unica volontaria in reparto, e per un po’ aiutai le inservienti a sparecchiare e mettere in ordine. Avrei anche potuto non farlo, e dedicarmi subito ai pazienti, ma la verita’ era che stavo cercando una scusa per non pensare.
Volevo allontanare dalla mia mente il pensiero della fine del mio volontariato in RTC, l’idea che dopo quella sera non sarei mai piu’ tornata al centro.
Pensarci mi faceva troppo male.
Ma anche mentre ripiegavo i tovaglioli e impilavo i piatti, mi scorrevano davanti agli occhi, come su un nastro invisibile, immagini e ricordi di quei due anni, in particolare del lavoro con Alessandro : tutti i momenti difficili, nei quali mi ero sentita inutile e inesperta, e mi era sembrato di non riuscire ad aiutarlo; e le piu’ rare volte in cui lo vedevo stare meglio, non importa per merito di chi, e non mi sembrava neanche vero.

Mentre riponevo gli avanzi della torta in frigorifero, Alessandro comparve alle mie spalle.
“Grazie” disse senza guardarmi negli occhi. Mi girai e gli sorrisi.
“ Grazie del regalo, mi e’ piaciuto molto” ripete’ con piu’ convinzione, e mentre gli sorridevo di nuovo notai che indossava la maglietta che gli avevo regalato. “Rimani qui stasera?”
“ Sì, ma non devo tornare tardi perche’ preferisco non guidare con il buio”
In silenzio uscimmo dal centro , ed , una volta all’aperto,lui si sedette su una panchina in giardino ed io rimasi in piedi appoggiata ad un muretto.
Per qualche minuto non parlammo. C’era una particolare intensita’ nell’aria, carica di emozioni difficili da esprimere in parole, che ci limitammo a percepire senza sforzarci di comprendere, almeno in quel momento.

Poi Alessandro si alzo’ e mi venne vicino: “ Sai, domani torno a casa” .
“ Lo so “. “ Non so se sono contento. Forse si’, o forse….non lo so, non capisco neanch’io che cosa provo” “ Forse hai paura?” “ Si’,e mi sento in ansia, ma non lo so…non lo so perche’”
“ Magari ti spaventa il cambiamento che stai per affrontare. Sono anni che vivi in istituto, e tornare a casa cosi’ di colpo non dev’essere facile. Magari hai paura che sia tutto cambiato rispetto a quando vivevi in famiglia da piccolo, e di sicuro molte cose saranno diverse. Prima di tutto tu sarai diverso. Sei quasi un uomo, ormai, e vedi le cose in un altro modo” Alzo’ le spalle con molta lentezza, in un gesto piu’ di rassegnazione che di disaccordo, e poi si appoggio’ completamente al muro, fissandomi con un’espressione di profonda vulnerabilita’ che non vedevo in lui da mesi.
“ I cambiamenti fanno sempre paura – continuai – , ma spesso fa bene parlarne. Domani farai un passo avanti nel tuo futuro, un futuro che puo’ sembrarti difficile e senza certezze. Chiunque sarebbe in ansia in una situazione cosi’ complicata”
Annui’ “ Si’, e poi non mi piacciono i servizi sociali….fanno sempre cosi’, quando sono tranquillo con la mia famiglia, loro tornano e rovinano tutto di nuovo. Si mettono sempre in mezzo, e non lasciano in pace nessuno”
“ Hai paura che ti portino in un altro istituto…Ma gli assistenti sociali vogliono solo aiutarti. Intervengono se ci sono dei problemi, per farti stare meglio, ma in questo caso il progetto per te e’ di farti tornare in famiglia per sempre. Non penso che ti porteranno via di nuovo” “ Tu lo sai veramente?” “Non ne sono certa, ma penso che questa volta non sia come le altre” “ Speriamo…. “ sospiro’, e riprese a camminare prendendomi sotto braccio, in un gesto di affetto che mi lascio’ stupita.
Non avevamo mai parlato cosi’ tanto in quei due anni, neanche nei periodi migliori, e non mi aveva mai dimostrato affetto, perche’ in lui il controllo delle emozioni ed il timore dell’abbandono avevano sempre prevalso.

Ma quella sera era tutto diverso, la sua vita stava per cambiare, ed Alessandro lo sapeva.

“Questa sera sei venuta solo per me?” – mi chiese, guardando verso il campo da calcio, nel quale i ragazzi del rifugio stavano disputando una partita.
Essendo ormai laureata, ed avendo quindi conoscenze teoriche superiori rispetto ai primi tempi, sapevo di non dovergli dire la verita’, cioe’ che ero venuta davvero solo per lui, perche’ avrebbe sottinteso una mia preferenza per lui rispetto agli altri pazienti, quando invece all’universita’ avevo imparato ad essere almeno in teoria imparziale.
Ma era l’ultima sera ed anch’io provavo emozioni molto forti, dunque decisi di lasciar perdere le regole, ed annuii.
“ Perche’?” si informo’ Alessandro. “ Perche’ ti voglio bene” risposi con naturalezza.
Una conferma cosi’ esplicita di contare per qualcuno ebbe su di lui un forte effetto.
Rimase senza parole, distolse di nuovo lo sguardo e non replico’ per alcuni secondi, poi scoppio’ a ridere “ Ehi, non e’ che ti sarai innamorata di me?”
Sorrisi “ Ale, ci sono molti modi di volere bene. Io sono semplicemente tua amica.”

Continuammo a parlare, fino a quando non guardai l’ora e mi accorsi di dover tornare a casa. Allora Alessandro corse nello studio e torno’ con in mano una macchina fotografica “ Perche’ non facciamo un foto insieme? Cosi’ potro’ ricordarmi meglio di te”
Ci sedemmo sul divano e Susanna ci immortalo’.

Adesso quella fotografia e’ appesa nella mia camera , insieme a quelle di tutti gli altri bambini e ragazzi con i quali ho lavorato.
Nella foto sorridiamo entrambi, e non c’e’ traccia della malinconia di quell’ultima giornata Sembriamo coetanei, e per quanto mi riguarda va bene cosi’.

Alessandro mi accompagno’ alla porta, e mi abbraccio’.
“ Allora Fra’….ci vediamo, eh? “

“ Si’, ci vediamo….”

ellina69
03-01-2008, 20:46
i tuoi racconti sono molto belli, francy, sono molto emozionanti. io che sono mamma di una bimba gravemente cerebrolesa leggendoli mi emoziono e penso "ah! se davvero la vita di mia figlia potesse essere così ...potrebbe anche avere un senso", ma mi rendo conto che tu fermi degli attimi, dei "cristalli", questo è proprio il compito difficilissimo della scrittura, della "letteratura" ...poi c'è la vita, che è "cronaca", ed è molto più prosaica.
grazie per l'emozione ...
p.s: non se ne potrebbero leggere ancora? se non ricordo male hai pubblicato un libro, come posso reperirlo?
p.s 2: vedo solo ora il tuo avatar ..se non mi sbaglio quello è un violoncello?!? il mio compagno è violoncellista :)

francy
03-01-2008, 20:59
Ti ringrazio tantissimo per averli letti!! E grazie per i complimenti. :abbraccio: Tra l'altro l'ultimo che ho messo sara' pubblicato a breve percio' lo sto facendo leggere per avere dei pareri prima! :oops:

i brani che ho messo sono particolarmente ottimisti e descrivono momenti positivi, ma nel libro parlo anche delle crisi e delle difficolta', ed ho vissuto un bel po' di momenti duri anche se faccio questo lavoro da poco.... :roll:
Ma alla fine penso sempre che ne valga la pena alla grande!! perche' poi basta un sorriso di uno dei miei bambini e vengo ripagata di tutto. :wink:

Puoi trovare il mio libro su www.ibs.it oppure su www.armando.it , scrivi "Farfalle senza ali" ed esce. :)

Ho scritto un altro racconto recentemente ma e' un po' "crudo"...quello si' che parla di un caso difficile e che non si e' risolto.... se hai voglia di leggerlo lo stesso lo metto, pero' e' piuttosto triste e pesante come argomento.

La foto del mio avatar e' della violoncellista Jacqueline du Pre', la mia musicista preferita. Veramente il tuo compagno e' violoncellista?? Wow, io adoro il violoncello!!!! :elephant:

valeria
04-01-2008, 10:16
Brava! Molto belli i tuoi racconti. Emozionanti. Farò di tutto per leggere il tuo libro.
Sei una persona sensibile e responsabile, non tutti coloro che fanno il tuo stesso lavoro lo sono. Continua ad essere così...

francy
04-01-2008, 12:03
Grazie!!! :abbraccio:
Se leggi il mio libro dimmi cosa ne pensi :wink: :)
Non so se adesso sono brava nel lavoro che faccio, di sicuro cerco di essere responsabile e di dare il massimo e di farlo con molta passione, pero' spero di migliorare sempre e si acquisire sempre piu' esperienza. :wink:

francy
04-01-2008, 16:09
Ellina, ti faccio leggere una poesia che ho scritto da piccola (1996) dedicata ad una ragazzina con paralisi cerebrale che avevo conosciuto in montagna. Visto che il titolo e' "A Francesca" per anni tutti hanno pensato che parlasse di me... ma in realta' io non centro. :shock:

A FRANCESCA (Londra, 23 agosto 1996)

Bambina per l’eternita’
persa in un mondo
senza parole.
E di innocenti falsita’,
di cieli azzurri, balocchi
e fole.
Ti guardi intorno e pensi
- Esisto-
ma, forse, gli altri non lo sanno.
Gli altri che un giorno,
come d’incanto,
improvvisamente cresceranno.
Ma la tua vita e’ vuota di sguardi,
affetti, e prove…
Sospirando, sali su un treno che parte
per chissa’ dove.

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Questo invece e' l'ultimo racconto che ho scritto...come ho detto e' piuttosto "pesante"emotivamente ( o forse lo e' soprattutto per me perche' ho vissuto questo caso con molto coinvolgimento) ma spero che vi piaccia lo stesso. :) MIHAELA, LA PRINCIPESSA BIRMANA


Mihaela arrivo’ nella comunita’ per adolescenti durante le vacanze di Natale.
Aveva 16 anni, e da pochi mesi era venuta in Italia dalla Romania insieme alla madre.
Ben presto, pero’, la donna si era accorta di non riuscire a gestirla, e l’aveva mandata in comunita’.
Mihaela infatti aveva iniziato ad assumere droghe pesanti ad appena 12 anni, e l’uso prolungato di stupefacenti aveva danneggiato il suo sistema nervoso centrale ancora in evoluzione, quindi la ragazza soffriva di allucinazioni e deliri , durante i quali diceva di essere nata negli anni ’50 e di essere una principessa birmana.
La cartella clinica ne parlava come di una ragazza aggressiva e violenta, pericolosa per gli altri ma anche per se’ stessa, che sfogava la sua rabbia anche in modo autolesionistico.

Dunque rimasi stupita quando la conobbi, perche’ non sembrava affatto come l’avevo immaginata.
Era di bassa statura e molto minuta, non solo magra ma anche di aspetto fragile, insicuro, con lo sguardo timido, come se dovesse sempre scusarsi di qualcosa.
Solo i grandi occhi marroni evidenziati dal trucco ed i capelli tinti di un rosso sfacciato rivelavano in parte la sua storia.
Ma per il resto sembrava un’adolescente qualunque, sicuramente intelligente, visto che oltre al rumeno parlava l’italiano ed un ottimo inglese, e persino esageratamente gentile con tutti, quasi formale nel modo di esprimersi.

Guardandola mi chiedevo come fosse possibile che una persona cosi’ tranquilla diventasse improvvisamente pericolosa e perdesse il controllo, ma poi mi dissi che doveva essere sotto l’effetto dei neurolettici, infatti era spesso stanca ed assonnata.

Un pomeriggio uscimmo per fare shopping, ogni volontario con un ragazzo, e a me fu assegnata Mihaela. Ci divertimmo a guardare le vetrine ed entrare nei negozi di abbigliamento, nei quali lei insisteva per provare i vestitini piu’ improbabili, che poi pero’ non poteva comperare perche’ non aveva abbastanza soldi. Prese solo una scatola di rossetti di vari colori, compreso il nero, e terminato l’acquisto mi chiese di accompagnarla fuori dal centro commerciale per fumare una sigaretta.
“ Mmh… - fece, mentre azionava l’accendino – queste sigarette non sono un granche’. Nel mio paese si trova roba migliore, fumo e altre cose. Pero’ prima di venire qua sono andata alla stazione di Milano, ed ho trovato di meglio da fumare…mio fratello ci lavora, la’, e dice che si fanno un sacco di soldi senza fare niente. Mica male, eh?”
“ Gia’” convenni, nonostante sapessi di cosa stava parlando, ma capivo anche che quello era l’unico mondo che conosceva e, dal suo punto di vista, non era ne’ pericoloso ne’ sbagliato.
“ Comunque non mi dispiace l’ Italia, c’e’ gente simpatica. Mi trovo bene, con voi,e poi la mia stanza della comunita’ e’ bella e grande, e ci dormo solo io”
“ Sembra che ti faccia piacere avere una stanza tutta per te”
“ Eccome, non mi era mai successo di avere cosi’ tanto spazio solo per me. I primi mesi che ero qui in Italia vivevo in una stanza piccolissima con tante altre persone, almeno sei credo, e in Romania anche. Lo sai che ho cinque fratelli oltre a quello di Milano?”
“ No, non lo sapevo” - “ Sono la piu’ piccola. Gli altri sono quasi tutti sposati”

Finita la sigaretta, butto’ la cicca per terra schiacciandola sotto il tacco della scarpa, e ne accese un’altra.
Poi mi si avvicino’ ad abbasso’ la voce “ Vuoi che ti dica un segreto?”
Non sapevo di cosa parlasse, ma annuii.
“Guarda qui”, e, mentre lo diceva, arrotolo’ entrambe le maniche della camicia, mostrandomi le braccia piene di cicatrici e di tagli, alcuni rimarginati, altri piu’ recenti.
“ Lo faccio quando sto male. Quando sono stufa di com’e’ la mia vita, di prendere i farmaci e di avere sempre sonno, anche se so che quando non li prendo sto peggio.”
“ Farti male non ti fa pensare al dolore che hai dentro”
“ Si’, ma per poco. Poi finisco di tagliarmi, e tutto torna come prima. Uno schifo”
“ Qual e’ il pensiero che ti fa sentire peggio?”
Mihalea fece un passo indietro ed assunse un’espressione reticente, come stesse decidendo se rispondermi o no.

“ Se te lo dico non lo dici a nessuno? Veramente l’ho gia’ detto a qualcuno, all’assistente sociale ed alla psicologa, ma non mi hanno creduta”
“ Ti prometto’ che non ne parlero’ con nessuno”
“ La donna che mi ha portata in Italia non e’ mia madre. E’ per questo che non voglio stare con lei, non voglio neanche vederla. E’ questa la cosa che mi fa stare piu’ male”
E all’improvviso, senza darmi la possibilita’ di rispondere, si giro’ e corse verso la macchina.
In comunita’ non parlo’ per tutta la sera, ma dopo cena la vidi seduta sul balcone, piegata su se’ stessa, con la testa tra le mani. Parlava da sola, e quando smetteva di parlare afferrava un pezzo di plastica appuntito e si feriva le braccia.
Mi avvicinai per sentire le sue parole.
“ Perche’ mi hai fatta nascere? – chiedeva tra le lacrime- Perche’ mi hai fatta nascere in Romania per portarmi a soffrire in Italia?”

Mi allontanai, e rimasi alle sue spalle, senza parlare ne’ segnalarle la mia presenza.
Non c’erano parole che potessero servire, in quel momento.
Il suo dolore era troppo grande, troppo intenso, e, per quanto lo volessi, io non potevo alleviarlo in nessun modo.

Con Mihaela non ci fu nessun ultimo colloquio, perche’ quella fu l’ultima volta che la vidi.

Venuti a conoscenza delle rivelazioni della ragazza sull’identita’ della persona che viveva con lei, gli educatori avevano cercato di scoprire chi fosse veramente.
E, un giorno, la presunta madre , venuta a prendere Mihaela con la scusa di riportarla a casa a prendere alcune cose, l’aveva portata via, nessuno seppe mai dove ne’ con chi.

Non abbiamo piu’ saputo niente di lei.

valeria sechi
04-02-2008, 00:55
Trovo i tuoi scritti molto belli...freschi e piacevoli....a dispetto delle realtà che raccontano!
E se da un lato condivido quello che dice Elena, e cioè che immortalano fugaci momenti, dall'altro non posso non pensare che sono proprio quelli che rendono queste vite "possibili" e "vivibili"........"affrontabili".
Tu Francy testimoni con la tua esperienza che queste persone possono essere parte integrante di un contesto relazionale nel quale risultano attivi nel processo osmotico della comunicazione.

PS:per quanto riguarda Mihaela, non è sta avviata un'indagine giuridica per accertare l'identità della donna?! Lascia molto amaro in bocca il pensiero di questa ragazza.........

francy
04-02-2008, 08:59
Grazie Valeria, sono contenta che ti piacciano :)
Purtroppo non so molto altro di Mihaela.... e' il caso piu' triste che mi sia capitato... :roll:

marghe
04-02-2008, 14:11
Francy i tuoi racconti sono davvero intensi e ricchi di emozioni...per me poi sono i racconti di un sogno perchè quello che tu fai è ciò a cui spero da sempre di potermi dedicare...
Spero un giorno di poter lavorare anch'io con la tua stessa professionalità e il tuo impegno per aiutare persone speciali e uniche come quelle che ci hai fatto conoscere con i tuoi scritti!

Grazie...

francy
09-02-2008, 17:30
Grazie a te Marghe. :wink: Il lavoro con le persone con handicap e in difficolta' e' duro e impegnativo ma bellissimo, una volta che lo hai provato non riesci piu' a smettere, perche' ti riempie veramente la vita e ti fa vedere le cose con occhi diversi.
Tu parti avantaggiata perche' hai alle spalle l'esperienza con tua sorella, quiindi conosci gia' queste sensazioni e sai gia' quanto possono dare le persone speciali, quindi senza dubbio sei gia' adatta per questo lavoro. :wink:

rachele
12-02-2008, 18:52
Sono una foglia
lasciatemi cadere in pace;
lasciatemi vivere questo mio momento di morte;
lasciatemi la gioia di non essere,
lasciatemi la sofferenza d' esistere ancora.
I miei ricordi di germoglio,
la mia bellezza matura,
la mia solitudine.
E non state a parlare di voi,guardando me.
Accoglietemi nel mio essere,
vivete con me il mio abbandono nel nulla,
la mia perdita d' appoggio..d' alimento..di sicurezza.
Cosa importa chi è stato-il vento,l' autunno?
Importa quello che io sono,adesso!

marghe
12-02-2008, 21:51
Sono una foglia
lasciatemi cadere in pace;
lasciatemi vivere questo mio momento di morte;
lasciatemi la gioia di non essere,
lasciatemi la sofferenza d' esistere ancora.
I miei ricordi di germoglio,
la mia bellezza matura,
la mia solitudine.
E non state a parlare di voi,guardando me.
Accoglietemi nel mio essere,
vivete con me il mio abbandono nel nulla,
la mia perdita d' appoggio..d' alimento..di sicurezza.
Cosa importa chi è stato-il vento,l' autunno?
Importa quello che io sono,adesso!


Stupenda... è l'essenza di quello che dovrebbe...in un mondo ideale..caratterizzare tutti gli scambi tra persone...oltre che una efficacissima descrizione di stati d'animo generalmente difficili da esprimere a parole...

francy
16-02-2008, 22:31
Bellissima poesia Rachele, e' dolce e intensa,. :wink: :)